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jolly46
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Ti faccio vedere come muore un italiano

Dal Corriere odierno:


FINE DI UN EROE IMPREVEDIBILE


Ha ragione il premio Nobel Elie Wiesel: così uccidevano i nazisti. Con lo stesso sadismo distruttore, con identica barbarie medievale resa più assurda dall’uso della tecnologia mediatica. Ma Fabrizio Quattrocchi ha dato ai suoi carnefici e a tutti noi una lezione imprevedibile e sconvolgente. Quella frase orgogliosa e sprezzante buttata in faccia al boia; quel coraggio estremo di morire con onore, da quali profondità  dell’animo sono emersi? Quale eco remota rimandano? «Ti faccio vedere come muore un italiano». Avrebbe potuto dirlo un eroe del Risorgimento, imbevuto di ideali nazionali e di cultura letteraria. Invece l’ha detto un uomo qualsiasi che arrangiava un lavoro oscuro nell’Iraq devastato. Non un militare, non un funzionario dello Stato, nessuno che avesse un vincolo speciale con le istituzioni. Un piccolo uomo sperduto in una catastrofe tanto più grande di lui. Capace però di morire invocando l’Italia come accadeva un tempo (e chissà  poi se è accaduto davvero tutte le volte che è stato riferito).
Quattrocchi è morto secondo i canoni morali di un eroismo del tutto desueto. Persino incomprensibile, dati i tempi e le circostanze. Ma in quell’attimo, e forse solo in quell’attimo, ha dato un’anima e una coscienza agli italiani, anche a quelli più distratti o impauriti. Il paradosso non potrebbe essere più sorprendente. Nei palazzi romani si parla di solidarietà  nazionale di fronte al dramma degli ostaggi. Ma pochi credono che si tratti di un sentimento durevole, tale da non dissolversi tra poco nelle beghe quotidiane.
Si capisce perché. Ci vuole una straordinaria qualità  morale e politica per tenere compatto un Paese insidiato da minacce a cui non è abituato[/b]. Ed è una dote di cui non si vede grande abbondanza in giro, tra chi governa e chi si oppone. Servirebbe la capacità  di mostrarsi all’altezza della sfida, di compiere gesti anche simbolici in grado di parlare all’opinione pubblica, per rassicurarla e rafforzarla.
E’ quello che sta facendo il Presidente della Repubblica in queste ore. E non è solo questione di ruolo istituzionale. Interpretati da Ciampi, temi come l’unità  nazionale, la bandiera, il sacrificio hanno ancora un sapore di verità  che altrimenti si perde. Era già  accaduto all’indomani della strage di Nassiriya, quando il Paese rispose in modo dignitoso e commosso. Si ripete adesso, nel momento in cui un italiano sconosciuto muore gridando il suo amore per l’Italia. E la sua frase fa il giro del mondo, raccontando di noi più di quanto i nostri governanti riescono a fare.
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Beppe
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pace all'anima sua....che tristezza
le sue parole penso che abbiano colpito tutti e anche una sinistra senza i paraocchi ha capito che non è il caso di abbandonare tutto.
Avete visto il padre di quell'altro ragazzo rapito che ha bloccato la ferrovia? poveraccio :(
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linzen
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Beppe ha scritto:Avete visto il padre di quell'altro ragazzo rapito che ha bloccato la ferrovia? poveraccio :(
Poveraccio sicuramente ma secondo me sono gesti che possono alienare le sintapie di molti e andrebbero evitati visto e considerato che a differenza dei militari che saranno volontari ma sempre sottoposti ad ordini sono ; i loro parenti sono andati per libera scelta in un ambiente a rischio elevato e per me (da quello che si è letto e visto nel filmato) non adeguatamente preparati e addestrati non bene equipaggiati (se la mp5 senza caricatore e il pugnale che si vede vicino ai loro effetti era la loro unica arma [arma inadeguata alla potenziale minaccia già  di suo]) e sopratutto senza avvisare nè il ministero degli esteri nè la locale ambasciata che forse una controllata ogni tanto potevano dargliela.
Per il resto speriamo che si riesca prima a farli liberare sani e salvi e poi a fare avere una visitina calorosa da parte di un gruppo speciale qualsiasi agli ex carcerieri.
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Luigi
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Bene hai fatto, Jolly, a tener separato questo fatto dalle nostre piccinerie quotidiane.

Personalmente, non pensavo potessero accadere ancora di queste cose.
Pensavo fosse veramente roba da de Amicis, da scrivano fiorentino o da tamburino sardo, da vecchi libri polverosi che, come scrisse Paolo Caccia Dominioni, davano i brividi alle generazioni cosiddette "patriottarde". Troppo prosaica e materiale, la nostra "civiltà ", per poter dedicare tempo a queste cose.
Ho dovuto leggere il titolo del "Corriere della Sera" di venerdì per realizzare cosa veramente avesse detto quell'uomo prima di morire. Ho scritto "uomo" non a caso, perchè da subito è iniziato il solito accaparramento dei morti, per cui chi lo ha etichettto come mercenario, chi come martire, secondo lo schieramento e l'ideologia professata. La sua ragazza ha pronunciato la frase migliore, e non poteva essere altrimenti, dicendo che era solo un uomo che aveva delle idee (già  cosa rara oggi), e che a queste idee è rimasto fedele (fatto questo ancora più raro). Morendo non da martire, forse neppure da eroe, ma certamente da uomo.
Anzi, forse è meglio scrivere, in rispetto alla sua ultima volontà , che è morto da italiano.

Mandi.
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Nicola
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Leggo ora sul sito della Gazzetta dello sport:


NEW YORK, 23 aprile 2004 - Pat non era riuscito a farsene una ragione di quel che è successo l'11 settembre. Non poteva proprio pensare di continuare ad essere la stessa persona di prima dopo aver visto crollare le Twin Towers, gli uomini e le donne che si gettavano nel vuoto, la morte portata dai terroristi vicino alla sua casa. Non poteva rassegnarsi a fare quello che aveva fatto fino a quel momento.
E quello che faceva Pat Tillman era giocare a football, nella Nfl, non per passatempo. Era un linebacker degli Arizona Cardinals, un difensore stimato, titolare da diverse stagioni. Nel 2000 aveva addiritura stabilito il record di tackles per la franchigia dell'Arizona: 224. Del suo valore sul campo parlava meglio di qualsiasi altro dato il suo stipendio: 3,6 milioni di dollari all'anno. Eppure non si può pensare di giocare a football dopo quello che è successo, diceva. E siccome mai nella vita era stato impulsivo, la sua decisione non arrivata dal giorno alla notte. Durante quella stessa estate del 2001 ci fu per la verità  un altro episodio che dimostrò che razza di personaggio era: i St.Louis Rams gli offrirono un contratto quinquennale che gli garantiva un guadagno medio di 9 milioni a stagione. Lui disse no, "per lealtà  ai Cardinals", spiegò.
Ha giocato ancora nella stagione 2001/02, poi ha sposato Marie. Quindi, al ritorno dalla luna di miele, ha scelto: basta football, basta Nfl, era arrivato il momento di fare qualcosa. Si arruolò nell'esercito, nei Rangers, corpo d'elite ma dell'esercito, non i più celebrati Marines: stipendio medio 18.000 dollari l'anno. Per guadagnare quel che avrebbe percepito nel periodo tra il settembre e il gennaio successivi (16 partite in tutto) gli sarebbero serviti 200 anni nell'esercito. Ma a lui andava bene così. A lui e a suo fratello Kevin, a sua volta atleta di valore, minorleaguer di baseball con l'organizzazione dei Cleveland Indians, disposto a condividere la stessa coraggiosa scelta. Entrambi, per quel coraggio, erano stati premiati dall'emittente sportiva Espn con l'Arthur Ashe Courage award.
Insieme sono partiti in missione per il Medio Oriente. Solo che Pat non tornerà . E' morto giovedì sui monti dell'Afghanistan sudorientale, ucciso mentre con i suoi compagni del 75° Reggimento Rangers stava rastrellando la zona a caccia di talebani, forse alla ricerca dello stesso covo di Osama bin Laden. Le fonti ufficiali del Pentagono hanno comunicato la notizia della sua morte solo oggi. Senza aggiungere altri particolari. Un ufficiale che ha preso parte alla spedizione fatale per Tillman, sotto condizione di anonimato, si è limitato a specificare che l'ex Cardinal è morto in combattimento.
Anche lo stesso sito della Nfl è scarno di notizie. A tutta home page titola "A true Hero", Un vero eroe. E racconta di una carriera eccezionale, fin dai tempi della scuola. Il diploma con lodi e onori all'high school, la laurea in marketing e la brillante carriera nel college football con Arizona State. E poi l'ascesa in Nfl: 5 stagioni (478 tackles, 3 intercetti, 2 sacks): una vita da star davanti a sé. Una vita facile alla quale ha rinunciato. Per andare a morire sui monti dell'Afghanistan, a 27 anni.


:!: :!: :!:


Non perdiamoci ancora a litigare se fosse o no giusto andare in Afghanistan. Propongo un brindisi ideale a questo UOMO, che credeva in qualcosa e per difendere la causa è morto.
Altro che i mercenari di convenienza...
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Luigi
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Mi unisco al rispettoso silenzio per il Ranger caduto.
Però...
Nicola ha scritto:Altro che i mercenari di convenienza...
Non mi sembra che i quattro italiani fossero "mercenari" nel senso rigoroso del termine (sempre che a loro ti riferisca, ovviamente). In senso lato, poi, qualsiasi rapporto di lavoro è "mercenario" e "di convenienza".
Altrettanto ovvio che non li paragono all'ex linebacker.
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jolly46
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Grazie Nicola per la segnalazione.
Quali parole trovare? Mi limito ad una citazione che lessi anni fa, riportata da Montanelli ma di cui è sconosciuto l'autore:

"Quando non sai qual'è la via del Dovere, scegli la più difficile."
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Nicola
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Luigi ha scritto: Non mi sembra che i quattro italiani fossero "mercenari" nel senso rigoroso del termine (sempre che a loro ti riferisca, ovviamente).
No, non mi riferivo a loro, mi riferivo ai tanti che indossano una divisa - qualsiasi essa sia - perchè pensano che quello del militare sia un lavoro come un altro, e che quindi la busta paga sia la massima delle soddisfazioni. Questo ragazzo amava il suo paese, mi sembra che lo abbia dimostrato in vita prima ancora che nella morte.
Quando ero militare io (ho finito a maggio del '99) mi è capitato di assistere a discussioni tra alti ufficiali che si davano dritte su come essere esentati da un eventuale invio in Kosovo.
Avvilente....

Ciao a tutti.
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Nicola ha scritto:No, non mi riferivo a loro, mi riferivo ai tanti che indossano una divisa - qualsiasi essa sia - perchè pensano che quello del militare sia un lavoro come un altro, e che quindi la busta paga sia la massima delle soddisfazioni
In questo caso, non posso che concordare.
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axtolf
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ROMA - ''Organizzare una manifestazione politica e' una cosa piu' grande di noi. Le famiglie degli ostaggi possono fare qualcosa a livello umanitario''. Lo ha detto Antonella Agliana, la sorella di Maurizio, uno degli italiani prigionieri in Iraq, commentando la richiesta di una grande manifestazione popolare per il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq chiesta dai sequestratori. La sorella di Maurizio ha rivelato che se ci sara' una manifestazione romana ''sara' comunque di pace, fatta da noi familiari per la pace nel mondo''. E se ci fossero problemi, se la manifestazione fallisse? ''Noi la facciamo dal lato umano, la politica, per noi, la gestisce chi la deve gestire. Quindi mi auguro che non ci siano problemi''. In attesa di sapere se la manifestazione romana ci sara', Antonella sta organizzando quella pratese, che dovrebbe tenersi domani: un'altra fiaccolata organizzata con gli amici di Maurizio che fanno servizio alla Misericordia.

DUBAI - ''Italiani organizzate nella capitale manifestazioni pro-iraq, o li ammazziamo ... Vi concediamo cinque giorni, scaduti i quali li uccideremo senza indugio e senza altri avvertimenti''. Un nuovo video con le immagini dei tre ostaggi italiani e' stato trasmesso dalla tv araba al Arabiya, di Dubai.
I rapitori minacciano l'uccisione di Maurizio Agliana, Salvatore Stefio e Umberto Cupertino ''se entro cinque giorni il popolo italiano non manifestera' la volonta' di andarsene dall'Iraq''. La cassetta video con gli ostaggi italiani e' stata consegnata alla redazione di al Arabiya a Bagdad.

LE RICHIESTE DEI RAPITORI: ''Vi assicuriamo che daremo prova di buona fede e li libereremo - dice il messaggio diretto dai sequestratori al popolo italiano - se simpatizzerete con la nostra causa, ci mostrerete la vostra solidarieta' e respingerete pubblicamente la politica del vostro primo ministro, inscenando una grande manifestazione nella vostra capitale per protestare contro la guerra''.

ULTIMATUM: ''Vi concediamo cinque giorni, scaduti i quali li uccideremo senza indugio e senza altri avvertimenti''. Il comunicato che appare inquadrato nel video con i tre ostaggi italiani e mandato in onda dalla tv araba al Arabiya reca la data del 25 aprile. Non e' chiaro se l'inizio dell'ultimatum di cinque giorni, dato dai sequestratori per non uccidere i tre italiani, scatti dalla data impressa nel comunicato o, piu' probabilmente, dalla messa in onda del video oggi.

RIFERIMENTO A BERLUSCONI
Nel testo integrale dei rapitori che si firmano 'Falangi verdi', tradotto dalla tv italiana La7 viene citato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. '' E' oramai chiarissimo, senza ombra di dubbio, che chi vi sta guidando e' un servo agli ordini del suo padrone, e non presta attenzione alcuna a voi. Vi diciamo che le persone detenute da noi sono dei criminali di guerra e delle guardie private che Berlusconi ha assoldato per vigilare sulla sicurezza dei suoi padroni'', recita un passo del comunicato dei rapitori.

PARLA SALVATORE STEFIO: Nel video messaggio trasmesso da al Arabiya, Salvatore Stefio, parla direttamente alla telecamera che lo sta riprendendo. Della sua dichiarazione si colgono soltanto poche parole:''...ogni richiesta per migliorare la nostra permanenza qui da loro''.

IL VIDEO: I tre ostaggi italiani mostrati ora in video, tutti con il viso coperto da folte barbe e con il classico vestito arabo bianco, stavano mangiando. I loro volti apparivano distanti e con lo sguardo assente. Le loro condizioni generali sembrano buone.

DA MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE, NO AI RICATTI
Il ministro Giovanardi: nessun dibattito prima della liberazione, questa la posizione comune di Governo e Camera. La Lega: non si tratta, i terroristi si eliminano. L'UdC: no a ricatti antidemocratici. Rutelli: no a qualsiasi trattativa. Violante: nessuna forza politica può agire sotto ricatto. Mastella: mi sono venute in mente le foto della BR con Moro. La radicale Emma Bonino: è il nostro 11 marzo. Bertinotti: il governo rappresenti la volontà  del popolo che è contro la guerra.

OSTAGGI, FARNESINA VERIFICA ANCHE AD ABU DHABI
Subito dopo la diffusione del video la Farnesina ha allertato tutte le fonti per approfondire i dettagli relativi al filmato e alla notizia che i loro sequestratori hanno promesso di ucciderli entro cinque giorni se il popolo italiano non protestera' per la presenza militare del loro paese in Iraq. Lo si apprende da fonti della Farnesina interpellate dall'Ansa che hanno riferito: ''Anche in stretto raccordo con l'ambasciata italiana ad Abu Dhabi, paese dove ha sede la tv che ha mandato in onda il filmato - stiamo verificando tutti i particolari''.
27/04/2004 12:35
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axtolf ha scritto:Antonella sta organizzando quella pratese, che dovrebbe tenersi domani: un'altra fiaccolata organizzata con gli amici di Maurizio che fanno servizio alla Misericordia.
se possibile vedrò di partecipare...
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Mi pare che tutto c'entri molto poco con " Vita alpina di tutti i giorni "

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