Centinaia di alpini di ben 35 sezioni (c'erano anche gli alpini della sezione Cile!) sono saliti sull'Ortigara domenica 10 luglio per l'annuale pellegrinaggio, fatto di riconoscenza e di omaggio alle decine di migliaia di Caduti, sull'uno e sull'altro fronte. E' una terra sacra agli alpini, quella dell'Ortigara, da percorrere con grande rispetto in una comunanza di sentimenti. Ed è quanto è avvenuto domenica, sia sulla vetta, alla Colonna Mozza, al cui altare il cappellano don Rino Massella ha celebrato una S. Messa per i Caduti, sia alla chiesetta del Lozze, sotto la Madonnina che guarda benedicente verso l'Ortigara.
Presente nelle due cerimonie il Labaro, con il vice presidente nazionale vicario Vittorio Brunello, il vice presidente Giorgio Sonzogni e numerosi consiglieri nazionali; come è ormai tradizione era presente anche una delegazione dell'Associazione dei Kaiserschà¼tzen, giunta da Innsbruck con Bandiera scortata dal maggiore Helmut M.Berchtold. Alla Colonna Mozza il celebrante ha invocato la pace come messaggio di tutti i Caduti.
Al Lozze, prima della S. Messa, il presidente della sezione di Marostica Roberto Genero ha letto la lettera scritta da un giovane ufficiale ai genitori da una trincea dell'Ortigara, la sera precedente all'assalto, nel quale avrebbe perso la vita. “L'Associazione nazionale alpini non è una potenza economica - ha detto poi il vice presidente nazionale Brunello nel suo discorso ufficiale - non è neanche una forza politica, ma una grande forza morale sì, lo è, e lo si vede e lo si tocca quando facciamo le nostre manifestazioni che ci fanno sentire parte della comunità che ci accoglie e che ci dice: tornate!”.
Ed ha concluso, riferendosi all'Adunata nazionale: “L'anno prossimo saremo di nuovo qui, in migliaia, decine, centinaia di migliaia, per ripercorre il pellegrinaggio dell'Ortigara, e testimoniare che il nostro patrimonio di identità , oÂnestà , solidarietà di amore verso gli altri vogliamo che continui e che si perpetui, per i nostri figli, per dare una speranza a un mondo che ci sembra disperato. Se riusciremo tutti a sentirci parte di un Paese, fieri di esserlo, tramanderemo l'impronta che ha fatto grande l'Italia, alla quale guardare con ammirazione e rispetto”.
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