Credo che l'intervento di Andrea sia un buon punto di partenza per affrontare in maniera sistematica alcune cose.
Direi, opinione personale, che mettersi a fare ipotesi sia fuori luogo se bisogna affrontare la cosa in maniera sistematica. Mi spiego meglio.
Esisteva una dottrina d'impiego, non parlo delle opere, ma di tutto l'insieme. L'enorme piano di difesa del suolo italiano era composto da un certo numero di tasselli e credo siano pochissime le persona che avessero l'idea generale delle cose. Questo piano di difesa era basato su quello che era l'idea dell'epoca sulla difesa del territorio a una possibile invasione del Patto di Varsavia.
Le opere secondo me vanno viste da questo punto di vista, ovvero del progetto di difesa, e non da quello che sarebbe potuto essere il piano di difesa "se...".
Cioè per capire il perchè di alcune cose, va spiegato il piano originale. Dopodichè una volta capito quello, si possono trovare i difetti, le migliorie che si sarebbero potute fare e anche le possibili variazioni ai piani di invasione che probabilmente ci sarebbero stati.
I pochi fortunati di noi che hanno visto il piano di difesa originare di uno sbarramento alpino, ricordano sicuramente che le opere erano dei puntini in mezzo a una serie di grandi aree dove capeggiava il nome di uno o piu' reparti che presidiavano quell'area. Se non si capisce questo punto fondamentale, è inutile fare ipotesi sull'utilizzo e sulla possibilie vita delle opere.
Come anche è sbagliato, pensare al piano di difesa di allora, con testa di oggi, o anche, con la testa del 1992 (quando piu' o meno sono state dismesse le opere). Nel primo caso, per evidenti cambiamenti nella tecnologia si sbagla, nel secondo si sbaglia perchè soprattutto negli ultimi anni si era parlato di un rimodernamento delle opere (Cavalli, se ho scritto qualcosa di sbagliato, correggimi).
Ultima, ma non ultima cosa, i due concetti sopra esposti, generano un terzo concetto. Le opere non dovevano da sole fermare una invasione o una avanzata, ma ritardarla o fermala per un tempo limitato, in modo tale da permettere ad altre azioni di difesa (altri reparti e non solo esercito) di intervenire.
Detto questo andrebbero visti i piani di difesa degli sbarramenti e poi si possono fare le ipotesi sull'efficacia degli attaccanti e dei difensori.
Saremmo resistiti 7 minuti? 10 ? 15? Probabile. Eravamo e siamo un esercito di najoni con le scarpe di cartone? Può essere. Ma non per questo bisogna dare per scontato che tutto sarebbe andato male solo a noi e che gli altri sarebbero comunque stati superiori. Soprattutto bisogna smettere di considerare le opere come un pezzo di calcestruzzo fine a sè stesso.
(Cavalli correggi qualche eventuale puttanata).
La "naja" fatta in Italia, secondo il vostro parere, era in grado di creare quella salda ed inavovibile massa uniforme di giovani uomini, consapevoli della morte certa (votati alla morte) in quelle anguste ed improbabili salde postazioni???
No, la naja doveva creare dei soldati. Io credo che quasi nessuno di coloro che ha servito nei reparti d'arresto si sia mai chiesto seriamente quali erano le sue aspettative di vita. Non credo avesse possibilità di valutarlo davvero. Qualcuno che c'era me lo confermi, ma a chi ho chiesto, ho sempre ricevuto questo genere di risposta.
La "retorica" e i "discorsi pomposi" che sempre accompagnarono l'italica beligeranza del soldato italiano, avrebbero giovato, davanti ad un nemico agguerrito, pronto a scatenarsi contro il scudo dei reparti d'arresto??
La retorica e discorsi pomposi dei nostri avversari, preparati forse a considera l'Italia un semplice boccone, non avrebbe giovano nemmeno agli attaccanti. E lo scudo, sempre collegarmi al discorso sopra, non sarebbe stato solo dei reparti d'arresto.
Infine, con permesso, faccio mio questo concetto/risposta di Maurizio che condivido al 100%:
A mio modo di vedere: l'avere militato nei disciolti Reparti d'Arresto (che in tempo di pace avevano il solo compito di presidio...) non dà proprio alcun onore più di altri.
Dà solo la possibilità di parlare con maggior cognizione di causa delle opere o degli sbarramenti di altri che le hanno viste solo dopo la loro dismissione.
Questo penso sia un dato di fatto che nessuno può contraddire: e non parlo per me (semplice najone dilettante allo sbaraglio, comandato in quel del confine per chissà quale scelta e di chissà chi) ma di chi nei Reparti d'Arresto (alpini, fanteria e genio) ha passato gran parte o tutta la propria carriera militare.
A quelli - sicuramente - va dato più ascolto: loro hanno visto (non vanno a intuito) quello che ora qualcuno (gli ignari) può solo ipotizzare.