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cavalli
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Carissimo Luigi:
ho fatto parte dell'ANA sezione cadore per 25 anni, da sei me ne sono andato in modo elegante perchè non condividevo e non condivido le direttive e scelte fatte in sede Nazionale;
non faccio parte della PC ANA, per ovvi motivi, però faccio parte del Gruppo Comunale Volontari di Protezione del mio comune, questo Gruppo come gli altri omologhi del Friuli sono stati istituiti con legge regionale,pertanto non sono delle organizzazioni fatte per mungere fondi o sfoggiare colorate uniformi, se vuoi in separata sede ti potrò ragguagliare meglio.
Abbadia ha ragione per quanto riguarda gli interventi, purtroppo e lo dico per esperienza, in un paese quando capita la tromba d'aria, la piccola alluvione ecc. le truppe PC ANA non si vedono. Questi piccoli interventi, sono risolti , almeno nella mia regione da noi, interventi che che non conoscono orari!. ti invito a visitare il sito del comune di fontanafredda, troverai su delle pagine stringate le attività  del ns. gruppo. Per quanto riguarda i giovani, io ho esperienza diretta, almeno nel gruppo del mio paese i giovani sono emarginati, tutto è in mano agli anziani, si lamentano ma non mollano l'osso!
ergo i giovani si allontano sempre di più! caso isolato? forse.
con amicizia la Max Trid.
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Abbadia
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Come vi ho detto, cerco di documentarmi su PC ANA e PC nazionale...non é una cosa facile; si trovano divvergenze di iponione enormi e forse tutti non hanno ben chiara ( io per primo ) come é congegnata tutta la questione PC.
Quindi Luigi , tu sei per la PC ANA , Andrea non sei proprio d'accordo.
La cosa che mi ha colpito é il disaccordo di Andrea sulla politica nazionale in tema di PC dell'Ana, mentre io pensavo le differenti iponioni vertessero su realta' locali o quasi.
Mi rendo conto di quanto sono ignorante in merito...sto cercando di capirci qualche cosa anche tramite un paio di "libercolini" di un PC Ana...ma mi piacerebbe sentire anche altre campane...si potrebbe aprire magari un topic ?
Per quanto riguarda la volpe e l'uva..carissimo luigi, qui' da noi é l'uva che si abbassa ( sempre se riesce avedere la volpe, visto che ha la vista moooolto corta ), quindi nessun problema da quel lato.

Ps x Andrea : sei tu quell' ACS che ha ballato in punta di vibram?

Ciao

Abbadia GA TAU
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Luigi
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Abbadia ha scritto: Quindi Luigi , tu sei per la PC ANA , Andrea non sei proprio d'accordo.
Non che io sia per la P.C. ANA contro le altre organizzazioni.
In base alla mia modesta esperienza, ho notato che vi è un abisso fra le due realtà . Ho visto gente che arriva in zone terremotate in inverno senza un minimo di equipaggiamento, risultando così un peso e non un aiuto. O volontari che non sanno riempire i sacchi di sabbia, o non vogliono spalare il fango perchè si sporcano le loro belle tutine. Od organizzazioni che si spaccano per misere questioni di potere.
Però non faccio di ogni erba un fascio, per cui può anche essere che dalle parti di Andrea le cose nella P.C. ANA non funzionino (ma c'è la P.C. dell'ANA da quelle parti? o si pretende che arrivi la gente da Milano o Modena?), e siano invece pienamente operativi i nuclei comunali.

Mi dispiace solo che voi non abbiate invece esitato a dire che noi siamo pronti solo a chiedere i contributi regionali, a farci vedere quando ci sono le fanfare, a non lavorare quando invece c'è bisogno (fra l'altro mi piacerebbe sapere, vista la vantata verginità , se a Fontanafredda i soldi li mette la regione o i singoli volontari).
Ma d'altronde è di moda parlare di cose di cui non si ha conoscenza, tipo scrivere che i SUV inquinano più delle altre auto.
Solo che non me l'aspettavo da alpini nei confronti di altri alpini.

Comunque nessun problema.
La prossima volta controlleremo e sistemeremo lo stesso gli argini di un torrente, anche se ci dicono che siamo lì solo per i contributi regionali.
E magari, come è successo, non esiteremo a sistemare i casini combinati da quelli stessi che ci denigrano. Senza farglielo pesare.
Nec videar, dum sim.
Mandi.
Luigi
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Mi sembra che ci sia stata una infelice scelta dei termini per descrivere esperienze diverse.

Non avendo esperienza diretta di Protezione Civile, ma solamente di ANA posso solamente farvi osservare che, come esistono sezione ANA piu' attive e meno attive, le stesse esperienze ci sono e ci possono essere in tutti i generi di associazioni su base volontaria.
E' evidente che le cose funzionano diversamente dove abita Luigi rispetto a dove abita Andrea. Tra l'altro penso di aver parlato di persona di questo argomento con entrambi e penso che il problema sia che esistono grosse differenze tra sezioni diverse. E sono sicuro che questo riguarda sia l'addestramento, che la gestione di risorse e fondi, come è risultato abbastanza chiaro dalle chiaccherate che ho fatto con ognuno di voi.

Di certo ognuno può portare la sua esperienza, riguardante le realtà  che ha conosciuto, ma di certo non si può parlare in senso generale e per tutte le sezione e organizzazioni.
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Luigi scrive: Non che io sia per la P.C. ANA contro le altre organizzazioni.
In base alla mia modesta esperienza, ho notato che vi è un abisso fra le due realtà . Ho visto gente che arriva in zone terremotate in inverno senza un minimo di equipaggiamento, risultando così un peso e non un aiuto. O volontari che non sanno riempire i sacchi di sabbia, o non vogliono spalare il fango perchè si sporcano le loro belle tutine. Od organizzazioni che si spaccano per misere questioni di potere.
Però non faccio di ogni erba un fascio, per cui può anche essere che dalle parti di Andrea le cose nella P.C. ANA non funzionino (ma c'è la P.C. dell'ANA da quelle parti? o si pretende che arrivi la gente da Milano o Modena?), e siano invece pienamente operativi i nuclei comunali.
Carissimo Luigi ognuno di noi ha delle esperienze in materia, in Italia da qualche tempo la Protezione Civile è sulla bocca di tutti, organizzazioni crescono come funghi talune efficienti altre un po meno, quello che si vuole evitare è che in zona disastrata affluiscano volontari sparsi e professionalmente non preparati. su questo punto sono d'accordo con te. Gente che non sà  insaccare o che vuole tenere la tuta pulita c'è da me come da voi, tutto dipende dal "manico"; nel mio gruppo, che come già  detto dipende dal sindaco, ho dovuto lottare per tanto tempo per instaurare nei volontari una mentalità  "professionale" su questo mi rammarico di non poterti parlare a voce perchè potrei spiegarti meglio le mie idee in proposito.
Come noto il Gruppi Comunali sono stati istituiti con legge regionale nel 1986; essi sono alle dipendenze dell'autorità  comunale e sono il primo strumento che il Sindaco ha alla mano per fronteggiare tutte quelle emergenze che insorgono nel suo territorio. La regione intreviene erogando contributi per l'acquisto di materiali, dotazioni tecniche, automezzi, costruzioni di sedi e quant'altro ,su presentazione di apposita domanda, contenente elementi giustificatori, e il contributo erogato, 80% della somma richesta, il rimanente 20 % è a carico dell'amministrazione Comunale. Per inciso la somma/e erogata/te và  nelle casse comunali e non in quelle del gruppo. Per la vita normale ogni comune, in base alle sue disponibilità  stanzia annulamente una somma.
spero di aver chiarito la questione.
questo per evitare incompresioni alla fine tutti noi siamo utili alla società  anche se vedrei l'ANA più impegnata al recupero e mantenimento di zone storiche sulla scia di quanto fatto dall'associazione DolomitenFreunde.
Mi pare che qualcosa abbia già  fatto, perchè non insistono su questa strada?
Riprenderò se tu gradisci questo discorso!
Con viva amiciazia La max Trid.
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cavalli ha scritto: spero di aver chiarito la questione.
Allora, riepilogo: per me "la questione" era che, da quanto scritto da te ed Abbadia, mi sembrava che voi, dalla vostra esperienza, classificaste tutta la PC ANA come venale, superficiale ed incapace. E questo non mi va per il semplice fatto che non è vero.
Poi non ho nessun problema ad accettare quanto mi racconti sulla scarsa efficienza della PC ANA friulana. D'altronde, dalle mie parti la situazione è l'esatto opposto di quanto succede da te.

Interessanti comunque le tue note tecnico-burocratiche, perchè in Emilia Romagna e Lombardia le cose cambiano abbastanza.
In ogni caso, chiarito il tutto, possiamo tornare a parlare del futuro dell'ANA.
Mandi.
Luigi

P.S.: Abbadia, quanto prima rispondo anche al tuo PM. Grazie per la pazienza.
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Abbadia
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Io non professavo la mia esperienza in materia di PC ANA, ma la mia abissale ignoranza :D ; non ho nessun motivo per dire qualche cosa di simile o il contrario di questo.
Sto solo cercando di capire qualche cosa e Devo dire che grazie a voi un po' ci sto riuscendo, proprio perché siete in....disaccordo...
Ciao a tutti

Abbadia GA tau
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Carissimo Luigi permettimi di farti una precisisazione in merito alla seguente frase:"classificaste tutta la PC ANA come venale, superficiale ed incapace".
non nego che nell'esposione dei fatti l'interpretazione possa essere questa, non era nelle mie intenzioni arrivare a ciò. E' noto che le Associazioni sono fatte da uomini che possono aver voglia e capacità  di fare, allora l'associazione funziona, se non ci sono tali presupposti e meglio andarsene a casa.
Con il cuore in mano e senza astio ti confesso che mi dà  fastidio vedere gente che in ogni occasione ostenta il cappello alpino e vuole farlo notare ad ogni costo, questo succede anche fuori delle debite circostanze , è opportuno, a mio avviso, specialmente in ambito PC che quando si lavora si indossasse un copricapo acconcio o protettivo, il cappello si può mettere al termine o durante i trasferimenti.
Per ultimo levami una curiosità , il tuo gruppo di PC da dove attinge i finanziamenti?
Per quanto riguarda la mia alpinità  non aver dubbi, altro che non mi piace metterla in mostra ad ogni piè sospinto.
sono del parere che lo scambio di opinioni, anche se divergenti, sono un accrescimento delle conoscenze, pertanto ci terrei, su questo forum, o altro mezzo, continuare a scambiarci le nostre esperienze in materia.
un Caro Saluto
La Max Trid.
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cavalli ha scritto:Con il cuore in mano e senza astio ti confesso che mi dà  fastidio vedere gente che in ogni occasione ostenta il cappello alpino e vuole farlo notare ad ogni costo, questo succede anche fuori delle debite circostanze , è opportuno, a mio avviso, specialmente in ambito PC che quando si lavora si indossasse un copricapo acconcio o protettivo, il cappello si può mettere al termine o durante i trasferimenti.
In effetti di gente che lavora con il Cappello Alpino ne ho vista ben poca.
cavalli ha scritto:Per ultimo levami una curiosità , il tuo gruppo di PC da dove attinge i finanziamenti?
Sezione ANA, Provincia, Regione, donazioni di privati.
Mandi.
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OK ricevuto! grazie per le infomarmazioni.
Ciao La max Trid.
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Un grande desiderio di ascoltare, un grande desiderio di farsi ascoltare: può essere condensato così l'incontro che il presidente nazionale Corrado Perona ha avuto con i giovani - alpini e non - al teatro Dal Verme di Milano, domenica 20 marzo. Un incontro che potremmo definire epocale, perché mai, nella storia dell'Associazione, i giovani sono stati i protagonisti di un incontro con i vertici ANA e hanno potuto apertamente - e perfino criticamente, ma sempre da alpini - esprimere le loro idee sul futuro comune, su ciò che -secondo loro - si dovrebbe fare.

E, parimenti, non era mai stato loro detto che devono impegnarsi di più, far crescere l'Associazione, costruire il futuro che sarà  fatalmente loro e soltanto loro. Alla sincerità  dei propositi del presidente e del Consiglio direttivo nazionale che ha accolto questa proposta, ha corrisposto un massiccio intervento di giovani iscritti, ben al di là  delle previsioni. (Se ci è consentita una simpatica digressione: è stato necessario un supplemento di panini imbottiti perché quelli preparati per l'intervallo, sia pur con abbondanza, non sono bastati!).

“Vi siete iscritti - ha detto Perona - ma non basta. E' importante per il nostro futuro associativo conoscere il vostro pensiero. C'è la necessità  di conoscere le vostre idee, che sono un patrimonio. Nell'Associazione deve pesare non soltanto la vostra giovinezza ma anche la vostra aspettativa del futuro”. Perona ha ricordato che l'Associazione ha difeso la leva fino all'impossibile, “ma ora non c'è più, e i numeri di chi si congeda sono diversi? Ma - ha continuato - non dobbiamo adagiarci. La vostra presenza nelle sezioni e nei gruppi ci dà  speranza e fiducia”. Ed ha annunciato che questo al Dal Verme è soltanto un primo incontro: ce ne saranno altri nei quattro raggruppamenti.

“Verrò da voi, per ascoltare”, ha detto il presidente che ha parlato anche della necessità  di stare accanto agli alpini in armi, di far loro sentire che fanno parte della famiglia alpina senza rinunciare alla loro appartenenza. (n.d.r.). Ed ha concluso dicendo che si aspetta nuove idee, contatti, contributi anche attraverso la rete informatica (un forum è già  operativo e sta già  raccogliendo interventi).

Cosa vogliono, dunque i giovani iscritti? E' ancora presto per tracciare un quadro esaustivo ma da quanto è emerso durante il dibattito si possono segnalare le prime richieste: incentivare le attività  sportive, i cori, le attività  di vita associativa; e poi la voglia di assumere responsabilità  all'interno dei gruppi e delle sezioni (“con il sostegno dei “veci”, è stato sottolineato). E ancora: far vedere che ci siamo, anche facendo sfilare i nostri reparti, il 2 Giugno, con il cappello alpino e con “con quella padella in testa…”.Valorizzare le missioni come quella del Mozambico (a questo proposito Perona ha annunciato l'imminente partenza di una commissione di tecnici che valuteranno la realizzazione di un'opera nel decennale dell'intervento delle nostre penne nere in armi).

E, poi, incentivare le attività  che portano ai brevetti, accrescere l'informazione, ricercare gli alpini non iscritti. C'è stata anche qualche chiusura, soprattutto per quanto riguarda gli “amici degli alpini”, che non possono sfilare, portare il cappello e assumere cariche associative. Pur essendo sentito questo problema, sia pur con diverse intensità , è stato molto applaudito l'intervento del giovane Francesco, suo malgrado “soltanto” amico degli alpini, che con voce rotta dalla commozione ha detto: “Io non ho fatto l'alpino come invece avrei voluto. E perciò non porterò mai il cappello alpino.

Non sfilerò con voi, non voglio essere invadente, non preoccupatevi… Voglio solo aiutarvi. Come me ci sono tanti giovani che vi rispettano: coloro che se lo meritano, accoglieteli!”. Il dibattito è quindi ripreso, anche con l'intervento di alcuni alpini volontari, reduci da missioni multinazionali. E' un dibattito che continuerà  e che - siamo fiduciosi - darà  grandi risultati. Peccato che qualche presidente di sezione, pur avendo ricevuto l'invito da parte del presidente nazionale, abbia fatto mancare giovani dei suoi gruppi. Contiamo sulle prossime riunioni che si svolgeranno a livello di raggruppamento.
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E' già  qualcosa.
Almeno non sono state avallate certe idee sugli "Alpini fai da te".
Però, secondo me, ancora non si è centrato il nocciolo del problema.
E cioè che ANA e reparti delle TT. AA. sono due facce della stessa medaglia.
Quando si capirà  che il punto focale è il reclutamento dei volontari, si avvierà  a risoluzione il duplice problema dello spirito alpino nei reparti e del futuro del 10°.
Altrimenti vorrà  dire che non siamo riusciti a trasmettere i nostri valori alle nuove generazioni, ed allora è meglio chiudere la baracca.
Mandi.
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Da "L'Alpino" di aprile (ripreso da ww.ana.it).

Un grande desiderio di ascoltare, un grande desiderio di farsi ascoltare: può essere condensato così l'incontro che il presidente nazionale Corrado Perona ha avuto con i giovani - alpini e non - al teatro Dal Verme di Milano, domenica 20 marzo. Un avvenimento che potremmo definire epocale, perché mai, nella storia dell'Associazione, i giovani sono stati i protagonisti di un incontro con i vertici ANA e hanno potuto apertamente - e perfino criticamente, ma sempre da alpini - esprimere le loro idee sul futuro associativo, su ciò che - secondo loro - si dovrebbe fare. E, parimenti, non era mai stata loro detto una cosa pur ovvia: che devono essere protagonisti del futuro associativo che sarà  fatalmente loro e soltanto loro.

Alla sincerità  dei propositi del presidente e del Consiglio direttivo nazionale ha corrisposto un massiccio intervento di centinaia di giovani iscritti, ben al di là  delle previsioni. (Se ci è consentita una simpatica digressione, diciamo soltanto che è stato necessario un supplemento di panini imbottiti, perché quelli preparati per l'intervallo, sia pur con abbondanza, non sono bastati!).

“Vi siete iscritti all'Associazione - ha detto Perona - ma non basta. È importante per me e per il Consiglio direttivo nazionale conoscere il vostro pensiero. Abbiamo bisogno delle vostre idee, che sono un patrimonio. Nell'Associazione deve pesare non soltanto la vostra giovinezza, ma anche le vostre aspettative”.
Perona ha ricordato che l'Associazione ha difeso la leva fino all'impossibile, “ma ora non c'è più, e i numeri di chi si congeda, e si iscrive, sono diversi. Ma - ha continuato - non dobbiamo adagiarci. La presenza dei giovani nelle sezioni e nei gruppi ci dà  speranza e fiducia”.

Ed ha annunciato che questo al Dal Verme è soltanto un primo incontro: ce ne saranno altri, singolarmente, nei quattro raggruppamenti. “Verrò da voi, per ascoltare”, ha detto il presidente che ha parlato anche della necessità  di stare accanto agli alpini in armi, di far loro sentire che fanno parte della famiglia alpina, senza rinunciare alla loro appartenenza d'origine. Ed ha concluso dicendo che si aspetta nuove idee, contatti, contributi anche attraverso la rete informatica (un forum è già  operativo e sta già  raccogliendo interventi).

Cosa vogliono, dunque i giovani iscritti? È ancora presto per tracciare un quadro esaustivo delle tante aspettative ma da quanto è emerso durante il dibattito si possono segnalare le prime richieste: incentivare le attività  sportive e un po' tutte le attività  di vita associativa; e poi rinvigorire gruppi e sezioni con l'inserimento di giovani (“con il sostegno dei “veci”, è stato sottolineato) a posti di responsabilità . E ancora: “far vedere che ci siamo”, anche facendo sfilare i nostri reparti, il 2 Giugno, con il cappello alpino e non “con quella padella in testa…”. E valorizzare le missioni come quella del Mozambico (a questo proposito Perona ha annunciato l'imminente partenza di una commissione di tecnici che valuteranno la realizzazione di un'opera nel decennale dell'intervento delle nostre penne nere in armi).

E, poi, incentivare le attività  che portano ai brevetti, accrescere l'informazione, ricercare i commilitoni non ancora iscritti. In sintesi, i giovani che sono intervenuti all'incontro hanno dimostrato di avere le idee ben chiare, di essere preparati e maturi anche sotto l'aspetto associativo (segno che sono stati “cresciuti” a valori genuini) ed hanno idee nuove, nel solco di una tradizione che hanno dimostrato di avere ben assimilato.

Una parentesi a parte è stata dedicata ai cori, con un fuori programma che ha segnato forse il momento più intenso di tutto il convegno. Un corista della brigata Tridentina ha chiamato a raccolta gli ex coristi delle brigate che si trovavano in sala: sul palco sono saliti una trentina di giovani che in pochi minuti hanno organizzato un coro: bassi, tenori, contralti… Nel silenzio generale, sono iniziate le note del “Trentatré” che sono state ascoltate in piedi.

Dopo gli applausi, scroscianti, l'improvvisato, splendido coro dalle voci forti e limpide ha cantato “Signore delle cime”. L'entusiasmo di chi cantava era pari a quello di chi ascoltava: è stato un intenso momento di comunione e alpinità .
Qualcuno ha poi parlato degli “amici degli alpini” (“che spero non siano qui oggi”, ha esordito) dicendo che non possono sfilare, portare il cappello e assumere cariche associative. Pur essendo questo un argomento abbastanza ricorrente, discusso con diverse intensità  e sfumature, è stato a lungo applaudito l'intervento del giovane Francesco, suo malgrado “soltanto” amico degli alpini, che suscitando non poco imbarazzo per l'inusuale durezza dei toni dell'intervento precedente e con voce rotta dalla commozione, ha spiegato: “Io non ho fatto l'alpino come invece avrei voluto. E perciò non porterò mai il cappello. Non sfilerò con voi, non voglio essere invadente, non preoccupatevi… Voglio solo aiutarvi. Come me ci sono tanti giovani che vi rispettano. Coloro che se lo meritano non respingeteli, accoglieteli fra voi!”.

Il dibattito è quindi ripreso con il contributo di tre alpini in armi, con esperienze di missioni all'estero, come dimostravano i numerosi nastrini al petto.
Il primo, caporal maggiore scelto, ha detto che il servizio militare è per lui un lavoro. Quanto a far conoscere l'Associazione, è necessario che gli iscritti all'ANA facciano propaganda, anche nelle caserme.
Per il secondo volontario, nipote di un Caduto in Russia, ciascuno - nella leva o, oggi, professionista, ha fatto e fa il meglio nel proprio ruolo. Oggi i tempi sono cambiati: soldati di leva e professionisti… “gli uni valgono gli altri”, ha detto.

Il terzo ha difeso la preparazione e l'esperienza acquisita nelle varie missioni multinazionali. “Entusiasmo? Piuttosto ci vuole professionalità : io maneggio armi e apparecchiature che costano milioni e che non potrebbero essere affidate a un soldato di leva. Mi dà  fastidio sentire che la leva è come il servizio professionale…”.
Il suo intervento ha suscitato non poche intemperanze in platea.
Il ten. colonnello Giraudo, del comando della brigata Taurinense, ha riportato serenità  con un discorso molto pacato il cui significato è questo: gli alpini in congedo devono trasmettere ai volontari che non provengono da zone alpine tutto il patrimonio tipico degli alpini; che ha un valore inestimabile e che costituirà  il bagaglio di fondo del soldato professionista, sia negli alpini che nelle altre specialità . Perché l'importante non è tanto il Corpo di appartenenza ma sono i valori.

Gli ha fatto eco Luciano Cherobin, già  vice presidente nazionale: “Smettiamola con le sterili diatribe. Le sezioni del Nord si sono adagiate, per questo mancano le vocazioni. Ciò è colpa nostra. Ci vuole grinta e ci vogliono nuove idee”.
Altri argomenti del dibattito: spesso non si trovano i sostituti dei vecchi capigruppo; accettare l'iscrizione di coloro che hanno prestato giuramento come alpini, anche se poi sono stati destinati ad altri e specialità  dell'Esercito; è necessario ritrovarsi sui luoghi della memoria; o­noriamo tutti i Caduti italiani, da qualsiasi parte abbiano combattuto; facciamoci conoscere dai giovanissimi: andiamo nelle scuole.

Fin qui le proposte. Il presidente Perona ha concluso: “Dobbiamo, a torto o a ragione, accettare la situazione e lavorare sulla base della realtà  attuale. Non dobbiamo piangerci addosso”. E, rivolto ai volontari presenti: “Il Corpo degli alpini è affidato a voi. Continuate con il vostro entusiasmo. A noi interessa l'uomo alpino, non facciamo differenza se di leva o professionista. Tengo a dire che tutti hanno fatto e fanno il loro dovere, a seconda dei tempi e delle modalità . Ma mai fare paragoni”.

Ha infine ringraziato tutti per questo incontro che è stato al di sopra delle stesse aspettative. La mattinata si è conclusa con un minuto di silenzio in o­nore dei Caduti del “Galilea”. Il dibattito non si è certo esaurito con questo primo incontro; continuerà  e - siamo fiduciosi - darà  grandi risultati. Peccato che qualche presidente di sezione, pur avendo ricevuto l'invito da parte del presidente nazionale, abbia fatto mancare a questa prima presa di contatto i giovani dei suoi gruppi. Contiamo sulle prossime riunioni che si svolgeranno a livello di raggruppamento e attraverso la rete informatica.



Io commento solo questa dichiarazione:

Il terzo ha difeso la preparazione e l'esperienza acquisita nelle varie missioni multinazionali. “Entusiasmo? Piuttosto ci vuole professionalità : io maneggio armi e apparecchiature che costano milioni e che non potrebbero essere affidate a un soldato di leva. Mi dà  fastidio sentire che la leva è come il servizio professionale…”.


Giusto. Infatti, almeno per le TT.AA., la leva era meglio.
(Anche se probabilmente lui pensa che agli Alpini di leva dessero il fucile col tappo e l'automobilina a pedali...)
Mandi.
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Probabilmente pegli Alpini fossero tutti pastori e boscaioli e non laureati come di certo i prof. di Madaloni.
Vedete come siamo su due pianeti diversi ?
E voglio andare a fare proselidionali ?
Ok Abruzzo e poche altre zonine, ma i super professionalmente preparati ( che magari si sparano in testa nello sbloccare un'arma... ) provengono da zone dove l'Ana manco sanno dov'é )

Scusate e non c'é offesa nella citazione dell'incidente, ma mi girano le palle quando sento queste cose.
Ho fatto naia con in truppa degli ing. e dei dot. dei geom. periti e cosi' via e passare tutti per dei grezzi bevitori di vino cattivo non mi piace...

Per vedere la enorme moltitudine ( centinaia e centinaia )di mangiatori di panini, poi basta guardare la foto e togliere i militari e i ...vecchietti....

Anche in questo caso non mi piace essere preso per i fondelli.

Abbadia Ga Tau

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