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Giorno della memoria

Tra l'indifferenza pressochè totale, salvo pochissimi, sia dei politici che dei cittadini, si celebra oggi il Giorno della Memoria. Ricordiamo le vittime delle Foibe e della pulizia etnica del dopoguerra attuata a danno di Italiani da parte dei Titini, un capitolo di storia che, come tanti altri, l'Italia in pratica ha dimenticato e che, salvo gli ultimissimi anni, non ha mai celebrato.

La Repubblica online offre un piccolo articolo a riguardo:

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ROMA - Nulla a che vedere con il revisionismo, ma un appuntamento per non dimenticare. Nel "giorno del ricordo", Giorgio Napolitano parla al Quirinale della tragedia delle foibe, dell'esodo dall'Istria e dalla Dalmazia di 350mila italiani nel dopoguerra, e rivendica la necessità  di conservare la memoria e di coltivarla, respingendo ogni accusa di revanscismo e nazionalismo.

Il giorno del ricordo, voluto dal Parlamento, corrisponde "all'esigenza di un riconoscimento umano e istituzionale già  per troppo mancato e giustamente sollecitato", dice il presidente della Repubblica durante la cerimonia al Quirinale alla presenza dei presidenti delle Camere. "Non ha a nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo" ma l'Italia, ieri come oggi, "non può dimenticare le sofferenze, sino a una orribile morte inflitta a italiani assolutamente immuni da ogni colpa", dice il presidente.

"La memoria che coltiviamo innanzitutto è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità  storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra", puntualizza Napolitano. E aggiunge: "non dimentichiamo e cancelliamo nulla, dunque: tanto meno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra".

Diverse le iniziative in tutta Italia, con manifestazioni, dibattiti, convegni, proiezioni di documentari. A Roma il sindaco Gianni Alemanno, il presidente del comitato romano dell'associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Marino Micich e il presidente del Consiglio comunale Marco Pomarici hanno deposto una corona di alloro all'Altare della Patria. "Questa giornata - ha detto il sindaco - serve, da un lato per ricordare e lavorare sulla memoria condivisa, e dall'altro, per infrangere le barriere di negazionismo che ancora esistono sulla vicenda delle foibe. Ci sono ancora molti testi scolastici che non parlano di questa tragedia, c'è una ricostruzione storica che ancora salta a piè pari il dramma di tutti gli esuli. Invece noi dobbiamo ricordare questo dramma perché fa parte della nostra storia nazionale e della storia dell'Europa". Secondo Alemanno, "serve grande attenzione e grande rispetto per fare in modo che gli esuli delle foibe vengano aiutati a superare questo dramma anche dal punto di vista degli effetti economici e sociali".

A questo proposito il presidente della Camera Gianfranco Fini si è fatto promotore di un'iniziativa legislativa che mira a restituire nei documenti l'identità  "italiana" agli esuli istriani, giuliani e dalmati. Fini ne parla in una risposta ad una lettera di un'esule dalmata, la signora Federica Haglich, pubblicate entrambe oggi da "Il Gazzettino". Fini rende noto di aver scritto personalmente al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno "affinchè possano individuare quanto prima una soluzione legislativa per poter annotare nei documenti di identità  degli esuli e dei loro familiari la dizione 'italiana' anzichè 'yugoslava'".
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jolly46
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Re: Giorno della memoria

Da aggiungere che quello che si considera il primo quotidiano nazionale non dedica all'evento nemmeno un trafiletto (l'ho sfogliato velocemente e spero di non sbagliarmi).

Tanto valeva nemmeno istituire la giornata ..... chissà  se nelle scuole ne hanno parlato? (:-x)
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Re: Giorno della memoria

axtolf ha scritto: A questo proposito il presidente della Camera Gianfranco Fini si è fatto promotore di un'iniziativa legislativa che mira a restituire nei documenti l'identità  "italiana" agli esuli istriani, giuliani e dalmati. Fini ne parla in una risposta ad una lettera di un'esule dalmata, la signora Federica Haglich, pubblicate entrambe oggi da "Il Gazzettino". Fini rende noto di aver scritto personalmente al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno "affinchè possano individuare quanto prima una soluzione legislativa per poter annotare nei documenti di identità  degli esuli e dei loro familiari la dizione 'italiana' anzichè 'yugoslava'".
Abbastanza vergognoso il fatto che si sia dovuti arrivare ad oggi per avere coscienza di questo problema e che nessuno prima di oggi si sia sentito in dovere di affrontare la questione.

Spero che se il provvedimento verrà  varato tenga conto del fatto che il "furto" della nazionalità  debba partire dalla beffa di Osimo, visto che fino a quel momento si parlava di "confine provvisorio" (come avvisavano anche i cartelli bilingue sul confine).
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PETER
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Re: Giorno della memoria

Nella scuola di mio figlio ( 2° superiore) hanno fatto delle ricerche e presentato cartelle di studio soddisfacenti.
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belpietro
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Re: Giorno della memoria

mi associo al ricordo.
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axtolf
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Re: Giorno della memoria

Anche l'ANSA si è accorta:

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ROMA - Giorgio Napolitano ha celebrato il Giorno del Ricordo al Quirinale affermando che "la memoria che coltiviamo innanzitutto è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità  storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra". Questo ci fa ricordare "le sofferenza inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra, ma non possiamo nemmeno dimenticare le sofferenze, fino a un'orribile morte, inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa".

"Non hanno alcuna ragion d'essere polemiche dall'esterno nei nostri confronti", ha detto Napolitano ricordando di essere il presidente della Repubblica italiana "risorta in quanto Stato alla vita democratica anche grazie al coraggio e al sacrificio dei civili e dei militari che si impegnarono nella Resistenza fino alla vittoria finale sul nazifascismo". "Con gli Stati di nuova democrazia e indipendenza sorti ai confini dell'Italia vogliamo vivere in pace e in collaborazione nella prospettiva della più larga unità  europea".

Il Giorno del Ricordo, ha sottolineato, vuole esprimere "la vicinanza affettuosa e solidale" delle istituzioni a quanti "vissero personalmente o attraverso loro familiari le tragiche vicende della persecuzione, dell'orrore delle foibe, dell'esodo massiccio degli italiani dalle terre in cui erano profondamente radicati". Si tratta di "un riconoscimento umano e istituzionale già  per troppo tempo mancato e giustamente sollecitato che non ha nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo".

A questo punto il capo dello Stato ha dichiarato la consapevolezza delle responsabilità  del fascismo e ha detto che "l'espressione più alta di questa nostra consapevolezza è segnata nell'articolo 11 della nostra Costituzione, là  dov'é sancito il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà  degli altri popoli". In apertura del discorso Napolitano ha fatto un implicito riferimento alla morte di Eluana Englaro parlando di "dolore e turbamento nazionale" e ha invocato una riflessione comune su quanto è accaduto.

Napolitano si è dichiarato poi "lieto dei chiarimenti avuto il 31 gennaio scorso dal presidente sloveno" a proposito delle modalità  in cui vengono ricordate le sofferenze dei profughi istriani, fiumani e dalmati. "Non possiamo non sentirci vicini - ha detto il presidente della Repubblica celebrando al Quirinale il Giorno del Ricordo - a quanti hanno sofferto comunque di uno sradicamento a cui è giusto che si ponga riparo attraverso un'obiettiva ricognizione storica e una valorizzazione di identità  culturali, di lingua, di tradizioni che non possono essere cancellate. Nessuna identità  può essere sacrificata o tenuta ai margini nell'Europa unita che vogliamo far crescere anche insieme alla slovenia e alla Croazia democratiche". Sui rapporti con la Slovenia, il capo dello Stato ha detto che "le nuove generazioni non possono lasciar pesare sull'amicizia tra i nostri paesi le colpe e le divisioni del passato. Spetta ad esse fare opera di verità  e di giustizia nello spirito della pace e dell'integrazione europea, sempre rendendo omaggio alla memoria delle vittime e al dolore dei sopravvissuti con lo sguardo più che mai volto al futuro".

ALEMANNO, MINISTERO VERIFICHI I LIBRI DI STORIA - "Il ministero della Pubblica Istruzione deve fare una verifica sui libri di storia per fare in modo che vengano adottati solo i testi che sono completi di tutti gli aspetti degli eventi drammatici del Novecento che comprendono anche la tragedia delle foibe". Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno al termine del consiglio straordinario degli esuli organizzato in Campidoglio, in occasione del Giorno del ricordo. In più occasioni il primo cittadino aveva sottolineato il silenzio dei libri di testo su questa parte di storia italiana. "Noi - ha spiegato - possiamo continuare questo lavoro sulla memoria come comune facendo in modo che ci sia la diffusione di opuscoli e di materiale documentario in modo da integrare quello che oggi manca". "Prima di tutto - ha concluso - bisogna intervenire sui libri di storia perché quelli incompleti sono un'offesa agli esuli, alla memoria italiana e ai giovani che imparano da quei libri".

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C'è anche una testimonianza:

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Storie di esuli, 'sfiorammo morte e lasciammo tutto'
(di Monica Savatteri)

ROMA - Vivi per pura coincidenza ma esuli, persone che hanno dovuto lasciare tutto ciò che possedevano portando con sé solo ciò che di più caro avevano: la vita e gli affetti. Sfiorarono la morte, che invece giù nelle foibe inghiottì parenti o amici, ma dovettero lasciare tutto. Le storie degli esuli giuliano-dalmati, riuniti oggi in Campidoglio in aula Giulio Cesare, hanno tutte il sapore amaro della persecuzione subita, di una persecuzione che a molti non ha lasciato scampo. Mirella Ostrini ora ha 73 anni ma quando con la sua famiglia ha dovuto lasciare Zara ne aveva solo sei. "Mi sono salvata perché siamo partiti prima del giorno stabilito, su un piroscafo che, per fortuna è stato uno dei pochi a non essere affondato", ricorda. Il suo racconto parla di vari spostamenti, "prima ad Ancona, poi a Roma nel quartiere giuliano-dalmata sulla Laurentina. Nessuno della mia famiglia è stato infoibato ma ci siamo salvati solo perché non ci siamo recati nel solito rifugio". Aveva solo tre anni Dionisia Pellizzer quando lasciò Rovigno d'Istria con la sua famiglia, "sono stata sei mesi in un campo profughi dove c'erano stati gli ebrei". Sua cugina Eufemia Giuliana Budicin, invece, è nata a Roma ma i suoi genitori dovettero lasciare tutto "una situazione economica agiata, per diventare profughi ed essere appellati come fascisti benché mio padre avesse combattuto tra i partigiani". E' stato un 'no' da parte del papà  a salvare, invece, Vanda Piccoli, quando, all'età  di sette anni, chiese di partecipare a un festeggiamento in strada. "Era estate - ha ricordato - ci andavano tutti i miei amici. Ma presto quella festa si trasformò in una tragedia: vennero fatti saltare alcuni ordigni innescati da micce. C'erano resti umani ovunque. Poi siamo partiti con una motonave e ci siamo salvati la vita".
""""
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Luigi
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Re: Giorno della memoria

"[...] non piangere per me. Non mi sono mai sentito così forte come in questa notte di attesa, che è l'ultima della mia vita. Tu sai che io muoio per l'Italia. Siamo migliaia di italiani, gettati nelle foibe, trucidati e massacrati, deportati in Croazia, falciati giornalmente dall'odio, dalla fame, dalle malattie, sgozzati iniquamente. Aprano gli occhi gli italiani e puntino i loro sguardi verso questa martoriata terra istriana che è e sarà  italiana. Se il Tricolore d'Italia tornerà , come spero, a sventolare anche sulla mia Cherso, bacialo per me, assieme ai miei figli. Domani mi uccideranno. Non uccideranno il mio spirito, né la mia fede. Andrò alla morte serenamente e come il mio ultimo pensiero sarà  rivolto a Dio che mi accoglierà  e a voi, che lascio, così il mio grido, fortissimo, più forte delle raffiche dei mitra, sarà : viva l'Italia!"

Mandi.
Luigi
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)


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