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Amarcord d'Arresto

Colgo al balzo la palla lanciata dall'amico Andrea Cavalli e rinvio con questo racconto, da me scritto, completamente farina del mio sacco e visibile al link:

http://www.paginedidifesa.it/storie/index.html

di Pagine di Difesa, dove si possono leggere anche altri contributi di nomi a noi noti... :lol:

Non si tratta di "vita vissuta" in distaccamento di guardia, ma di vita in caserma, tanto per cominciare.




Un sottotenente con l'accento veneto

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di Maurizio Tosi
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Un freddo pomeriggio di un giorno d'inverno: anno 1983. Un cancello automatico, pitturato con i colori delle mostrine che ti avevano consegnato al mattino, che si chiude alle tue spalle. "Ecco - ho pensato con una sensazione mista di sconforto e rassegnazione - ci siamo. Dovrò stare in questo posto sperduto per altri undici mesi". Destinazione: una piccola caserma in una piccola frazione in un piccolo paese, vicino al confine nord-orientale, in Friuli Venezia Giulia.
Era la seconda volta che provavo quella sensazione, avuta per la prima volta da poco più di un mese, in un'altra caserma, molto diversa, a Udine. Noi che ci eravamo passati per l'addestramento, la soprannominavamo "Alberghinz". Ma che differenza, fra la piccola e l'Alberghinz! Ci portarono tutti nell'aula dedicata all'istruzione e ci dissero, con fermezza e non celato orgoglio, che eravamo "Fanti d'Arresto". "Scusate - pensai - che siamo? Fanti de ... non ho capito" ma, ovviamente, non proferii parola mentre il vice comandante del battaglione cominciava a parlare della gloria del reparto, della sua funzione attuale, di non avvicinarci troppo al confine, di cosa dovevamo fare e di come dovevamo eventualmente comportarci se gli jugoslavi ci avessero fatti prigionieri e se fossimo stati attaccati da terroristi.

Non sto scherzando, disse proprio così: "Nome, grado e numero di matricola. Solo questo dovete eventualmente dire, se fatti prigionieri, anche in caso di tortura". Fu una platea di ascoltatori silenziosa che poi seguì, sempre muta, anche la sequenza dei vari nomi di ognuno di noi e delle destinazioni alle varie compagnie e alla caserma distaccamento, fra l'altro dipinta a Udine come la peggiore delle possibili destinazioni, quasi anticamera dell'inferno: "Ti mando a Purg…!"

Riuscii a scamparla e finii alla 4^ compagnia, una delle operative alla sede comando. Uscimmo mentre nel frattempo era calata la sera e tutti andammo alle rispettive camerate delle compagnie assegnateci, accompagnati da un "vecchio". "Ma no, esagerazioni! Vedrete, non si sta poi così male" disse mentre ci faceva strada. L'accoglienza dei "vecchi" in camerata fu gelida e incuriosita, soprattutto quella dalla "borghesia" che ci disse solo, indicandoci: "Lo sai che tu, mi stai portando il congedo?".

In base agli incarichi il caporale di giornata ci disse poi dove dovevamo sistemarci, chi nella camerata assaltatori, chi nella cannonieri, chi nella mitraglieri e, con mia e altrui meraviglia, trovai Claudio P. un vecchio compagno di scuola di quando ero bambino e che non vedevo da tanto tempo, essendomi io trasferito per motivi familiari in un'altra città . Adesso lui è morto, ma questa è un'altra, triste, storia. "Meno male - pensai - un sostegno da lui l'avrò". Ma lo sconforto aumentava pensando sempre al fatto di doverci restare per altri undici lunghissimi, interminabili mesi.

Neanche il tempo di organizzarci ed entrò in camerata, come una furia o un pazzo, un sottotenente, piccolo ma veramente arrabbiato, cominciando a imprecare in bresciano, chiedendo del sergente e del caporale di giornata. Questi, senza perder tempo, accorsero e letteralmente scattarono sull'attenti. Immediatamente dopo, fummo chiamati a rapporto dal sergente che ci inquadrò davanti al sottotenente. "Ma dove credete di essere - gridò - non si sta così sull'attenti, fate pena, ma da dove venite!" Impettito sul migliore degli attenti che mi riuscì al momento, il mio pensiero diventò: "Ma questa è una gabbia di matti. E per fortuna che non sono andato a Purg...... ! E ci devo restare un anno. Come farò? Come farò?".

La scena continuò, con il pazzo che ci vomitava addosso improperi e soprattutto ci faceva vedere "come si fa" da un povero caporalmaggiore che, a suo ordine, continuava in una serie di attenti-riposo-attenti-riposo a ripetizione e in più faceva fioccare punizioni a destra e a manca a tutti indistintamente. Poi la sequenza di attenti-riposo a raffica toccò a noi, su ordine del caporalmaggiore, sempre sotto il controllo attentissimo del pazzo. Ovviamente ci punì tutti: non andava ancora bene. Secondo lui non eravamo nemmeno l'ombra di una recluta, figurati di un Fante d'Arresto.

Come era entrato, stanco della cosa uscì, sollevando tutti i presenti, che ritornarono alle attività  precedenti: chi si stava preparando per la doccia, chi per la libera uscita, chi di servizio armato ritornava al corpo di guardia. Il mio ex compagno, vedendomi perplesso, mi prese un po' in disparte e mi disse di non preoccuparmi più di tanto. "Dici?" risposi alquanto preoccupato, "Ma come fate a resistere?" "Si fa fatica, ma ci si abitua" fu la breve risposta.

Dopo poco il sergente di giornata ci richiamò ancora una volta e ci disse che dovevamo andare immediatamente a rapporto, tutti i nuovi e tutti i graduati di truppa, dal capitano R.M. comandante della compagnia. Entrammo in fureria e ci ponemmo sull'attenti. L'ufficio era piccolo, con la scrivania del capitano, quelle dei due furieri, uno schedario e un paio di armadi.

Alle pareti, un quadro raffigurante un guerriero poggiato a una lunga spada e alcuni calendari del battaglione. Seduto alla sua scrivania, il comandante, il capitano R.M. Sguardo fiero, occhio scrutatore. Ma il mio sguardo dopo andò alle spalline delle mimetiche dei presenti: il sottotenente di prima - il pazzo - vestiva ora i neri baffi da caporalmaggiore e il povero caporalmaggiore costretto alla serie interminabile di attenti-riposo era il sottotenente che ci stava presentando al comandante.

Capii cos'era successo e pensai al mio amico: "Grazie Claudio, mi hai fregato per bene anche tu". Dopo la presentazione complessiva di noi tutti nuovi, il capitano cominciò a chiedere informazioni a tutti noi, personalmente. Arrivò anche il mio turno: "Mh, finalmente abbiamo un altro incarico 216A, un futuro sergente. Ma lei, cosa sa fare?" Imbarazzo più totale... e silenzio.

Sempre lui: "Non abbia paura, intendo, sa fare il meccanico, il falegname o roba del genere?" Risposta: "No, signor capitano, so disegnare". "Sa disegnare, e cosa disegna di bello?" "Ho fatto l'istituto tecnico, sono perito industriale, quindi disegno tecnico, ma per diletto dipingo a olio, a pastello, disegno figurativo, insomma". "Bene, bene, un pittore. Diciamo che lei sa disegnare solo per la 4^ compagnia!".

Dopo una più o meno analoga scena per tutti (eravamo in nove nuovi) uscimmo, accompagnati dai due sottotenenti e dai graduati. Poco dopo, questi scoppiarono in una fragorosa risata e cominciarono a dirci che era tutto uno scherzo: "C'eravate cascati? Siete proprio dei microbi, microbiii! Ma non è affatto così. Sì, è un po' dura, ma in fondo si sta bene".

Entrammo in camerata e lì i "vecchi" ci accolsero con un'altra risata enorme, ma veramente enorme. La sceneggiata si ripeteva, costantemente, all'arrivo di ogni nuovo scaglione. Ecco la semplice cronistoria di un arrivo e di una scherzosa accoglienza. Chi fu, secondo voi, il pazzo e falso sottotenente al mio congedo? Io, naturalmente. L'unica differenza fu che non parlavo bresciano, ma avevo l'accento veneto.


Se non l'avevate già  letto, spero vi sia piaciuto.

Ora tocca a voi...
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Ottimo Maurizio! prego Ax di esaminare la possiobilità  di raccogliere questi scritti in una apposita sezione allo scopo di poterli rileggere di tanto in tanto. :D
La Max Trid.
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Bel racconto, lo avevo già  letto ma non ero stato affatto attento al nome dell'autore :oops:
E grazie alla tua segnalazione ne ho notati altri, che avevo già  letto di un nome noto....

Mandi!
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Bellissima storia, compimenti!
Ne feci io una simile al 7° "Cremona" in occasione dell'arrivo dell'11/97. Io ero sergente di giornata e toccava a me quindi fare il contrappello. Un mio commilitone aveva un "grado" da capitano che mi feci prestare. "Camertata attenti!" Gridò il piantone. Inutile descrivere i "petti in fuori e pance in dentro" immortalati vicino alle brande, preoccupati dall'arrivo improvviso del Capitano! E siccome sono cattivo, il contrappello partì un minuto prima che i poveri cristi potessero infilarsi i pigiamini. I vecchi rispondevano al contrappello "massicci e caxxuti!", mentre le spine cercavano di essere almeno uditi, ma si sentiva che la loro voce un po' tremava. Passai in rivista mutande in disordine e calzini abbassati. Tutti puniti, naturalmente. Ma ahimé il mio gioco finì prima del tempo perché arrivò il vero capitano e feci appena in tempo a togliermi il grado e ritornare ad essere il sergente di giornate. Il capitano entrò e trovò le reclute tutte sorridenti.

P.S.
Non ho subito ritorsioni, naturalmente! :lol:
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Ehi, d'arresto...
... il Gran Maestro delle Fortificazioni vi ha chiamato a rapporto... possibile che non abbiate alcun aneddoto "raccontabile" da raccontare?
(:so:) Personalmente, ne ho pronto un altro, ma lo pubblicherò solo dopo averne letto uno dei vostri :mrgreen: .

Buona scrittura.
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Ricordi.

120Fornovo ha scritto:Ehi, d'arresto...
... il Gran Maestro delle Fortificazioni vi ha chiamato a rapporto... possibile che non abbiate alcun aneddoto "raccontabile" da raccontare?
(:so:) Personalmente, ne ho pronto un altro, ma lo pubblicherò solo dopo averne letto uno dei vostri :mrgreen: .

Buona scrittura.
Dammi qualche giorno di tempo... (:comp:)
Stefano
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Re: Amarcord d'Arresto

120Fornovo ha scritto:Colgo al balzo la palla lanciata dall'amico Andrea Cavalli e rinvio con questo racconto, da me scritto, completamente farina del mio sacco (...)
Promosso a pieni voti.
Ben scritto e divertente!
:D
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pensavo d'essere stato l'unico a fare l'ufficiale cattivo....
l'ho fatto anche io con nuovi che mi portavano il congedo. Li avevo fatti preparare per tutta la giornata dai vari caporali e dal sergente di giornata.... una visita improvvisa durante la notte da parte del Capitano "chi si ricorda il nome". Nessuno riusciva a prendere sonno, tutti con gli occhi chiusi ma l'orecchio teso, chi era in camera con loro mi disse che non si muovevano nel letto per paura di stropicciare troppo le coperte. Erano freschi di CAR e con le brande rigorosamente fatte come da regolamento.... Dopo qualche interminabile ora, finalmente si spalanca la porta al piano terra e urlante entra un capitano (addirittura....) urlante e sbraitante come una locomotiva.... Ovviamente il piantone si prese la prima raffica di giorni di consegna, stessa sorta per chi usciva dai bagni, alla fine il perfido ufficiale era dietro la porta dei poveri neo-soldati. Il buio tagliato da una lama di luce, un urlo che li fece scattare tutti sull'attenti al fianco della branda.... Entra finalmente il capitano, becco il primo e gli chiedo di presentarsi, questo con voce titubante recita la formula magica che gli donava l'identità ..... Ed ecco il classico "NON SENTO", "LEI CAPORALE HA SENTITO QUALCOSA" rivolgendomi al mio complice... e lui " SIGNOR NO..... " " BENE, LEI QUINDI NON SI LAVA LE ORECCHIE..... PUNITO!!!".... Beh, dopo aver messo in punizione tutta la compagnia, finalmente svelo la mia vera identità , scusandomi anche per averli presi in giro.... In risposta ebbi molta simpatia e rispetto.... che fu sempre reciproco. Nulla di chè ma sempre piacevole da ricordare.
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Incredibile... PAO

Appurato che lo STen M26 latita nella pubblicazione del suo intervento, provvedo alla pubblicazione - contravvenendo alla regola autoimpostami - di un ulteriore piccolo racconto di vita vissuta.
Niente invenzioni: è tutto vero.




Incredibile... PAO

Essere di PAO (Picchetto Armato Ordinario) era considerata una "rottura", ma non più di tanto: fra i servizi armati in caserma, era sicuramente il meno odiato, assieme al PIS (Picchetto Intervento Speciale), analogo nella sostanza, ma fatto solo dagli incarichi 13A e 213A, quelli che noi chiamavamo gli "assaltatori".
Sicuramente, meglio che essere di guardia o di corvee cucina.
Io poi, quella sera, caporal maggiore anziano a un paio di mesi dal congedo, ero Sergente di giornata: una pacchia, la sola "rottura" era l'impossibilità  della libera uscita.

Orbene, dovete sapere che il PAO e il PIS, nella piccola ex caserma Nadalutti di Ipplis, erano ospitati in una delle stanze in cui era suddivisa la camerata della mia 4^ cp.
Era nella prima stanza all'ingresso: ottima cosa, per noi mitici della 4^, che non dovevamo così organizzare anche il servizio di piantone notturno in camerata (cosa invece che le altre cp. facevano) perchè - fortunelli - avevamo già  un piantone sempre attivo, quello del PAO appunto.

Avvenne che uno STen di un'altra cp. e particolarmente "amato" (eufemisticamente parlando, capiamoci...), comandante del PAO quella sera, chiamò l'allarme.
La tromba suonò, echeggiando sulle note che a parole si potrebbero così cantare: "Picchetto, picchetto maledettoooooo... Picchetto, picchetto... etc..." e tutto il PAO e tutto il PIS, come richiesto, scattarono fuori dalla camerata e si radunarono, di corsa, davanti al Corpo di Guardia.

La cosa, per me, non rivestì particolare importanza, se non per il fatto che avevamo un paio di commilitoni di cp. quali fanti al PAO: ancora "microbi" ma elementi, comunque, alquanto scaltri e capaci di badare a se stessi e che, normalmente, non creavano fastidi.
Ripeto: una serata veramente tranquilla.

Ma dopo circa un quarto d'ora il PAO e il PIS rientrarono in camerata ridendo a squarciagola.
La cosa insospettì tutti i presenti: che azz poteva essere successo in una normalissima esercitazione di allarme, chiamata quasi tutte le sere?

Nella Nadalutti esisteva, come penso in tutte le caserme, un monumento in onore del reparto e dei suoi Caduti (il nostro era di marmo bianco, con lo stemma del battaglione, a colori, in leggero rilievo): a circa un paio di metri e davanti a questo, nel prato antistante, c'era una piccola vasca piena d'acqua e con dei pesci rossi che vi sguazzavano beati, abbondantemente accuditi un po' da tutti. Qualcuno, al rientro dalla licenza, portava loro da casa il mangime: ah, l'amore per gli animali...

Orbene, chiedendo il perchè della fragorosa risata, che non accennava a diminuire, la sghignazzante risposta fu: " Il sottotenente ........ ha inventato il Picchetto "Acquatico" (non) Ordinario !!!!".
Il malcapitato, preso dalla foga dell'esercitazione, correndo, era scivolato e caduto - per distrazione aggravata dal buio - nella vasca dei pesciolini di cui sopra.
Ovviamente, lo Sten fu aiutato a uscire dall'imbarazzante bagno - per fortuna non si era fatto male più di tanto - e andò, di corsa e nascostamente, per quanto gli fu possibile, nei suoi alloggi a cambiarsi: l'esercitazione venne sospesa "per causa di forza maggiore", nel più totale imbarazzo dei fanti presenti, liberatosi poi in quella grassa risata al rientro.

Ma ve l'immaginate la scena come, allora, me la sono dovuta immaginare io?
Dopo aver interrogato i ns. commilitoni fanti al PAO - che non riuscivano ancora a parlare e avevano quasi le convulsioni - uscimmo dalla camerata ed effettuammo un accurato sopralluogo alla ricerca di possibili tracce, non riuscendo a frenare noi stessi le risate e i commenti cattivi.
L'unica traccia che vedemmo fu il prato bagnato e la minor quantità  di acqua nella vasca: i pesciolini li potemmo contare solo il giorno dopo. Fortunatamente, anch'essi erano tutti incolumi!

Nel frattempo, la sera stessa, la notizia - incontenibile - travolse tutta la caserma come un'ondata di un fiume in piena... e la già  poca reputazione di cui godeva lo STen presso la truppa si può dire che, letteralmente, scivolò in basso, colando a picco e poi affogò: per molto tempo le battute sull'accaduto si sprecarono.
Si vociferò di una futura collaborazione fra fanti d'arresto e lagunari, forse addirittura di un'esercitazione congiunta con la Marina militare e di alcuni corsi futuri per l'utilizzo di costosissime e segretissime armi subacquee (siluri in postazione protetta nel Natisone?) fino ad allora tenute rigorosamente nascoste e da usarsi solo dopo un accuratissimo e selettivo addestramento.
La stessa voce disse anche che, alla fine del corso, i partecipanti avrebbero ottenuto un nuovissimo incarico di f.arr.: quello di PAOmbaro. E il corso era solo per volontari veramente "oltre la morte": da fanti "d'arrosto" a fanti "in umido".

Non oso pensare a quante bottiglie il malcapitato fu costretto a pagare al circolo ufficiali.
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Mea culpa

:oops: promesso, in settimana posto qualcosa.
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Re: Mea culpa

M26 ha scritto::oops: promesso, in settimana posto qualcosa.
:lol: Hi, hi, hi: Promessa da fante "d'arrosto" o da fante "in umido"? (:s:)
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Fante d'Arrosto

Ovviamente parola di Fante d'arrosto.

Pur disponendo anche noi a San Lorenzo Isontino di una vasca con i pesciolini rossi, ci mancava totalmente la specializzazione e l'addestramento specifico del vostro ufficiale di picchetto.....ha sbagliato specialità : doveva andare ai Lagunari. (:m:)
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Meglio tardi che mai.

Scusandomi per il ritardo occorso...

E' un piccolo treno diesel quello che ci trasporta in una soleggiata mattina di luglio attraverso la campagna romana. Piccoli borghi scorrono dai finestrini. Pascoli di erba rinsecchita dal sole sono preda di greggi di pecore; pini marittimi cingono i casali agricoli, un acquedotto romano sovrasta imperioso la pianura, infine gli immensi tralicci di Radio Vaticana ci segnalano che la nostra destinazione ferroviaria è giunta: Cesano di Roma.
La stazione è più piccola di quanto uno potesse immaginarsi.
E così un folto gruppetto di ragazzetti, bagagli alla mano ed in spalla, cerca di orientarsi, ma la direzione è subito a tutti chiara: una lunghissima e dritta strada parte dalla stazioncina, costeggiando il muro di cinta di una caserma per perdersi in lontananza verso un gruppetto di costruzioni. Non rimane che una cosa da fare, iniziare a camminare.
Il sole è ormai alto in cielo ed il caldo secco ed intenso si fa sentire bene. Eccoci qua, davanti l'ingresso della caserma, la Scuola di Fanteria e di Cavalleria, pronta ad accoglierci per i prossimi sei mesi, se tutto va bene. Respiriamo gli ultimi istanti di vita da civile, ci facciamo coraggio ed entriamo.
Nel piazzale adiacente l'ingresso un carro L3 ed un M47 simboleggiano la storia dell'Arma di Cavalleria. Saliamo su alcuni pulman. Si parte, attraversiamo l'intera caserma: enorme, con un'infinità  di strade, viali alberati, alloggi, edifici e magazzini, l'immenso prato dedicato alle cerimonie. Poi giù tutti, implotonati in attesa della rispettiva registrazione e della conseguente assegnazione al battaglione, compagnia, plotone. Ognuno guarda la propria cartolina di chiamata. Fra una marea di fanti meccanizzati, motorizzati, bersaglieri e cavalieri ci sono anche i lagunari ed i paracaduti, ma sono presenti pure i fanti d'arresto. Ci dividono per compagnie e plotoni.
Gli AUC istruttori ci prendono in consegna per condurci alle camerate. ‘Presto! Veloci! Muoversi!' Si lasciano i bagagli presso le rispettive brande e via di corsa a prendere il gavettino e le posate. ‘Adunata!' Tutti in mensa a mangiare, o meglio a ingurgitare qualcosa in velocità , perché urlano che bisogna muoversi, fare in fretta per la successiva adunata. ‘Corri! Corri!' Lasciamo il gamellino in camerata e tutti di corsa in adunata. Ci si implotona ed inizia l'addestramento formale: bisogna imparare in tempo zero come ci si implotona, come ci si allinea, come ci si muove ai comandi, come si batte il passo, come ci si presenta. Poco importa se si è ancora in abiti civili e qualcuno indossa scarpette da vacanze al mare, bisogna marciare ovunque e battere il passo, sempre. Così tutto il pomeriggio. E' tutto un correre fra continui urli e cazziatoni degli istruttori. Altra adunata per il rancio. Altra cena in velocità  e di nuovo addestramento formale. Poi di corsa alle compagnie. Tutti in camerata a svolgere le pulizie prima del contrappello. ‘Veloci! Muoversi! Tu!' ‘Comandi!' ‘Starsera sarai il capo cameretta!' ‘Comandi (ma porca …)'. Qualcuno nella camerata tira fuori una radiolina. E' la sera del 3 luglio 1990. Ricordate? C'è la semifinale dei campionati del mondo di calcio, a Napoli si gioca Italia - Argentina.
Bisogna velocizzare, manca poco al contrappello. ‘Alza il volume della radio'. GOAL. Un boato riecheggia dal Comando Compagnia. ‘Chi ha segnato?' ‘Totò Schillaci, ancora lui!' Ma Zenga non coglie l'uscita giusta e Caniggia pareggia. Il finale lo conosciamo e dal comando Compagnia l'iniziale euforia degli ufficiali istruttori è mutata in un inquietante silenzio.
Siamo l'ultima camerata ad essere ispezionata. L'attesa è lunga. Tutti gli allievi sono davanti alla propria branda in posizione di riposo, i capi cameretta ed il piantone attendono lungo il corridoio. Arriva il gruppo degli ufficiali e all'ordine è tutto un scattare sull'attenti. Volano urli e cazziatoni per ogni qualcosa. Ma la buriana passa, all'ordine di riposo il piantone chiude le luci. Meno male è finita. Finita?? Questo è appena l'inizio!
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... toh, finalmente!
:wink:
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