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Massimo
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Leggendo....

...la tua presentazione Abbadia , ho letto che hai fatto alcune cose che ho fatto anch'io col 2° Alpini :

-Campo autunnale e scuola tiri mortaio a Prazzo in Val Maira , e mi sono fatto il culo anch'io per quella mulattiera di merda che sale nel vallone del Col Maurin a portare materiali e bombe da 120.

-Campo invernale propedeutico per la Norvegia a Bousson , sono stato li un mese tra esercitazioni, combact e via dicendo ed ho girato tanto per quelle vallette ed alpeggi , anche se io ero un "privilegiato" che guidava il BV206.

Ti posso confermare comunque (sarà  il posto) che in Val Maira ho fatto anch'io delle gran ciocche, ne ricordo una in particolare in occasione della festa del paese , nata dal fatto che gli organizzatori della festa avevano concesso agli alpini di bere gratis a go-go, e li mi sono distinto alla grande ! :D , anche se poi assieme ad altri ciucattoni siamo stati puniti per stato di ubriachezza "elevato" ed il giorno dopo tra mal di testa e sete da antologia siamo stati mandati nel famigerato vallone del Maurin a montare un posto comando osservatorio per i mortai naturalmente a forza di gambe!
Alp. Massimo
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Federico
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Credo che per "Taurinensi" sia la Val Maira che Bousson, ma anche Cesana Torinese abbiano un significato speciale.

Noi le scuole tiro le facevamo li, in Val Maira, ma non a Prazzo, nelle cui "casermette" si alloggiava, bensì sopra ad Acceglio, che è l'ultimo Paese in cima alla valle.

Una scuola tiro "propedeutica" la fecemmo anche a Montoso (CN). le foto del 105/14 "in azione" che ci sono sul sito, sono state scattate li.

Ciao
Art. Federico
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Abbadia
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Ciao Massimo,
benissimo hai fatto ad aprire un nuovo topic...credo che qui possiamo starcela a raccontare un po' di storie...come fossimo davanti ad un bicchiere...virtuale...e chissa' che non possa diventare ..reale ( sn stato a Domo tre giorni per il raduno e parecchi miei commolitoni sono di Domo, Villadossola Baceno, Piedimulera eccetera ),,,

Quella strada che va al Col Maurin, noi la mettevamo a posto tutte le estati...e ...l'ho fatta a agosto di quest'anno, da Chiappera al Colle Naurin e ti garantisco che mi ha fatto impressione...mi ha emozionato...l'ho fatta da solo e mi sono fermato piu' di una volta a cercare di vedere ancora quei ragazzi...

Per le ciocche..dai era il posto.!..io ricordo solo di una presa ad Acceglio, al bar vicino al distributore...a base di sambuca ( odio ancora adesso sambuca e anice )...non ricordo come sono rientrato in tenda ( Chiappera Campo base )...mi hanno riferito che sono cascato nel torrente ...ma io nn ricordo....
Ma come per te, al mattino dopo a pala e picco con la mia squadra su per quella strada verso il colle...e non potevo fingere...il patto coi ragazzi era che si era tutti uguali..qualunque cappello si portasse...ed é stata dura ahahahah
Busson solo freddo bestiale...neve alta, strada non segnata...CL che rischiavano il ribaltamento ogni momento e anche un po' di rabbia per quello che servivano le nostre fatiche ( posto privilegiato per penne bianche alle eservitazioni ).

Ciao e segna il primo giro di bicchieri !

Abbadia
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Federico
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Una stradina di montagna la fecero sistemare anche a noi. Successe che siccome, non so bene perchè, il Comune di Acceglio venne escluso dalle annuali elargizioni di fondi da parte della Brigata come pagamento delle Servitù Militari, il Comando della Brigata si accordò col Sindaco per sistemare una stradina che veniva spesso utilizzata da noi durante la cattiva stagione, ma che d'estate serviva per i malgari che portavano le vacche all'alpeggio.

fatto sta che una decina di Artiglieri, al comando di uno Sten, ed un Geniere (palista) si recarono alle casermette di Prazzo, ove già  era arrivat un cuoco ed una cucina campale, credo da Dronero o da Borgo San Dalmazzo.

Tutte le mattine ci si recava al lavoro con l'ACL, si faceva sosta ad Acceglio per un caffè al bar vicino al distributore, in quella piazzetta lungo il torrente, poi si proseguiva in su, verso la sinistra orografica della valle (a destra salendola). L'ACL lo si archeggiava vicino ad una Chiesetta/Cappeletta, un camionista di acceglio con un cassnato si caricava il Geniere e se lo portava in alto, in cima alla stradina, dove c'era la pala meccanica (civile) e lui iniziava a caricare il cassone di roccia frantumata (in quel punto la roccia era parecchio friabile). Noi ci facevamo tutta la stradina a piedi fino in cima e provvedevamo a riparare la strada (pala e picco) e a sprgervi poi sopra una generosa dose di ghiaia che il cassone continuava a portare. Su e giù faceva il cassone e noi si spalave e stendeva.

Era Agosto, tempo magnifico. Giornate favolose, nonostante il lavoro non fosse leggero. In quindici giorni circa finimmo tutto. Bella la volta che trovandoci a lavorare di fianco alla malga di una signora sulla cinquantina che aveva portato le sue vacche all'alpeggio (ne aveva circa 250!!) essa ci offrì il caffè in ringraziamento del lavoro che facevamo. Se ne uscì dalla malga (niente elettricità ) con la moka e una decina di recipienti, da bicchiere, alla tazzina alla mezza lattina di coca :) , tutti "di fortuna" e ci versò il caffè. Poche parole ci scambiammo, ma fu davvero un bel grazie che ci diede.

Lo ammetto: si trattò forse del più bel periodo della mia naja, anche perchè fu in quel periodo che mi ambientai nel gruppo (ero arrivato da poco).

Ciao
Art. Federico
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Massimo
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Bene bene, da quel che leggo scopro che ognuno di noi in Val Maira ci ha lasciato un pezzo di cuore.
Io ero alloggiato nella vecchia caserma di Prazzo , ma si dormiva nei sacchi a pelo perchè non c'erano le finestre , lo spaccio mi ricordo bene che era una bettola improvvisata nella stalla dei muli e le mangiatoie fungevano da panchette.
Come poi mi avete giustamente corretto voi si partiva da Chiappera sopra Acceglio nei pressi come lo anche nominato Abbadia del rifugio Campo Base.
Era la mia prima esperienza di campo ed io ero il più giovane delle compagnie , tra mortaisti, alpini del Cervino e compagnia bella io ero il più figlio , ne ho fatte di flessioni e corveè per i vecchi ma quando hanno capito che ero uno "regolare" mi consideravano quasi come uno di loro.
Comunque quella vallata poco abitata ed aspra nei suoi contrasti tra guglie e cielo mi ha segnato l'animo, in pratica è li che ho avuto la "chiamata della montagna" , chiamata che vivo fervidamente ancora adesso praticando roccia e ghiaccio.
Di questa mia "vocazione" ne ho parlato in un racconto da me scritto che è stato pubblicato in un sito di montagna.
Se non vi annoia ve lo allego .

Ciao

Massimo

----------------------------

INTRODUZIONE: Alcune volte gli amori più forti sbocciano nelle situazioni pìù difficilmente immaginabili magari a causa del nostro modo di comportarci. Questo è il mio caso, il rapporto tra me e la montagna è cominciato così.

TITOLO: Tutto nacque da una bevuta…
TESTO:Quella sera in quella sperduta e malconcia casermetta di montagna sulle Alpi Occidentali a detta del maggiore ci eravamo comportati molto male, i cordialini
sapientemente nascosti negli zaini ed il vino rosso offertoci da quei rudi ma assai
ospitali montanari mischiati all'irruenza dei vent'anni avevano contribuito a trasformare quello spaccio ricavato in una vecchia stalla per muli in una delle peggiori osterie portuali.
La fortuna in casi come questo non mi era mai stata amica ed assieme ad altri cinque compagni di sventura ero stato colto in flagrante all'apice di un ennesimo brindisi
fatto nessuno sa ne per cosa ne per chi , comunque immancabile compagno in quelle serate di caserma in cui ognuno con la complicità  di Bacco si sente spronato a raccontare fatti di vita vissuta , storie di ragazze e di avventure gonfiate al limite dell'inverosimile.
Lo spaccio o meglio l'ex stalla si era svuotata tra un fuggi fuggi generale in cui si udiva solamente il sordo tonfo degli scarponi Vibram battere violentemente sul selciato e le bestemmie lanciate dai due spaccisti che si vedevano ormai costretti a procedere da soli alle pulizie del locale che un branco di energumeni aveva reso irriconoscibile.
La nottata trascorse velocissima ed il mattino ci colse intirizziti ed infreddoliti all'interno di quei sacchi a pelo che da qualche giorno ormai ci vedevamo costretti ad usare vista l'assenza dei materassi ma soprattutto a causa degli infissi poiché di finestre non si poteva parlare in quanto queste ultime presupponevano la presenza di vetri.
Ci trascinammo con un mal di testa martellante ed una sete implacabile sul piazzalino dell' alzabandiera in cui faceva bella mostra un gladio fascista ed una data avente come anno il 1940 a testimonianza che i battaglioni Alpini nei quali i nostri nonni avevano combattuto sul fronte Occidentale contro i francesi erano passati anche da li.
Consci di essere riusciti a passare indenni dalla retata della sera prima ritti sull'attenti venivamo però arringati da un infuriato maggiore il quale ci ricordava che essendo soldati dovevamo essere in grado di imbracciare un' arma in qualsiasi momento, non potevano perciò essere tollerati episodi come quelli della sera precedente e mi svegliai di colpo dal torpore post sbornia quando sentii nominare il mio nome certamente non per essere proposto per una medaglia al valore, ma quale componente del gruppo puniti che avrebbe dovuto montare un campo di osservazione nei pressi del Col Maurin in alta val Maira.
Nel pieno rispetto della ormai leggendaria regola di naja “pronti alle 9 partenza alle 8” partimmo all'istante da Prazzo, ritrovai tutti o quasi i compagni di merende sul cassone di un camion ACM che ci vedeva stipati uno accanto all'altro come nei peggiori film di guerra al termine di un rastrellamento, questa volta però il mezzo che seguiva il nostro non trasportava un plotone di esecuzione bensì un carico di materiali da campo di ogni genere e tipo tra i quali gli immancabili strumenti che ci sarebbero stati utili per i nostri lavori di concetto: badili e zappe.
Superato l'abitato di Acceglio ci dirigemmo verso Chiappera ultimo baluardo umano della valle dominato con tutta la sua imponenza e maestosità  dalla Rocca Provenzale al di sotto della quale la strada asfaltata si interrompeva per cedere posto ad una vecchia mulattiera militare che tra severi contrafforti si inerpicava nel vallone del Maurin. Fu evidente subito a tutti che l'osservatorio di tiro non sarebbe stato allestito in prossimità  dell'osteria del villaggio in quanto anche colui che portava ancora appresso residui di sonnolenza aveva realizzato che la compagnia di mortaisti da 120 mm non avrebbe sparato dal sagrato della bellissima chiesetta.
Giusto il tempo di fare un ultima sorsata d'acqua dalla borraccia e la nostra permanenza sul cassone venne interrotta dallo stridere dei chiavistelli arrugginiti della sbarra posteriore, era ora di scendere e cominciare a scaricare i materiali. Un paio di urla ben assestate da parte di un sergente e di un maresciallo ci fecero capire che la cosa più conveniente era cominciare a darsi da fare e così facemmo.
Fu una giornata durissima e sebbene fosse novembre ci vide lavorare in maglietta per il tanto affanno e per il sole cristallino che accompagnava le nostre fatiche. Ricordo ancora quasi fosse ieri i giochi di luce che i raggi creavano con le spumeggianti acque delle cascate di Stroppia, un fiume d'argento andava ad infrangersi decine di metri più in basso sulle rocce sottostanti.
Immersi nella bellissima cornice delle Alpi Cozie una squadra di ragazzi lavorava duramente per lavare col sudore le colpe commesse la sera precedente, niente schiamazzi nessun rumore molesto soltanto lo scricchiolio dei sassi sotto gli scarponi accompagnato da una leggera brezza autunnale che quasi per misericordia era venuta ad alleviare le nostre calure.
Probabilmente quel giorno immerso tra i colori paglierini e rossastri dell'autunno fu uno dei momenti della naja che ricordo più volentieri, se fino a pochi giorni prima molti di noi ragionavano e si comportavano ancora secondo la famosa legge egoistica niente per niente, quel giorno su quell'alpeggio tutti cambiammo il nostro modo di pensare e ragionare, il ragazzino esile e pallido che non ce la faceva a spostar sassi e casse veniva aiutato da chi era più forte di lui senza che quest'ultimo chiedesse qualcosa in cambio, chi aveva terminato la propria mansione accorreva in aiuto di chi non aveva ancora finito la sua, in una sola frase diventammo veri Alpini.
All'imbrunire mentre la squadra scendeva al piano nella semi-oscurità  e vedevi qua e la i bagliori delle meritate sigarette accendersi nella penombra alzai lo sguardo e vidi le frastagliate cime scagliarsi contro il cielo di fuoco, li capii di avere un feeling con la montagna e li intesi che il mio rapporto con essa non avrebbe dovuto limitarsi solamente ad una sciata in una chiassosa stazione sciistica o in una semplice mangiata in un rifugio, ma sarei dovuto andare al cuore di essa perché solo in momenti come questi riesci a udire ed a comprendere la sua voce.
Da quel giorno ormai è passato qualche anno, e pensando a ritroso benedico il modo di essermi comportato quella sera allo spaccio perché di primo acchito ciò che mi aveva procurato una severa punizione mi ha permesso poi di entrare in possesso di una chiave, la chiave di accesso ad un mondo sublime ed etereo che tutt'ora mi affascina incommensurabilmente e che mi permette di stare bene con me stesso ogni volta che vi entro.

Massimo
Alp. Massimo
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Ciao Massimo,
Ho stampato il tuo racconto : " Tutto nacque da una bevuta"; lo voglio tenere e rileggere.
Mi ha dato una emozione grandissima, sia leggere la tua ...presentazione che il racconto stesso.
Hai dato, a prescindere dalle idee di ognuno, quello che io considero la vera "alpinita' "
E l'hai data raccontando non epiche gesta, ma descrivendo i tuoi stati d'animo....di uno che in un giorno si é trasformato da ragazzo che faceva il militare negli alpini in alpino.
Io sono stato questa estate a Chiappera...per dieci giorni da solo.. e da solo ho girato tutte quelle valli che si diramano da e per ogni direzione.
Sono andato al Colle Maurin, ho fatto il giro della Provenzale, ho fatto Stroppia, Barenghi e Infernetto, il colle di Bellino...ho fatto insomma un bagno di ...montagna favoloso.
Ed essendo da solo ho avuto tempo di ...meditare e pensare..pensare a oggi e pensare ad allora,...con una costante : quelle montagne.

Ti garantisco che é stato un bagno di umilta' e di grandezza incredibile...lo stesso che sento in quello che tu hai scritto.
Mi convinco sempre di piu' che alpino non si diventa....alpino non si é senza amore per la montagna, senza l'istinto di dare una mano a chi é in difficolta' senza chedersi perché o per che cosa; alpino non é parole, non é immagine, alpino e' sentirsi parte di un tutto, con orgoglio ,amore e spirito di sacrificio !

Il resto é vernice che il tempo fa presto a corrodere e a sostituire col suo colore di sempre.

Ciao Massimo e grazie

Abbadia
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r

Sai Abbadia quest'anno a settembre in occasione delle varie uscite su roccia che facciamo era in programma la scalata della Rocca Provenzale e della Torre Castello con pernottamento al Campo Base.
Io ero stracontento perchè oltre che alle due vie di roccia verso le quali ero veramente attirato avevo in programma una visitina solitaria alla casermetta di Prazzo ed un buon grappino gustato nell'osteria di fronte alla stessa, insomma oltre all'andrenalina data dall'arrampicata necessitavo anche di un bagno sentimentale nei miei ricordi.
Purtroppo a causa di inconvenienti questo flash back tanto sospirato non c'è stato e me ne rammarico, ho fatto un'altra via di roccia forse tecnicamente più impegnativa, ma certamente priva dello stesso sapore che un'arrampicata a Chiappera mi avrebbe potuto dare.
Forse devo imparare da te sai, l'unico modo per immergersi e poter rivivere con malinconia quei momenti irrimediabilmente passati è andarci da solo con il tuo fido zaino ed un paio di scarponi capaci di reggerti fin quando la tua sede di ricordi si sarà  placata.
Magari tra un anno o forse dieci, ma ci tornerò , ne sono sicuro.
Ciao

Max
Alp. Massimo
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Re: r

Massimo ha scritto:... una visitina solitaria alla casermetta di Prazzo ed un buon grappino gustato nell'osteria di fronte alla stessa, ...

Max
:lol: :lol:

La mitica Osteria dei Cacciatori :wink: :wink:

Sorpresa: dai un occhiata qui , se la memoria non mi inganna direi che è proprio quella di fronte al cancello delle casermette di Prazzo.

Ciao e complimenti per il racconto
Art. Federico
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r

Esatto !!! La mitica Osteria dei Cacciatori proprio di fronte al cancello della casermetta .
Non ho voluto nominare il nome per non andare contro le leggi che regolano la pubblicità  ! :lol:
Alp. Massimo
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Ragazzi, la sapete qual'é l'altra cosa emozionante nel raccoto di Massimo?

Che io ho vissuto, praticamente le stesse storie, negli stessi posti, ma TRENTANNI prima !!!!!!!!!!

Nel periodo é cambiato tutto, ma non sono cambiate due cose: primo le montagne col loro fascino e il loro linguaggio e poi l'orgoglio enorme di essere ALPINI !!

Ciau a tuch

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Bel racconto, si, davvero bello. Felice di conoscerti Massimo (speriamo prima o poi dal vivo) :wink:
Ciao!
Dio creò l'alpino, lo mise sulla montagna e poi gli disse arrangiati.
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r

Ragazzi sono lusingato :oops: !
Comunque prima o poi ci si becca , a Trieste mancano poi 5 mesi !

Aleghèr Fjoi !
Alp. Massimo
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Re: r

Massimo ha scritto:a Trieste mancano poi 5 mesi !
Contami.
Sai da quando ho iniziato a contare? Uhffff.....
Dio creò l'alpino, lo mise sulla montagna e poi gli disse arrangiati.
C.le Istr. 9°/96
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Dai ragazzi che il fuoco si spegne e il pintone piange....

Nessuno che ha voglia di raccontare un po' di gesta i...gnobili della sua propria naja?

Anche questo é...alpino...e in piu' ci fa conoscere l'uno con l'altro senza tante parolone, ma con un po' di allegria e perché no...con un po' di ...pazzia alpina..

Allora giu' coi racconti, anche i vecchiacci della mia eta' non mi diranno che nn si ricordano piu' ???
Non sono scemenze, sono patrimonio di ognuno di noi, di esperienze e storie che é un peccato vadano perse.

Nella vita non si puo' sempre parlare di cose serie...bisogna anche parlare di ciocche...

A proposito...chi ha detto che le ciocche nn sono cose serie ????

Ciau a tuch

Abbadia

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