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Claudio Zanetti
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Riporto alcuni brani scritto dal Ten.Colonello Fedri Claudio nel Libro Battaglione Alpini Tolmezzo
Storia di un Battaglione Carnico.
Nel corso della campagna di russia il btg.Tolmezzo,uno fra i più sacrificati,paga un altissimo tributo di sangue:120 morti,262feriti e 1020 dispersi.Ancora una volta gli alpini del Tolmezzo,secondi a nessuno,col loro sacrificio.col loro valore,cosi' come nella campagna di grecia,concorrono a far assegnare alla Bandiera dell'8° reggimento alpini,la seconda Medaglia d'oro al Valor militare.
Il Corpo d'armata alpino,nel complesso,secondo i dati riportati in una pubblicazione dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito,ha subito,tra caduti,dispersi,feriti e congelati,le seguenti perdite.Comando di corpo d'armata e supporti 3780;divisione Tridentina 11800;divisione Julia 12350;divisione Cuneense 15650,per un totale di 45850 uomini.
Erano occorse 200 tradotte per trasportare in Russia il corpo d'armata alpino;per il suo rientro in Italia ne sono state necessarie appena 15.E questa è la misura del "salasso"che hanno subito le nostre valli per la sola campagna di Russia!
Allora come scritto da te Luigi se non ho capito male è giusto.Che l A.N.A affermi altri numeri sui caduti in Russia e secondo me da rivedere.
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Luigi
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Barone.Rosso ha scritto:Scusa, Luigi, ma, a mio modestissimo avviso, pare che tu ponga la questione in termini tali che sembra che l'Italia sia stata vilmente aggredita dalle Potenze Plutocratiche.
A me non pare proprio.
L'Italia fu trascinata in guerra da sè stessa, a causa del Patto d'Acciaio: se non ci fosse stata la sciagurata alleanza con la Germania, credi che gli Inglesi avrebbero posto in essere certi comportamenti nei "nostri" confronti?
Non ti sembra, almeno un po', corretto da parte loro aver cercato in tutti i modi possibili di bloccare un alleato della Germania nazista, che faceva, tanto per cambiare, il furbetto non belligerante?
Era la guerra e mi pare che loro l'abbiano combattuta nella miglior maniera possibile.
Noi no. L'Italia non era pronta alla guerra, ma, per volere del Duce, l'ha combattuta lo stesso.
Tanto in prima linea non ci andava Lui, ma solo quelli che hanno sputato sangue e hanno opposto il petto alle corazze dei carri armati, con senso del dovere e sprezzo del pericolo.
Quindi, onore a chi combatteva.
Ma non raccontatemi la favola che abbiamo risposto alle angherie di chicchessia.
Freiherr von Richthofen,

che l'apparenza sia come tu dici può anche essere. Del resto sto malamente cercando di concentrare argomenti poderosi in poche righe.
Premessa: non fu solo il Duce a decidere la guerra, ma la dirigenza italiana del tempo, Re in testa.
E quando era toccato a "Lui", in ogni caso, in prima linea c'era andato, mi pare.
E anche allora i paesi poveri non avevano molto più che i petti dei valorosi.

Non sto discutendo se, dal loro punto di vista, i britannici fecero più o meno bene a comportarsi come si comportarono.
Ci sono però azioni che, a norma del diritto bellico, configurano come legittimo il ricorso alle armi (vedi il piuttosto simile blocco esercitato contro Israele nel 1967).
Sai cosa significa per un paese privo di risorse energetiche l'embargo sul carbone tedesco, con la seguente, pronta e interessata offerta di quello inglese purchè l'Italia si trasformasse in una gigantesca fabbrica d'armi per l'Impero Britannico? Dimmi un po' tu: o si accetta l'offerta, o si decide di recuperare la propria libertà  con le armi. Cosa pensi sarebbe successo dell'Italia, se avesse accettato l'offerta inglese? Pensi che la Germania sarebbe rimasta a guardare? Con gli inglesi e i francesi lesti a difenderci come avevano fatto con la Polonia?
A parte qualsiasi considerazione su un così plateale capovolgimento delle alleanze, naturalmente...

Hai solo una vaga idea di cosa significhi per l'Italia mantenere aperte le vie di comunicazione marittime?
Per un paese povero e sovrappopolato come il nostro esse sono la vita stessa, tanto che in ormai 150 anni di unità  tutti - ma proprio tutti - i governi italiani (liberali, fascisti o repubblicani che fossero) hanno mantenuto fermissimo uno ed un solo punto in politica estera: o si è alleati della potenza marittima che controlla il Mediterraneo, o si è quella potenza.
È per questo che nel 1902 venne inserita, nel rinnovo della Triplice Alleanza, la famosa clausola inglese. Appena compresero che da semplicemente antifrancese e poi antirusso tale patto poteva sfociare nella guerra contro la Gran Bretagna, i nostri governanti si cautelarono giustamente.

Ripeto: non sono io a dire che una parte, almeno, della classe dirigente britannica voleva precipitare la guerra con l'Italia. Fu lo stesso Churchill a riconoscerlo, e prima del settembre '39.
Ecco perchè, nonostante la neutralità  italiana ben poco mascherata sotto la foglia di fico della "non belligeranza", i britannici con i francesi al seguito misero in atto determinati comportamenti.
Ma certi comportamenti contro un paese non in guerra lasciano ben poco spazio di manovra, come perfino il molto "british" generale Faldella dovette riconoscere: o si risponde con le armi, o si accetta il diktat.
E anche qui ripeto: può benissimo essere che quest'ultima opzione fosse la migliore, o la meno peggiore. Ma sappiamo che la pax americana impostaci è stata ben altra cosa rispetto alla proposta pax britannica.

Come hanno opportunamente osservato Federico e Jolly, il Patto d'Acciaio non fu veramente una scelta.
Si può anche chiamarla alleanza sciagurata, ma a imporla furono purtroppo le mutate condizioni strategiche, e segnatamente la riuscita della Campagna d'Etiopia, cui le democrazie occidentali avevano concesso il loro benestare solo perchè ne avevano previsto il fallimento. Ma una volta vinta, l'Italia acquisiva nel Corno d'Affrica quella profondità  strategica che il possesso delle sole Somalia ed Eritrea non le avrebbe garantito.
Non penso serva nemmeno l'atlante per sapere cosa ciò, unito al dominio sulla Libia, significasse dal punto di vista marittimo. Di sicuro lo aveva compreso la dirigenza italiana del tempo, che si diede a progettare lo sfruttamento del successo (cfr. "Le implicazioni navali della conquista dell'Impero", dell'USMMI).
Ma di tutto ciò l'Impero Britannico non aveva intenzione di tollerare alcunchè, come un quarto di secolo prima aveva deciso di non tollerare l'Impero guglielmino, con similare, volontaria trasformazione del seguente conflitto da "solo" europeo in "mondiale" (per la Grande Guerra, cfr. "La verità  taciuta" di Niall Ferguson).
E se proprio si deve impiegare quell'aggettivo, "sciagurato", per un qualche passo diplomatico, direi che lo meriterebbe ben di più l'accordo navale anglo-tedesco del 1935, con cui i britannici seppellirono il Trattato di Versailles, o quanto ne rimaneva, unilateralmente e senza alcuna previa consultazione con gli alleati del 1918.

Aggiungo ancora un paio di osservazioni.
Forse è meglio non indugiare troppo nella leggenda nera della cronica incapacità  militare italiana, perchè prima o poi si rischiano brutte figure.
Ad esempio quella di ridicolizzare, da italiani, il contributo della Regia Marina e coloro che lo riconoscono, salvo poi vederlo ripristinato nella giusta cornice da storici stranieri meno prevenuti di noi (mi riferisco alla recente opera di Vincent O'Hara, edita niente meno che dalla US Navy, o a quella meno recente del Sadkovic).
E prima o poi qualcuno si accorgerà  anche che in Affrica, alla fine, servirono agli inglesi tre anni per ributtare in mare i nostri supposti miseri fanti, e per di più con lo spiacevolissimo ma necessario supporto statunitense; o che la discesa in campo dell'Italia sarà  stata pure avventata, eppure il citato documento del 18 giugno 1940 parla chiaro (a proposito, quella della rooseveltiana pugnalata alla Francia ha ormai fatto il suo tempo. Gli ordini erano precisi: nessuna azione vera contro quel paese. Se però i cugini vengono a bombardare Genova, è ovvio che le cose cambino. E chissà  perchè nessuno ricorda mai le ben più profonde pugnalate inferte dall'URSS alla Polonia nel 1939 e al Giappone nel 1945...).

Si usa dire che la storia sia scritta dai vincitori. Non è vero.
I vincitori, al massimo, scrivono la propaganda destinata a tener sottomessi gli sconfitti, quando non siano addirittura questi a scriversela da sè.
Perchè la storia, sui libri, ci finisce.
Così si può anche far passare, presso le moltitudini, il messaggio che la Germania, nei due conflitti mondiali, era impegnata a realizzare il "grante piano ti conquista ti monto", alla cui stesura i suoi generali monocoluti si erano dedicati in anni di fervorosi complotti; poi si va a vedere il "bluff", e si scopre che le corazzate del II Reich avevano un'autonomia pari in media al 40% di quelle inglesi, e che la Wermacht disponeva solo di bombardieri bimotori. Chi davvero lo vuole dominare, il mondo, si premunisce di costruire corazzate che navigano per 12.000 miglia e bombardieri quadrimotori; e gli storici seri, anche anglosassoni, lo scrivono.

Ecco, lo stesso vale per l'Italia.
Solo che il pregiudizio contro i "dagos" è un po' più duro a morire, anche tra loro stessi. Tutto qui.

Mandi.
Luigi
(nel LXIII della Sconfitta)
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Per quanti siano interessati a comprendere come davvero andarono i fatti, al di là  dell'obbligatorio indottrinamento scolastico-televisivo destinato alle genti della penisola, riporto solo a modo d'esempio il brano del gen. Faldella cui facevo riferimento:

"Se il governo di Londra avesse desiderato affrettare l'intervento dell'Italia, non avrebbe potuto far meglio: dal 5 marzo 1940 attuò il blocco delle navi che trasportavano in Italia carbone germanico, suscitando gravi difficoltà  economiche, sfavorevoli reazioni e l'indignazione di Mussolini:
'... non è possibile che io, proprio io, sia diventato il ludibrio dell'Europa. Non faccio che subire umiliazioni. Non appena sarò pronto, farò pentire gli Inglesi.'
Il blocco era stato preannunciato da Londra fin dal novembre, ed Hitler attendeva la scadenza per sfruttarne le conseguenze. In tre giorni, fra il 5 e l'8 marzo, quindici navi italiane cariche di carbone furono sequestrate e riunite nei docks di Londra.
Anche il Franzero ammette che il sequestro causò una crisi, ma aggiunge che Londra era disposta a fornire carbone inglese in sostituzione di quello tedesco, e che il 9 marzo, in segno di buona volontà , gli inglesi rilasciarono le navi italiane.
L'acquisto del carbone inglese non era però realizzabile, perchè a Londra non si accettava in cambio prodotti agricoli, ma si volevano prodotti dell'industria pesante, che Mussolini non voleva dare, ed il rilascio delle navi era stato concesso a condizione che nessun'altra nave andasse a caricare carbone tedesco.
In definitiva, perciò, l'Italia sarebbe rimasta per intanto senza carbone tedesco e senza carbone inglese, il che significava paralizzare le industrie.
Non sarebbe stato possibile fare di più per indurre Mussolini a stringere sempre più i legami con la Germania.
Una settimana prima dell'attuazione del blocco era giunto a Roma Sumner Welles, inviato di Roosevelt, con la missione di accertare quale fosse la situazione in Europa.
Egli trovò a Roma, dove sostò dal 25 al 29 febbraio ed ebbe colloqui con Mussolini e Ciano, un ambiente favorevole al ristabilimento della pace, che suscitò in lui un 'bagliore di speranza'. Se il Governo di Londra fosse stato propenso a trattative, la mossa immediatamente successiva alla visita di Sumner Welles, e cioè l'attuazione del blocco, sarebbe stata un formidabile errore; in realtà  a Londra non si voleva la pace: Sumner Welles vi constatò 'decisione', 'presuntuosa fiducia' ed 'intransigenza'..."

(da E. Faldella, "L'Italia nella seconda guerra mondiale. Revisione di giudizi", Cappelli)

Capito?
"In realtà  a Londra non si voleva la pace..." (come non la si voleva nell'agosto del 1914 e nel settembre del 1939, aggiungo).

Come già  avevo osservato, se davvero - nel cinquantennio di guerre italiane che va dal 1896 al 1945 - ne è avvenuta una per la difesa della libertà  e sovranità  nazionali, è solamente quella che va dal 10 giugno 1940 all'8 maggio 1945.
Non stupisce allora che maestri di scuola, giornalisti, intellettuali, politici, editori, soubrettes televisive e orde alemanne inculchino tutt'altra nozione.
Ma quanto a questo, Orwell aveva già  capito tutto.

Mandi.
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cavalli
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Caro Luigi armiamoci di pazienza e vedrai, non so quando, la verità  verrà  a galla! come al solito l'italico popolo che accoglieva i cosidetti liberatori con gesti di tripudio era inconsapevole che proprio loro lo aveva trascinato in guerra.
La Max Trid.
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Carissimi,
ho letto attentamente gli ultimi due post.
Quello che ne ho tratto è il piacere di poter, malgrado tutto, dissentire liberamente e totalmente da quello che avete scritto.
Dubito che avrei potuto farlo con una storia finita diversamente.

PS
Prima che nascano polemiche, due citazioni::
"When two people always agree, one of them is unecessary"
William Wrigley Jr.

Noi crediamo che un movimento forte e vitale sia inconcepibile senza qualche polemica: la perfetta identità  di vedute si può realizzare solo in un cimitero
22 aprile 1912 Josif Vissarionovic Dzugasvili
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Luigi
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Uhm... ma l'ultimo non è il tale che assunse come nome d'arte quello di "Stalin"? :--""

Per il resto, confermato che tanto il tempo è galantuomo, ho inserito il messaggio un po' perchè pareva che le mie tesi fossero conseguenza di una ciocca in qualche birreria di Monaco, un po' perchè ieri era il I Maggio (e i sovietici sfileranno pure sotto la Porta di Brandeburgo, ma non in questa data).

Almeno ho dimostrato che a far baldoria sono in buona compagnia :-k

Mandi.
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Infatti, ed è per questo che i cimiteri sovietici erano pieni di avversari dell'uomo di acciaio!
Leonardo
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Quando le principali potenze voltarono le spalle all'Italia, decretando le inique sanzioni contro un Paese già  di per sè privo di materie prime...l'alleanza con la Germania diventò una scelta obbligata o quasi, con tutto ciò che ne conseguì.
L'entrata in guerra dell'Italia, per quanto infelice, va poi valutata con l'occhio del 1940, non a posteriori!
Questo il mio pensiero di semplice appassionato.
Wintergreen, dopo aver letto le argomentazioni di Luigi (che condivido), spero di leggere anche le tue, così da vivacizzare il dibattito! (:comp:)
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Leonardo, hai ragione
Spero di riuscirci a breve.
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M26
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Le azioni di boicottaggio inglesi e l'annessa crisi economica italiana sulla questione carbone non giustifica a mio avviso una dichiarazione di guerra.
Vogliamo riconoscerci le attenuanti generiche e decolpevolizzarci?
Se queste sono le conseguenze a tali atti, allora rischiammo di dichiarare guerra agli Stati arabi nella crisi petrolifera del 1973….
Di certo l'Italia dava fastidio all'Inghilterra nel Mediterraneo e nelle colonie dove si era confinanti con loro. In risposta al sequestro delle navi carboniere italiane, si sarebbe potuto intraprendere qualche altra azione risoluta, tipo il blocco navale di Malta, con la nostra pregiata Marina. Probabilmente si sarebbe entrati in conflitto militare comunque, ma perché farlo in modo così diretto ed esibizionistico?
Rammentiamo in ogni caso che la dichiarazione di guerra comportò la perdita di una buona parte della flottiglia mercantile italiana, che si trovava nei mari di mezzo mondo o nei porti di Stati divenuti nemici. Se eravamo in crisi economica, bisognava tener conto anche di questi aspetti non trascurabili.
Eppoi perché anche con la Francia? Che oltretutto bombardò Genova 4 giorni dopo la nostra dichiarazione di Guerra, quindi a partita già  iniziata.
Ma di chè ci lamentiamo? Di quale verità  nascosta?
Avremmo avuto dalla nostra tutte le ragioni di fondo per obiettare e reagire agli sgarri britannici, di certo non abbiamo agito con lungimiranza.
Stefano
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Purtroppo sono incasinato di mio e non riesco a organizzare una risposta documentata (ho i volumi in magazzino):
Riporto solo alcune date per valutare tempi e modalità  di ingresso in guerra dell'Italia
24/5 al 4/6/40 Dunkerque e l'esercito inglese deve abbandonare in Francia la gran parte dei suoi mezzi pesanti.
9/6/40 Il Governo francese lascia Parigi perché i tedeschi sono ormai alle porte ed i generali francesi dubitano di poter resister.es
10/6/40 L'Italia, costretta dalla perfida Albione e dai francesi, dichiara guerra.
18/6/40 L'Italia si offende perché Genova è bombardata (se non ho ricordo male 4 morti e 20 feriti), dichiarando guerra non voleva far male a nessuno, logicamente!
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Se il sequestro di navi italiane - il boicottaggio è altra cosa - con l'aggiunta del ricatto non è un casus belli degno, allora non ne esiste alcuno.
A meno di non voler credere che, se domani l'Iran sequestrasse qualche dozzina di navi mercantili israeliane e statunitensi, i rispettivi paesi nonchè la cosiddetta comunità  internazionale non avrebbero proprio nulla da eccepire.
Il 1973 non è un esempio pertinente, perchè l'Italia non era più una nazione sovrana.

Sull'aliquota della Marina Mercantile catturata, forse bisognerebbe informarsi meglio.
Magari, cercando la guerra, gli inglesi erano preparati ad agire di conseguenza, attuando quindi tutte le opzioni necessarie - ritardi pretestuosi, ispezioni ripetute e protratte, cavilli procedurali - per impedire il tempestivo rientro almeno delle unità  più importanti, o il mancato arrivo di quelle con i carichi più preziosi.
Quello dei tre mercantili diretti in AOI è un esempio.

Comunque mi pare di aver dimostrato che non esiste alcuna verità  segreta, visto che faccio riferimento a testi pubblicati regolarmente, anche da storici di un certo nome, o a periodici del calibro di "Storia militare" e "Rivista Marittima".
Scrivo citando la raccolta ufficiale dei Documenti Diplomatici italiani, e non si trova di meglio che insinuare la solita accusa di complottismo, millantate verità  segrete, e per fortuna che non sono usciti l'Area 51 e "Voyager".
Certo, se uno si accontenta di "Focus" e "Ulisse" il problema non è evidentemente mio.

Quanto alla cronologia, direi che è proprio questa la cartina di tornasole.
L'Italia paventava una vittoria tedesca quasi quanto una inglese.
Cercò di scegliere il momento migliore non per gli interessi di altri, ma per i suoi.
Fatto che il documento da me citato testimonia in pieno.

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Re: Sulla Campagna di Russia.

Basta, mi arrendo e alzo bandiera bianca!
Hai ragione tu: la colpa è tutta degli altri.
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Re: Sulla Campagna di Russia.

Fai come vuoi. Dileggia pure, se ti aggrada.
Tanto il forum è pubblico, e gli interventi - essendo scritti - rimangono.
Ognuno è così libero di farsi una propria opinione in merito, e di giudicare gli argomenti dei partecipanti.

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Re: Sulla Campagna di Russia.

******
Tanto il forum è pubblico, e gli interventi - essendo scritti - rimangono.
Ognuno è così libero di farsi una propria opinione in merito, e di giudicare gli argomenti dei partecipanti.
*****
Una volta tanto sono TOTALMENTE d'accordo con te.

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