Nasce il 10 luglio 1887 per cambio di denominazione del btg “Val Maira” (cp SM , 20^- 21^- 22^- 23^) nappina verde, inquadrato nel 2° reggimento alpini. Il 29 agosto 1893 la 21^ cp compie la prima ascensione con armi ed equipaggiamento alla vetta del Monviso (mt 3848). Il 3 giugno 1903 la 20^ cp che si trova a Crissolo in sede estiva, presta la sua opera lavorando ininterrottamente sino al giorno successivo in occasione dello straripamento del fiume Po. Al reparto viene concesso un attestato di pubblica benemerenza. Nel luglio 1904 il “Dronero” cambiò denominazione in” Saluzzo” e contestualmente il btg “Vinadio” divenne” Dronero” (cp SM, 16^-17^-18^-19^) nappina rossa. Il 15 settembre 1905 il reparto zappatori del battaglione parte per la Calabria colpita dal terremoto. Viene impiegato a Monteleone Calabro rientrando in sede il 24 novembre.
Nel 1909 cedette al btg “Cividale” la 16 cp.
Nell’agosto 1914 trasferitosi in zona Carnia, ricevette le cp di Milizia Mobile 81^ e 101^ che il 13 aprile 1916 cedette al btg “Monte Bicocca”. All’inizio delle ostilità, occupa i capisaldi di Monte Navagiust e Cima Ombladet . La notte sul 25 maggio la 101^ cp conquista le posizioni di Passo di Vall’Inferno. Il 2 giugno la 18^ cp si porta a Cima Sappada in soccorso delle truppe del settore Visdente minacciate da forti nuclei nemici. Il 10 al battaglione viene affidato il compito di conquistare i trinceramenti di Passo Volaia. Il 12, la 17^ e la 81^ ,sostenute dalla 215^ del “Val Stura”, raggiungono l’obiettivo, mentre la 18^ e 19^ cp operano contro le posizioni dei Passi del Giramondo e di Vall’Inferno. La 101^ sorveglia la zona di rio Fleons. Il 14 giugno un plotone della 101^ occupa Passo dei Cacciatori ed il giorno successivo una pattuglia prende posizione sul Monte Coglians per interdire al nemico il Passo della Valentina.
Il 1° agosto il battaglione è dislocato: 17^ cp a Casere Pecol di Sopra, 18^ cp a Casere Pecol di Sotto, 19^ cp a Monte Navagiust, 81^ cp alle pendici del Monte Navagiust con un plotone distaccato al Passo dei Cacciatori ed uno a Passo Buso, 101^ cp a Passo Volaia.
Il 7 ha inizio un’azione contro i trinceramenti di Passo di Sesis e Monte Paralba. Al mattino dell’otto gli arditi della 19^ cp raggiungono di sorpresa la cresta del monte mettendo in fuga i difensori. Il pronto intervento dei loro rincalzi costringe gli alpini decimati a ripiegare. Viene però mantenuta l’occupazione del costone sotto le quote 2037 e 2209 sulle pendici del Monte Chiadenis.
Il 31 agosto una forte pattuglia della 19^, con un’ardita scalata, raggiunge il costone orientale del Monte Chiadenis e vi si rafforza. Sino alla fine dell’anno non vi saranno azioni di particolare importanza.
Fino al 19 marzo 1916 il battaglione rimane nel sottosettore Alto Degano (26^ divisione), poi il 23 si riunisce a Villa Santina e per ferrovia raggiunge Cividale dove disloca le sue compagnie sulla destra del Natisone a Lazic, Cicigolis e Podvarsc.
Alla fine del mese assume la difesa delle posizioni di Monte Rosso, colletta di Monte Nero, colletta e frane di Kozliak, alle dipendenze del comando Gruppo B del IV corpo d’armata.
Il 15 maggio concorre con le dipendenti sezioni mitragliatrici a respingere un attacco nemico contro Monte Rosso. Successivamente, durante la prima fase della battaglia di Gorizia (6-17 agosto), svolge ardite azioni di pattuglia.
Sino alla fine dell’anno non si registrano avvenimenti di notevole importanza. Il 24 dicembre si porta a Kosec a riposo.
Il 16 gennaio 1917, destinato in zona Cukla (50^ divisione), si trasferisce a Serpenizza ed il 27 sostituisce il “Val Camonica” nelle trincee di Monte Palica, del Romboncino e di colletta Cukla. Il battaglione rimane su queste posizioni sino al 13 aprile. Dopo un breve periodo di riposo a fondovalle, il 7 maggio ritorna in trincea nel sottosettore Rombon dell’Addolorata-Sacro Cuore. Il 18 giugno la 18^ cp unitamente a reparti del “Borgo San Dalmazzo”, tentano la riconquista di un nostro posto avanzato occupato dagli austriaci. Il tentativo è però reso vano dalla reazione nemica favorita dalle posizioni dominanti.
Il “Dronero” rimane in linea nel settore Rombon sino al 23 ottobre.
Il mattino del 24 si scatena l’offensiva austro-tedesca. A sera il battaglione riceve l’ordine di ripiegare su Sella Prevala. La marcia faticosa per la tormenta e le difficoltà del terreno viene arrestata dal fuoco d’artiglieria al Plesivec ed al Vratni Vhr. I reparti apprestano una difesa e respingono attacchi nemici che con l’arrivo di rinforzi pressano sempre più gli alpini. Il battaglione si fraziona; il nucleo principale viene travolto, la 19^ cp riesce a raggiungere Serra Prevala dove con altri resti di truppe respinge attacchi austriaci sino al giorno 27.
Il 28 prende posizione a Sella la Buia continuando il ripiegamento su Chiusaforte ma viene travolta da reparti avversari: I pochi alpini scampati il 1° novembre raggiungono i resti del 2° gruppo a Toppo di Meduno e con questi ripiegano dietro il Piave portandosi poi alla destra del Brenta.
Il 30 novembre 1917 il “Dronero” si ricostituisce su due compagnie (17^ e 18^) formate con alpini dei disciolti battaglioni “Bicocca” e “Valle Stura” a Lugagnano d’Arga (Piacenza) alle dipendenze del 2° gruppo alpini. Il 7 dicembre si trasferisce in ferrovia in Val Camonica e si accantona a Vezza d’Oglio dove sino alla fine dell’anno provvede al suo riordino e a ricognizioni del settore che dovrà presidiare.
Il 22 gennaio 1918 si porta in Val di Pezzo, il 25 sostituisce reparti del 55° reggimento fanteria sulle posizioni del Tonale, Cima Cady. Qui rimangono sino al 1° marzo senza prendere parte ad azioni di rilievo e provvedendo a lavori di fortificazione e sgombero neve.
Il giorno successivo, il battaglione si accantona in Val di Pezzo e passato con il gruppo a far parte del V° raggruppamento dislocato in Valtellina, per Edolo, Corteno e Tirano si trasferisce a Premadio e Isolaccia. Il 19 si riunisce a Premadio dove il giorno successivo viene ricostituita la 19^ compagnia. Il battaglione rimane in questa località sino alla fine di maggio, effettua intense istruzioni e distacca reparti in Val Braulio e Val Zebrù per lavori vari. Il 1° giugno due compagnie occupano le posizioni del Giogo dello Stelvio, IV^ cantoniera, Filone del Mot, le Buse mentre la 19^ rimane di riserva alla II^ cantoniera.
Gli alpini rimangono su queste posizioni sino al 26 agosto. La notte sul 27 per Piazza, Cepina e Bolladore si portano a Lovere. Fino al 23 settembre vengono effettuate istruzioni. Il 24 inizia la marcia per trasferirsi in Val Zebrù, il 27 giunge a Baita del Pastore dove si accampa. Il 30 assume la difesa della valle dislocando le compagnie su varie posizioni. Iniziata la nostra offensiva finale, si mantiene vigile e pronto ad avanzare. Il 3 novembre riceve l’ordine di attaccare le posizioni nemiche. Alla sera, la 17^ cp nonostante le sfavorevoli condizioni climatiche, occupa Cima di Campo costringendo il nemico alla fuga. Nella notte il resto del battaglione avanza celermente e superati il Passo della Bottiglia e del Cevedale raggiunge nel pomeriggio del 4 la località di Sulden ove viene arrestato per il sopravvenuto armistizio.
Comandanti del battaglione 1915-1918: magg. Abele Piva,cap. Felice Varetto,cap. Carlo De Giorgis, cap. Felice Varetto,magg. Carlo De Giorgis, magg. Felice Varetto,magg. Guido Rizzoglio,magg. Lorenzo Vivalda.
Cappellani militari del battaglione 1915-1918: don Perosino Pietro - don Tavella Carlo - don Garaventa Alberto.
Alla fine di agosto 1919 vengono inviati in Albania 2 gruppi alpini il 14° e il 2° dove è presente il battaglione “Dronero” rinforzato dalla 2191^ compagnia mitragliatrici.
Sbarcato a Durazzo viene dislocato in diversi presidi nella Valle del Mathi in condizioni disagiate e insidiato da bande d’insorti e di predoni. Nella primavera del 1920 le condizioni del battaglione si fanno precarie per via dell’organico ridotto e dalla malaria che colpisce numerosi alpini. I distaccamenti vengono fatti ripiegare e tutti i battaglioni del 2° gruppo si riuniscono prima a Tirana poi a Durazzo, dove vengono congedati gli alpini della classe 1897. I reparti si assottigliano sempre più tra le malattie e la mancanza dei complementi.
Il 2° gruppo alpini, già imbarcato a Durazzo sulla nave per il rientro in Patria, su ordine del comandante truppe d’Albania, generale Settimio Piacentini, raggiunge Valona per rinforzare l’esiguo presidio di quella località. Gli alpini esprimono il loro disappunto ma dopo un accorato discorso da parte del comandante della 36^ divisione, generale Emanuele Pugliese, accettano la missione loro affidata. I tre battaglioni (35 ufficiali e 590 alpini), vengono dislocati sulla linea di difesa lunga 20 chilometri attorno alla città. Il “Dronero” è schierato alla destra del btg “Intra” fra Monte Longia e il Messovun. Tra giugno e luglio violenti combattimenti si scatenano in queste località. Nel mese di agosto, cessate le ostilità, i reparti rientrano alle rispettive sedi.
Inquadrato in uno dei 2 gruppi alpini facenti parte della 45^ Divisione, viene impiegato tra la fine del 1920 e l’inizio del 1921 a Fiume per contrastare l’occupazione effettuata da Gabriele D’Annunzio.
L’Ordinamento Bonomi del 20 aprile 1920 pose il “Dronero” alle dipendenze del 1° reggimento alpini, mentre il 31 maggio 1923 ritornò in carico al 2° reggimento. Nella notte del 9 ottobre 1924 la 18^ cp in distaccamento ad Acceglio interviene per spegnere un pericoloso incendio che minaccia il paese. Il 30 aprile 1926 viene sciolta la compagnia di Stato Maggiore di battaglione, sostituita il 20 aprile 1930 dal plotone comando di battaglione. Nel 1928 assume il comando il magg. Emilio Faldella. Il 25 aprile 1935 fu costituita la quarta compagnia ( 81^) ,disciolta il 20 gennaio 1936. Il 30 gennaio 1937, durante le escursioni invernali, la 18^ cp mentre transita sotto le pendici di Rocca la Meja viene travolta da due slavine. Periscono 1 ufficiale, 2 sottufficiali e 20 alpini. Nel 1938 la compagnia comando sostituì il plotone comando.
Allo scoppio delle ostilità contro la Francia, il battaglione al comando del magg. Carlo Raffo inquadrato nel 2° reggimento alpini della divisione alpina “Cuneense” rimane di riserva. Viene messo a disposizione del 1° reggimento alpini che lo destina il 21 giugno 1940 all’occupazione dei Colli Gippiera e Nubiera. La compagnia che è al Col Nubiera il giorno successivo si spinge oltre il colle,ma viene arrestata da intenso fuoco di mitragliatrici. Le altre compagnie dal Col Gippiera si spingono sino al Lac Noir. Il 23, il battaglione rinforzato da una compagnia del “Ceva” supera le resistenze nemiche intorno al Lac Premier, si spinge in fondo a Valle Ubaye e si attesta nel Bosco les Pins di fronte a Grande Serenne. Tuttavia non può proseguire oltre causa la violenta reazione di fuoco proveniente dalle opere francesi. A tarda sera in considerazione delle difficili condizioni climatiche, delle difficoltà per lo sgombero dei feriti, dei rifornimenti di viveri e munizioni, il comando fa ripiegare il “Dronero” sulle posizioni di partenza di Col Gippiera. Una compagnia viene disposta sul colletto ad ovest di Lac Premier che domina la Combe de Fouillouze e le Serret. Il 24 migliorate le condizioni climatiche, vengono spinte in avanti alcune pattuglie per osservazione, sicurezza e recupero di feriti e dispersi. La cessazione delle ostilità avviene alle ore 1,35 del 25 giugno.
Ai primi d’agosto assieme alla “Cuneense” si trasferisce in Carnia secondo il piano operativo “Emergenza est” che prevedeva una eventuale campagna contro la Jugoslavia.
Ad ottobre, rientrata l’emergenza, torna alla sede invernale e mentre le classi anziane sono in fase di congedo, riceve l’ordine d’approntamento per l’Albania. Il battaglione al comando del magg. Agostino Guaraldi parte il 13 dicembre per giungere , a mezzo ferrovia,il giorno successivo a Foggia dove è poi trasportato per via aerea a Tirana.
Un reparto numeroso di muli e conducenti ebbe la sfortuna d’essere imbarcato sul piroscafo “Firenze” che fu silurato il 24 dicembre, subendo perdite di uomini, muli e materiali (caduti 15 graduati e alpini, dispersi 1 ufficiale,1 sottufficiale e 73 graduati ed alpini).
Viene assegnato all’11^ Armata, autotrasportato da Tirana a Fieri e Valona, posto alle dipendenze del corpo d’armata speciale per essere impiegato nel settore di Val Shushica nella zona del litorale.
Il battaglione assieme al “Saluzzo” viene inviato al villaggio di Brataj dove giunge tra il 20 e 21 dicembre senza salmerie e con gli alpini stracarichi di armi, munizioni e viveri. Nei giorni successivi sotto piogge incessanti e strade impraticabili per il fango, si spinge a nord di Vranishta dove si attestò a quota 400. La mattina di Natale iniziò l’ offensiva greca che fu contenuta. Il 28 una colonna nemica sferra un violento attacco contro il “Saluzzo” e una parte di essa attacca il fianco del “Dronero”. Forze preponderanti appoggiate da precisi tiri d’artiglieria e mortai riescono ad aggirare la posizione. Nonostante l’invio di rinforzi, i greci giungono al torrente Pro i Kurrit e il battaglione deve ripiegare sulla riva sinistra dello stesso.
Il 5 gennaio viene sostituito in linea da reparti del 7° Fanteria e viene destinato quale riserva divisionale.
All’alba del 25 gennaio attacca le quote 426 e 452, dopo aspra lotta le conquista, ma deve poi abbandonarle per effetto dei violenti contrattacchi nemici. Il giorno successivo un nuovo attacco investe il “Dronero” ma gli alpini con nutrito fuoco di fucileria e lanci di bombe a mano lo stroncano infliggendo ai greci notevoli perdite.
Nei mesi di febbraio e marzo il persistere del maltempo aggrava le condizioni di vita dei reparti mentre continuano le difficoltà per i rifornimenti. Verso la metà di marzo lascia la divisione alpina speciale per riunirsi alla “Cuneense” destinata ad operare sul fronte albanese-jugoslavo.
Il 3 aprile, distaccato al 1° reggimento alpini, raggiunge assieme ai 3 battaglioni del reggimento appoggiati da due batterie del gruppo “Mondovì” la zona di Zergjan ad una decina di chilometri dal confine jugoslavo.
Il 7 aprile questi reparti si schierano su un fronte di 20 chilometri tra Boceva (Homesi) a nord e Smolliku e Poster a sud.
Il 9 aprile superato l’abitato di Vicishti punta su Dibra da sud-ovest. Il giorno successivo non riuscendo a varcare il fiume Drin causa distruzione del ponte, rimane attardato dal resto del 1° reggimento. Raggiunge Dibra la notte del giorno 11 dove resta in zona sino all’armistizio del 18 aprile.
Il 21 aprile i reparti della “Cuneense” iniziano il movimento verso Durazzo da dove il 15 maggio 1941 inizia l’imbarco per il rimpatrio. Sbarcati a Bari si trasferiscono all’attendamento di Carbonara di Bari e successivamente in ferrovia entro il mese di maggio raggiungono le loro sedi stanziali.
Il 23 febbraio 1942 lo stato maggiore regio esercito comunica che la “Cuneense” è destinata in Russia e deve essere approntata per il 1° maggio successivo .
Il battaglione riceve la 105^ cp armi accompagnamento ( 4 mortai da 81 e 4 cannoni controcarro 47/32) e il 31 luglio 1942 parte in ferrovia per la Russia dove giunge a Stalino.
Comandante del battaglione: magg. Agostino Guaraldi
Comando: cap. Gino Beraudi
Compagnia Comando : ten. Roberto Missiroli
17^ Compagnia : cap. Ferdinando Chiaramello
18^ Compagnia : cap. Umberto Gorresio
19^ Compagnia : ten. Giuseppe Briganti
105^ Compagnia Armi Accompagnamento: cap. Luca Ribero
Cappellano: don Stefano Oberto.
Mentre stava marciando verso il Caucaso arrivò l’ordine di trasferimento sul fronte del Don che raggiunse il 26 settembre. Durante la marcia di trasferimento, il 20 agosto l’alpino Sebastiano Gosso della 17^ compagnia annegò in un fiume e divenne la prima vittima del battaglione in terra russa.
Il “Dronero” viene schierato assieme ai reparti della “Cuneense” tra il villaggio Nowo Karabut a nord e Nowo Kalitwa a sud con uno sviluppo del fronte di circa 30 chilometri. Vengono realizzate opere difensive quali campi minati,fossi anticarro,osservatori, ricoveri interrati e postazioni. La permanenza in linea sino al 10 dicembre è caratterizzata da un periodo nel quale non si verificano operazioni di rilievo. L’ 11 dicembre inizia l’offensiva russa sul fronte del II° corpo d’armata italiano schierato sulla destra del corpo d’armata alpino. E’ questo il primo atto di una grande offensiva che via via si estenderà a tutto il fronte sino al 17 gennaio 1943 quando i reparti del corpo d’armata alpino ricevono l’ordine di ripiegamento.
Il “Dronero” è inserito con altri reparti nella colonna “sud” comandata dal gen. Battisti che segue l’itinerario Lotschia,Topilo,Solonzj,Annowka,Ciapajewa,Popowka che raggiunge il 19 gennaio.
Poiché i russi hanno occupato Rossosch non è più attuabile l’ordine del comando di corpo d’armata di raggiungere Rowenki,Nowo Alexandrowka, viene deciso di puntare su Valujki lungo l’itinerario Popowka,Kuleschowka,Seljakino. Il 20 partecipa alla sanguinosa battaglia di Nowo Postolajovka dove è in protezione dei battaglioni “Borgo san Dalmazzo” e “Saluzzo”. Attaccato da tergo riesce ad arrestare il nemico e a catturare prigionieri ma una massiccia controffensiva lo costringe a ripiegare. A sera si conclude la battaglia e i reparti non possono proseguire oltre lo sbarramento sovietico. Viene deciso lo sganciamento e col favore della notte di passare a nord di Nowo Postolajovka.
Il “Dronero” ancora efficiente passa in avanguardia e il 21 dopo una marcia lunga e faticosa raggiunge Nowo Kharkowka. Nel mattino del 22 raggiunge Limarewka e dopo breve sosta riparte per Nowo Dimitrowka che risulta occupato da forze russe. L’azione d’attacco viene attuata dal “Dronero” che nonostante notevoli perdite riesce nell’intento, i russi abbandonano il paese. A sera il maggiore Agostino Guaraldi comandante del “Dronero” assume il comando interinale del 2° reggimento alpini. Il 23 si giunge a Kowalew da dove a sera si riparte lungo la dorsale della riva sinistra del fiume Iwany, proseguendo verso Rybalzin che raggiunge nella prima mattina del 24. All’alba del 25 gennaio la colonna si rimette in cammino, scendendo dal pendio della Valle Kalitva, il “Dronero” arriva nei pressi di Shukowo dove viene fatto segno ad un nutrito fuoco di
cannoni,mortai , mitragliatrici e fucileria. Schierate le compagnie inizia la battaglia. Dopo circa un’ ora arrivano anche i resti del “Mondovì” e un reparto di formazione di alpini e d’artiglieri. Di concerto attaccano con bombe a mano e baionette i russi che sorpresi dall’assalto abbandonano il villaggio lasciando morti e materiali. Verso la sera del 26 dal villaggio di Voronowka parte un nutrito fuoco di mortai, la colonna aggira l’abitato ma viene attaccata da squadroni di cosacchi che cercano di circondarla. Il “Dronero” contrattacca e costringe la cavalleria a ripiegare. Poco prima dell’alba del 27 il battaglione, indirizzato da un sedicente ufficiale tedesco anziché proseguire verso ovest piega a nord e raggiunge Mandrowka. Gli alpini e numerosi sbandati vengono catturati nel sonno da partigiani, coloro che resistono sono uccisi. Al comandante Guaraldi ferito verrà conferita la medaglia d’argento e la promozione al grado superiore, e come si saprà in seguito morrà di stenti sul treno che lo trasporta prigioniero. Di quanti sono catturati pochissimi scamperanno alla lunga prigionia, nella quasi totalità periranno nelle marce di trasferimento e nei campi di concentramento.
Ricordiamo fra tutti il cappellano don Stefano Oberto che stremato dalla fatica e dai disagi muore a Oranki il 5 aprile 1943 e alla cui memoria viene conferita la medaglia d’oro al valor militare:
“Cappellano del battaglione alpini “Dronero”, magnifica figura di asceta e patriota, sul fronte greco-albanese si prodigò con mirabile abnegazione e sprezzo del pericolo nella sua instancabile alta missione di assistenza morale. Rinunciando all’esonero, volle seguire i suoi alpini sul fronte russo dividendo con loro pericoli e sacrifici. Durante l’estenuante ripiegamento dal Don, benché stremato dalle durissime fatiche, diede luminose prove delle sue elevatissime virtù militari e cristiane, portandosi sempre dove maggiore era il rischio, pur di assolvere al suo compito di conforto agli alpini feriti e congelati. In fase critica, seppe far rifulgere il suo spirito eroico, mettendosi di iniziativa alla testa dei resti di un plotone rimasto senza comandante e lanciandosi decisamente al contrattacco di preponderanti forze nemiche. Caduto prigioniero dopo strenua lotta, quando il battaglione esaurì ogni possibilità di resistenza, continuò nella sua opera benefica durante le tragiche marce verso l’interno e, fra l’abbandono generale, valendosi del suo ascendente che aveva sugli alpini, li invitò ad austera rassegnazione, ne lenì le sofferenze trasformandosi in medico ed infermiere, ne condivise la dura sorte con stoica fermezza. Morì, stremato dalla fatica e dai disagi, nel campo di prigionia n.74 di Oranki il 5 aprile 1943. sacerdote esemplare e saldo combattente ha voluto, col sacrificio, concorrere a tenere in grande onore, in terra straniera, lo spirito eroico del soldato d’Italia”.
Fronte greco-albanese, dicembre 1940-aprile 1941;Fronte russo, settembre 1942-gennaio1943.
L’armistizio dell’otto settembre 1943 coglie il reparto al comando del ten.col. Silvio Guy in fase di riorganizzazione nei pressi di Appiano in Alto Adige. Dopo brevi combattimenti contro superiori forze tedesche, gli alpini sono catturati e deportati, parte fugge sui monti e si unisce ai partigiani.
Il glorioso battaglione venne sciolto e non fu più ricostituito.
Dal 1° ottobre 1989 al battaglione è intitolata la piazza delle Scuole sull'area dell'ex-caserma "Aldo Beltricco" in Dronero (Cn).
Sede : Caserma "Aldo Beltricco" - Dronero
Motto: “ I l’oma fait pulissia” (Abbiamo fatto pulizia).