Il battaglione trae la sua origine da un distaccamento di un centinaio di uomini,scelti fra i più atti a permanere in località elevate e disagiate, che fin dall'inizio della
guerra era stato posto a difesa dei passi nella regione dell'Adamello. Successivamente ed in conseguenza di un attacco nemico (15 luglio 1915), in tale zona la forza fu portata a trecento uomini; il reparto assunse il nome di "compagnia autonoma alpini" (detta Garibaldi).
Con l'approssimarsi della cattiva stagione (fine ottobre), stante la necessità di consentire al personale un indispensabile turno di riposo, vennero aggiunti altri
complementi, per modo che, durante la stagione invernale, tal forza oscillò fra i cinquecento ed i seicento uomini.
All'inizio delle operazioni sull'Adamello (fine marzo 1916), la compagnia autonoma viene accresciuta di circa trecento elementi (quasi tutti skiatori), e il 12aprile ,
essa prende parte attiva all'attacco della linea delle Lobbie - Dosson di Genova - M. Fumo. Lo svolgimento del brillante fatto d'armi, evidenti ragioni organiche e
soprattutto l'andamento assunto dalle operazioni, consigliano di trasformare la compagnia alpini in "battaglione autonomo 5° alpini" (detto Garibaldi). La trasformazione si effettua il 20 aprile ed i suoi elementi vengono suddivisi in tre compagnie (1a, 2a e 3a).
Dopo la conquista della linea Lobbia bassa- Lobbia alta - M. Fumo, occorreva non dar tempo al nemico di rafforzarsi sulle antistanti posizioni che dal Crozzon di
Fargorida vanno al passo di Cavento, linea a noi necessaria per dominare l'alta val di Genova e per avere libertà di manovra verso la conca di Mandrone.
All'azione, decisa per il 29 aprile, viene chiamato il battaglione; esso infatti, nella notte, inizia la traversata della vedretta della Lobbia ed all'alba prende il primo contatto col nemico. La 1a compagnia, spintasi celermente ai piedi del Crozzon di Lares ed iniziatane, in formazione sottile, la scalata, giunge senza gravi perdite sin quasi all'altezza del passo di Lares. Sfruttando, poi, il terreno, validamente sostenuta dall'artiglieria, riesce, con lievi perdite, ad occupare il passo, facendo prigionieri e catturando alcune armi. Occupato il passo di Lares, la compagnia inizia subito l'attacco del passo di Cavento distaccandovi un plotone, mentre un altro viene inviato a rincalzo della 2a compagnia che opera verso il passo di Fargorida.
Poichè il passo di Cavento è validamente difeso, il plotone incaricato dell'occupazione, scala le rocce sovrastanti quello di Lares, minacciando così il fianco
ed il tergo dei difensori, i quali, accerchiati, finiscono con l'arrendersi.
L'attacco al passo di Fargorida, ha invece, diversa fortuna. La 2a compagnia, di questo incaricata, a causa della forte resistenza nemica, lascia un plotone a
fronteggiarla mentre il resto di essa si porta sulle rocce del Crozzon di Lares, che dominano il passo da sud, per attaccarlo di fianco.
Per intensificare l'azione contro i due valichi, è chiamata in azione anche la 3a compagnia, che era in riserva alla Lobbia, col compito di rafforzare l'attacco frontale
prolungandolo verso la sinistra. Ma anche il concorso di quest'ultima non riesce a vincere la resistenza nemica ed essendo caduti i due comandanti di compagnia e parecchi ufficiali, i riparti hanno ordine di raccogliersi alle falde nord del Crozzon di Lares, per ritentare l'impresa a notte avanzata.
All'alba e durante la giornata del 30, il battaglione, col concorso di elementi del "Val d'Intelvi", per ben due volte attacca le posizioni nemiche, ma la natura del terreno ed il preciso fuoco delle mitragliatrici non consentono di raggiungere l'obiettivo. Per le perdite subite, il battaglione nella notte sul 2 maggio, viene ritirato dalla prima linea e si riunisce al passo della Lobbia alta, distaccando la 2a compagnia tra M. Fumo e Cresta della Croce, ma l'avversario non potendosi più sostenere ai passi di Fargorida e delle Topete, li abbandona. Viene quindi predisposta una nuova azione tendente all'occupazione della testata di val di Genova e della conca di Mandrone.
Il 16 maggio la 2a compagnia si riunisce al battaglione ed alla sera del 17 la 1a e la 3a muovono dalla Lobbia alta, attraverso la vedretta. Con una marcia lunga e faticosa, raggiungono nella notte il rifugio Bolognini, riprendono quindi il movimento verso la conca di Mandrone, prima attraverso il bosco del Pian de Cuc, poi lungo il sentiero che s'inerpica sulle falde rocciose della testata di val di Genova. Una parte della 3a compagnia occupa le Marocche ed il costone occidentale, mentre due plotoni della 2a, schierati con fronte sud - nord, muovono dal basso. Occupato senza difficoltà il rifugio e le ridotte del Mandrone, la dislocazione del
battaglione alla sera del 18 maggio è la seguente: due plotoni della 1a compagnia sbarrano la val di Genova all'altezza di Cascata e di Pedruc; il resto della compagnia e la 2a presidiano le ridotte del Mandrone; la 3a occupa le Marocche. Le truppe attendono alacremente alla sistemazione della conquistata posizione, mentre alcuni nuclei della 2a compagnia tentano di raggiungere il passo Cercen. Il 22 maggio il comando di battaglione, la 1a e la 3a compagnia cedono le linee della conca di Mandrone al "Val Baltea" e si trasferiscono alla Lobbia alta, lasciando la 2a al rifugio Venezia.
Nella notte sul 7 giugno il battaglione si porta a presidio della linea: passo di Cavento - Crozzon del Diavolo - q. 2352 - q. 2228 - q. 2156 - fondo val di Genova -
Ragada Todesca - Turrion della Rocchetta. Su tali posizioni il battaglione rimane fino al 20, alla quale data scende in val di Pezzo, per fruire di un periodo di riposo.
L'8 luglio torna sull'Adamello; il 6 settembre assume la nuova denominazione di "Monte Mandrone", nappina bianca e le sue compagnie rispettivamente i numerativi di 159a, 160a e 161a, in carico al 5° reggimento alpini
Fino al termine dell'anno si alterna col "Val d'Intelvi" e col "Val Baltea" nel presidio dell'anzidetta linea.
Fino al giugno 1917, il "M. Mandrone" resta sulle posizioni senza partecipare ad avvenimenti bellici d'importanza. L'attività dei reparti è caratterizzata da ricognizioni e piccole azioni di sorpresa che portano alla cattura di qualche pattuglia nemica, dal rafforzamento della linea, dalla costruzione di un poderoso rifugio in muratura (capace di ricoverare circa 500 uomini di truppa) al passo della Lobbia e sopratutto dalla faticosa ed ininterrotta preparazione dei mezzi per l'attacco al Corno di Cavento.
Tale azione, studiata nei più minuti particolari, ha luogo il 15 giugno e ad essa validamente concorre il "Mandrone" destinando la 161 compagnia, dalle propaggini
del Crozzon del Diavolo, verso il fronte tra q. 2352 e q. 2658, per guardare le provenienze dalla val Fargorida, ed inviando due plotoni di trenta uomini ciascuno, per
attaccare il Cavento in unione agli alpini del "Val Baltea".
Dopo efficace azione d'artiglieria, durata quattro ore, le nostre truppe muovono all'attacco; sotto raffiche di mitragliatrici e violenti tiri di sbarramento, ovunque gli
alpini, preceduti da ardite pattuglie, si inerpicano per i rapidissimi fianchi, per le pareti quasi a picco. Alle 11,25, alpini del "Mandrone" e della 242a del "Val Baltea" raggiungono la "Bottiglia" (l'avanguardia del Corno di Cavento); arrampicandosi poscia di roccia in roccia, con l'uso di corde manilla e di chiodi da ghiaccio, si approssimano sempre più alla vetta, a stretto contatto con gli ultimi difensori nemici, che, serrati, chiusi da ogni parte si arrendono, mentre i più trovano scampo nella fuga.
Alle 12,40 alcuni arditi del "Mandrone", superando le ultime difficoltà di terreno e la viva resistenza nemica, raggiungono la vetta, seguiti a breve distanza dagli alpini del "Val Baltea" che ne assicurano il possesso. Nello stesso giorno un plotone della 161a compagnia occupa la posizione dei laghetti di Fargorida e del costone di Belvedere scacciando le piccole guardie nemiche.
Il 18 giugno il battaglione scende a Vezza d'Oglio per un turno di riposo. Durante il corso dell'anno compie importanti lavori di rafforzamento nelle posizioni: passo di Fargorida - Punta dell'Orco - passo delle Topete - Crozzon di Fargorida - costone di Belvedere - Laghetti di Fargorida - passo e Corno di Cavento.
Fino al maggio 1918, nel consueto settore, regna una relativa tranquillità: il "M. Mandrone" si alterna in linea col "Val Baltea" svolgendo ardite azioni di pattuglie
verso l'Ago Miugo e la vedretta di Lares.
Il 25 maggio, nell'intento di migliorare la situazione alle testate di val di Genova e val di Sole, viene iniziata un'azione contro la linea nemica passo Maroccaro - q. 3052 - passo e Cima Presena - Cima del Zigolon - Marocche orientali.
Il "Mandrone", al quale è stato affidato il compito di occupare il passo e la cresta del Maroccaro (q. 3052), si lancia con ardimento all'attacco e, dopo breve lotta,
raggiunge l'obiettivo catturando prigionieri e diverso materiale bellico. Un aspro combattimento si svolge su Cima Presena; il plotone arditi del "Val Baltea", che era
riuscito ad occupare la posizione, fatto segno ad efficace fuoco di mitragliatrici dalla "Ridotta Sgualdrina" e da q. 2921 ha dovuto ripiegare, rendendo, in conseguenza, insostenibile l'occupazione al passo Presena, che viene anch'esso sgombrato.
Plotoni della 159a e della 161a compagnia, con felice attacco, lo restituiscono però al nostro possesso.
Viene quindi concretata l'azione verso Cima Presena; tre successivi sanguinosi attacchi, sferrati durante la giornata, falliscono davanti all'ostinata resistenza nemica. Solo verso sera la 309a compagnia del battaglione “Cavento” riesce a fiaccare la resistenza avversaria e sulla nuova posizione si porta, poi, la 159a del "Mandrone". Nel frattempo su Cima del Zigolon, la 160a compagnia, rinforzata dalla 1744a mitragliatrici, attacca le Marocche orientali, riuscendo a conseguire lievi vantaggi. Più tardi la sezione lanciatorpedini del battaglione concorre con la 310a compagnia del "Cavento" all'occupazione della "Sgualdrina" e di q. 2921. Durante la giornata del 29 nuovi attacchi vengono sferrati dalla 160a compagnia e dal plotone arditi del "Cavento", ma lo slancio dei nostri è spezzato dalla viva reazione nemica. Il battaglione resiste quindi sulle nuove posizioni conquistate, rafforzandole.
Nella notte sul 31 maggio, sostituito dal "Val d'Intelvi" e dal "Val Cordevole", si porta a Temù. Il 10 giugno è nuovamente in trincea dislocato tra il passo Venerocolo e quello della Lobbia. Il 15, poichè il nemico, con improvviso attacco, è riuscito a riconquistare il Corno di Cavento, il "Mandrone" muove rapidamente al contrattacco.
Con abile manovra inizia la scalata alla formidabile posizione tentando ostinatamente di riconquistare il Corno, ma solo dopo accanita lotta riesce a raggiungere la
"Bottiglia" ove sosta rafforzandovisi. Il giorno successivo rientra al passo Venerocolo; il 20 è incaricato della difesa delle posizioni: passo di Cavento - passo Lares - Cresta della Croce - M. Fumo - Lobbia di mezzo - passo delle Topete.
Viene intanto preparata l'azione tendente a strappare nuovamente al nemico il Corno di Cavento; il 19 luglio, dopo intenso tiro di distruzione, i plotoni arditi del
"Mandrone", del "Val d'Intelvi" e del "Val Baltea", che con la 242a compagnia di quest'ultimo costituiscono la colonna centrale d'attacco, muovono dalle posizioni della "Bottiglia". Con rinnovato slancio, nonostante la marcia faticosa ed ardua, viene data la scalata al Corno; arditi del "Mandrone" e due plotoni della 242a compagnia riescono, in poco più di mezz'ora, a raggiungere l'obiettivo, catturando prigionieri e molto materiale bellico.
Il 13 agosto ha inizio l'azione, già progettata prima della ripresa del Corno di Cavento, per impadronirsi della linea M. Stabel - Menicigolo. Due plotoni arditi del
battaglione ed una sezione mitragliatrici della 161a compagnia, dopo essersi ammassati tra il piccolo posto n. 29 del costone di Belvedere ed il canalone che dalla linea dei Laghetti scende verso Malga Fargorida, muovono all'attacco della posizione nemica della Pussabella.
Senza preparazione d'artiglieria, i reparti si lanciano verso le minute posizioni avversarie, impadronendosi, successivamente, dei piccoli posti n. 1 e n. 2. Superando, poi, aspre difficoltà di terreno, si portano a breve distanza da quello n. 3, dove si era rifugiato il nemico, tenendolo impegnato per tutto il giorno. A sera però i plotoni sono costretti a ripiegare sulle posizioni di partenza, al costone di Belvedere, a difesa della nostra linea, minacciata da preponderanti forze nemiche. Il 6 ottobre, dalle trincee di seconda e terza linea, ove erasi portato fin dal 14 settembre, il battaglione scende a riposo a Temù. Ivi permane fino al 3 novembre, nel qual giorno è chiamato in azione per rincalzare il nemico che ripiega. Destinato a forzare il passo del Tonale, muove verso Sozzine, indi si porta alla sella del Tonale da dove inizia l'avanzata. Raggiunge Fucine e per la val di Sole, al mattino del 4, Malè. Nello stesso giorno prosegue per Cles ove è fermato dal concluso armistizio.
Viene citato sul BOLLETTINO DI GUERRA DEL COMANDO SUPREMO. N. 1098 (27 maggio 1918, ore 13).
Disciolto nel 1919 e non più ricostituito.
Perdite:
Ufficiali : 8 Caduti , 17 feriti
Sottufficiali e truppa : 50 Caduti, 227 feriti, 35 dispersi
MILITARI DECORATI CON MEDAGLIA AL VALOR MILITARE
MEDAGLIA D’ARGENTO.
Ufficiali, n. 7 — Truppa, n. 13.
MEDAGLIA DI BRONZO.
Ufficiali e militari di truppa, n. 28.
COMANDANTI DI BATTAGLIONE.
Grado Casato e Nome Data di assunzione Data di Cessazione Annotazioni
Maggiore Vitalini Enrico 20/04/16 30/04/16 Ferito.
Nagg. Locci Vitale 01/05/16 28/08/17
Magg. Paolini Vincenzo 29/08/17 01/09/18
Capitano Donà Gioacchino 02/09/18 06/09/18
Ten. Col. Caccia Mario 07/09/18 al termine della guerra.