Von Kleist va bene che sono la maggior parte tuoi paesani, però non avevo intenzione di sparare nel mucchio. di gente seria, preparata e motivata ne trovi!
allegato alcuni articoli che potranno chiarire alcune situazioni:
1 - SEMBRAVA L'ISOLA DEI FAMOSI
Gianluca Nicoletti per La Stampa
LA nuova edizione de «L'Isola dei famosi» non è stata anticipata a
ieri mattina. Quella cosa, che abbiamo seguito dalle otto alle nove
su Raidue, voleva essere la telecronaca in diretta dello sbarco dei
militari italiani in Libano.
Alla fine, tra file di ombrelloni in palmizio e sdraio, si sono
visti e rivisti solo cinque o sei lagunari con le pinne sul
bagnasciuga. Pochi altri loro commilitoni, in mimetica da
combattimento, si toglievano la sabbia dagli anfibi, ma intanto si
appoggiavano a delle moto d'acqua di un giallo e rosso sfavillanti.
Gli unici mezzi meccanizzati che la tv ha potuto mostrare sono
infatti quelli in dotazione a uno stabilimento balneare, teatro di
quello show dell'euforia marziale immaginato da chi, nell'azienda
pubblica, pensava di poter giocare ai soldatini.
Sarebbe forte la tentazione di gridare al ridicolo, se non fosse che
i militi poi sbarcheranno davvero, anche se solo a diretta conclusa,
per assumersi un impegno serio e non privo di rischi...
Il set era stato organizzato a puntino. I pochi uomini in assetto di
guerra sulla spiaggia sembravano comandati a «fare ammuina».
Transitavano con il mitra in spalla per lungo e per largo, ma
soprattutto nella zona inquadrata dalla camera fissa.
Già alle 08,20 però il telecronista da Tiro mette le mani avanti;
forse per il cattivo tempo lo sbarco potrebbe spostarsi a Naqoura,
una ventina di chilometri più a Sud. L'esperto in studio a Roma
arriva ad attribuire la presunta perturbazione alla «legge di
Murphy», ma non è chiaro se la vera jattura fosse per chi doveva
sbarcare altrove o, ancor più, per lo spettacolo tv a serio rischio
di flop.
Tutta la regia della cerimonia televisiva dello sbarco de «i nostri»
è stata articolata sul racconto gioioso di una quasi-esercitazione.
Ognuno aveva il sorriso sulle labbra, anche se il motivo per cui si
stava in quel posto era comunque una guerra con morti e distruzioni.
Dal litorale di Tiro ogni tanto entravano in campo altri cameramen e
fotografi che, nell'attesa che qualcosa accadesse, macinavano
servizi frullando attorno ai rari gommoni spiaggiati. Probabilmente
già sapevano che non ne sarebbero arrivati altri in tempo utile. La
diretta però non interromperà l'emozione di chi si aspettava, da un
momento all'altro, qualcosa che assomigliasse allo sbarco in
Normandia.
Una dose minima di saggezza avrebbe invece dovuto suggerire un più
discreto trattamento mediatico. Si sono mai visti movimenti di
militari trasformati in spettacolo televisivo? La sicurezza dei
soldati non richiede, come prima consegna, la riservatezza su ogni
minima operazione? Almeno così insegnavano una volta durante la
naja, ma i giornalisti avranno fatto tutti il servizio civile e cose
del genere forse non le hanno mai sentite.
Dopo una quarantina di minuti la telecronaca da Tiro aveva esaurito
gli argomenti, era chiaro a tutti che lo sbarco non ci sarebbe
stato, almeno fino a quando le televisioni non se ne fossero andate.
Non è peregrino immaginare che i bravi militari, fregandosene dello
spettacolo, abbiano scelto i loro tempi per completare le
operazioni, senza lasciarsi influenzare dagli obblighi del
palinsesto che prevedeva alle 9,30 il cartone animato «Dave il
barbaro».
L'onore catodico è stato comunque salvato: qualcuno accennerà
alla «delusione dei sommozzatori» per l'impossibilità dello sbarco a
causa delle avverse condizioni atmosferiche. Visto dalla tv il sole
splendeva e il mare sembrava una tavola, ma il video facilmente
inganna e la procella sarà stata sicuramente imminente.
2 - LA TESTATA DI D'ALEMA A VILLEPIN: "SIAMO I PRIMI, COME NELLA
COPPA DEL MONDO DI CALCIO. FRANCESI ANCORA UNA VOLTA SECONDI"
Da La Repubblica -
«Siamo i primi, come nella Coppa del Mondo di calcio. Ma pure i
francesi stanno arrivando, ancora una volta secondi. Credo che anche
loro saranno in Libano molto presto». Massimo D´Alema sorride,
rispondendo in inglese alla domanda di una giornalista danese
sull´impegno dell´Italia in Libano. La battuta del ministro degli
esteri, dopo le tensioni delle scorse settimane tra Roma e Parigi
sulla guida della missione dei caschi blu, tocca però un nervo
ancora scoperto tra le cancellerie Ue. I giornalisti stranieri
riservano all´uscita del vicepremier una risata. I francesi si
guardano invece allibiti e definiscono la battuta «una gaffe», o
meglio «una vendetta», «la testata di D´Alema a de Villepin». Il
riferimento calcistico di D´Alema viene immediatamente tacciato
di «cattivo gusto». Il ministro degli esteri francese, Douste-Blazj,
rifiuta di replicare al collega italiano. I suoi consiglieri
ricordano però, a denti stretti, che i francesi in Libano ci sono da
anni e che un piccolo contingente militare è già arrivato la scorsa
settimana.
(gp. v.)
3 - AVANTI MIEI PRODI, LA TELECAMERA C'E'
Francesco Grignetti per la Stampa
L'imbarazzo da giorni era palpabile, nei corridoi dello stato
maggiore. Da parte del ministro era giunto un ordine molto preciso:
evitare la spettacolarizzazione. «Non è e non deve diventare lo
Sbarco in Normandia». Così, ai piani alti della Difesa, ieri
pomeriggio si coglieva persino una malcelata soddisfazione per le
scelte dell'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, il quale, facendo
slittare lo sbarco di qualche ora e di venti chilometri, di fatto ha
smontato il giocattolo televisivo.
Magari non è giunto un ordine specifico di sabotare le dirette. Ma
di sicuro non è arrivato nemmeno l'ordine contrario, di scendere a
terra all'ora annunciata, costasse quel che costasse, pur di non
fare uno sgarro alle troupes schierate dal Quarto Potere. «Chiaro
che non ci faceva piacere questo assalto delle televisioni. Ma non
avevamo certo la possibilità di impedirlo», dice una fonte politica
ben addentro alle questioni militari.
Sentiva in agguato, Arturo Parisi, la polemica sull'eccesso di
enfasi. Nei giorni scorsi, il ministro s'era seccato non poco
all'annuncio delle dirette tv dalla spiaggia di Tiro per
immortalare, minuto dopo minuto, la scesa a terra del contingente.
Ma evidentemente non ci poteva fare nulla. Lo staff comunque, da
parte sua, ha frenato nei limiti del possibile l'afflusso di
giornalisti in Libano. E quindi non è stato un caso, ma una scelta
precisa all'insegna dell'understatement, l'aver fatto cadere l'idea
(molto caldeggiata fino all'ultimo dai vertici militari) d'inviare
in Libano un aereo carico di giornalisti a spese del ministero.
Non si sono portati dietro i giornalisti a costo anche di beccarsi
una polemica sgradevole con il generale Franco Angioni. E ne è
venuta fuori una replica puntuta all'Unità . «Bisogna rimediare -
hanno sostenuto fonti anonime dello staff di Parisi - all'anarchia
informativa che ha regnato alla Difesa negli ultimi cinque anni.
Abbiamo invitato lo stato maggiore a coordinare meglio la
comunicazione per evitare che si parlino lingue diverse e singoli
ufficiali risultino mediaticamente sovraesposti».
Dai responsabili politici della Difesa, intimoriti che quest'arrivo
in Libano fosse «cavalcato» dai media con effetti per loro
indesiderati, s'era addirittura sondata la possibilità di non
sbarcare proprio sulla spiaggia, ma di utilizzare i porti libanesi.
E insistevano, ministro e sottosegretari, che non era il momento di
muoversi in modo sguaiato. Avrebbero preferito che le navi da
trasporto entrassero una alla volta in porto e scaricassero sulla
banchina i mezzi militari. Ma uno sbarco del genere, quasi fossero
vacanzieri di ritorno dalla Sardegna, è stato impossibile.
«Nel porto di Tiro - hanno risposto i tecnici militari dopo le
opportune ricognizioni - c'è un pescaggio di quattro o cinque metri
al massimo. Le nostre navi non possono entrare. A Naqura c'è un
porticciolo turistico: va bene per i motoscafi, non certo per le
nostre esigenze. Nel porto di Beirut, al limite, si potrebbe. Ma si
rischia un grande affollamento di automezzi sulla banchina. E'
invece, quello dello sbarco, un passaggio delicatissimo e
pericoloso».
Al Comando operativo interforze hanno fatto anche presente che gli
ottanta chilometri di strada che congiungono Beirut a Tiro sono
stati letteralmente massacrati dall'aviazione israeliana con i
bombardamenti a tappeto delle ultime settimane. Ponti rotti e buche
in mezzo alla carreggiata non avrebbero permesso un facile passaggio
per i pesanti mezzi militari.
Alla fine, insomma, il ministro Parisi ha dato il suo «via libera»
allo sbarco dal mare. Ma a malincuore. Se ne ritrova traccia, di
questa sua contrarietà , anche nel comunicato ufficiale diffuso
ieri: «Le operazioni di sbarco - è scritto nella nota - sono
proseguite con le procedure tipiche della presa di terra di
carattere amministrativo (che nel gergo militare significa: non è un
assalto dal mare, ndr). Lo sbarco sulla spiaggia si è reso
necessario per l'assenza di idonee banchine e di fondali adeguati
nell'area del porto di Tiro».
IN ogni caso non mi pare che ci sia stata una cornice di sicurezza su quella carnevalata!
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