Armamento delle opere 1953 - 1992


Nel dopoguerra parte del sistema fortificato italiano venne riattivato e integrato sia dal punto di vista delle dotazioni e degli armamenti, sia dal punto di vista della distribuzione sul territorio.
Vennero ampiamente riutilizzate le opere presenti, anche se non complete, e venne integrato il sistema presente sul confine con la pianura friulana sino in prossimità di Gorizia, con postazioni e opere di nuova costruzione , presidiate poi dalla fanteria d'arresto.
Le opere d'artiglieria cessarono di avere impontanza nel nuovo sistema di fortificazioni e non vennero quindi riattivate, mentre venne molto accentuata la funzione anticarro degli sbarramenti.
Negli organici dei reparti d'arresto vennero inoltre previste apposite squadre dedicate alla difesa vicina delle opere, appositamente addestrate.
Nei piani di difesa delle opere era inoltre previsto largo impiego di campi minati come sistema per tenere a distanza squadre di fanteria o guastatori.

Mitragliatrici e fucili mitragliatori

Inizialmente venne utilizzata la mitragliatrice Breda 37, che era già di prevista installazione nelle opere. Essa venne sistemata con gli affustini progettati oppure utilizzata, dove i lavori erano stati interrotti e la casamatta non era stata completata, sul proprio trepiede.
A partire dal 1981 iniziò la sostituzione di tale arma, con l'arma standard dell'Esercito Italiano, ovvero l'MG42/59. Gli affustini presenti vennero modificati dagli arsenali per permettere il montaggio dell'MG al posto della Breda 37.
Come fucili mitragliatori per la difesa ingressi, oltre al materiale di dotazione individuale, si utilizzò inizialmente qualche esemplare rimasto del Breda 30, quasi subito sostituito dall'inglese Bren MK1. Esistono notizie della realizzazione di un affustino dedicato per quest'arma, ma per il momento non sono emersi documenti ufficiali a riguardo.

Artiglieria controcarro

Vennero inizialmente utilizzate tre armi, tutte già presenti in arsenale e utilizzate durante la seconda guerra mondiale.
Il pezzo 75/21 di produzione nazionale venne utilizzato con una installazione in piastra piana. Si tratta probabilmente di un cannone che venne sperimentato negli anni '50 come arma anticarro, utilizzando semilavorati già presenti e affusti del 47/32. Non venne adottato dall'esercito ma trovò evdentemente, utilizzo in opera.
Il pezzo 75/34 di produzione nazionale, venne utilizzato con un apposito giunto sferico. Si trattava del pezzo poco più che sperimentale progettato dall'Ansaldo durante la seconda guerra mondiale.
Venne utilizzato anche il più conosciuto pezzo 105/25, che durante la seconda guerra mondiale equipaggiava gli ultimi semoventi prodotti e che aveva dimostrato una discreta efficacia anche contro i mezzi più moderni. Era prevista l'installazione con un affusto particolare ancorato alla piastra della feritoia.
Quasi in contemporanea con l'adozione della MG42, vennero sostituiti i pezzi da 75 mm con un'arma più moderna. Si trattava del pezzo da 90mm prodotto dalla Mecar, in due versioni, una denominata L (leggera) e una denominata P (pesante).
Il 105/25 rimase invece in servizio fino alla dismissione del sistema, avvenuto a partire dal 1992.

Torrette enucleate

Per aumentare la minaccia contro i carri armati, l'armamento anticarro degli sbarramenti venne integrato in alcuni casi con torrette enucleate di carro in postazioni costruite appositamente oppure integrando opere del vallo non ultimate. In rari casi venne utilizzato l'intero carro in vasca di calcestruzzo.
Mentre nelle opere presidiate dagli alpini questo tipo di installazioni rappresentavano una minoranza, nelle opere di fanteria nella pianura friulana esse erano invece la regola.
Vennero utilizzate torrette provenienti da carri M4 Sherman ed M26 Pershing . Dovevano essere installate anche torrette provenienti da carri M47 Patton, ma a parte la notizia che essere dovevano sostituire le torrette esistenti in alcuni sbarramenti, non ci risulta nessuna sistemazione realizzata con questo carro.

Completavano la difesa delle opere, la dotazione individuale dei militari e l'armamento delle plotoni difesa vicina che non differivano dall'armamento in dotazione agli altri reparti dell'esercito.

Nota sulle opere della fanteria d'arresto: verso la fine della vita operativa dei reparti d'arresto, dove gli sbarramenti presidiati dagli alpini d'arresto confinavano con quelli della fanteria d'arresto, si ebbe, in occasione della contrazione dei reparti, opere della fanteria che diventarono di competenza dei reparti alpini.