16/03/2005
La Corte d'Appello di Montpellier assolve una persona che aveva scaricato 500 film per uso privato
Quali pratiche rientrano nella libertà di copia privata, e quali nella pirateria? La domanda sorge spontanea all'indomani di una sentenza emessa dalla Corte d'appello di Montpellier, in Francia, che sembra destinata ad avere forti ripercussioni nello storico dibattito in corso tra major e consumatori.
I giudici francesi, infatti, hanno confermato l'assoluzione rilasciata dal tribunale di primo grado nei confronti di un utente di Internet, accusato di aver scaricato o copiato da DVD circa 500 film.
La sentenza si basa su alcuni articoli del Codice francese sulla proprietà intellettuale, che stabiliscono che "quando un'opera è stata diffusa, l'autore non può impedire la copia o la riproduzione strettamente riservata all'uso privato del soggetto e non destinata a un uso collettivo". La Corte ricorda che "tutt'al più, il convenuto ha ammesso di aver guardato una delle copie in presenza di uno o due conoscenti e di averne prestata qualcuna a degli amici". Pertanto, "non si può dedurre soltanto sulla base di tali fatti che le copie realizzate non abbiano rispettato la limitazione all'uso privato presente nel testo".
"E' la prima sentenza di questo tipo in Francia", afferma Lionel Thoumyre, giurista del Forum des droits pour l'Internet (FDI) e responsabile del sito Juriscom.net (che pubblica una copia della sentenza). "Il giudice non ha nemmeno considerato se la fonte dei file è legale o meno, poiché dal punto di vista giuridico, la legge non distingue la fonte". Questa decisione distrugge l'idea diffusa che occorra per forza un CD o un DVD originale per poterne fare una copia autorizzata per uso privato. "Alcuni titolari dei diritti vorrebbero che fosse così ma la legge non lo prevede affatto", aggiunge il giurista, che però ricorda come i tribunali siano più propensi ad assolvere un convenuto, nel momento in cui questo realizza una copia privata da un CD o DVD legalmente acquistato. In questo caso, infatti, il prezzo è visto come contropartita per la copia privata.
Ad ogni modo, la sentenza contraddice un verdetto di primo grado sostenuto dalle case discografiche contro il download illegale da reti di file sharing. "Ma, in quel caso, c'erano elementi di partecipazione e di messa a disposizione di file in rete che costituivano chiaramente un'infrazione", afferma Lionel Thoumyre. La Corte d'appello di Montpellier ha smentito inoltre un'altra decisione di un giudice parigino che, nel 2004, aveva dichiarato che "la copia di un'opera realizzata su supporto digitale può minacciarne il normale sfruttamento".
Gli attori, in particolare il sindacato dei produttori di video (SEV), non sono chiaramente soddisfatti. In un comunicato, l'associazione ricorda che "la lite riguarda copie di film effettuate su CD, parte dei quali proveniente da download illegali", e sostiene che "la copia a partire da una fonte illegale come un sito di file sharing, resta illegale". Il sindacato dichiara che farà ricorso in Cassazione, poiché "nella sentenza della Corte d'appello non si trova una risposta a tale questione".
Se però la Corte di Cassazione dovesse rigettare il ricorso, "ci sono forti probabilità che tutto il settore, sia discografico sia cinematografico, dovrà riorganizzarsi", sottolinea Lionel Thoumyre. E le strade da battere potrebbero comprendere anche una tassa sugli hard disk o prelievi fiscali dagli abbonamenti a Internet. La polemica, insomma, sembra destinata a durare…
Estelle Dumout
ZDNet
fonte: http://tecnologia.virgilio.it/Notizie/m ... er.content
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Io dico solo una cosa: fino a quando in Italia la SIAE farà i suoi porci comodi facendo la sanguisuga alle spalle degli artisti, la gente preferirà scaricare piuttosto che dare (pochi) soldi all'artista e troppi soldi alle major/siae. 40 € per un cd, che all'interno magari ha 13 pezzi inascoltabili per la bruttezza e 1 solo decente, sono un furto autorizzato. La siae protegge solo il suo didietro bello grasso e quello altrettanto sostanzioso delle varie major, ma non gli artisti e neanche i consumatori. Devono smetterla di reputare l'arte come un bene di lusso ma devono entrare nell'ottica che si tratta di un bene primario, tanto quanto il pane, perdinci. E questo vale per la musica (come detto 40€ per un cd è inaccettabile), per il cinema (a 7,50€ mi compro dieci cd e mi scarico dieci film, ne vedo 10 invece di uno), per il teatro (50 € per una platea sono un enormità ingiustificata, poi non ci si vada a lamentare del fatto che gli italiani siano molto poco acculturati), per i libri (20€ per 100 fogli sono un pò troppi, eh, senza parlare dei libri specializzati come ad esempio un libro che ho visto recentemente in libreria su Leonardo, completo di tutte le immagini dei trattati del suo Genio, che costava 80€, 160.000£ del vecchio conio!! ma siamo impazziti totalmente??), vale per lo sport e per i concerti. E come si può molto ben notare, la siae allunga i suoi tentacoli in tutti questi campi. Secondo me non è affatto giusto.