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Il futuro dell'ANA

Da un discorso tenuto all'asseblea dei presidenti di sezione il 19 ottobre 2003:


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L'Associazione, quanto prima, dovrà  operare una scelta assolutamente fondamentale per la sua esistenza.
Dovrà  decidere se lasciare le cose come stanno, e quindi lasciarsi morire, in un futuro non poi così lontano, oppure opporsi ad una fine che sembra ineluttabile e rinascere a nuova vita.
Ma innanzitutto è importante comprendere i motivi per i quali è doveroso prendere una decisione, che, personalmente, ritengo debba essere una decisione di vita.

A ben vedere, esattamente tre anni fa, il 17 Ottobre 2000, a Roma, davanti al Senato, non abbiamo neanche perso una battaglia.

La sospensione della leva è cominciata, infatti, tantissimi anni fa quando i poteri politici e militari hanno iniziato a permettere che il “sacro” dovere di difendere la Patria si svilisse fino a ridursi ad un anno di tempo perso.

Abbiamo civilmente cercato di evidenziare a tutti i responsabili politici e militari gli errori e le incongruenze del disegno di legge che stavano approvando, abbiamo cercato di scuotere coscienze intorpidite e distratte.
Anche se il risultato della nostra azione era abbastanza scontato, abbiamo compiuto lo stesso, e fino in fondo, quello che ritenevamo essere nostro dovere: ci siamo comportati da cittadini e non da sudditi e di questo possiamo essere orgogliosi, ringraziando Beppe che ci ha guidati, incoraggiati e spronati.

Ora dobbiamo però riconoscere che la sospensione della leva, se le cose non muteranno, avrà  come corollario inevitabile, anche se certamente non immediato, la fine della nostra Associazione.
Noi non possiamo permettere che ciò accada, fosse anche fra cinquant'anni, e questo non per ragioni tecniche, o sentimentali, od emotive: se la nostra fosse, infatti, un'associazione d'arma come tutte le altre sarebbe naturale, logico e scontato che seguisse il destino della struttura militare cui fa riferimento.

Noi non possiamo permetterlo perché l'Associazione Alpini è sì un'associazione d'arma, ma è anche una delle pochissime associazioni rimaste i cui soci fondano concretamente la loro vita e la loro opera su dei valori e su delle qualità  che nella nostra vita quotidiana non sono più tenuti in alcuna considerazione, anzi sono normalmente disprezzati.
La nostra Associazione è il punto di riferimento, di incontro e di sostegno reciproco di uomini che hanno una concezione spirituale della vita considerata ormai fuori moda, anche se per noi è l'unica degna di essere vissuta: questa circostanza è così importante da giustificare una difesa ad oltranza dell'Associazione.

Per la stragrande maggioranza dei giovani la leva non è stata un'esperienza positiva; a noi, per fortuna, è andata diversamente.
Io, in quindici mesi, non sono riuscito ad avere neppure un istante libero, ho verificato con stupore quanto fossero lontani i limiti della mia resistenza fisica e psicologica, ho sperimentato i pregi e i difetti della vita in comunità  e le responsabilità  che questa comporta, ho mangiato e dormito assieme a ragazzi di ceti sociali che mai avrei avuto modo di frequentare, ho imparato la differenza fra autorità  ed autorevolezza, ho sofferto e mi sono divertito, ma non sono diventato un guerriero.

Credete che se noi fossimo dei veri soldati, dei professionisti della guerra, la gente comune ci urlerebbe dietro, quando sfiliamo, “bravi Alpini”?
Gridano “bravi” perché gli Alpini, la gente, al posto di ammazzarla la aiutano a vivere, e questo, nei limiti del possibile e del lecito, anche in guerra!
Noi, in effetti, siamo un'associazione d'arma molto particolare: siamo un'associazione di uomini fondamentalmente liberi, onesti, laboriosi e responsabili che “casualmente” si sono trovati assieme per un anno della loro vita, e hanno passato questo anno a scorrazzare per le montagne, mettendo ogni giorno alla prova sé stessi, riparati da un buffo copricapo.
Ma non è la leva che ci ha fatto diventare così. Al contrario! Siamo stati noi che abbiamo fatto speciale e leggendaria la nostra leva portando in essa tutte quelle qualità  che già  possedevamo, almeno in embrione, prima di fare il militare, così come rendiamo speciale la nostra Associazione portando, anche in questa, tutte le nostre qualità .

Noi siamo, o almeno dovremmo essere, al disopra degli stereotipi e della retorica e sappiamo quindi che frasi del tipo “il militare rende uomini” esprimono solo delle verità  parziali e relative, sappiamo perfettamente che la virtù non è razionalmente insegnabile e che quindi nemmeno la leva può razionalmente insegnare le virtù civiche che le vengono attribuite.
Ma se la leva non le può razionalmente insegnare, certamente le può suggerire, proporre, simboleggiare, a tutti coloro che, ovviamente, dispongono di un terreno fertile pronto a riceverle, terreno fertile che purtroppo oggi diventa sempre più raro visto che i nostri giovani, fin dall'infanzia, vengono abituati nella famiglia, nella scuola e nella società  al permissivismo, all'inesistenza di doveri ed all'inutilità  del senso di responsabilità .
A 18 anni è troppo tardi per acquistare certi valori fondamentali.

Queste considerazioni spiegano perché la nostra leva ha continuato a funzionare in maniera abbastanza accettabile, contrariamente alla maggior parte delle altre.
La civiltà  alpina, con le sue dure necessità , e con la sua scuola di vita appresa fin dalla più tenera età , ha messo a disposizione più terreni fertili che qualsiasi altra, innescando un circolo virtuoso: gli individui hanno portato i loro valori alla leva e la leva li ha integrati e li ha restituiti amplificati.

Cosa possiamo fare allora ?

Potremmo attendere il concretizzarsi di soluzioni volte a integrare e sostenere il “nuovo modello di difesa”, tipo Guardia Nazionale, già  abbozzate in qualche disegno di legge.
Sono certo però che l'attesa si rivelerebbe troppo lunga, e le soluzioni non sarebbero all'altezza delle nostre aspirazioni.

Potremmo invece, come suggerito da molti, ritirarci in uno splendido isolamento e quindi disertare le cerimonie militari e denunciare le convenzioni relative alla protezione civile.
E' una forma di protesta sicuramente orgogliosa, ma, ritengo, controproducente.
Le manifestazioni militari sono già  ormai praticamente scomparse e, per quanto riguarda la protezione civile, verremmo immediatamente rimpiazzati, sicuramente in peggio.
Credo inoltre sia impossibile ed improponibile esercitare azioni di protezione civile completamente al di fuori di una struttura pubblica di coordinamento.
Del nostro orgoglio farebbero le spese proprio quelli cui dovremmo prestare soccorso ed aiuto.

Oppure potremmo, come suggerito da altri, iniziare a fare la “guerra” al potere politico e militare, ad intensificare la nostra opera di disturbo con azioni eclatanti.
E' un progetto sicuramente ardimentoso, ma, ritengo, sconsiderato.
Fino ad ora siamo stati abbastanza fastidiosi, ma siamo stati sopportati in quanto potenziale riferimento di circa un milione di voti; se il fastidio dovesse però superare certe soglie è probabile che la sopportazione cesserebbe, ed il potere è enormemente più forte di quanto noi si possa immaginare.

Credo noi si debba prendere atto che 330.000 soci ci hanno affidato la responsabilità  di far vivere e prosperare la nostra associazione, il che significa adottare un equo bilanciamento fra razionalità  ed emotività .
Questo significa che, senza “rompere” con i politici od i militari, diventando sì più “sostenuti”, ma senza esagerare, dovremo cominciare al più presto ad arruolare e scegliere “per nostro conto” i nostri alpini.

L'idea è meno folle di quanto possa sembrare a prima vista.
Se ci riescono i Giovani Esploratori con dei bambini non vedo perché non lo si possa fare noi che, fra l'altro, siamo enormemente più avvantaggiati di loro sul piano logistico e del personale.
Le modalità  ed i particolari del nostro arruolamento sono un problema che affronteremo in seguito, e solo se decideremo in questo senso; in questo momento dobbiamo solo riconoscere che la nostra associazione è un bene troppo prezioso per essere disperso.

So perfettamente che l'idea sarà  accolta malissimo, e prevedo anche quale sarà  la prima obiezione.
“Così facendo snaturiamo la nostra associazione! Non si può dare il cappello alpino, anche se con un fregio ovviamente diverso, a chi non ha fatto il militare!”

Questa è una serissima obiezione alla quale si può però rispondere che:
1. l'addestramento che daremo ai nostri alpini non sarà  sicuramente inferiore a quello che abbiamo ricevuto noi;
2. l'aver fatto due soli mesi di naia alpina per poter essere iscritti all'ANA, come prevede il nostro Statuto, non significa certo aver fatto un servizio militare degno di tale nome;
3. può sembrare spiacevole, ma sopravvive solo chi si adatta, e l'ANA ha sempre dimostrato di saperlo fare se, da associazione per aiutare i reduci di guerra quale era nel 1919, è diventata la cosa completamente diversa che noi oggi conosciamo;
4. da ultimo, anche se forse è l'aspetto più importante, bisogna prendere atto che il vero meccanismo di aggregazione dell'Associazione Alpini non è costituito dall'aver fatto qualche mese di servizio militare, ma da una particolare comunanza spirituale fondata su pochi, semplici, ma fondamentali valori.
Nel tempo sono state create innumerevoli associazioni e discipline che, mascherate sotto le più svariate forme esteriori, intendono, in effetti, perseguire finalità  eminentemente spirituali.
L'Associazione Alpini, senza che nessuno lo abbia progettato, e quasi senza che nessuno se ne sia accorto, è divenuta una di queste.
Ecco perché non deve morire ed ecco quindi perché i requisiti di ingresso possono essere un poco più elastici.

Cerchiamo ovviamente di sfruttare al meglio gli ultimi momenti di leva che ancora ci restano, ma cominciamo subito a proporre all'Assemblea dei Delegati di aggiungere, alla fine del 1° comma dell'art. 4, le seguenti parole: “Possono altresì far parte dell'Associazione coloro che hanno superato, con esito positivo, il corso allievi alpini organizzato dall'Associazione”.

Chi ha orecchie per intendere capirà  che noi siamo assolutamente determinati a sopravvivere, che, come sempre è stato, noi siamo comunque capaci di arrangiarci.
E questo creerà  sicuramente paura, perché il potere è sempre estremamente preoccupato e sospettoso nei confronti di tutto ciò che non può direttamente organizzare e controllare, delle voci fuori del coro.

Noi dovremo allora spiegare ai politici e ai militari, rassicurandoli circa la bontà  delle nostre intenzioni, che se loro ritengono necessario un modello di difesa composto solo da professionisti, noi riteniamo altrettanto indispensabile che i giovani imparino almeno i primi rudimenti per difendere, se sarà  necessario, sperando che mai lo sia, da un nemico o dalla natura avversa, sé stessi, la propria famiglia, la propria casa, la propria terra od il proprio pianeta.
Loro non sono più in grado di dare questi primi rudimenti e noi, nostro malgrado perché di lavoro da fare ne abbiamo già  abbastanza, cercheremo di diventarne degni sostituti.

Dovremo rassicurarli spiegando loro che vogliamo continuare a rimanere gli “Alpini” di sempre, bravi e tranquilli ragazzi felici di poter mangiare, bere e cantare insieme e di aiutare tutti coloro che hanno bisogno.

Spiegheremo loro che continuiamo, e vogliamo continuare a rimanere, un'associazione d'arma, alimentata da tutti coloro che, volontari o professionisti, appartengono o apparterranno alle truppe alpine.
Ci limiteremo solo ad affiancare loro tutti quei giovani, o meno giovani, che, condividendo lo spirito e l'addestramento degli alpini, sarebbero impediti dal diventarlo a causa di una “strana” legge che continuiamo a non condividere.

Spiegheremo loro, anche se questo solo pochissimi riusciranno a capirlo, che l'Associazione Alpini costituisce un insostituibile complesso di valori etici, morali e spirituali che noi intendiamo difendere e mantenere, e per fare questo abbiamo bisogno di tutti coloro che in questi valori si riconoscono.

Oggi, che siamo all'apice della nostra forza, dobbiamo avere il coraggio di cambiare!
E allora la decisione costituirà  il segno inequivocabile della nostra volontà  di progredire ulteriormente nel cammino iniziato quasi un secolo fa; e ricostituiremo l'Orobica, la Cadore, la Tridentina e tutti i loro reggimenti, battaglioni e gruppi.

Se aspettassimo troppo, a declino già  iniziato, il cambiamento costituirebbe solo una triste necessità  di sopravvivenza.

Edo Biondo




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Re: Il futuro dell'ANA

axtolf ha scritto:Da un discorso tenuto all'asseblea dei presidenti di sezione il 19 ottobre 2003:
...... ringraziando Beppe che ci ha guidati, incoraggiati e spronati....
prego

axtolf ha scritto:....Cerchiamo ovviamente di sfruttare al meglio gli ultimi momenti di leva che ancora ci restano, ma cominciamo subito a proporre all'Assemblea dei Delegati di aggiungere, alla fine del 1° comma dell'art. 4, le seguenti parole: “Possono altresì far parte dell'Associazione coloro che hanno superato, con esito positivo, il corso allievi alpini organizzato dall'Associazione”......
a parte gli scherzi mi sembra un ideona! voglio partecipare pur'io! Ma mi sa che resterà  solo un idea eh?
Ma ha ragione perchè siamo destinati a sparire (come Associazione) hai voglia a diminuire i mesi di servizio....boh!
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Azzo!!!! scusate il termine....
Mi riferisco alla lettera di Parazzini e al discorso di Biondo...
La lettera del Presidente é grondante di orgoglio e di indignazione...di protesta ........di fierezza , una lettera che firmerei anch'io senza esitazione..

L'intervento di Biondo...beh mi mette in angoscia...per una serie di motivi.

Se ho capito bene intende ricostituire le Brigate alpine Cadore, Orobica e Tridentina...come struttura al di fuori dello stato....e nn solo , parla che i giovanni dovranno essere adeguatamente preparati a difendere....

Ragazzi non vi sembra un dejà  vu...non vi sembrano gladii gia' sguainati?

Si faranno nuove divise ?..Cappello alpino con fregio nuovo ( non sara' certo possibile ..plagiare quelli militari )........ci saranno...esercitazioni...per imparare a difendere ci vorranno armi....

Ma ho capito bene ?? Io nn so che effetto hanno fatto le parole di Biondo all'Assemblea !!!! Sono curioso di appurarlo, ma se ho capito bene sono...stravolto...

Quanto al fatto di sceglierci gli "alpini" con speciali corsi fatti dall'ANA...altro delirio...vogliamo per forza che la gente perda fiducia anche in noi.....?

Io mi auguro di nn aver capito niente !!!..
Delle due l'una, o siamo un'associazione d'arma e quindi quello che ci unisce é quello che siamo, ma anche quello che siamo stati.....oppure con il corpo degli alpini non avremo piu' nulla a che fare...saremo dei boy scout ( onore e rispetto per loro ) un po' cresciutelli e un po' patetici...


La decisione mia.... quando anche ufficialmente ( lo é gia' abbondantemente tollerato in via ufficiosa) verra' accolto in Associazione come "alpino", corredato di buffo cappello con la piuma..chi quel cappello ha comprato alla bottega..beh mi spiace..per rispetto a tutti quelli che con quel copricapo sono morti da piu' di cento anni a oggi...beh...non sara' piu' cosa per me...

Non vuole essere una minaccia ( so bene di contare meno di zero ), sara' solo un caso di coscienza...mio, singolo e molto doloroso..

Oggi a Redipuglia e a Bari...sono state poste corone di fiori sulla tomba di quei ragazzi che nn sono tornati alle loro case..... se per sopravvivere, se per avere potere, per avere rappresentatività  quei ragazzi saranno insultati...beh io nn ci saro' a farlo !!
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r

Sono completamente d'accordo con Abbadia, la proposta mi pare ridicola quasi una buffonata, dare cappello Alpino a chi non lo è giusto per rinvigorire le fila.
Se non ci dovessero più essere Alpini è più giusto che l'Associazione si estingua con essi piuttosto che mettere in scena una buffonata alla boy-scout.
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ALPINI...NUOVI....NO GRAZIE !!|

Anche io ritengo la proposta una buffonata...se gli alpini un giorno finiranno...o saranno pochi...e giusto che sparisca anche la loro associazione o che si di poche MA VERE persone.

Un arruolamento al di fuori dello stato....con prove ecc. ecc. regole....create dall'ana , mi sembra pura follia.

Se una pesona vuol fare del bene .....cosa che ovvimante ha fatto fa e fara' l'ANA, in caso l'ana si riducesse drasticamente, puo trovare comunque il modo di farlo...SENZA DOVER CREARE UN ALPINO ARTIFICIALE.

L'ANA deve rimanere..ma fatta da VERI ALPINI.

Tutto quESTO PRINCIPALMENTE PER IL PROFONDO RISPETTO DI CHI CON QUEL CAPPELLO E' RIMASTO PER SEMPRE SULLE MONTAGNE,..,DIFENDENDO GLI IDEALI DEI NOSTRI NONNI...CHE DOVREBBERO ESSERE ANCHE I NOSTRI.

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Concordo, meglio pochi ma buoni....e veri. :wink:
Dio creò l'alpino, lo mise sulla montagna e poi gli disse arrangiati.
C.le Istr. 9°/96
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forse non avete capito che di alpini non ce ne saranno più...
che vi credete più alpini voi di questi futuri alpini creati e formati da alpini con la A maiuscola che gli infoderebbero i valori che ci contraddistingono etc etc?
è vero che sembra un ritorno al regime fascista con le corporazioni etc...e mi sa che non se ne farà  nulla.
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Abbadia
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Sono andato sul sito ANA e ho scaricato la " Proposta Biondo".....l' ho letta e riletta...e mi sono purtroppo accorto che nn avevo affatto capito male....

Ma nn é questo il punto piu' importante...é quello della presentazione...dunque Il Tesoriere dell'Associazione ha "intrattenuto" i Presidenti di sezione sul futuro dell'Ana con una "chiaccherata" che ha riscosso " l'unanime consenso e il totale apprezzamento dell'assemblea"...
La proposta e nn la chiaccherata mi pare di una importanza eccezionale e delle due una : o era fatta a titolo personale , e si diveva dire, o se era fatta come Ana, doveva essere fatta dal Presidente..... non sara' per questo che sull'argomento circolano strane voci????

Nel testo, oltre alla famosa discussione di chi é alpino e di chi nn lo é...di chi pio' portare il cappello e chi no...leggo frasi inquietanti del tipo : "dovremo cominciare al piu' presto ad arruolare e scegliere "per nostro conto" i nostri alpini "....poi : le modalita' ed i particolari del nostro ARRUOLAMENTO sono ...
Ancora " L' ADDESTRAMENTO CHE DAREMO AI NOSTRI ALPINI........
La proposta di modifica dell comma 1° art 4 : " Possono altresì far parte dell'Assopciazione coloro che hanno superato, con esito positivo il corso allievi alpini organizzato dall'associazione "

Ancora : " ...riteniamo altresì indispensabile che i giovani imparino almeno i primi rudimenti per difendere........da un nemico o dalla natura avversa, se stessi ( molto alpino mettere se stessi in prima fila... )la propria famiglia, la propria casa, la propria terra od il proprio pianeta"
Ancora " ricostituiremo l'Orobica, la Cadore, la Tridentina e tutti i loro reggimenti battaglioni e gruppi "

A prescindere da considerazioni etico-politico-morali che lascio ai singoli e che per me sono profondamente e totalmente negative..... o stiamo facendo utopie pensando a strutture di arruolamento, addestramento,vettovagliamento, armamento, totalmente improponibili per motivi legali, economici e pratici....oppure dette strutture...esistono gia?

Buona giornata

Abbadia
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Luigi
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Avevo già  ascoltato la "proposta Biondo" in altro contesto.
Sinceramente, prescindendo da qualsiasi considerazione pratica, a me sembra completamente estranea alle nostre tradizioni, ai nostri ideali, alle nostre esperienze.
Mi limito quindi a commentare due soli passi.

Il primo è la premessa iniziale, che essendo errata non può che portare a conclusioni altrettanto errate:
L’Associazione, quanto prima, dovrà  operare una scelta assolutamente fondamentale per la sua esistenza.
Dovrà  decidere se lasciare le cose come stanno, e quindi lasciarsi morire, in un futuro non poi così lontano, oppure opporsi ad una fine che sembra ineluttabile e rinascere a nuova vita.
Peccato che la leggenda delle Penne Nere sia nata proprio così, il primo marzo di tanti anni fa, in uno sventurato giorno di battaglia alla fine del quale, per salvare quel poco che ancora poteva essere salvato, venne un ordine: il 1° Battaglione Alpini d'Africa e le Batterie da Montagna coprano la ritirata del Corpo di Spedizione; se necessario, combattano fino alla morte.
L'ordine fu eseguito.
Gli Alpini, con in testa il loro Colonnello, caddero inquadrati tentando di arginare le cariche della cavalleria Galla.
I Montagnini morirono letteralmente abbracciati ai pezzi, con le sciabole abissine che infierivano su di loro.
Il battesimo del fuoco delle Truppe Alpine, ad Adua nel 1896, segnerà  col sangue la via che tanti poi dovranno seguire.
Infatti da quel giorno, questo fu il destino ed il comandamento dei ragazzi delle Alpi e degli Appennini ogni volta che l'Italia li chiamò.
Tener duro.
Non arrendersi.
Combattere fino all'ultima cartuccia.
Sparata questa, passare alla baionetta, ai sassi, alle mani.
E quando non si poteva far altro, morire sul posto.
Il "Di qui non si passa" assurto a regola di vita, in pace come in guerra, è uno dei nostri capisaldi, visto che da sempre abbiamo lasciato ad altri i trasformismi e i cambi d'abito.
Se per tenere un'ultima volta fede a questa tradizione l'ANA dovesse scomparire... beh, vorrà  dire che i nostri ideali non hanno più posto nella società  moderna.
Ma tradire la memoria e gli insegnamenti dei nostri vecchi sarebbe il disonore.
E' già  mi sembra che il discorso potrebbe terminare qui, se non fosse per questo altro sciagurato passo:
Credete che se noi fossimo dei veri soldati...
Negativo.
Se c'è qualcosa di cui sono profondamente orgoglioso, è aver portato (e portare, quando necessario) le stellette nell'epoca dell'obiezione di coscienza, delle dispense ad arte, degli esoneri facili, del "tanto adesso ci sono i volontari".
"Quando tra due strade non sai riconoscere quella del dovere, scegli la più difficile e non sbaglierai".
Non permetto a nessuno di togliere a me ed a tanti altri ragazzi la soddisfazione di aver servito in armi il nostro paese, diventando così anche noi soldati con la Penna Nera.
Se qualcuno non si ritiene un vero soldato, affari suoi.
Eviti però di decidere per gli altri.

Aggiungetemi pure alla lista di coloro che usciranno dai ranghi del 10° Reggimento Alpini il giorno in cui potrà  portare ufficialmente il Cappello chi non ha servito nelle Truppe Alpine dell'Esercito Italiano (anzi, sarebbe ora che anche chi lo porta "di straforo" se lo tolga!).
Mandi.
Luigi
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)


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Se Luigi me lo permette e sebbene io non abbia portato il "Cappello Alpino" mi associo in tutto e per tutto al suo intervento, che condivido assolutamente e totalmente.

L'Associazione Nazionale Alpini (ma così anche le altre Associazioni d'Arma) esiste perchè sono esistiti/esistono degli Italiani che in nome della Patria hanno indossato con Onore e tanti fino all'estremo sacrificio la divisa con le stellette.
Non esiste nessun altro surrogato a questo "dogma".

Tutto il resto sono chiacchiere, discorsi, tornaconti, che nessuno di noi mi pare voglia spartire e nemmeno condividere in parte.

Chi non crede a certi Valori, chi non ha il culto della Memoria, può, visto che siamo in democrazia, andare da altre parti e fondare un Associazione di "Buffoni" a sua immagine e somiglianza.

Grazie Luigi per le tue parole!
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Sono contento di verificare che i primi interventi sono analoghi ai miei, anche se io mi baso piu' sul concetto tradizione e rispetto per chi é morto che sul concetto di valore..
Ma attenzione che il : chi puo' portare il cappello e chi no é il classico specchietto per le allodole sul quale far convergere malumori, discussioni e riflessioni...

Non stiamo parlando infatti di dare il cappello per esempio agli "amici deglia alpini " , qui stiamo parlando di fare " arruolamenti a cura dell'ANA, corsi e addestramenti...ricostruire "brigate", parliamo di divise...
parliamo insomma di cose che oltre ad essere , per me , inconcepibili, sono totalmente contrarie allo spirito, agli ideali ed alle tradizioni degli Alpini..

Sinceramente sono stupito che sia stato dato lo spazio da parte dell'ANA ad un intervento del genere e soprattutto presentato in modo tanto...plenariamente favorevole....
Secondo me é stata una difesa del potere acquisito con una falsa opposizione al potere costituito..

Ciau a tuch

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secondo me se ne hanno dato così risalto un motivo ci sarà 
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x Abbadia

Vorrei capire meglio alcuni punti del tuo discorso, ad esempio:

“ parliamo insomma di cose che oltre ad essere , per me , inconcepibili, sono totalmente contrarie allo spirito, agli ideali ed alle tradizioni degli Alpini.”

Secondo me spirito, ideali e tradizioni degli Alpini e dell’A.N.A. (ma potrei estendere il discorso a qualsiasi altra Associazioni d’Arma) sono strettamente legati alla loro origine “militare”: quindi corsi, addestramenti, divise, e quant’altro che tu citi fanno parte integrante del loro essere e della loro memoria storica, ma queste peculiarità  devono essere confinate al vero e proprio ambito delle Forze Armate, l’unica “figura” istituzionale deputata alla “difesa della Patria”, nessun altro in questo Paese è autorizzato e giustificato a farlo, pena di mettersi fuori dai dettami costituzionali.

Qualora il Paese, ad esempio, avesse necessità  di costituire delle “forze di riserva” in maniera più ampia delle attuali, potrebbe farlo (magari appoggiandosi per reperire le risorse umane alle Associazioni d’Arma) ma con opportuni provvedimenti governativi e nell’ambito dell’organizzazione militare, non delegando o peggio tacitamente consentendo ad altri, a singoli, di “ricostituire Brigate”!

Comunque complessivamente io potrei adombrare un’altra ipotesi su tutto questo “rumore” visto che mi pare di capire che chi ha esposto il progetto fosse un Tesoriere: e se fosse tutta questione di “vil denaro”?
Meno alpini “veri” più alpini “finti” attratti dal miraggio di una divisa, un cappello e magari anche da un po’ di “guerra finta” con le “soft-air”, l’importante che i conti economici alla fine tornino!
..... E PER RINCALZO IL CUORE!
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r

Luigi ha scritto
Avevo già  ascoltato la "proposta Biondo" in altro contesto.
Sinceramente, prescindendo da qualsiasi considerazione pratica, a me sembra completamente estranea alle nostre tradizioni, ai nostri ideali, alle nostre esperienze.
Mi limito quindi a commentare due soli passi.

Il primo è la premessa iniziale, che essendo errata non può che portare a conclusioni altrettanto errate:
Citazione:
L'Associazione, quanto prima, dovrà  operare una scelta assolutamente fondamentale per la sua esistenza.
Dovrà  decidere se lasciare le cose come stanno, e quindi lasciarsi morire, in un futuro non poi così lontano, oppure opporsi ad una fine che sembra ineluttabile e rinascere a nuova vita.

Peccato che la leggenda delle Penne Nere sia nata proprio così, il primo marzo di tanti anni fa, in uno sventurato giorno di battaglia alla fine del quale, per salvare quel poco che ancora poteva essere salvato, venne un ordine: il 1° Battaglione Alpini d'Africa e le Batterie da Montagna coprano la ritirata del Corpo di Spedizione; se necessario, combattano fino alla morte.
L'ordine fu eseguito.
Gli Alpini, con in testa il loro Colonnello, caddero inquadrati tentando di arginare le cariche della cavalleria Galla.
I Montagnini morirono letteralmente abbracciati ai pezzi, con le sciabole abissine che infierivano su di loro.
Il battesimo del fuoco delle Truppe Alpine, ad Adua nel 1896, segnerà  col sangue la via che tanti poi dovranno seguire.
Infatti da quel giorno, questo fu il destino ed il comandamento dei ragazzi delle Alpi e degli Appennini ogni volta che l'Italia li chiamò.
Tener duro.
Non arrendersi.
Combattere fino all'ultima cartuccia.
Sparata questa, passare alla baionetta, ai sassi, alle mani.
E quando non si poteva far altro, morire sul posto.
Il "Di qui non si passa" assurto a regola di vita, in pace come in guerra, è uno dei nostri capisaldi, visto che da sempre abbiamo lasciato ad altri i trasformismi e i cambi d'abito.
Se per tenere un'ultima volta fede a questa tradizione l'ANA dovesse scomparire... beh, vorrà  dire che i nostri ideali non hanno più posto nella società  moderna.
Ma tradire la memoria e gli insegnamenti dei nostri vecchi sarebbe il disonore.
E' già  mi sembra che il discorso potrebbe terminare qui, se non fosse per questo altro sciagurato passo:
Citazione:
Credete che se noi fossimo dei veri soldati...

Negativo.
Se c'è qualcosa di cui sono profondamente orgoglioso, è aver portato (e portare, quando necessario) le stellette nell'epoca dell'obiezione di coscienza, delle dispense ad arte, degli esoneri facili, del "tanto adesso ci sono i volontari".
"Quando tra due strade non sai riconoscere quella del dovere, scegli la più difficile e non sbaglierai".
Non permetto a nessuno di togliere a me ed a tanti altri ragazzi la soddisfazione di aver servito in armi il nostro paese, diventando così anche noi soldati con la Penna Nera.
Se qualcuno non si ritiene un vero soldato, affari suoi.
Eviti però di decidere per gli altri.

Aggiungetemi pure alla lista di coloro che usciranno dai ranghi del 10° Reggimento Alpini il giorno in cui potrà  portare ufficialmente il Cappello chi non ha servito nelle Truppe Alpine dell'Esercito Italiano (anzi, sarebbe ora che anche chi lo porta "di straforo" se lo tolga!).
Luigi non ho niente da aggiungere la penso perfettamente come te sono sulla tua medesima linea[/b]
Alp. Massimo
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Abbadia
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A Jolly 46

Per la prima parte sono perfettamente d'accordo con te...nel rispetto della Costituzione, chi abbiamo demandato a rappresentarci decide...

Ma qui stiamo parlando di una Associazione che , al di fuori dello stato, al di fuori delle forze armate, ricostituisce brigate, fa addestramento alla difesa armata, una specie di milizia privata insomma !!!
Quello che nn va bene !!!

Per quanto concerne il discorso vil denaro....
mah...il discorso é stato fatto da un tesoriere, ma sul sito ANA é presentato come una "chiaccherata" ( argomenti tanto futili da essere trattati in una chiaccherata mah!!) " che ha riscosso l'unanime consenso e il totale apprezzamento dell'assemblea";

quindi trascende da una " esibizione" a titolo puramente individuale.
Non sara' che invece , faccio il maligno, che ai nostri alti rappresentanti ( sn iscitto ANA..praticante ) si sia attaccata la malattia dei nostri politici e cioé il MALE DELLA SEDIA !!!

Ciau a tuch

Abbadia

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