Dal Messaggero Veneto
Continua la battaglia del Carroccio contro i meridionali
La Lega: paghe più alte agli alpini del Nord
ROMA. Nel corpo degli alpini ci sono troppi meridionali. Così, per
incentivare i cittadini del Nord a diventare "penne nere", la Lega
propone, con una pdl che porta come prima firma quella di Davide
Caparini, di pagarli 500 euro in più degli altri. La supremazia dei
meridionali nel glorioso corpo degli alpini, osserva il deputato del
Carroccio, di fatto ne ha «snaturato l'identità e spezzato i
secolari legami con il retroterra sociale di cui sono
tradizionalmente espressione», cioè le regioni dell'arco alpino.«Il
cappello con la penna - si legge nella relazione alla proposta di
legge - viene certamente indossato con dignità e onore da giovani
uomini e donne di molte zone del nostro paese», ma «sono sempre meno
quelli tra loro che provengono dalle regioni che alimentarono un
tempo le brigate Julia, Cadore, Taurinese e Tridentina». «È quindi
facile prevedere - aggiunge - a medio e lungo termine l'esaurimento
degli alpini come comunità territoriale con conseguente
impoverimento culturale delle regioni ove più forte è stato
storicamente il loro radicamento».
Così, nel provvedimento assegnato alla commissione difesa della
Camera presieduta da Edmondo Cirielli, la Lega corre ai ripari e
propone di pagare di più gli alpini del Nord rispetto a quelli del
Sud: 500 euro in aggiunta alla "busta paga" tradizionale. Le nuove
leve provenienti dalle regioni settentrionali, inoltre, potranno
svolgere servizio nel corpo degli alpini «in siti prossimi» al loro
comune di residenza.
E a decidere «sui requisiti psico-attitudinali dei giovani
aspiranti» sarà una commissione del Nord, cioè composta da personale
residente nel settentrione d'Italia. Perchè anche gli esaminatori
del Nord? Per «ovviare alle sempre più frequenti discriminazioni
compiute proprio ai danni degli aspiranti volontari» di regioni
settentrionali, in favore dei meridionali, spiegano gli esponenti
del Carroccio.
E sempre «a tutela del rapporto esistente tra gli alpini e i loro
retroterra», si legge ancora nella relazione, è previsto anche
l'inserimento, di chi si congeda, «in un'apposita riserva» fino a
quando non compiono 40 anni. E questa "riserva" potrà essere
utilizzata come una sorta di task force in caso di calamità naturali
che colpiscano ovviamente il Nord d'Italia.
«Il problema della crisi d'identità del corpo degli alpini - osserva
ancora Caparini - è avvertito acutamente», pertanto la Lega chiede
che la legge entri in vigore in tempi molto celeri: il giorno dopo
della sua pubblicazione sulla Gazzatta Ufficiale.
La battaglia della Lega contro la "meridionalizzazione" del corpo
degli alpini è di vecchia data, ma non ha assicurato finora i
risultati auspicati: su un totale di circa 10.000 militari di truppa
con la penna nera sul cappello, infatti, il 70% proviene oggi dalle
regioni centro-meridionali. Già in passato, più volte e sempre su
iniziativa di parlamentari leghisti, erano state
sollecitate «utilità economiche» (cioè più soldi) rispetto ai
parigrado e diversi altri «incentivi addizionali» per i «giovani
padani» che decidevano di fare i volontari nelle truppe alpine. Un
modo per evitare, si diceva, che questo «glorioso corpo perda la
propria identità ». Ma, almeno finora, l'unico benefit che gli alpini
di truppa hanno ottenuto è costituito da 50 euro in più sullo
stipendio.
Succede così che nelle due brigate alpine - la Julia, che ha sede a
Udine e reggimenti nel Triveneto, e la Taurinense, che ha sede a
Torino e reggimenti a Torino, ma uno anche all'Aquila - l'accento
del soldato è soprattutto meridionale. Tra i soldati di truppa
quelli che provengono dal Nord sono circa il 30%, forse meno, ma la
percentuale si alza con i sottufficiali; gli ufficiali, invece, a
causa del numero ridotto e dell'ampia domanda, sono in maggioranza
del Nord.
(26 settembre 2008)



