Ma Jolly ha, come sempre, ragione.
Il processo sportivo è un non processo per definizione. Già la giustizia "normale", cioè quella dei Tribunali, in Italia funziona (per modo di dire) male, fuguriamoci quella sportiva (cioè del calcio).
E' ovvio che una sentenza pronunciata solo in base alle parole dell'accusa, che nemmeno ha proceduto per suo conto alle indagini ma si è vista arrivare sulla scrivania quintalate di carte raccolte da soggetti terzi, senza che la difesa possa produrre sue indagini o almeno testi a discarico, è un'assurdità che si sperava finita ai tristi tempi dei "tribunali del popolo" del 1945.
Però: siamo proprio sicuri che il sistema, così comìè, non vada profondamente a genio a tutti i membri del sistema stesso? Che, cioè, alla stessa maniera di certi Tribunali italiani (o meglio: di certe procure) il fatto che l'unica vera pena che un sogetto debba subire per i torti commessi (o spesso solo supposti) sia una bella gogna mediatica e poi, chi s'è visto s'è visto?
Prendiamo Moggi e Giraudo (Della Valle mi piacerebbe ancor più inserirlo ma essendo Presidente Onorario della Fiorentina, non è un legale rappresentante a tutti gli effetti): sono i legali rappresentanti di una società quotata in borsa. Posto che la Procura di Napoli si sta tutt'ora occupando di loro, ma ci pensate che cosa vuol dire, per dei personaggi ricoprenti quelle cariche, anche solo il sospetto, la chiacchiera di aver posto in atto o conosciuto ed essere parte di un sistema atto a modificare il normale svolgimento dell'attività del loro mercato di riferimento?
Se si trattasse di una qualsiasi altra società , la CONSOB sarebbe intervenuta da tempo immemore, disponendo per lo meno la sospensione cautelativa del titolo.
Provate voi, comuni mortali, ad amministrare ad esempio una società di profilattici quotata in borsa a Milano, ed un lunedì andando in ufficio, leggere sul giornale che la società da voi amministrata (cioé: voi personalmente!) è sospettata di mettere sul mercato prodotti bucati perchè, poniamo, l'azionista di riferimento è un fervente nazionalista e vuole ripopolare l'Italia. Come minimo vi trovereste la Finanza alla porta dell'ufficio ad aspettarvi, sempre che non sia già passata da casa vostra per arrestarvi.
Qui si parla di truffa, anche se nessuno lo dice esplicitamente. E sono complici tutti, compresi coloro che (lo dico da intersta all'acqua di rose

) sventolano oggi una verginità ed una purezza perse anni ed anni fa, sempre che le abbiano mai avute.
Che poi ci sia stato qualcuno che ha saputo e voluto sfruttare meglio il sistema, ed altri che non ci siano riusciti, poco cambia: il tifoso col biglietto dello stadio, lo scommettitore del totocalcio e lo stato che su di questo incassa fior di quattrini sono stati tutti truffati, per credo l'equivalente di qualche migliaio di miliardi di lire di una volta. E badate bene: in certe cose, con la montagna di quattrini dei risparmiatori (siano essi azionisti delle società - caso più grave ma meno diffuso, o semplici tifosi e/o scommettitori - caso meno grave ma ben più numeroso) che girano, certe autorità avrebbero dovuto intervenire secoli fa, non mesi fa.
Ma siccome "c'è la giustizia sportiva" moderna panacea laica, nemmeno fosse l'invocazione di un prelato sulla Giustizia Divina, tutti zitti. E in silenzio, con un bel nulla di fatto finirà . La stessa maggiore imputat si è presentata in aula sportiva (cioè in un non luogo, in definitiva), suggerendo quella che per lei potrebbe essere una pena accettabile. Punto più, punto meno è ciò che ha ottenuto in primo grado. Ora c'è il TAR (mossa tattica di ricatto: dammi la sentenza per me accettabile ed io ti faccio partire il campionato, sennò ciccia), poi il secondo grado. Ed infine, dopo tanto rumore per nulla, tutto e tutti come prima, a far soldi alla faccia dei tifosi.
Ciao
Art. Federico
40a Btr, AMF(L)
Gr.A.Mon. "Pinerolo"
(4° Rgt. A. Mon.)
Brigata Alpina Taurinense
3°/86