Tenente Italo Stagno


Stagno Italo , nato nel 1902 a Cagliari.
Tenente di complemento 1° Reggimento Alpini Divisione “Cuneense”
Figura di primo piano nel sindacalismo nazionale e funzionario del Ministero delle Corporazioni, dopo aver prestato servizio di prima nomina nel 7° reggimento alpini come sottotenente di complemento nel 1937 e come richiamato per istruzione nell'ottobre 1939, fu promosso tenente dal 1° gennaio 1940. Il 2 ottobre 1941, richiamato per mobilitazione, raggiunse in zona di guerra il Comando della 7^ Armata. Trasferito poi nel giugno 1942 al 1° reggimento alpini della Divisione “Cuneense” ed assegnato a disposizione del Comando del reggimento, partì il 28 luglio per la Russia. Caduto prigioniero durante il ripiegamento dalle posizioni del Don, fu internato in vari campi di prigionia mai piegandosi agli aguzzini sovietici.
Nel dicembre 1945 , a rinnegati italiani agli ordini di Togliatti dai quali lui ed altri prigionieri di varie nazionalità venivano esortati a far causa comune con l'infernale paradiso sovietico, disse: “Noi abbiamo un dovere, quello di riportare in Italia intatte la bandiera e la fede che migliaia di fratelli caduti nelle steppe gelate di Russia e sui campi di battaglia ci hanno affidato. Siamo prigionieri ed abbiamo perduto la grazia di essere uomini liberi, siamo sempre legati ad, un giuramento e,dobbiamo mantenerlo per essere degni dei nostri Caduti. Signori, noi siamo i deputati dei morti”. Per queste parole, applaudite da prigionieri italiani, tedeschi, ungheresi, spagnoli, che lo abbracciarono piangendo,ebbe un trattamento speciale che lo portò alla malattia e poi alla morte nel campo di prigionia 160 a Susdal il 24 settembre 1947.
E' famosa la sua Preghiera,riportata in Italia a memoria del Ten. Medico M.O. Reginato suo compagno di prigionia.
Sabato 2 Ottobre 2004 durante lo svolgimento del 1° Raduno Alpino di Raggruppamento è stata intitolata a suo nome una piazza a Cagliari.

Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: Ufficiale addetto ad un Comando di reggimento alpino, sostituiva volontariamente, nel corso di un aspro combattimento, un comandante di plotone caduto. Durante dieci giorni di ripiegamento, si batteva sempre alla testa dei suoi uomini, con eroico slancio infliggendo al nemico, in successivi scontri, gravi perdite. In un'ultima azione, preclusa ogni via di scampo, dopo una disperata resistenza che s'imponeva alla ammirazione dello stesso avversario, veniva travolto e catturato. Durante dura e tormentosa prigionia serbava contegno superbo per virile fierezza, sdegnosa noncuranza di sopraffazioni e violenze, incrollabile amor patrio e generoso altruismo. Colpito da grave morbo soccombeva, debellato nella carne, ma non nel mobilissimo spirito. (Fronte russo, 17 gennaio 1943 – 24 settembre 1947 )