Sul primo punto, caro Abbadia, ho in pratica già risposto nella discussione aperta da Wintergreen.Abbadia ha scritto:Caro Luigi, la storia dei "Padri Ufficiali" non l'ho proprio vissuta.... o meglio, essendo stato tra l'incudine e il martello da buon sergente , ho conosciuto un sacco di ufficiali coglioni e boriosi e pochissimi ufficiali degni di questo nome , ma non certo dei PADRI.
Altra cosa: se l'UNUCI diventasse assoarma non potrebbe organizzare :
"E infatti le asso arma non organizzano gare per pattuglie e gare ai poligoni. "
Quindi é questa la differenza?
Sono basito....se il compito istituzionale dell'UNUCI , oltre che a bazzicare in caserma ...é quello di fare gare di pattuglie e tiro a segno...meglio spendere in altro modo i solfi che gli diamo.
Non ho nessun motivo per dubitare di quanto mi dici, e del resto io stesso potrei farti - oltre a quelli di almeno tre che rientrano nei canoni descritti - i nomi di due ufficiali (effettivi, per di più) che invece sarebbero stati già inadeguati a comandare una corvée cucina (quelle che c'erano quando a mensa i soldati mangiavano, non piluccavano le tre forchettate di becchime per canarini che un po' troppo spesso ora gli appalti consentono al più di fornire).
Spero tu sia d'accordo, in ogni caso, che qui stiamo illustrando la teoria, sia sull'UNUCI, sia sugli Ufficiali, considerato come quella proposta dall'eccellentissimo governo non è la riorganizzazione dell'associazione - nel qual caso sarebbe entrata in campo la pratica - ma il suo scioglimento.
E d'altronde era gente che ha vissuto esperienze un po' più dure delle mie a chiamare "papà " il Tenente Colonnello della foto che allego.
Ufficiale che, guarda caso, da padre quale era rifiutò più di una volta la promozione per restare, dal primo all'ultimo giorno di guerra, coi suoi soldati.
Per cui anche la pratica fornisce qualche conforto alle mie opinioni.
Passiamo ora al secondo punto, che per me illustra il centro della questione. Forse quanto scriverò ti urterà un poco, ma non è minimamente questa la mia intenzione, per cui se ci riesci non prendertela più di tanto

Il compito istituzionale dell'UNUCI è quello di mantenere, per quanto è possibile in un paese come il nostro, un minimo di addestramento militare nel personale in congedo (e non solo questo, visto che ho partecipato ad attività dove l'elemento più scadente era un ufficiale superiore in SPE). Le attività orientate a questo scopo sono in parte quelle che hai elencato, ma queste non sono le uniche; nelle sedi dell'associazione puoi ad esempio trovare le librette dello SME riguardanti le pattuglie di fanteria o i lavori sul campo di battaglia, così se hai passato i tuoi mesi di servizio dietro una scrivania puoi leggerti almeno l'ABC del soldato prima di cercare, per quanto possibile, di acquisirne una certa infarinatura sul campo.
Si può dire perciò che queste attività non costituiscono il compito istituzionale dell'UNUCI, che è l'obiettivo strategico, ma quelle manovre a livello tattico che servono a raggiungerlo. Confondere i due piani è un po' come sostenere che, se il compito della scuola è quello di insegnare ai ragazzi a rollare le canne e predicare il nuovo annuncio blasfemo ("In principio era la scimmia..."), allora tanto vale chiuderla.
Quanto ai soldi pubblici, ho appreso nel frattempo che si sta parlando di meno di 100.000 euro. Tanto per fare un paragone, due anni fa il comune ha riasfaltato i 300 metri della via dove abito con una spesa di 250.000 euro e cinque mesi di lavoro, laddove sarebbero bastati cinque giorni e 50.000 euro a dir tanto (la differenza è dovuta al fatto che hanno trasformato la strada in una versione ridotta dell'Avenue des Champs Elysées; cosa non solo inutile, ma pure dannosa).
Il che significa che questo semplice risparmio di un comune di seimila abitanti avrebbe consentito di triplicare i finanziamenti all'UNUCI.
Sia chiaro: se si ritiene che queste attività non siano adeguate, ai piani alti basta fornire apposite direttive; al nostro livello, basta iscriversi e portare le proprie idee.
Se invece non interessano, tutto finisce lì.
Ad esempio a me non interessa fare il volontario nelle varie pubbliche assistenze, ma non per questo pretendo che siano chiuse o non ricevano più finanziamenti pubblici. Perchè? Semplice, perchè penso che svolgano un compito importante (e magari pure più d'uno).
In un solo caso si potrebbe chiedere la fine di queste, così come dell'UNUCI: quando non se ne accettino le finalità .
Ovvero, quando si pensi che la gente debba crepare per strada, o che non debba poter difendere la propria terra.
Al primo punto non ci siamo ancora del tutto arrivati, ma al secondo ormai si.
All'inizio, l'equazione "militare=fascista".
Quindi l'obiezione di coscienza.
Poi l'abolizione della Leva.
Ora l'UNUCI (e a rincalzo Lega Navale e Tiro a segno).
Risultato: entro pochi anni diventeremo una massa gelatinosa e trasparente.
Non solo non saremo più in grado di morire per i nostri amici, se necessario.
Poichè infatti le virtù militari sono dalla notte dei tempi privilegio degli uomini, diventeremo anche tutti più flaccidi e pingui, pur se con i muscoli scolpiti dalle sedute alla panca, più depilati e ingioiellati, più nervosi e pettegoli, e passeremo più domeniche nei centri commerciali, "in perpetua masticazione di gomma dolciastra", attaccati all'ultimo modello di cellulare, a parlare della formazione della nostra squadra del cuore.
Più di quanto già non siamo o facciamo, intendo dire.
E naturalmente fino a quando ce lo consentiranno.
E, se non noi, i nostri figli e i nostri nipoti, cui inutilmente faremo frequentare palestre e corsi di nuoto o judo illudendoci che così potranno imparare quelle cose che si imparano solo tenendo in mano - come Cantore comanda! - un fucile (perfino da soft-air, se di più non ci concedono) anche se i muscoli si rifiutano, o prendendosi in spalla lo zaino del compagno, no, del fratello, che non ce la fa più.
A noi rimarrà sempre il rimpianto di aver chiuso un'epoca, e forse anche il rimorso per non aver fatto di più.
Conserveremo negli occhi i ricordi delle albe sui nostri monti, quando ci svegliavamo intirizziti dopo una notte in tenda - le ossa un po' doloranti, perchè i vent'anni erano passati - o quando affamati rientravamo dopo una pattuglia con gli amici di sempre.
Conserveremo nelle orecchie un'eco delle nostre risa, quando ci si accorgeva che l'ufficiale in comando aveva amabilmente sbagliato a leggere la mappa, e allora lo si sommergeva di bonarie prese in giro (naturalmente i dieci chilometri in più fatti non avevano alcuna importanza).
E conserveremo nella mente una fugace ombra della gioia provata quando, dopo mesi di inattività , entravamo ancora nella nostra SCBT. Non perchè ci sia mai fregato qualcosa della linea, ma perchè il soldato grasso in genere non marcia molto bene.
Perchè questa è la cosa che dà fastidio, che rischia in ogni momento di inceppare gli ingranaggi della macchina di lor signori.
Il fatto che noi ci sentiamo ancora, sempre e soltanto dei soldati.
Non impiegati del Ministero della Difesa - con orari di lavoro, turni, e per favore dopo le notturne non la rappresentanza a qualche cerimonia d'arma - o ex najoni di qualche reggimento sperso sui monti, ma semplicemente soldati.
Niente di più, niente di meno.
Non è la nostalgia della gioventù che ci muove, anzi.
Se fossimo dei nostalgici, non faremmo niente che ci potesse ricordare i giorni tanto felici (ma come la mettiamo con il nonnismo, il tempo sprecato e gli ufficiali gretti e incompetenti?) quanto ormai passati.
Noi frequentiamo l'UNUCI proprio perchè non siamo nostalgici.
Altrimenti non avremmo che da fare come quegli iscritti all'ANA che, incontrando qualcuno che ha servito quarant'anni dopo di loro nella stessa caserma, gli chiedono se conosce il tenente X e il capitano Y. Altro che zaino in spalla, magari a cinquant'anni suonati.
Alla fine, cosa ci spinge allora? Io penso sia il giuramento.
In tempi più o meno lontani abbiamo giurato davanti a Bandiere che sono - se non realmente, almeno idealmente - quelle dei nostri padri.
E la nostra coscienza ci dice che per tener fede a tale impegno noi dobbiamo fare quello che facciamo, come ad altri la coscienza ha detto "Hai il congedo in mano, è finita". Non si tratta di essere migliori, anzi; solo che a noi è toccata questa sorte, e "al destino non ci si ribella".
Noblesse oblige: non solo l'obbligo della nobiltà , ma anche la nobiltà dell'obbligo (*)
Anche questa è verità che non piace, nei tempi nuovi in cui viviamo.
È per tutto questo, anche se dalle mie parole non si sarà capito molto, che l'UNUCI deve continuare la sua opera. Per tutto questo, e per molto altro ancora che vi risparmio.
Quanto ho scritto, per quanto modesto e prolisso, in memoria del signore con i baffi, qui sotto.
E in memoria del papà di un amico fraterno, amico che ha voluto nella sua signorilità destinarmi parole tanto commoventi quanto immeritate, perchè ricordo gli occhi lucidi dei sei reduci del mio Gruppo ANA quando l'anno scorso consegnammo loro la pergamena e la medaglia che l'associazione ha voluto per i combattenti del secondo conflitto mondiale.
A chi nemmeno questo poco ha avuto, che almeno si cerchi di trasmettere quanto abbiamo ricevuto.
(Certo, mi direte voi che lo Stato avrebbe potuto fare prima e meglio, ma capite da voi che bisogna risparmiare.
Ogni lira o euro risparmiati è tanta gelatina in più)
Sursum corda.
Luigi
(*) Per correttezza, ho tratto da qui l'osservazione:
http://iperhomo.splinder.com/post/14423 ... mPermalink$
Con l'avvertenza che chi prosegue nella lettura lo fa a suo rischio e pericolo.