Abbadia ciò che dici è vero ma non mi sembra che contrasti con quanto ho detto io prima.
Fare il servizio militare era soprattutto un dovere: lo si faceva controvoglia ma lo si faceva, le mamme piangevano ma lo accettavano, anzi da tanti il servizio militare pur con i suoi difetti era visto come una prova per la definitiva maturazione del ragazzo che usciva dalla solita vita di famiglia, conosceva gente, faceva esperienze, partiva ragazzo e tornava uomo; inoltre visto il periodo storico, la guerra fredda, il “nemico alle porte”, era giusto farlo ed era anche un dovere sentito fra la popolazione, almeno credo. I furbi che accampavano scuse per stare a casa c'erano ma credo fossero infinitamente meno rispetto ai giorni nostri, probabilmente c'era più serietà sia in chi faceva domanda di esonero sia in chi era chiamato a valutare tale domanda quindi stava a casa chi veramente ne aveva diritto (raccomandazioni a parte).
Questo fino agli anni '60 e ancora, via via scemando, negli anni '70 e '80. Giusto fino al '69 i casi di obiezione di coscienza sono circa 250 in tutta Italia e quasi tutti testimoni di Geova (fonte italy.peacelink.org) ma poi sono cambiati i tempi, hanno preso vigore gli antimilitaristi, i sessantottini, i post-sessantottini, e motivi religiosi di qua, e motivi di salute di là , e motivi personali di qua, e motivi politici di là , e motivi di studio di qua, e motivi di lavoro di là , e i militari brutti e cattivi, e mi devo tagliare i capelli, e mi devo fare la barba, e rifiutiamo le armi, e vogliamo essere liberi… È venuta meno la voglia di regalare un anno allo Stato; se ci aggiungi che poi con il crollo dell'Unione Sovietica comunista è pure venuto a mancare il nemico …il gioco era fatto.
Ormai era chiaro che l'anno sotto le armi era considerato come un anno buttato via, questo in generale, al di là di convinzioni politiche, religiose o altro. Io almeno avevo questa sensazione, sarà che vivo in Emilia ma qui il militare non lo faceva più nessuno, tutti riformati malatissimi o se andava male obiettori in biblioteca o in parrocchia o in comune. Dalle vostre parti com'era la situazione? Confesso la mia ignoranza in merito.
Per questo Abbadia dico che il Berlusca non ha fatto altro che interpretare il sentimento comune anche se lo ha fatto con parole che io personalmente non condivido, magari avrei preferito non dicesse “un anno buttato via” ma “un anno che ormai in genere era visto come un anno buttato via”. Chi governa, non mi riferisco solo a Berlusconi, deve tenere conto del sentire comune o no? Dove sta scritto che per forza bisogna mantenere in vita il servizio di leva? Guarda che anche io che ho fatto il militare durante l'università dal punto di vista degli studi (e solo da quello, sia ben chiaro!) lo devo considerare un anno buttato perché ho pagato un anno di tasse universitarie senza mai dare un esame o toccare un libro. E sono andato a lavorare un anno più tardi, come non bastasse il ritardo che avevo già accumulato da solo...
Tra l'altro, per concludere, non vorrei sempre fare l'avvocato difensore del Silvio (che non ne ha certo bisogno!) ma da lustri si parlava di abolizione del servizio di leva e alla fine, dopo che in tanti se ne sono riempiti la bocca, c'è voluto il suo governo per attuarla. Lo stesso dicasi per la patente a punti, l'innalzamento delle pensioni minime, il poliziotto di quartiere, ecc…
Non finirà mica così anche per la grazia a Sofri e il ponte sullo stretto eh!?!
