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La cassazione condanna il giornalista che diffamò gli Alpini

Da Ana.it

La Corte di Cassazione, con sentenza 30/09/2008, previa riduzione della pena pecuniaria inflitta in secondo grado (dovuta alla scelta del rito abbreviato), ha confermato la condanna del sig. Etienne Oreste Andrione per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Il predetto dovrà  pertanto provvedere al risarcimento dei danni subiti dalle parti offese (tra cui l'A.N.A.), a rifondere le spese legali dei tre gradi di giudizio, nonché alla pubblicazione, per estratto, della sentenza su due quotidiani, La Stampa di Torino e la Tribune di Ginevra.



I fatti risalgono all'Adunata degli alpini di Aosta del 2003, in occasione della quale l'Andrione aveva scritto un ingiurioso articolo sul quotidiano ginevrino, criticando aspramente l'amministrazione regionale per le scelte compiute nella circostanza, pronosticando addirittura gravi conseguenze per l'igiene cittadina, (che poi non si sono affatto verificate), e descrivendo apertamente gli alpini come vili fanfaroni dediti all'alcool, e la loro adunata nazionale come una sorta di rave-party. In primo grado il Tribunale lo aveva assolto,erroneamente ritenendo che si trattasse di esercizio del diritto di critica. Tuttavia le parti civili avevano impugnato la sentenza e la Corte di Appello di Torino aveva dato loro ragione, condannando l'imputato. Ora la Suprema Corte ha deciso in via definitiva, accollando al ricorrente le ulteriori spese.

Questa sentenza è particolarmente importante, non solo perché chiude definitivamente l'incresciosa vicenda scaturita dalla pubblicazione dell'articolo, gratuitamente diffamatorio per gli Alpini, ma soprattutto perché è la prima volta che la magistratura italiana riconosce esplicitamente all'A.N.A. la legittima rappresentanza legale degli alpini, in armi e in congedo, dei valori che essi rappresentano e del loro onore.

Risultato importante che è stato possibile ottenere anche grazie alla collaborazione del Col. Morand, degli Chasseurs Alpins della Savoia, che, indignato alla lettura del libello, per primo ha segnalato la cosa agli alpini della gemellata sezione di Ivrea. I quali, con le debite autorizzazioni, hanno subito provveduto ad investire della vicenda l'autorità  giudiziaria. Analoga segnalazione era intanto giunta da parte degli alpini Lorenzo Testa e Franco Vola della sezione Svizzera.

Risultato che soprattutto si deve alla determinazione e lungimiranza dei presidenti nazionali Parazzini prima e Perona dopo, ai quali va pertanto la gratitudine di tutti gli alpini.

A questo punto e per concludere, si può ben dire che se sono gli alpini in armi che scrivono la Storia, una Storia leggendaria che passa per tre secoli, dalla battaglia di Adua del 1896 sino alle attuali missioni di contrasto del terrorismo in Afghanistan, è certo l'A.N.A. che gelosamente ne custodisce e difende la memoria. Come dire due facce della stessa medaglia.

Antonio Raucci
Vecio.it Forum Admin
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