"Fratelli, quello che facciamo in vita riecheggia nell'eternità "
von Kleist ha scritto:Dovete credermi, quando leggo la frase "gli Alpini non esistono più" per me è come una ginocchiata nelle pa##e, e questo lo dico da profano. Per la maggiorparte degli utenti che frequentano questo forum e che hanno fatto la naja nelle TTAA deve essere molto ma mooolto più doloroso.
Posso capire che gli alpini come li intendavamo fino a qualche mese fa sono andati definitivamente a farsi benedire, ma questa frase mi sembra ingiusta anche verso coloro che oggi seppur nel loro piccolo magari ancora ci credono e continuano ad essere Alpini.
Terminata la tregua olimpica ti dirò, caro bocia feldmaresciallo, che la penso come te.
È una frase ingiusta.
Primariamente proprio perché, come dici, ci sono ancora ufficiali, sottufficiali e militari di truppa che credono in quello che fanno, e per i quali ancora
"Soldier is a state of being, not a job description" (firma in un NG inglese di un combat vet della 3rd Infantry USA). Uomini che vedono ogni giorno cosa stia diventando l'esercito, ma che non mollano. Non cadiamo perciò nello stesso errore di chi giudica la Leva senza averla fatta, insudiciando tutto con la bassa politica.
E poi perché non sono così sicuro che noi si possa fare tanto i moralisti.
Scriviamo che gli alpini in armi pensano solo al 24 del mese, non hanno alcun interesse per le tradizioni e sono pure male addestrati, e poi? Alla prova dei fatti ci comportiamo allo stesso modo.
Io pensavo che almeno noi sopportassimo gli ordini malmessi perché questo è il dovere di ogni soldato, perché portiamo le stellette, perché non si è mai dato di un Alpino che si tiri indietro. E invece... doppio stipendio e sci gratis, ecco cosa ci muove.
A me dispiace che al Reggimento ci sia magari personale indegno della tradizione.
Però non posso negare che questo succedeva anche con la Leva e che, soprattutto, fino a quando la sua Bandiera sarà in una caserma e non al Vittoriano la sua tradizione vivrà . Perché i soldati vanno e vengono, e se servono solo tre anni per rifare una nave, per rifare un battaglione ne basta mezzo.
Tanto per dirne una, dopo anni di oblio, l'estate scorsa il 7° Alpini ha ripristinato la Marcia della Penna. Quindi nervi saldi, occhio sveglio e mente limpida, ché la battaglia è ancora lunga ed a morire c'è sempre tempo. E gli alpini moriranno quando chiuderà il loro ultimo reparto, non prima.
Rimane infine quello che va detto sempre sottovoce, quasi in un sussurro, perché è troppo alto per noi. I ragazzi con il 3 nell'occhiello sotto l'aquila, di fronte ai T34 che rollavano incuranti dei colpi EP, non se la diedero a gambe. Infilarono un altro proiettile in culatta, chiusero l'otturatore e azionarono di nuovo la leva di sparo. Una volta, e poi un'altra ancora, finché il carro non scingolava o iniziava a bruciare. O fino a quando un'esplosione più vicina non poneva fine alla loro giornata terrena.
Io non voglio essere tra coloro che chiuderanno il 10° Reggimento o, peggio, il Corpo.
Perciò zaino in spalla e fucile alla mano.
E sguardo basso, altrimenti in montagna si rischia di cadere.
Mandi.
Luigi