Alla fine di novembre 1915, a Pieve di Teco, viene costituito il comando del battaglione e la 120 compagnia (nappina rossa) che, il 15 marzo 1916 raggiungono Chiusaforte, passando alla dipendenza del comando valle Raccolana e Dogna (24 divisione, poi 36- XII° corpo d’armata).
Il 21, al nuovo reparto vengono assegnate le compagnie 107 e 115, già in zona d’operazione dall’inizio della guerra col “Pieve di Teco”, che presidiano le posizioni della regione d Monte Cregnedul. Alla fine del mese anche il comando e la 120 compagnia si portano in prima linea, al ricovero principale di detto monte.
Durante i mesi di aprile e maggio gli alpini si alternano nelle posizioni di prima linea (7° gruppo alpini).
Il 30 maggio, si riunisce a Secchioni ed il 31, da Chiusaforte, parte in autocarri per l’altopiano dei Sette Comuni. Giunto al Monte Lisser nel pomeriggio del 1° giugno, prosegue per il passo della Forcellona, passando a far parte del “gruppo di collegamento del Lisser” costituito dalla 1 armata, in seguito alla situazione creatasi sul proprio fronte per l’offensiva austriaca, con il compito di concorrere alle azioni delle truppe operanti sull’altopiano d’Asiago e di proteggere il fianco sinistro di quelle del settore Brenta-Cismon.
Allo scopo di contenere la forte pressione austriaca, le truppe dell’armata svolgono parziali azioni offensive, al “Monte Saccarello”, unitamente a reparti del 14° reggimento bersaglieri, il giorno 2 giugno, viene ordinato l’attacco alle posizioni di conca Marcesina.
Nelle prime ore del 3, il battaglione inizia l’avanzata con le compagnie affiancate, urta contro il forte triceramento nemico di “Casa Rossa”, che invano la 120 compagnia, sostenuta dalle altre due, cerca di conquistare: la lotta s’accende furiosa, ma l’avversario resiste tenacemente. Riunitosi ad Osteria di Marcesina per riordino, nel tardo pomeriggio torna all’attacco, che rinnova alla sera. Ma gli austriaci, protetti dalle loro ben munite difese, reagiscono violentemente diradando, con violento tiro, le fila degli alpini ed obbligandoli a desistere dall’azione. Il giorno seguente vengono respinti tentativi offensivi del nemico. In queste due giornate di lotta, ricevendo il battesimo del fuoco, il “Monte Saccarello” perde 12 ufficiali (tra cui il comandante caduto sul campo) e 246 uomini di truppa.
Le compagnie rimangono a presidio della prima linea fino al 14, alla dipendenza della 25 divisione, alla quale è stata affidata la direzione delle operazioni nella regione Marcesina-Monte Castelgomberto. Il giorno seguente, sostituiti da reparti del 14° bersaglieri, si trasferiscono a Malga Giogomalo, passando a far parte del “gruppo alpini Stringa” (4 divisione).
All’inizio della nostra controffensiva, il gruppo costituisce due colonne; quella di sinistra, composta dal “M.Saccarello” e dal “Bassano”, quella di destra dal “Val Cenischia” e dal “Sette Comuni”, con l’obiettivo q. 1720, Monte Magari, Malga Fossetta.
All’alba del 16 giugno, gli alpini avanzano celermente fino alla testata di val Gozzo, dove il nemico oppone una forte resistenza che viene superata.
L’avanzata continua, un plotone, con ardita scalata, riesce ad inerpicarsi sullo “Scoglio Bianco”, fugandone i difensori; in seguito anche M. Magari è occupato.
La battaglia ha una breve sosta, provveduto al rafforzamento delle trincee, vengono respinti i contrattacchi nemici. Il 18, con un nuovo sbalzo, il battaglione, dopo aspra lotta ,conquista q. 1685 di M. Magari. La nuova linea q. 1720-q.1685, affidata al gruppo, viene solidamente fortificata, mentre ardite pattuglie si spingono verso il nemico per sorvegliarne le intenzioni. Segnalato il ripiegamento degli austriaci, l’avanzata è ripresa ed il battaglione, vinte parziali resistenze, il 25 occupa q. 1787 (Prà della Crocetta) ed il 26 Cima della Campanella. Il 28 vengono attaccate le posizioni di Monte Campigoletti, ma la fitta nebbia, che rende difficile i movimenti ed i collegamenti e la violenta reazione nemica, non consentono di raggiungere l’obiettivo.
Ultimati i preparativi per il proseguimento delle operazioni, il battaglione riceve l’ordine di conquistare le trincee di Monte Ortigara. Il mattino del 6 luglio le compagnie si lanciano verso le linee nemiche e la 115 seguita dalla 120, riesce a portarsi sotto le difese passive, ma la 107 è arrestata da un violento fuoco d’artiglieria e di mitragliatrici. Gli alpini, impossibilitati ad avanzare, restano aggrappati sotto i reticolati, ove si rafforzano. Il 7 viene ritirato dalle posizioni, il 10 occupa le trincee di q. 1945 e nella notte, sostituito dal “Monte Argentera”, si porta nella terza linea di difesa, dalla selletta di Cima della Campanella a Monte Lozze, ove viene impiegato in lavori di rafforzamento. Il 18 si trasferisce a “il Frate” ed il 22, cessando di far parte del “gruppo Stringa”, per Grigno a Primolano. Il 25 in ferrovia raggiunge Ala, il 26 Marani (37 divisione). Con i complementi che affluiscono, provvede a riorganizzarsi e svolge intense istruzioni, atte a portare i reparti in piena efficienza. Il 15 settembre si trasferisce a Malga Zugna, ove, restando in riserva di sottosettore, viene adibito a lavori di fortificazione. Il 3 ottobre, assegnato nuovamente al XX° corpo d’armata, si trasferisce in ferrovia a Grigno, il 7 a Osteria alla Barricata, l’otto a Malga Moline, passando alla dipendenza del IV° raggruppamento alpini. Il 20 unitamente al “Morbegno” ed al “Vicenza” costituisce un gruppo alpini misto, ed impiega le sue compagnie per lavori vari e per sgombero neve.
Concretate le operazioni che il raggruppamento deve svolgere per la conquista di Monte Ortigara e di Monte Campigoletti, il battaglione, sempre a disposizione del gruppo misto, si porta a Malga Fossetta il 20 novembre, assumendo lo schieramento per l’attacco. L’inclemenza del tempo non consente l’inizio dell’azione, che in seguito verrà annullata.
L’otto dicembre, assegnato al 6° gruppo, si trasferisce a Grigno, poi per Primolano, Tavernelle e Cereda. L’undici si accantona a Priabona e Monte di Malo, il 27 a Recoaro.
Fino al 17 gennaio 1917, rimane a Recoaro, adibito a sgombero neve e riattamento stradale.
Il 18 parte col gruppo per la Vallarsa ed il 20 sostituisce il II/70° fanteria allo sbarramento stradale di Dosso-Valmorbia, quote 1100-1400-1684 di Monte Spil (44 divisione).
Il 22 febbraio, cedute le linee al “Val Toce”, si porta per Raossi e S. Antonio ad Isola Vicentina, cessando di far parte del 6° gruppo alpini.
Il 6 marzo, assegnato al 2° gruppo, da Vicenza raggiunge in ferrovia Segnacco e il 24 si trasferisce a Primolano. Il 31 è a Tombai, il primo aprile a Osteria della Barricata è impiegato per la sistemazione della terza linea difensiva, da Colle Lagosin a Costa Alta. Il 9 passa alla diretta dipendenza della 52 divisione, il 14 s’accampa ad est di Osteria della Barricata, rimanendo impiegato nei predetti lavori e svolgendo nello stesso tempo intense istruzioni per perfezionare l’efficienza bellica dei suoi reparti.
Per le successive operazioni contro l’Ortigara, col “Val Dora”, forma un gruppo tattico e l’otto giugno si porta a q. 1821 sud di M. Lozze.
Il 10 si sposta a nord di baita dell’Aja e nella sull’undici a Pozza dell’Ortigara, in rinforzo alla colonna di sinistra della divisione; nella notte sostituisce, unitamente al “Val Tanaro”, nelle trincee del Costone Ponari, i battaglioni “Bicocca” e “Vestone”, già duramente provati ed il 13 assume la difesa di tutta la linea, migliorandone l’efficienza con opportuni lavori. Al gruppo, che in cambio del “val Dora” ha ricevuto il “Valtellina”, è affidato il compito di conquistare i trinceramenti nemici del Costone Ponari. Il battaglione si porta a Pozza dell’Ortigara e nella notte sul 19 si avvicina alle posizioni avanzate, pronto a scattare. All’alba, gli alpini dei due battaglioni sferrano l’attacco e con slancio, nonostante il violento fuoco nemico, espugnano le trincee della cresta del monte; l’avanzata procede, il “M. Saccarello” raggiunge q. 2105, già conquistata dallo “Stelvio”, e provvede a prendere collegamento verso la q. 2101 con le truppe dislocate alla sua destra.
Gravi sono le perdite (22 ufficiali e 162 uomini di truppa), il battaglione ritirato dalle linee, si riunisce a Pozza dell’Agnellizza, il 20 prima a Pozza dell’Ortigara, poi a q. 1821, ove, provveduto alla ricostituzione, attende alla costruzione di difese accessorie.
Per questi sacrifici, merita assieme al “Ceva” la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Gli austriaci riescono con un forte spiegamento di forza e dopo un violento bombardamento, a strappare le posizioni di cresta del M. Ortigara. Gli alpini del raggruppamento combattono tenacemente per arrestare il nemico.
Ristabilitasi la situazione è necessario far ripiegare i reparti avanzati sulla linea di vigilanza, il battaglione il 28 si porta nelle posizioni dei Ponari, per proteggere il movimento, ed il 30. Dopo aver assolto il suo compito, ripiega anch’esso nelle trincee di Pozza dell’Ortigara-Crocetta.
Il 5 luglio cessa di appartenere al gruppo, il 6 si reca a q. 1821, l’undici ad Osteria della Barricata ed il 15 inizia la marcia per trasferirsi a Maglio, ove giunge il 19, passando a far parte del 7° gruppo (II raggruppamento-9 divisione).
L’otto agosto occupa la linea di resistenza da Cascina Ronchi Alto, Cascina della Forcella a Schiri ed il 14 disloca le sue compagnie in prima linea a valle di Raboles, Bedini, Forte Ratti. Il 26 si riunisce a Posina, il 27dà il cambio al XL° bersaglieri nelle trincee di q. 1472, “Roccioni Orientali” e q. 1200 di M. Majo, passando alla dipendenza del sottosettore Posina (V° corpo d’armata).
Il primo settembre è assegnato al 2° gruppo alpini.
Fino al 19, rimane a presidio delle posizioni, provvedendo a migliorarne l’efficienza, il 20 ricevuto il cambio dal III/236°, si disloca a Casa Ressi, Costamalo , Collo. Nella notte sull’undici ottobre ritorna nei trinceramenti di M. Majo, a disposizione della 69 divisione. La sera del 17, il nemico attacca all’estrema destra dello schieramento del “M. Saccarello”, contro la linea dei “Roccioni”, respinto una prima volta, ritorna all’assalto e riesce ad infiltrarsi tra le posizioni dei “Roccioni” e la q. 1472. Con nuove azioni cerca di sfruttare il successo, facendo forte pressione su tutta la linea, ma il pronto intervento dei rincalzi, lo arresta. All’alba del 18, poi, dopo breve preparazione d’artiglieria, gli alpini, insieme ai fanti del 249° reggimento, con un deciso contrattacco, riconquistano la posizione perduta, catturando prigionieri.
Il 7 novembre, sostituito dal I/249°, il battaglione si porta a Collo ed il 12 per Colle di Posina a S. Caterina, da dove parte, in autocarri, per l’altopiano di asiago. Il 15, giunto a Valstagna, passa alla dipendenza della 29 divisione (XX° corpo d’armata).
E’ in pieno sviluppo l’offensiva austro-tedesca, e le nostre truppe degli altopiani resistono validamente contrastando al nemico il suolo della Patria, a prezzo di ogni sacrificio. Il 17 s’accampa a Malga Lora, a disposizione del 10° fanteria ed il mattino del 18, unitamente al IX° reparto d’assalto, riesce a strappare all’avversario le posizioni dello sperone di M. Fior, tra la testata di val Miela e la selletta “Stringa”, facendo numerosi prigionieri.
Gli austriaci, il 22 sferrano un violento contrattacco, e riusciti a penetrare nelle nostre linee cercano d’avanzare, ma la salda resistenza del battaglione , il cui comandante cade sul campo, li arresta.
Il 25, col “Pasubio” e col “Cervino”, costituisce il 15° gruppo alpini provvisorio, alla dipendenza del IV° raggruppamento, che il 29 assume la difesa del tratto di fronte M. Castelgomberto-M. Fior. Il battaglione, ritirato dalla linea, è a Malga Lora, in riserva, con una compagnia di rinforzo al “M. Pasubio” nei ricoveri di M. Fior.
Nelle prime ore del 4 dicembre, il nemico inizia un violento bombardamento con artiglieria d’ogni calibro e con proiettili a gas asfissiante; le comunicazioni telefoniche s’interrompono e le linee presidiate, vengono gravemente danneggiate.
Riusciti ad occupare il M. Tondarecar ed il M. Badenecche, gli austriaci avanzano aggirando le posizioni del raggruppamento. Il battaglione si schiera tra le falde di M. Miela, fondo Malga Lora e pendici basse di M. Castelgomberto, per far fronte alla nuova situazione. Il nemico, però, continua ad avanzare, con numerose forze, riuscendo a circondarlo completamente ed a travolgerlo.
Pochi alpini riescono a sottrarsi e ripiegano su M. Castelgomberto, ove si uniscono a reparti del 3° gruppo, che rimasti completamente isolati per il dilagare del nemico, a prezzo della vita, ne trattengono l’avanzata fino al pomeriggio del giorno 5.
Uguale sorte tocca alla 107 compagnia, che, dopo aver combattuto a M. Fior col “Pasubio”, è costretta a cedere all’irrompente avanzata dell’avversario.
Il Comando Supremo, in un suo bollettino, mette in evidenza il valore degli alpini che su M. Fior e M. Castelgomberto, rimasti isolati, preferiscono, all’eventualità dell’incerto ripiegamento, il glorioso sacrificio d’una eroica difesa ad oltranza.
In data 9 dicembre 1917, il “Monte Saccarello” viene sciolto.
I superstiti del battaglione, si uniscono alla compagnia complementare che assume la numerazione di 107, il 5 gennaio 1918, passata alla dipendenza del XXIX° corpo d’armata, si porta a Caldiero.
Il 31 si trasferisce a Rivolto, ove rimane fino all’undici luglio, senza partecipare ad alcuna azione. Il 12, messa alla dipendenza della 34 divisione, insieme ai plotoni skiatori dislocati a Campo Brum, costituisce la difesa del massiccio Obante-Posta.
Il 1 agosto, con reparti skiatori del “Monte Suello” , “Exilles” e del 6° gruppo alpini, il “Monte Saccarello” si ricostituisce con le tradizionali compagnie (107-115-120), 1747 compagnia mitragliatrici, plotone arditi, sezione Stokes e sezione lanciafiamme, rimanendo a Campo Brum, alla dipendenza del V° corpo d’armata.
Gli alpini provvedono alla sistemazione degli alloggiamenti, alla costruzione di baracche ed a lavori di fortificazione, svolgendo allo stesso tempo, intense istruzioni.
Il 20 settembre, col “Cervino” e col “Cividale” forma il 20° gruppo alpini (80 divisione). Il 12 ottobre si trasferisce a Crespadoro ed il 15 a Tavernelle. Passato con il gruppo al IX° raggruppamento, si sposta sulla sinistra del Brenta, accantonando, il 18 a Villa Suppiata (S. Cristina di Crosara) ed il 21, dovendo il raggruppamento operare sul massiccio del Grappa, viene trasportato su autocarri a Onè.
Ultimati i preparativi, gli alpini si avvicinano alle prime linee. Il 23 si porta a M. Boccaor ed il 24 a Cason del Sol. Nello stesso giorno, passato il gruppo alla temporanea dipendenza della brigata “Lombardia” (47 divisione) raggiunge quota 1071 sul Solarolo e q. 1671 del Col dell’Orso.
Ricevuto l’ordine di conquistare la quota 1676, al mattino del 25, dopo il bombardamento delle nostre artiglierie, lancia le compagnie all’attacco. L’avanzata è difficile, il terreno non presenta ripari ed il fuoco nemico provoca gravi perdite. Le difese passive ancora intatte, obbligano a rinunciare all’azione. Il giorno seguente, le compagnie concorrono col “Cividale” e con reparti del 73° fanteria, ai rinnovati attacchi contro il Solarolo, ma a nulla vale l’eroismo dei nostri, il loro sforzo s’infrange contro i reticolati nemici ancora intatti.
Ritirato dalla linea, per le perdite subite, si porta sulle trincee di seconda linea tra M. Medata e M. Boccaor, ritornando alla dipendenza del raggruppamento.
Iniziato, il 30, il ripiegamento del nemico, sotto la nostra costante pressione, gli alpini si lanciano all’inseguimento. Il battaglione, col 17° gruppo, per Cason del Sol, M. Solarolo,a sera, giunge a M. Fontana Secca ed a M. d’Avien. Il mattino del 31 è a Seren e nel pomeriggio a Feltre. Nelle prime ore del 1° novembre sostituisce il “M. Pelmo” nelle posizioni tra Cellarda e Canai (M. Miesna), ritornando al proprio gruppo (20°). Il 3 s’accampa nei pressi del cimitero di Feltre, ove il giorno 4 è fermato dall’armistizio.
Il 7 novembre vengono commemorati i Caduti. I giorni seguenti vengono dedicati alla pulizia delle armi, al recupero di materiali e alla distribuzione di nuovi oggetti di corredo e d’equipaggiamento. Il 10, mentre la 115 cp rimane a Feltre, il resto del battaglione parte per Pederobba e Visego , e qui s’attenda. Il giorno successivo, in marcia , si trasferisce nella zona di Asolo. Dal 13 viene ripresa l’attività addestrativa di plotone e di squadra in ordine chiuso. Il battaglione viene integrato con 240 complementi della classe 1900. L’addestramento giornaliero continua fino al 19 novembre. Il 20 si porta a Pagnano dove si svolge la visita divisionale da parte del comandante dell’80 divisione.
A Natale 1918 il battaglione ha in organico 31 ufficiali,1180 sottufficiali e truppa e 147 quadrupedi. Il 28 dicembre vengono congedati gli alpini classe 1883.
Il 30 si trasferisce a Padova dove s’accantona in Piazza d’Armi. Il 31 assieme ai battaglioni “Cividale”, “Monte Cervino” e 149° reggimento fanteria si esercita per una sfilata (in seguito annullata) che dovrà svolgersi al cospetto del presidente degli Stati Uniti d’America.
Il 6 gennaio 1919 rientra negli accantonamenti di S.Eufemia. Fino al 28 gennaio continua l’addestramento. Vengono consegnate le armi di reparto al magazzino, in quanto il battaglione è destinato a lavori di ripristino degli argini del Piave.
La gloriosa storia di questo battaglione termina il 19 marzo 1919 quando il “Monte Saccarello” assume la denominazione “Pieve di Teco”.
.Perdite:
Ufficiali 22 morti, 36 feriti, 32 dispersi
Sottufficiali e truppa 175 morti, 640 feriti, 585 dispersi.
Comandanti:
Magg. Boveri Amilcare 24.03.16 03.06.16 caduto sul campo
Cap. Piazza Adolfo 04.06.16 05.06.16
Ten.Col. Dalmazzo Carlo 06.06.16 09.06.16
Cap. Piazza Adolfo 10.06.16 06.07.16 ferito
Cap. Gerbino Promis Michelangelo 06.07.16 12.07.16 ferito
Magg. Favaro Firmino 26.07.16 19.06.17 ferito
Ten. Majani Giacomo Spartaco 19.06.17 27.06.17
Magg. Gerbino Promis M. 28.06.17 22.11.17 caduto sul campo
Magg. Chiaro Lorenzo 22.11.17 04.12.17 prigioniero
Magg. Bignami Gino 01.08.18 18.10.18
Cap. Bergamo Guido 19.10.18 26.11.18
Cap. Luchini Giacomo 28.11.18