Ho dato uno sguardo al disegno illustrato nel libro "BUNKER" a pagina 54 (impianto tipo per protezione anti CO per cannoni in semiblinda da 90/50 e 76/40) e, sulla base di quanto si è parlato durante l'incontro, posto uno schemino da me realizzato, una foto dove si vede una scatola portafiltro sul collettore della camera di combattimento di una P e una scatola portafiltri con valvola a due vie e diffusore con griglia.
Allora: ipotizziamo che l'ambiente esterno sia contaminato da sostanze chimiche.
L'aria entra, inquinata, attraverso le bocchette d'aerazione (i funghetti) e arriva al ventilatore, mosso da motore elettrico o a a mano, collocato nella parte inferiore della postazione.
Le tubazioni, in ogni calata, portano uno scarico condensa.
Il servente addetto alla ventilazione porta il suo facciale con un filtro CBR e respira attraverso la sua maschera.
La valvola a due vie è girata in maniera tale che l'aria inquinata passi attraverso la batteria di filtri, si depuri e pressurizzi l'ambiente.
Per la parte superiore (la camera di combattimento) i 3 del pacchetto portano il loro facciale con un filtro anti CBR innestato sulla scatola portafiltri che corre periometralmente al piano di calpestio.
I fumi dello sparo escono, naturalmente, dalla grata superiore anche per effetto della pressurizzazione dell'ambiente.
Se l'ambiente esterno non è inquinato CBR, la valvola a due vie viene posta in maniera tale che l'aria esca direttamente dall'uscita a diffusore con la griglia protettiva: chi è sotto può respirare senza l'ausilio di maschera.
Il pacchetto al pezzo respira attraverso i facciali l'aria fresca proveniente dall'esterno, per proteggersi dal CO.
I fumi dello sparo escono, naturalmente, come nel precedente caso.
Sarà così? Non me lo ricordo più con estrema certezza.
Graditi commenti e opinioni.