Vedo, boce (plurale di bocia...), un bel po' di messaggi con tono correttamente ed educatamente patriottico... e mi vedo uscire anche una bella foto della Bandiera di Guerra del 9°!
La Bandiera di Guerra... ma lo sapete voi, che ve la vedevate sfilare davanti nelle manifestazioni e ai giuramenti, quanto pesa la Bandiera di Guerra di un Battaglione o un Reggimento Alpino? Tonnellate, anche se è solo un panno un po' liso, talvolta impolverato, con qualche nastrino ciondolante e piastrine tintinnanti... c'è sopra tutto il sangue dei Caduti, le bestemmie e le preghiere dei feriti chiamati ad andare ancora una volta all'assalto, le lacrime delle famiglie che l'hanno vista arrivare davanti alle casse dei loro cari, il fango e la polvere scavate in mille inondazioni e terremoti!
Ho avuto l'onore, di cui vado tuttora fiero, di essere a lungo l'Alfiere del Belluno: tre giuramenti in Caserma, un giuramento solenne a Feltre, l'ultimo saluto a Benitone Gavazza che lasciava il 4° CAA per andare ad Onorcaduti a recuperare i nostri frati ancora dispersi in terra russa. Forse non saprete mai cosa significa quella Bandiera: entrare in punta di piedi nell'ufficio vuoto del Comandante, accendere la luce della bacheca, come era stato al momento del giuramento individuale, aprire l'anta e salutare - come se l'ufficio fosse stato pieno di commilitoni, come si faceva ai vostri congedi, quel drappo carico di Gloria e medaglie... ed ogni volta, al momento di sfiorare lievemente con le dita il velluto dell'asta, pensare a quanti eventi aveva visto quella vecchia bandiera, e vederseli correre davanti agli occhi. Sfilarla con delicatezza, scendere le scale, e portarla nell'atrio, dove voi guardavate lei, e lei, ne sono certo, guardava voi, riconoscendovi come gli eredi di quanti vi avevano preceduto, in pace e in guerra. Alzarla nella bandoliera, sul fianco destro, e aspettare la prima nota dell'Inno per uscire sul piazzale con l'Aiutante Maggiore e i Marescialli anziani: e in quella trentina di passi, che lei ci guidava a fare, tutta la nostra tradizione passava davanti alle Compagnie. Quante volte vi ho guardato negli occhi dal podio, riconoscendo i Caporali che avevo addestrato, vedendovi fieri dell'eccellente lavoro che avevate saputo fare con le reclute in così poco tempo, e che presentavate per la prima volta al simbolo stesso del nostro Battaglione... i Comandanti sarebbero passati, seri o cialtroni, stressanti o professionali, ma in quell'angolo dell'ufficio la Bandiera avrebbe rappresentato la continuità della nostra storia. Riportarla nella sua teca, riporla al buio dopo un ultimo deferente e affettuoso saluto lasciava ogni volta un senso di vuoto doloroso... da affogare al circolo con le bottiglie offerte dai colleghi più giovani che avevano commesso qualche mancanza!
E gli occhi di Gavazza, che proprio quella mattina aveva perduto in un incidente il pilota del suo elicottero, nel vedersi davanti, dopo un ritardo di quattro e più ore, un Battaglione di reclute arrivate da 15 giorni dure come la roccia, zuppe fino alla biancheria per un nubifragio che durava dal mattino, che non avevano mangiato altro che un panino nell'atrio delle Compagnie, e alla nostra uscita batterono un attenti da paura... un colpo di vento, e tutto il gruppo Bandiera fu avvolto dal vessillo, uno con il panno... l'Aiutante Maggiore (Vincenzo "Cencio" Piaz: qualcuno lo ricorda?) che borbotta: "Tranquilli, fa tutto lei...", e la Bandiera che si apre con uno schiocco esattamente al momento della curva verso il palco! Nello sguardo di Benitone era tutto il significato più profondo dei sacrifici e talvolta dei dolori che sono parte stessa dell'essere Alpini.
Per questo, ogni volta che vedo passare una Bandiera di Guerra non posso fare a meno di sentire un brivido, e so che se un giorno la Bandiera del "Belluno" dovesse raggiungere nella gloria le sue sorelle sepolte all'Altare della Patria, un pezzo del cuore di tutti noi non potrà che seguirla.
Un pezzo del mio, quantomeno, certamente sì.
Abbracci Alpini