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30° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d'Armata (CSIR)

Cerco notizie o indicazioni su dove trovarne.

So che i tre Gruppi che ne facevano parte erano su 3 Btr cadauno, ciascuna su 4 pezzi da 105/32. (Tralascio qui i due Gruppi atocampali da 75/46 e le due Btr da 20mm).

Nel primo ciclo di operazioni in Russia il Raggruppamento segui d'appresso le mosse della Div Pasubio (dopo un poco raggiunta dalla 3a PADA), mentri quei poveri Cristi (detto con tutto il rispetto ed ammirazione) della Torino scarpinavano - letteralmente - con tappe di 30 Km al giorno perchè gli automezzi assegnati allo CSIR consentivano il trasporto di una sola delle due Divisioni (non per nulla definite Autotrasportabili e non Motorizzate).

Ora, primo domandone: che cosa diavolo usavano per trainare il 105/32, esempio di cannone moderno e al passo coi tempi? :roll: Perchè, da quello che ho capito, questo pezzo era nient'altro che lo Skoda M15 da 104mm (anzi: 10,4 cm secondo la nomenclatura austriaca), preda bellica della IGM. Allorquando, negli anni 30, fu deciso l'ammodernamento delle artiglierie del RE, la Direzione Armamenti emise una specifica per un nuovo cannone con cui equipaggiare l'artiglieria di CdA in calibro 105mm. Esso avrebbe dovuto avere una gittata di ca 16.500 metri, usare il tubo del 105/28 pesantemente rivisitato dato che le misure del nuovo cannone erano stabilite in 105/40, doppie code ed essere trainato in un solo carico. Quest'ultimo requisito ammazzò il prototipo OTO perchè ciò che l'industria riuscì ad ottenere fu un buon cannone (balisticamente parlando alle prove venne definito molto soddisfacente) che però pesava più dei 4.500 Kg che erano il peso massimo trainabile dai trattori allora in uso resso il Regio Esercito (siamo tra la fine del 1937 e la fine del 1938). Fu quindi deciso, nel 1939, di ricorrere ad una soluzione tampone (!), riesumando gli Skoda M15 preda bellica, ricalibrarli a 105mm così da consentire che potessero usare il nuovo munizionamento da 105mm mod. 32 ed armarci dei Gruppi di supporto di CdA. E i primi pezzi pronti furono quelli inviati in Russia col CSIR. Mi chiedo: fu modificato anche l'affusto? E soprattutto il treno di rotolamento, adattando così questo pezzo studiato per l'ippotraino (ruote raggiate in legno), in trainabile?

Oppure si provvide all'Italiana, provvedendo di carrelli gommati le Batterie su cui incavalcare il pezzo per il traino (soluzione che è riscontrabile in tante foto artiglieresche dell'epoca, anche per i piccoli e 75/27)? Oppure i pezzi venivano smontati e caricati sui cassoni dei camion (quali?), altra soluzione in uso presso il R.E.? Oppure, e credo che sia l'ultima ipotesi, i pezzi venivano trainati così com'erano, con le loro brave ruote in legno, dai trattori (il Pavesi aveva velocità  max di poco più di 20Kmh, forse a quela velocità  le ruote in legno potevano resistere?)?

Generalmente, e passando cioè dai pezzi (di cui so che Messe chiese - invano - la sostituzione col più agevole 105/28) al Raggruppamento, dove (se lo è) reperibile una qualche fonte testuale/internet che ne narri la storia? Memorie, libri, ecc?

Grazie mille :D
Art. Federico
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jolly46
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Ciao Federico,
una prima risposta "a mente".
Direi che il 30° rgpt (gruppi 60-61-62 se la memoria non mi tradisce) era l'unità  a cui apparteneva il S.Ten. Eugenio Corti che sulla tragica vicenda della ritirata scrisse "I più non ritornano", diario mirabile quanto doloroso.
Ti consiglio quindi quel testo che ho recentemente letto con forte emozione e che è disponibile in edizione economica (ti posterò i dati).
Corti, grande scrittore cattolico e perciò emarginato nel nostro panorama letterario, è autore anche di "Gli ultimi soldati del re" sulle vicende del reggimento artiglieria "Nembo" nella guerra di liberazione a cui partecipò con quella unità .

Per i dati ordinativi e tecnici guarderò cosa ho sottomano.
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wintergreen
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Io ho un articolo da Storia Militare, di cui non ricordo l'autore: LE ARTIGLIERIE ITALIANE Difficoltà  economiche e di approvvigionamento costrinsero il Regio Esercito a fare largo uso, accanto ai pochi moderni modelli nazionali, di materiali datati o catturati al nemico.
E' una descrizione generale sul problema, quindi non sa sei di tuo interesse, visto che più che altro vorresti sapere come riuscivano a trainarli!
Se Jolly46 non mi anticipa questa sera vedo se trovo qualche riferimento in Ceva (Storie delle FF AA italiane) e nei soliti volumi dello SME.
Poi dovrei cercare, ma è un poco più dura, su altri libri che ho in archivio. Dovrebbe essercene uno, piccolo, sulle artiglierie italiane uscito venti o trenta anni fa.
E magari nei volumi di Botti sulla logistica c'è qualche riferimento.

Tanto per gradire:
30° Raggruppamento artiglieria di C.A. (C.te col. Lorenzo Matiotti), con:
Gruppi: LX, LXI, LXII cannoni da 105/32;
Gruppi Autocampali: IV e XIX cannoni contraerei da 75/46;
Batterie: 95a e 97a contraerei con cannoni-mitragliera da 20 mm mod. 35.
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Federico
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Grazie Veci :D

sapevo di poter contare su di voi!

Jolly: conosco il bel libro di Eugenio Corti ma quanto mi dici "cozza" con quanto il mio neurone insiste nel dirmi e cioè che il Corti, in Russia, servisse in una Batteria/Gruppo dotato dei magnifici e moderni 149/40 (ricordo il cenno che fa a proposito del fatto che quei pezzi erano praticamente gli unici che l'Italia avesse (altri 12 (6?) finirono in NA, nota mia)). Se il mio neurone ha ragione, allora Corti servì nel 9° Raggruppamento di Artiglieria d'Armata (quello che aveva i 3 Gruppi coi 149/40). Però, ti ripeto: non mi stupirei di essere smentito, dato lo stato della mia memoria.

Non abbiate fretta, comunque. Solo mi piacerebbe sapere qualche cosa di più su questa unità , che si fece tutta la Campagna di Russia, e con quei ferrivecchi oltretutto.

P.S.: ci furono anche dei fortunati che se la fecero coi 149/13, altro modernissimo pezzo. Ma di questi, magari, parleremo più in la :D
Art. Federico
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Ricordavo giusto, Corti era nel LXI gruppo del 30° raggruppamento artiglieria di corpo d'armata (XXXV ex CSIR).
Traggo dalle sue pagine queste informazioni.
I tre gruppi del 30° erano equipaggiati con il materiale austriaco di preda bellica da 105/32 ma in rinforzo al raggruppamento era stato assegnato un gruppo di artiglieria d'armata con moderni pezzi da 149/40 e 210/22 direi proprio proveniente dal 9° raggruppamento d'armata.

Nelle righe dove parla dell'inizio del ripiegamento c'è un breve cenno ai trattori utilizzati per il traino dei 105/28 che vengono definiti come "vecchio tipo Pavesi 4 a benzina".
Più avanti parla di "antiquate trattrici Breda" per i pezzi da 149/40 e 210/22.
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Nel libro di Ceva si parla di trattori Pavesi per le artiglierie pesanti campali e si dice “Il cannone veniva incavalcato su un apposito carrello a sospensioni elastiche dato che le vecchie ruote, nate per il traino a cavallo, non sopportavano la trazione meccanica.
Nello stesso volume c'è un foto (anche se in Africa) di un 149/40 al traino di un Breda32
Ho riletto velocemente alcuni brani del libro (erano anni che non lo aprivo): certo che eravamo messi bene.
Del 149/40 furono costruiti 51 esemplari 36 andarono in Russia e 12 in Africa, come dice Federico, e del 210/22 22 pezzi di cui 12 andarono in Russia con l'ARMIR e 8 (visto che avanzavano) furono ceduti all'Ungheria.
E non si riuscì neppure a costruire la metà  dei pezzi preventivati (meno di 4.000 su 8.000) e si fermò quasi del tutto quella dei pezzi oltre il 90mm!
Il discorso dei limiti dell'artiglieria si allarga a tutta la struttura bellica.
Ho cercato poi di fare un confronto: la dotazione di artigleiria di una divisione (una) di fanteria USA era, oltre ai 75 mm, di 54 pezzi da 105 e 12 da 155, poi mi sono fermato
Ammiro sempre di più chi combattè in quella situazione(molto meno chi li mandò a combattere!)
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Ho trovato un libro che dovrebbe esserti utile
Brizio Pignacca
Ruote in divisa I veciolo militai italiani 1990 1987
Giorgio Nada Editore
1989
C'è anche una foto del carrello elastico che veniva utilizzato per il trasporto delle artiglierie più antiquate.
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jolly46 ha scritto:Ricordavo giusto, Corti era nel LXI gruppo del 30° raggruppamento artiglieria di corpo d'armata (XXXV ex CSIR).
Traggo dalle sue pagine queste informazioni.
I tre gruppi del 30° erano equipaggiati con il materiale austriaco di preda bellica da 105/32 ma in rinforzo al raggruppamento era stato assegnato un gruppo di artiglieria d'armata con moderni pezzi da 149/40 e 210/22 direi proprio proveniente dal 9° raggruppamento d'armata.

Nelle righe dove parla dell'inizio del ripiegamento c'è un breve cenno ai trattori utilizzati per il traino dei 105/28 che vengono definiti come "vecchio tipo Pavesi 4 a benzina".
Più avanti parla di "antiquate trattrici Breda" per i pezzi da 149/40 e 210/22.
Grazie Jolly.

Il mio neurone ricorda nettamente un pezzo in cui Corti dice che dovettero abbandonare li quei moderni cannoni, e un altro in cui alla sua Batteria fu chiesto un intervento a fuoco oltre il Don, nel bosco ove si credeva si stessero concentrando i Russi, perchè quei 4 pezzi erano i soli a poter raggiungere l'obiettivo data la distanza. All'inizio, poi, alla scuola, quando parla del modernissimo pezzo usato alla scuola (direi 149/35 se non addirittura un 149 A, pezzi ad affusto rigido, di questo sono quasi certo (!!!!!)), c'è un commento sul fatto che lui in Russia avrebbe visto i moderni cannoni nello stesso Calibro. vedi tu che scherzi fa il mio neurone?

Il Trattore potrebbe quindi essere un Pavesi Tolotti 40, oppure la Trattrice Pesante Breda 32: decisamente dei ritrovati della tecnica...

Grazie ancora
Art. Federico
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Grazie, winter.

A leggere oggi le memorie degli artiglieri della IIGM viene da piangere.

Non solo in Russia naturalmente, ma anche in NA. Quelle di Piscicelli Taeggi (se non erro era lui il cosiddetto Conte della Scala*) sono interessantissime. Con la prima ritirata fatta in retroguardia con i resti raffazzonati più o meno di una batteria su Pezzi diversi. Coi cannoni con i freni e recuperatori scarichi per cui non funzionavano più e bisognava riportare il tubo in posizione a calci, oltre al pezzo in batteria dopo ogni colpo, uno con una coda rotta, per cui ogni colpo era un rischio per i serventi, il tentativo di ricaricare con olio d'oliva i recuperatori, le fatche sovrumane per trasportare quei catorci indegni e continuare a sparare, le buche scavate sotto alle culatte e alle code per guadagnare qualche grado d'alzo e quindi di gittata per quei cannoni costantemente col fiato corto... e la sorpresa, e invidiosa meraviglia dei serventi nell'analizzare un 25 pdr inglese catturato (88mm), lo spauracchio del NA, bello, funzionale, leggero, veloce da mettere in batteria, il piastrone centrale su cui poter far ruotare di 360° il pezzo in batteria così da poter, eventualmente, fronteggiare un attacco di carri da qualunque parte si presentasse e le ottiche! Ottiche moderne e precise, in cui davvero vedevi qualche cosa attraverso, e non quei cosi così vecchi e usati da fornire una visione annebbiata al puntatore a cui i nostri erano abituati.

Concordo con te: in generale direi che la regola in Italia è che i Comandanti superiori, per non parlare dei politici, sono sempre stati indegni degli uomini che hanno avuto ai loro ordini.

Ciao
Art. Federico
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Von Kleist
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Interessante. Qualcuno saprebbe consigliarmi un libro sulla campagna del 1940-41 in Africa Settentrionale ai tempi di Graziani? Mio nonno era un artigliere del 55° Reggimento Artiglieria "Brescia", e si trovava in AS dal 1939.
La nostra patria per noi sono i villaggi, i nostri altari, le nostre tombe. La nostra patria è la nostra Fede, il nostro Re. Ma la loro patria che cos’è per loro? Voi lo capite? Loro l’hanno in testa, noi la sentiamo sotto i nostri piedi.
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Luigi
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Von Kleist ha scritto:Interessante. Qualcuno saprebbe consigliarmi un libro sulla campagna del 1940-41 in Africa Settentrionale ai tempi di Graziani? Mio nonno era un artigliere del 55° Reggimento Artiglieria "Brescia", e si trovava in AS dal 1939.
Se ti interessa la parte "storica", presumo che non vi sia nulla di meglio che l'opera del Gen. Montanari edita dallo USSME. Sono diversi volumi, per cui se vuoi qualcosa sempre interessante, ma più maneggevole (e meno dispendioso) c'è "Rommel in Africa settentrionale", o qualcosa di simile, di Massignani-Greene.

Se vuoi più il lato "umano" dell'ultima campagna d'Affrica, consiglio "Fronte d'Africa: c'ero anch'io". È un po' diseguale come distribuzione temporale del materiale, per cui sul periodo che ti interessa vi è meno che sul 1942, però le testimonianze sono molto belle. Da artigliere ricordo su tutte quella dei 149 "lunghi" alla difesa di Bardia, coi pezzi puntati a tiro diretto contro la fanteria e i corazzati nemici irrompenti e il terreno antistante praticamente "arato" ad ogni colpo.

Di specifico sulla triste vicenda del '40-'41 io non ho letto nulla, per cui non posso dare consigli più mirati.
Altri saranno certo più esaustivi :wink:
Mandi.
Luigi

P.S.: Federico, c'è ne tuo ultimo intervento un asterisco volante che forse rimanda ad una nota rimasta in tastiera. O è segno rivolto a pochi iniziati? :P
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No, la prima che hai detto, Luigi, grazie. Come vedete il neurone è stremato :lol:

Oderisio Piscicelli Taeggi, Diario di un Combattente dell'Africa Settentrionale. Quasi introvabile, avviso subito visto che il libro, del 1946, venne ristampato negli anni '70. Interessantissimo, però. Dopo la prima parte Artiglieresca classica, con gustosi quadretti sugli alti comandi (da piangere), la seconda e ultima (quando il nostro ritornerà  in NA, in Tunisia) parla della celebre azione dei Semoventi da 75 contro gli Alleati. Taeggi era il comandante del reparto.

Ora, non vorrei sbagliare, ma esistono delle celbri foto in cui si vede una camionetta Inglese di preda bellica con sul cassone montata una scala a pilo che punta verso il cielo. In alcune si vede un Ufficiale Italiano appollaiato lassù a sbinocolare. Viene detto che per questo l'Ufficiale fu soprannominato Conte della Scala. Nelle meorie di cui sopra Piscicelli Taeggi riferisce di essersi inventato l'accrocco della scala sulla camionetta inglese per poter avere un punto d'osservazione innalzato. Ne deduco che Piscicelli Taeggi fosse il Conte della Scala.

La vita degli artiglieri italiani, su qualsiasi fronte, fu frustrante. Sempre a corto di gittata, inferiore alla nominale data la vetustà  dei pezzi, usurati da decenni d'uso (e una guraa almeno sugli orecchioni). Sempre con mezi di trasporto di fortuna, pezzi da incavalcare su carrelli per il traino, oppure da issare sui cassoni... ma vi immaginate che cosa significava fare la guerra ai tank inglesi con, che so io, un 75/27 con le ruote ancora in legno, o - poveri Libici nostri - con un 77/28?

Taeggi riferisce un episodio: lui era sulla scala a sbinocolare una colonna inglese che sfilava veloce a qualche Km di distanza. La sua Batteria (raffazzonata) schierata li vicino (era il Comandante di batteria a osservare e dirigere il fuoco, quasi a mente, in quei frangenti ove la velocità  d'esecuzione era tutto). Sotto alla sua scala si ferma un mezzo MOLTO famoso in quel deserto. Ne scende Rommel che, pure lui, aveva visto gli inglesi. Dopo un paio di minuti, visto che non succedeva niente, diede in escandescenze e disse, anzi: urlò di fare fuoco e prendere sotto tiro la colonna inglese. Intanto la Batteria non solo non eseguiva quanto sbraitava Rommel, ma stava impacchettando tutto per andarsene chissà  dove. Rommel diede in escandescenze: pretendeva che si sparasse contro agli inglesi. Taeggi, gesticolando verso i suoi Pezzi perchè facessero in fretta, si apprestò a scendere e disse a Rommel: non posso: non ho la gittata. Ora ci stiamo spostando più sotto agli inglesi, per poterli ingaggiare. Se vuole permettermi... avrei da fare. E salta sulla camionetta, che lo attendeva.

Non parliamo poi dell'episodio riferito da Luigi: immaginatevi di fare tiro controcarro con dei 149/35, pezzi buoni, nel 1915-18. Ma erano ad affusto rigido... sapete cosa vuol dire, vero? Che dopo ogni colpo sparato, i serventi dovevano riportare in batteria il pezzo, (Kg 8.200 circa (!)) che non essendo dotato né di freni di rinculo, nè di recuperatori, non poteva fare altro che rotolare sulle sue enormi ruote di qualche metro indietro. Per questo dietro alle ruote si montavano le panche, sorta di scivoli inclinati, in modo da rallentare la corsa indietro del cannone e di farlo tornare più agevolmente verso la sua posizione iniziale. Ovviamente, e chi ha servito al pezzo saprà  cosa sto per dire, questo significa anche che tutto il puntamento/allineamento del pezzo andava rifatto. E intanto i tank ti arrivavao addosso, sparando come matti, e tu non avevi nemmeno gli scudi dietro cui ripararti. E quelli sono stati li, a tirare granate da 149 contro ai carri inglesi, fino a quando non gli sono passati sopra, i carri superstiti, o quasi. Per poi sentirsi dare dei codardi nei libri di scuola, al cinema, e dovunque.
Art. Federico
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Von Kleist
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Grazie delle informazioni :wink:

Ecco una foto: Libia 1940 - 55° Reggimento Artiglieria Divisionale "Brescia" - 1° Gruppo:
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Se può interessare su Tuttostoria di ottobre c'è un libro su Le macchine Pavesi (trattrici-trattori e rimorchi)

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