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Storie del Vallo Orientale

Ispirato dalla storia della caserma "Morbegno" (di cui ho riferito qui), ho pensato di raccogliere altre notizie relative ai destini di alcune strutture del Vallo Alpino Orientale; questo sia perchè è quello di cui mi sto occupando ora, ma anche perchè mi sembra che queste zone siano più ricche di varietà e curiosità storiche. Si tratta di materiale reperito in rete, integrato occasionalmente con qualche foto mia; per quelle che non lo sono ringrazio gli autori.
Se qualcuno vuole contribuire è il benvenuto (e so per certo che c'è chi è molto più informato di me ;))

Comincerei quindi con Idria, sede del Comando del XXII Settore G.a.F. e, con i suoi dintorni, una delle zone cruciali del fronte est, con Vallo e linea Rupnik a fronteggiarsi.
Ad Idria, dal 1928 al 1932 fu costruito il grande complesso di edifici denominato "Caserma Costantino Brighenti" (Maggiore di Fanteria comandante del II Battaglione Libico, insignito di Medaglia d'Oro V.M. e la cui sposa, Maria Boni, ricevette anch'essa la M.O.V.M. -edited-).
Si trattava della più grande caserma italiana del confine orientale, che poteva ospitare circa 4000 soldati, ovvero più della popolazione della cittadina.
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Attualmente gli ex edifici della caserma, assieme ad altri di nuova realizzazione, ospitano l'Ospedale Psichiatrico di Idria, uno dei più all'avanguardia in Europa.
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Re: Storie del Vallo Orientale

Maria Boni fu l'unica donna a ricevere anch'essa la M.O.V.M.
In che senso? Di donne con la M.O.V.M. ce ne sono, ad esempio Maria Plozner Mentil.

Motivazione di Maria Boni:
Durante il lungo blocco di Tarhuna, fu incitatrice ed esempio di virtù militari; con animo elevatissimo e forte, prodigò sue cure a feriti e morenti, confortandoli colle infinite risorse della sua dolce femminilità. Il 18 giugno 1915, seguendo il presidio che ripiegava su Tripoli, rifiutò risolutamente di porsi in salvo, volendo seguire le sorti delle truppe; più volte colpita da proiettili nemici, mentre soccorreva feriti e incuorava alla lotta, moriva eroicamente in mezzo ai combattenti. Fu di fulgidissimo esempio. Tarhuna (Tripolitania), maggio -giugno 1915

Motivazione del magg. Costantino Brighenti:
Durante il lungo blocco di Beni Ulid, diede tali prove di fermezza d’animo, di energia e di coraggio da destare alta ammirazione e fervido affetto nelle sue truppe, le quali lo avrebbero con fiero ardimento seguito in una vigorosa azione in campo aperto, da lui già ideata e predisposta, se la disperata situazione non avesse imposto ineluttabilmente al presidio di arrendersi, nonostante tanto fulgido eroismo. Morì dopo un anno di prigionia. Beni Ulid (Libia), maggio -giugno 1915
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midnight
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Re: Storie del Vallo Orientale

Giusta osservazione, grazie. Era riportato così nella fonte che ho trovato, e non sono andato a controllare che fosse vero (:re:)
Editato il post originale.
Nelle prossime puntate la casermetta atomica :--""
Ultima modifica di midnight il mar gen 07, 2014 1:07 am, modificato 1 volta in totale.
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cavalli
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Re: Storie del Vallo Orientale

midnight trovo l' idea ottima, si tratta di infrastriutture pressochè sconosciute ai più. non che alla fine ne ricavi un bel quaderno? buon lavoro
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midnight
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Re: Storie del Vallo Orientale

Grazie Cavalli, per ora nessun quaderno in programma, ma se troverò cose carine ed interessanti le posterò qui volentieri.
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cavalli
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Re: Storie del Vallo Orientale

midnight ha scritto:Grazie Cavalli, per ora nessun quaderno in programma, ma se troverò cose carine ed interessanti le posterò qui volentieri.
ottimo vedrò di salvarle^ ciao e auguroni
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midnight
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Re: Storie del Vallo Orientale

Grazie, ricambio a te ed agli altri forumisti :wink:
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Re: Storie del Vallo Orientale

Il caso Zavratec

Questa storia inizia nel 1961, quando nell'Istituto Oncologico di Lubiana avviene un grave incidente: un applicatore di solfato di radio (un isotopo radioattivo che all'epoca veniva impiegato nel trattamento del cancro) si rompe e, prima che le misure di sicurezza entrino in funzione, il contenuto si disperde in diverse stanze, contaminandole.
La successiva ed immediata bonifica produce circa 30 metri cubi di materiale radioattivo (strumenti medici, arredi delle stanze, libri e pavimenti).

All'epoca dell'incidente la competenza di tutto ciò che ha a che fare con il nucleare è dell'Armata Popolare Jugoslava (JNA), che decide di trasportare in segreto le scorie radioattive in una caserma abbandonata nella parte occidentale della Slovenia, vicino al piccolo paese di Zavratec. E questo è il motivo per cui questa storia ci riguarda, in quanto quella di Zavratec (Saurazzi nella nomenclatura italiana) è una delle due casermette "extra caposaldo" che sorgevano nei pressi della località ai tempi dell'amministrazione italiana (sancita dal trattato di Rapallo del 1920). Si trattava di strutture edificate per ospitare truppe mobili da utilizzare nelle cortine o in zone di confine particolarmente permeabili e difficilmente controllabili con le opere permanenti del Vallo Alpino (chi si è interessato alla storia della Fanteria d'Arresto potrà trovare delle similitudini con quanto previsto nel secondo dopoguerra nel Carso monfalconese e goriziano).
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A Zavratec il materiale radioattivo viene collocato in una delle stanze della casermetta, dopodichè la porta e le finestre della stanza vengono murate. Nessuna spiegazione o informazione viene fornita agli abitanti del paese, che rimangono all'oscuro del potenziale pericolo situato a poche centinaia di metri dalle loro abitazioni.

Con il passare degli anni, però, qualche voce inizia a circolare, e la notizia viene ufficialmente rivelata negli anni '80, da una inchiesta televisiva. La reazione degli abitanti di Zavratec è facilmente immaginabile, e porta ad una lunga serie di proteste e richieste di immediata bonifica del sito. A poco valgono le rassicurazioni del Ministero della salute, che afferma di aver costantemente monitorato i livelli di radioattività nei pressi della casermetta, senza trovare mai tracce di dispersione: le proteste si fanno sempre più insistenti.

Nel 1988 si apre per la prima volta una piccola breccia nella muratura esterna, si provvede ad una misurazione della radioattività all'interno della stanza e vengono scattate anche delle foto: i contenitori del materiale, conservati per trent'anni in maniera impropria, sono in pessime condizioni. La breccia viene richiusa.

Finalmente nel 1992, dopo l'indipendenza della Slovenia, il nuovo governo decide di liberarsi di questa scomoda eredità, ed incarica l'Agenzia per il trattamento delle scorie nucleari (ARAO) di occuparsi della bonifica. Sul sito http://www.arao.si si può trovare una descrizione dettagliata di tutte le fasi del progetto di bonifica messo in atto a Zavratec; di seguito mi limiterò a riportarne le tappe principali.

Prima fase (1996): dopo l'applicazione di un sistema di ventilazione, che riduce la concentrazione di gas radon all'interno della casermetta, viene aperto un varco di accesso e il 2 settembre, per la prima volta dopo 35 anni, un uomo mette piede nella stanza murata.
Il varco di accesso (foto tratta da www.arao.si)
Il varco di accesso (foto tratta da www.arao.si)
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Dalle misurazioni si scopre che, oltre al radio, sono presenti inaspettatamente tracce di cobalto-60, cesio-137 e carbonio-14 (tutti radioattivi). In particolare la presenza di quest'ultimo, un beta-emettitore puro, fa sì che la preventivata separazione del materiale non radioattivo (motivo dell'apertura della stanza) non sia più possibile con la strumentazione a disposizione.
(foto tratta da www.arao.si)
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Si provvede quindi a re-imballare il materiale in 97 contenitori cilindrici che vengono coperti con dei teli di plastica. La stanza viene nuovamente murata, dopo averne riparato il soffitto che presentava delle infiltrazioni di acqua.
(foto tratta da www.arao.si)
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Seconda fase (1999): parte finale del progetto di bonifica. L'11 novembre viene riaperto il varco usato in precedenza: i contenitori sono stati parzialmente compromessi a causa della condensa al di sotto dei teli di plastica ed è quindi necessario provvedere ad un nuovo imballaggio del materiale per poterlo trasportare in sicurezza verso il sito di stoccaggio. Si provvede quindi alla separazione del materiale non radioattivo, al trattamento di quello liquido ed a tutte le procedure necessarie per la bonifica.

Il trasporto del materiale radioattivo nel deposito di scorie nucleari di Brinje (vicino a Lubiana) avviene in tre spedizioni, l'1, il 15 ed il 29 dicembre, in condizioni metereologiche avverse e con la scorta della polizia.
(foto tratta da www.arao.si)
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Il deposito di Brinje (foto tratta da www.arao.si)
Il deposito di Brinje (foto tratta da www.arao.si)
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La stanza, finalmente liberata dal suo pericoloso contenuto, viene trattata sia chimicamente che meccanicamente (asportazione del rivestimento delle pareti e di parte del pavimento) per eliminare ogni traccia di radioattività presente nell'ambiente.
(foto tratta da www.arao.si)
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Il 25 giugno del 2000 viene consegnata alle autorità di Zavratec una attestazione della Slovenian Nuclear Safety Administration (SNSA), che certifica che l'edificio è "radiologicamente puro", e liberamente fruibile dalla popolazione.
Ultima modifica di midnight il mer gen 08, 2014 3:10 am, modificato 1 volta in totale.
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midnight
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Re: Storie del Vallo Orientale

(segue)

Proseguiamo con le immagini della visita alla casermetta di Zavratec/Saurazzi.
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La parte corrispondente alla stanza murata è stata verniciata esternamente di bianco
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La traduzione delle scritte apposte (e successivamente parzialmente cancellate) suona più o meno così:

ATTENZIONE!
RIFIUTI RADIOATTIVI
PERICOLO DI MORTE

Più in basso, il simbolo universale della radioattività
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Il foro del sistema di ventilazione installato nel 1996
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Entriamo nell'edificio
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Nel corridioio, la porta murata della stanza in cui è stato depositato il materiale radioattivo
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Finalmente, il varco aperto nel 1996
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Si inizia a vedere qualcosa dell'interno. Da notare lo strato asportato del pavimento
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L'interno della stanza con il varco di accesso e la porta murata vista in precedenza
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Le probabili tracce della breccia aperta nel 1988
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L'altro lato del foro per il sistema di ventilazione
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La parete di fondo della stanza.
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Con questo si conclude la nostra visita.
Le opere e gli edifici del Vallo Orientale sono spesso ricchi di tracce e reperti, ma visitando questa casermetta è sembrato proprio di toccare la Storia con la mano :D
Ultima modifica di midnight il sab apr 27, 2019 9:30 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: Storie del Vallo Orientale

Grazie e complimenti midnight, un reportage fatto con competenza e passione. E' sempre interessante entrare in questi piccoli angoli nascosti di Storia.
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Re: Storie del Vallo Orientale

Complimenti, veramente bel servizio
Noi troveremo una strada... Se nò... ne apriremo una nuova...
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Re: Storie del Vallo Orientale

Grazie ad entrambi :D

E dopo la casermetta atomica... la casermetta infernale! Stay tuned :wink:
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Claudio Zanetti
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Re: Storie del Vallo Orientale

Servizio fatto ad arte,complimenti.
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12°sc.80
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Incarico P.Q.
8° Reggimento Alpini
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Re: Storie del Vallo Orientale

Ma ripensandoci bene... non può essere che la struttura, pavimento, pareti, soffitto abbiamo assorbito le radiazioni? :shock:
Non avevate un contatore Geiger?
Noi troveremo una strada... Se nò... ne apriremo una nuova...
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Re: Storie del Vallo Orientale

Grazie anche a Claudio.

Cristian: sì, pavimento e pareti hanno assorbito radiazioni, e infatti la stanza come ho riportato è stata bonificata chimicamente e meccanicamente (asportazione dello strato superficiale del calcestruzzo). No, il geiger non l'avevamo ma penso sia più sicura Zavratec bonificata che molti altri posti di cui niente si sa :-)
Comunque, nei lavori di bonifica gli operatori hanno assorbito una radioattività totale paragonabile a quella di un volo ad alta quota di un paio d'ore... insomma, non era Chernobyl :D
Ultima modifica di midnight il dom apr 28, 2019 10:28 am, modificato 2 volte in totale.
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