Franz ha scritto:Il nostro atteggiamento con gli Alpini in armi, va bene, non provngono più dalle regioni di tradizionale reclutamento alpino... [...]
Scusa Franz, ma siamo ancora al solito equivoco: da una parte di dice "Mele!", dall'altra "Pere!", e continuiamo a ripeterlo senza capirci
Ho già scritto cosa penso degli Alpini in Afghanistan; non lo ripeterò per non annoiare.
Che non provengano dalle tradizionali zone di reclutamento, che vadano per il mondo senza Artiglieria da Montagna, e tutti gli altri accidenti che sono stati lungamente evidenziati; bene, questi sono effetti, non cause.
Il punto è un altro, ben definito.
Esiste la visione del mondo A: quella che in campo militare parla delle guerre di pace, dell'ingerenza umanitaria, degli effetti collaterali, delle risoluzioni ONU. Quella dove pacifisti e generali vanno a braccetto, dove gli eserciti non devono vincere le battaglie, ma "fornire sicurezza".
Da questa visione, come è ovvio, discendono una certa tipologia delle Forze Armate ed una certa loro metodologia d'impiego.
Esiste poi la visione del mondo B, quella dove gli eserciti devono vincere le battaglie "al solo scopo del bene inseparabile del Re e della Patria".
Anche da questa visione, altrettanto ovviamente, discendono determinate caratteristiche organizzative e di impiego delle Forze Armate.
Io non sto dicendo, e mai lo dirò, che l'It Army e i suoi Alpini - che tali rimangono, perchè lo sono - siano peggiori del Regio Esercito o dell'Esercito Italiano.
Anzi, ho più volte scritto che secondo me esso opera nelle missioni di pace con capacità indiscusse.
Posso anche spingermi oltre: molto probabilmente l'It Army fa le missioni di pace meglio di quanto il Regio Esercito facesse le guerre.
Il nocciolo della questione è che però io preferisco il modello B, e di conseguenza continuo a pensare che gli eserciti servano a vincere le battaglie; ma allora, per far questo, devono avere organizzazione ed impiego adeguati. Tutto qui.
La quasi totalità degli occidentali, invece, considera superiore il modello A. Non so quanto sia per convinta adesione e quanto per conformismo, ma sono affari loro.
Rimane ancora un aspetto da evidenziare.
L'affermazione del modello A non si è realizzata perchè "i tempi cambiano", come ci vogliono far credere, quasi fosse scontato che dovesse andare così.
Il modello A non è ideologicamente neutro. Ha invece, come tutti i sistemi, una sua filosofia.
E come tutte le filosofie, anche la sua ha un'ipotesi metafisica di fondo. Molto nascosta, ma c'è.
Il più grande scrittore del Novecento aveva capito il tutto al punto che, per cantare il modello B, comprese di non dover usare gli strumenti del modello A.
E così, nel mezzo del XX secolo, fra onde hertziane ed aeroplani, tirò fuori l'epica.
Lo stesso scelta fecero in Italia due altri grandissimi scrittori, i migliori fra i nostri: e così noi abbiamo quel poema in prosa che sono le "Centomila gavette di ghiaccio" e quell'elegia della civiltà contadina che moriva rappresentata dal "Mondo Piccolo".
Mandi.
Luigi
P.S.: questo non è il mio blog. Sono un utente come gli altri. Forse non è il caso di dividersi in fazioni
