Sarà sicuramente il caldo, ma mi è venuto in mente che la nazionale di calcio e il nostro Esercito (con particolare riferimento al Regio Esercito) manifestino forse una medesima indole nostrana, esplicantesi in campi differenti.
Mi spiego: i mondiali, a mio modesto più che vinti sono stati non persi, nel senso che la squadra catenaccio, come viene spesso e volentieri definita specie all'estero, è stata fenomenale a non prendere goal, mentre ha fatto molta (troppa?) fatica a segnarli. Mentre la condotta difensiva era una costante, gli attacchi sono stati episodici, quasi fossero delle sortite (più o meno gratificate dal successo) dal maniero assediato.
Se ci fate caso, parlando in generale, lo stesso può dirsi per tutte le "avventure" belliche italiane. Lasciando stare il secondo dopoguerra, in cui la difensiva derivava soprattutto dalle clausole armistiziali, il Regio Esercito è spesso e volentieri risultato fenomenale in difesa e contemporaneamente scarso in attacco. E' quasi come se non solo chi comanda, ma pure chi in base ai comandi agisce, si trovasse molto più a suo agio a difendersi che ad attaccare.
E naturalmente esistono le eccezioni alla regola. Così come a volte il catenaccio calcistico si rivela molto più simil ad un colabrodo, allo stesso modo il Regio Esercito ha subito delle umiliantissime sconfitte in difesa, delle vere e proprie rotte vergognose (Caporetto e la Catanzaro in Nord Africa balzano alla mente). All'opposto, invece, ci sono episodi direi luminosi, di attacchi premiati da successi al di la delle aspettative, sia nel calcio che in guerra.
Pazzie?