
Parto da un paio di considerazioni "propedeutiche".
Innanzittutto, mi trovo d'accordo con Wintergreen quando esprime il fastidio per il fatto che, spesso, si perda di vista il reale contributo italiano alle operazioni in confronto ai numeri a dir poco "mostruosi" messi in campo dall'URSS, nonchè dalla stessa Germania; è ovvio che, da parte italiana, ci sia più interesse per la nostra partecipazione al conflitto, però questo obbiettivo andrebbe seguito senza perdere la misura complessiva dell'insieme, come ad esempio recentemente notato da G. Rochat riguardo al nome di "seconda battaglia del Don", spesso utilizzato in Italia per indicare i fatti d'arme che videro impegnato l'ARMIR nell'inverno '42-'43: "Definirla seconda battaglia del Don non ha però senso, perchè non si può vedere la serie di grandi battaglie intorno a Stalingrado nell'ottica limitata dell'ARMIR... il nome più corretto è quello russo: "Offensiva Piccolo Saturno", o se si preferisce "offensiva di dicembre" nel quadro della battaglia di Stalingrado" (da G. Rochat, Le truppe italiane in Russia 1941-1943, Storia Militare n.° 115, aprile 2003).
Magari, qualcuno del forum che in merito ne sa di più potrebbe scrivere qualcosa...
Strettamente collegato a questo è un altro fatto: sulla partecipazione italiana alla Campagna di Russia esistono centinaia di libri, di cui però pochissimi possiedono reale valenza storica; la maggior parte invece hanno carattere esclusivamente memorialistico o, al massimo, divulgativo (fra l'altro, spesso divulgazione di qualità infima).
Ecco così spiegata la nascita di leggende come quella del fantomatico Bollettino n.° 630 dell'Alto Comando Sovietico ("Solo il corpo d'armata alpino italiano può ritenersi imbattutto in terra di Russia"), che sarebbe stato diffuso il 21 febbraio 1943 da Radio Mosca, bollettino di cui recenti ricerche, condotte anche dal noto M.llo Rizza, non hanno trovato alcuna traccia negli archivi dell'ex URSS (di questi studi dava conto anche un numero de "L'Alpino" dello scorso anno). A tale proposito, ha scritto recentemente Nicola Pignato: "Ci sembra infine il caso di sottolineare alcune inesattezze ancora presenti in lavori recentemente pubblicati e basati più sull'aneddotica che sui documenti... Ebbene, in questi ultimi anni un'accurata indagine, recepita anche dall'Associazione Nazionale Alpini, ha dimostrato che mai il Comando sovietico aveva affermato alcunchè di simile. Anzi, aveva trionfalmente proclamato la distruzione di tutte e tre e le divisioni" (da N. Pignato, Una tragedia annunciata, Storia Militare n.° 117, giugno 2003).
Aggiungo che, nell'ultima edizione (2000) de "Le operazione delle unità italiane al Fronte russo" dell'USSME, viene esplicitamente citato il bollettino dell'Alto Comando Germanico in cui si elogiava l'epica resistenza della 3^ Div. Alp. "Julia" sul fronte del Don, mentre nessun accenno viene fatto al succitato comunicato sovietico (sulla stessa opera chi volesse può trovare anche i passi della relazione sovietica che danno per annientato il Corpo d'Armata Alpino).
Mi sembra perciò opportuno, fino ad eventuale prova contraria, considerare il bollettino in questione come mai esistito.
Termino facendo una considerazione sull'atteggiamento dell'ANA riguardo a quei lontani avvenimenti.
Se a volte sembra che alla Campagna di Russia abbiano partecipato solo gli alpini, dipende forse anche dal fatto che noi ricordiamo quei morti, e qualcun'altro no; però non è bello leggere certe ricostruzioni su qualche notiziario di Sezione, in cui i quasi 100.000 caduti della campagna diventano tutti alpini...
Soprattutto non è bello che l'ANA promuova attivamente fra i suoi iscritti certe "ricostruzioni" che, come il recente "Tutti i vivi all'assalto", offendono i nostri morti prima ancora che la verità storica.
A voi la parola.
Mandi.
Luigi