Andrea68
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Anche a me è piaciuto, anche se in certi momenti mi sembrava che rallentasse un po'.
Federico il tuo giudizio mi sembra esageratamente negativo. Mi è parsa la storia di un uomo dal suo punto di vista, per forza di cose, limitato. Comprensibile il risentimento verso gli imboscati (non è forse universale?), del resto per un alpino che si è trovato in quattro gatti a presidiare una linea lunghissima la domanda deve essere stata spontanea "ma dov'era prima tutta 'sta gente?" Cosa vuoi che gli importi il perchè e percome. Comprensibile anche il risentimento verso chi li ha condotti verso quella catastrofe: dopo un disastro del genere bisogna avere il paraocchi perchè non insorga qualche dubbio su chi li ha condotti in guerra.

Un errore storico clamoroso: Hitler che telefona a Mussolini alla vigilie dall'invasione per dire "invado le russie" e Mussolini "vorrei invaderle anch'io" :lol:
Ovviamente noi venivamo sempre a sapere delle cose dopo che erano successe. La ritengo ovviamente una licenza teatrale per evidenziare il desiderio, quello vero, di Mussolini di emulare le imprese tedesche. Questo andrebbe tenuto presente: uno spettacolo teatrale non è un documentario storico. Narra una storia, non la Storia. E secondo me ci è riuscito abbastanza bene.
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Paolino
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Quoto Andrea68: è UNA verità , non LA verità . E' teatro, cioé, come l'arte, l'interpretazione soggettiva della realtà  e con questi occhi ho guardato lo spettacolo come, d'altronde, ho letto il libro da cui è tratto (e come faccio con tutto il resto).
Ciao

Paolo
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Federico
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Esageratamente negativo?

Hitler telefona a Mussolini = ca**ata Nr. 1

Citazione di Montanelli: irrilevanza militare dell'ARMIR = ca**tissima Nr. 2 (detta da Montanelli, notoriamente men che inecepibile quanto a storia militare della IIGM). Ma siccome è una ca**ata sesquipedale, Paolini poteva semplicemente evitare di ripeterla. Non contento, invece, Paolini la usa per sottolineare la sua idea (del partito?) sull'imbecillità  nostra a ricordare Nikolajewka. Valuiki è famosa perchè a lui, li vicino, hanno regalato una coperta.

Naufraghi del peschereccio affondato pochi giorni fa = Alpini nella steppa = mostruosità . Qui siamo oltre alla ca**ata ed entriamo nell'insulto.

E per finire questa approssimativissma lista: chi non ha letto il libro e non conosce la storia, ha capito ieri sera che la ritirata di russia è stata un susseguirsi di almeno 11 battaglie vinte, e a che prezzo, da SOLDATI italiani, e non un trekking di antifascisti svoltosi in condizioni piuttosto disagevoli?

Ciao
Art. Federico
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Federico ha scritto: E per finire questa approssimativissma lista: chi non ha letto il libro e non conosce la storia, ha capito ieri sera che la ritirata di russia è stata un susseguirsi di almeno 11 battaglie vinte, e a che prezzo, da SOLDATI italiani, e non un trekking di antifascisti svoltosi in condizioni piuttosto disagevoli?

Ciao
Gia'.
Mai poteva ricordare che il bollettino di guerra sovietico annunciò: " Solo il corpo alpino non è stato sconfitto in suolo russo ".
Poi irrispettoso mischiare i kyrie eleison alle imprecazioni.
E cosa centrano quei "eja eja" in mezzo alla Preghiera?.
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Andrea68
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Sulla telefonata ho già  detto, così come ho detto che è Teatro e non Storia. Il parallelo coi naufraghi è sua prerogativa farlo, è nostra prerogativa riconoscerlo oppure no, ma non ci vedo un insulto: quelli che sono arrivati alle linee italiane erano di fatto una massa di naufraghi in un mare di neve. Le foto delle file lunghissime le hai viste anche tu. E come credi che si sentissero loro? Uno che bussa ad una isba per avere una scodella di minestra credi si senta parte di un esercito? Se tanti sono vivi lo devono alla generosità  di quella gente che, è il messaggio di Paolini, esiste ancora: la scodella di minestra allora, la coperta oggi. Tutto qui.
Le 11 battaglie: Nikolayewka le riassume tutte, anche perchè se non vincevano quella le altre sarebbero valse poco. E di nuovo un singolo soldato allora poteva avere conoscenza di tutte quante e del quadro generale? Io credo che allora il sentimento generale fosse di sollievo e incredulità  per avercela fatta, l'orgoglio sarebbe sorto dopo mano a mano che si acquistava consapevolezza di cosa avevano fatto.
Si spera che i giovani ne imparino quanto basta da avere la curiosità  di saperne di più, di leggere ed imparare.
E perchè ti accanisci tanto sull'antifascismo? Lo vedi per caso in quell'accenno "a fare i conti con Vittorio Emanuele e Mussolini quando fossero tornati"? Credi che non siano nati allora i germi di quei sentimenti? Lui stesso dice che in quel momento non era la loro priorità : combattevano per tornare a casa. Per che altro? Tutto questo antifascismo non ce lo vedo, se non qualche blando, e dovuto, biasimo verso chi li mandò laggiù.

Ti scandalizzi perchè non esalta la gloria dei fatti d'arme? Mi sa che hai sbagliato spettacolo, ma l'errore non è suo nè di Rigoni.
Andrea68
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Top ha scritto:

Gia'.
Mai poteva ricordare che il bollettino di guerra sovietico annunciò: " Solo il corpo alpino non è stato sconfitto in suolo russo ".
Peccato che, come anche io ho imaprato su queste pagine, tale bollettino sia una leggenda.
Di nuovo, non è un'opera sui nostri fatti d'arme.
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Von Kleist
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Diciamo che si è attenuto molto al libro. Sull'interpretazione niente da dire, Paolini è un grande attore.
In alcuni momenti durante la visione "a caldo" forse ho avuto un pò di fastidio per alcune sue uscite, ma riflettendoci su non sono sicuro che il suo scopo principale fosse semplicemente quello di narrare la ritirata di russia, e devo dire al di là  dell'amarezza iniziale mi sta lasciando un retrogusto positivo.
La nostra patria per noi sono i villaggi, i nostri altari, le nostre tombe. La nostra patria è la nostra Fede, il nostro Re. Ma la loro patria che cos’è per loro? Voi lo capite? Loro l’hanno in testa, noi la sentiamo sotto i nostri piedi.
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Hellis
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Mah, che dire. Rigoni Stern in Russia c'era davvero. E se ieri sera era seduto fra il pubblico e ha applaudito a quella interpretazione della sua storia, non vedo perchè noi che non eravamo nemmeno nati dobbiamo dire che le cose non stavano così.
Su 100000 gavette di ghiaccio, nelle prime pagine del libro c'è una foto di due alpini vicini ad un'isba. La didascalia dovrebbe citare 'l'Alpino Armando Laurini'.
Ebbene Armando era uno di quei Veci di cui vi parlavo nel post di là , dove vi spiegavo che 'il mio (presunto) comunismo' è cosa ben diversa da etc etc.
Armando ci parlava dei suoi Alpini, della Croce di Guerra e della Russia. Lo chiamavano nelle scuole, e quando veniva ci accarezzava sempre la testa. Della Russia salvava sempre gli Alpini, dal generale allo sconcio, e i Russi. Ma per il resto era molto critico verso chi l'aveva mandato da povero allo sbaraglio, a fare una guerra a migliaia di km da casa conto altri poveri. E soprattutto odiava a morte i tedeschi. Questa cosa mi impressionò. Un'estate nell'autostrada vicina, due giovani motociclisti tedeschi persero la vita in un incidente... me lo ricordo con gli sgrisoni agli occhi a denti stretti che imprecava contro i tedeschi tutti, e diceva che era un bene che quei due fossero morti.
Tutto sommato Armando andò in Russia perchè non aveva scelta, o gli Alpini o il muro. E ritrovatosi là  nella miseria, ha condiviso la fame, il freddo, la paura e il terrore con gente eccezionale e che mai avrebbe tradito.
Ragionando per schemi non si capirebbe il suo 'Amore viscerale per il corpo degli Alpini', la sua fedeltà  agli ufficiali e ai compagni di Corpo che è durata fino all'ultimo giorno di vita (1991), il suo essere sicuramente 'comunista'.
Insomma ho divagato per sostenere che non credo sia giusto dire se Rigoni e Paolini sono in errore circa i sentimenti inerenti a questi fatti storici. Probabilmente se ce la racconta uno del Monte Cervino la sua Russia sarebbe qualcosa di più epico, e di ben diverso. E altrettanto vero.
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Federico
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Andrea68 ha scritto:Sulla telefonata ho già  detto, così come ho detto che è Teatro e non Storia. Il parallelo coi naufraghi è sua prerogativa farlo, è nostra prerogativa riconoscerlo oppure no, ma non ci vedo un insulto: quelli che sono arrivati alle linee italiane erano di fatto una massa di naufraghi in un mare di neve. Le foto delle file lunghissime le hai viste anche tu. E come credi che si sentissero loro? Uno che bussa ad una isba per avere una scodella di minestra credi si senta parte di un esercito? Se tanti sono vivi lo devono alla generosità  di quella gente che, è il messaggio di Paolini, esiste ancora: la scodella di minestra allora, la coperta oggi. Tutto qui.
Le 11 battaglie: Nikolayewka le riassume tutte, anche perchè se non vincevano quella le altre sarebbero valse poco. E di nuovo un singolo soldato allora poteva avere conoscenza di tutte quante e del quadro generale? Io credo che allora il sentimento generale fosse di sollievo e incredulità  per avercela fatta, l'orgoglio sarebbe sorto dopo mano a mano che si acquistava consapevolezza di cosa avevano fatto.
Si spera che i giovani ne imparino quanto basta da avere la curiosità  di saperne di più, di leggere ed imparare.
E perchè ti accanisci tanto sull'antifascismo? Lo vedi per caso in quell'accenno "a fare i conti con Vittorio Emanuele e Mussolini quando fossero tornati"? Credi che non siano nati allora i germi di quei sentimenti? Lui stesso dice che in quel momento non era la loro priorità : combattevano per tornare a casa. Per che altro? Tutto questo antifascismo non ce lo vedo, se non qualche blando, e dovuto, biasimo verso chi li mandò laggiù.

Ti scandalizzi perchè non esalta la gloria dei fatti d'arme? Mi sa che hai sbagliato spettacolo, ma l'errore non è suo nè di Rigoni.
Quando ti deciderai a scendere dalla cattedra per la quale nessuno ti ha nominato, forse sarà  possibile discutere.

Sottolineo: discutere, non venire a lezione da te, "maestro".
Art. Federico
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Federico ha scritto:
Quando ti deciderai a scendere dalla cattedra per la quale nessuno ti ha nominato, forse sarà  possibile discutere.

Sottolineo: discutere, non venire a lezione da te, "maestro".
Mi aspettavo qualcosa di meglio, comunque sono tranquillo: quello che avevo da dire l'ho detto. Non ho alcun interesse a buttarla in caciara.
At salùd.
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Federico
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Hellis, d'accordo con ciò che dici.

Io però mantengo ciò che che ho detto prima.

E aggiungo: la prefazione allo spettacolo è stato data prima, a otto e mezzo. la traccia era:

- quanto geniale è Paolini (e passi: de gustibus)

- quanto anti-eroe è il, cito, soldatino italiano.

Il primo dei due punti: Paolini può sicuramente essere molto ma molto bravo a recitare. Da dire io avrei semmai sulle sue qualità  di autore. In generale, a questo punto, perchè la visione dello spettacolo di ieri sera, con le "licenze" storiche che si è permesso, mi porta obbligatoriamente a riconsiderare seriamente, alla radice, anche il suo spettacolo sul Vajont, tanto per dirne uno. Il ragionamento è semplice: se ha raccontato quelle panzane sulla Campagna di Russia, che cosa, in coscienza, mi permette di non dubitare di quanto la stessa persona ha prima scritto e poi recitato sul Vajont? Posso io, in tutta coscienza, fidarmi della veridicità  di quanto emerso da quella piece? Non dimentichiamoci, infatti (tasto battuto più volte durante otto e mezzo) che Paolini è celebrato per la minuziosa ricerca storico-documentale che alimenta la sua produzione teatrale che, proprio per questo, diventa "altro" e "più" che non un mero spettacolo fino a diventare informazione/saggio storico.

- Non posso non essere che d'accordo sul secondo punto (con la dovuta eccezione dell'orrida espressione "soldatino"), così enunciato, e allo stesso modo non posso che essere in totale disaccordo con quanto affermato dai presenti in studio (non dimentichiamoci che la trasmissione si intitolava "aspettando Paolini". La trasmissione serviva da introduzione e prefazione, per usare termini letterari, al successivo spettacolo di Paolini).

Mi spiego, o almeno ci provo. Se si confronta il soldato italiano con quello straniero, sarà  molto facile pensare di primo acchito alla "non-militarità " nostrana. Nessuna, o quasi, gottendamerung teutonica. Nessun, o quasi, spirito bellicista. Nessuna, o quasi, prosopopea del conquistatore di mondi. Quindi se eroe è chi possiede queste qualità  all'ennesima potenza, sono d'accordo nel definire anti-eroe il soldato italiano. Attenzione, però: perchè anti-eroe non significa affatto, come si voleva sottintendere ier sera, esuberante incapacità  militare, pizza e mandolino, volemose bbene, fate lamore e non la guerra. Tutt'altro, invece. L'anti eroe, invece, il soldato italiano, è così TANTO soldato e militare, da considerare superflue certune dimostrazioni che i semplicciotti considerano l'abc del militare (costoro mai, o quasi, hanno indossato un'uniforme...). In determinate situazioni (spesso in difesa, e sempre quando soverchiato) egli ha saputo fare il mestiere del soldato meglio e più di qualsiasi altro. Egli, secondo me, dentro di se a volte dà  per scontato che in guerra si debba essere spesso peggio degli animali. Per cui quando in guerra non si trova a combattere, trova del tutto inutile mantenere certi atteggiamenti. Sapendo vicina la morte, fa di tutto per celebrare la vita, cui aspira con tutto se stesso. Non gli piace uccidere, non vuole quindi dimostrare di avere questo gusto e non assume quindi gli atteggiamenti propri dell' "affamato di sangue" ma anzi: assumerà  comportamenti opposti. Per questi motivi che sottolineo ancora una volte essere opposti a quelli propugnati ieri sera a 8 e 1/2, io forse più che anti eroe parlerei di ultra eroe. Perchè fare oltre sé stessi qualcosa che ti ripugna fare, è oltre l'eroismo.

Ciao
Art. Federico
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Hellis
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Gli intro non mi sono mai piaciuti. Se poi è Ferrara a condurli, men che meno. Credo che le persone che ieri sera si sono sintonizzate su 'Il Sergente' piuttosto che su 'Tempesta di amore', abbiano bene o male un bagalio culturale sufficiente per comprendere di cosa si stia parlando, senza quindi avvertire il bisogno di una pre digestione dei soliti tuttologhi.

Mah invece a me è piaciuto quel passo, vero o falso che sia, in cui gli Alpini si fermano di fronte ai nemici che vanno a raccogliere i feriti. Militarmente sarebbe un errore fatale, perchè poi quei nemici che hai risparmiato saranno quelli che ti spareranno. Però ti da un'impressione notevole circa gli Alpini, gente che di fronte alla propria probabile morte salva comunque i propri principi di rispetto per il dolore. Il popolo italiano non è per la guerra di attacco, e oggi nemmeno per quella di difesa. Siamo troppo individualisti, oggi più di ieri. E spicchiamo, nel bene e nel male, per la nostra individualità . Quindi, sotto le armi, viene comunque fuori il nostro carattere. Di Fieramosca ce ne sono ben pochi, insomma. Anzi. Direi che in questo contesto spicca l'atipicità  che corrisponde da sempre gli Alpini. Che sono ben lontani dal Fieramosca del d'Azeglio, ma comunque persone che in generale non rinunciano ai propri principi.

Poi il voler per forza 'psicologizzare' il soldato italiano tout court, è la solita operazione da trasmissione-salottino che non ha null'altro da mandare in onda.
Dico la verità . L' "aspettando" non l'ho guardato, quindi il mio discorso pecca di boria per partito preso.

In definitiva a Paolini do il merito di scostarsi dai soliti spettacoli triti e ritriti, portare in teatro e in tv vicende che il 90% degli italiani ignora, e renderli comunque interessanti. E' ovvio che lui poi fa il suo mestiere: lo storico scrive la storia, il romanziere i romanzi.
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Federico
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Hellis ha scritto:...

Mah invece a me è piaciuto quel passo, vero o falso che sia, in cui gli Alpini si fermano di fronte ai nemici che vanno a raccogliere i feriti. Militarmente sarebbe un errore fatale, perchè poi quei nemici che hai risparmiato saranno quelli che ti spareranno. Però ti da un'impressione notevole circa gli Alpini, gente che di fronte alla propria probabile morte salva comunque i propri principi di rispetto per il dolore. ...
Perfetto, bravo Hellis. Altro che anti-eroe, quindi ma ultra-eroe, secondo quanto ho precedentemente e confusamente cercato di spiegare prima.
Hellis ha scritto: ... E' ovvio che lui poi fa il suo mestiere: lo storico scrive la storia, il romanziere i romanzi.
E lui, ieri sera, che mestiere faceva? Lo stesso che ha fatto in Vajont (a detta di tutti superdocumentato e storicamente ineccepibile, anche se, come ho spiegato prima, da ieri sera ho i miei dubbi) o un'altro? Per me tutti hanno pensato che facesse lo stesso mestiere di quando ha presentato Vajont dato che la "confezione" era la stessa...
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Federico secondo me il tuo errore sta proprio nell'equiparare Vajont e Il sergente.
Partiamo da due presupposti diversi. Vajont era comunque una rappresentazione teatrale di dati acquisiti, documenti legali, di fatto un documentario romanzato. Ci sono perizie, controperizie, documenti agli atti inconfutabili.
Ma con Il Sergente non si può parlare in nessun modo di qualcosa di riconducibile ad un documentario. Partiamo dal racconto di una persona che ha vissuto quei fatti; una persona che ha raccontato la sua esperienza.
Ora ho paura di scrivere una cazzata, ma in Vajont Paolini non si calava nei panni di una persona, ma in quella di un popolo.
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...e comunque Federico tieni sempre conto che, e con questo non ti voglio dare lezioni di vita, che da che mondo è mondo è sempre facile poi sparare (e con questo non ne faccio una colpa a Paolini) contro i responsabili dei disastri quando i fatti sono già  accaduti.
Qualche anno fa, quando io parlavo male di parmalat, ma sopratutto della sua gestione (e non per 'sentito' dire), qui a parma rischiavo il linciaggio. Oggi trovane uno che non sparla di Tanzi & Co.

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