Dal Corriere odierno:
FINE DI UN EROE IMPREVEDIBILE
Ha ragione il premio Nobel Elie Wiesel: così uccidevano i nazisti. Con lo stesso sadismo distruttore, con identica barbarie medievale resa più assurda dall’uso della tecnologia mediatica. Ma Fabrizio Quattrocchi ha dato ai suoi carnefici e a tutti noi una lezione imprevedibile e sconvolgente. Quella frase orgogliosa e sprezzante buttata in faccia al boia; quel coraggio estremo di morire con onore, da quali profondità dell’animo sono emersi? Quale eco remota rimandano? «Ti faccio vedere come muore un italiano». Avrebbe potuto dirlo un eroe del Risorgimento, imbevuto di ideali nazionali e di cultura letteraria. Invece l’ha detto un uomo qualsiasi che arrangiava un lavoro oscuro nell’Iraq devastato. Non un militare, non un funzionario dello Stato, nessuno che avesse un vincolo speciale con le istituzioni. Un piccolo uomo sperduto in una catastrofe tanto più grande di lui. Capace però di morire invocando l’Italia come accadeva un tempo (e chissà poi se è accaduto davvero tutte le volte che è stato riferito).
Quattrocchi è morto secondo i canoni morali di un eroismo del tutto desueto. Persino incomprensibile, dati i tempi e le circostanze. Ma in quell’attimo, e forse solo in quell’attimo, ha dato un’anima e una coscienza agli italiani, anche a quelli più distratti o impauriti. Il paradosso non potrebbe essere più sorprendente. Nei palazzi romani si parla di solidarietà nazionale di fronte al dramma degli ostaggi. Ma pochi credono che si tratti di un sentimento durevole, tale da non dissolversi tra poco nelle beghe quotidiane.
Si capisce perché. Ci vuole una straordinaria qualità morale e politica per tenere compatto un Paese insidiato da minacce a cui non è abituato[/b]. Ed è una dote di cui non si vede grande abbondanza in giro, tra chi governa e chi si oppone. Servirebbe la capacità di mostrarsi all’altezza della sfida, di compiere gesti anche simbolici in grado di parlare all’opinione pubblica, per rassicurarla e rafforzarla.
E’ quello che sta facendo il Presidente della Repubblica in queste ore. E non è solo questione di ruolo istituzionale. Interpretati da Ciampi, temi come l’unità nazionale, la bandiera, il sacrificio hanno ancora un sapore di verità che altrimenti si perde. Era già accaduto all’indomani della strage di Nassiriya, quando il Paese rispose in modo dignitoso e commosso. Si ripete adesso, nel momento in cui un italiano sconosciuto muore gridando il suo amore per l’Italia. E la sua frase fa il giro del mondo, raccontando di noi più di quanto i nostri governanti riescono a fare.