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Von Kleist
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cavalli ha scritto:professional (:ink:)
leva :))) :))) :)))
Per quanto i professional possano essere scansafatiche e opportunisti (ma è tutto da verificare) credo sia un errore attribuire la responsabilità  di tutto questo a loro.
La nostra patria per noi sono i villaggi, i nostri altari, le nostre tombe. La nostra patria è la nostra Fede, il nostro Re. Ma la loro patria che cos’è per loro? Voi lo capite? Loro l’hanno in testa, noi la sentiamo sotto i nostri piedi.
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cavalli
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Von Kleist va bene che sono la maggior parte tuoi paesani, però non avevo intenzione di sparare nel mucchio. di gente seria, preparata e motivata ne trovi!
allegato alcuni articoli che potranno chiarire alcune situazioni:
1 - SEMBRAVA L'ISOLA DEI FAMOSI
Gianluca Nicoletti per La Stampa

LA nuova edizione de «L'Isola dei famosi» non è stata anticipata a
ieri mattina. Quella cosa, che abbiamo seguito dalle otto alle nove
su Raidue, voleva essere la telecronaca in diretta dello sbarco dei
militari italiani in Libano.

Alla fine, tra file di ombrelloni in palmizio e sdraio, si sono
visti e rivisti solo cinque o sei lagunari con le pinne sul
bagnasciuga. Pochi altri loro commilitoni, in mimetica da
combattimento, si toglievano la sabbia dagli anfibi, ma intanto si
appoggiavano a delle moto d'acqua di un giallo e rosso sfavillanti.
Gli unici mezzi meccanizzati che la tv ha potuto mostrare sono
infatti quelli in dotazione a uno stabilimento balneare, teatro di
quello show dell'euforia marziale immaginato da chi, nell'azienda
pubblica, pensava di poter giocare ai soldatini.

Sarebbe forte la tentazione di gridare al ridicolo, se non fosse che
i militi poi sbarcheranno davvero, anche se solo a diretta conclusa,
per assumersi un impegno serio e non privo di rischi...

Il set era stato organizzato a puntino. I pochi uomini in assetto di
guerra sulla spiaggia sembravano comandati a «fare ammuina».
Transitavano con il mitra in spalla per lungo e per largo, ma
soprattutto nella zona inquadrata dalla camera fissa.
Già  alle 08,20 però il telecronista da Tiro mette le mani avanti;
forse per il cattivo tempo lo sbarco potrebbe spostarsi a Naqoura,
una ventina di chilometri più a Sud. L'esperto in studio a Roma
arriva ad attribuire la presunta perturbazione alla «legge di
Murphy», ma non è chiaro se la vera jattura fosse per chi doveva
sbarcare altrove o, ancor più, per lo spettacolo tv a serio rischio
di flop.

Tutta la regia della cerimonia televisiva dello sbarco de «i nostri»
è stata articolata sul racconto gioioso di una quasi-esercitazione.
Ognuno aveva il sorriso sulle labbra, anche se il motivo per cui si
stava in quel posto era comunque una guerra con morti e distruzioni.
Dal litorale di Tiro ogni tanto entravano in campo altri cameramen e
fotografi che, nell'attesa che qualcosa accadesse, macinavano
servizi frullando attorno ai rari gommoni spiaggiati. Probabilmente
già  sapevano che non ne sarebbero arrivati altri in tempo utile. La
diretta però non interromperà  l'emozione di chi si aspettava, da un
momento all'altro, qualcosa che assomigliasse allo sbarco in
Normandia.

Una dose minima di saggezza avrebbe invece dovuto suggerire un più
discreto trattamento mediatico. Si sono mai visti movimenti di
militari trasformati in spettacolo televisivo? La sicurezza dei
soldati non richiede, come prima consegna, la riservatezza su ogni
minima operazione? Almeno così insegnavano una volta durante la
naja, ma i giornalisti avranno fatto tutti il servizio civile e cose
del genere forse non le hanno mai sentite.

Dopo una quarantina di minuti la telecronaca da Tiro aveva esaurito
gli argomenti, era chiaro a tutti che lo sbarco non ci sarebbe
stato, almeno fino a quando le televisioni non se ne fossero andate.
Non è peregrino immaginare che i bravi militari, fregandosene dello
spettacolo, abbiano scelto i loro tempi per completare le
operazioni, senza lasciarsi influenzare dagli obblighi del
palinsesto che prevedeva alle 9,30 il cartone animato «Dave il
barbaro».
L'onore catodico è stato comunque salvato: qualcuno accennerà 
alla «delusione dei sommozzatori» per l'impossibilità  dello sbarco a
causa delle avverse condizioni atmosferiche. Visto dalla tv il sole
splendeva e il mare sembrava una tavola, ma il video facilmente
inganna e la procella sarà  stata sicuramente imminente.


2 - LA TESTATA DI D'ALEMA A VILLEPIN: "SIAMO I PRIMI, COME NELLA
COPPA DEL MONDO DI CALCIO. FRANCESI ANCORA UNA VOLTA SECONDI"
Da La Repubblica -
«Siamo i primi, come nella Coppa del Mondo di calcio. Ma pure i
francesi stanno arrivando, ancora una volta secondi. Credo che anche
loro saranno in Libano molto presto». Massimo D´Alema sorride,
rispondendo in inglese alla domanda di una giornalista danese
sull´impegno dell´Italia in Libano. La battuta del ministro degli
esteri, dopo le tensioni delle scorse settimane tra Roma e Parigi
sulla guida della missione dei caschi blu, tocca però un nervo
ancora scoperto tra le cancellerie Ue. I giornalisti stranieri
riservano all´uscita del vicepremier una risata. I francesi si
guardano invece allibiti e definiscono la battuta «una gaffe», o
meglio «una vendetta», «la testata di D´Alema a de Villepin». Il
riferimento calcistico di D´Alema viene immediatamente tacciato
di «cattivo gusto». Il ministro degli esteri francese, Douste-Blazj,
rifiuta di replicare al collega italiano. I suoi consiglieri
ricordano però, a denti stretti, che i francesi in Libano ci sono da
anni e che un piccolo contingente militare è già  arrivato la scorsa
settimana.
(gp. v.)

3 - AVANTI MIEI PRODI, LA TELECAMERA C'E'
Francesco Grignetti per la Stampa

L'imbarazzo da giorni era palpabile, nei corridoi dello stato
maggiore. Da parte del ministro era giunto un ordine molto preciso:
evitare la spettacolarizzazione. «Non è e non deve diventare lo
Sbarco in Normandia». Così, ai piani alti della Difesa, ieri
pomeriggio si coglieva persino una malcelata soddisfazione per le
scelte dell'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, il quale, facendo
slittare lo sbarco di qualche ora e di venti chilometri, di fatto ha
smontato il giocattolo televisivo.

Magari non è giunto un ordine specifico di sabotare le dirette. Ma
di sicuro non è arrivato nemmeno l'ordine contrario, di scendere a
terra all'ora annunciata, costasse quel che costasse, pur di non
fare uno sgarro alle troupes schierate dal Quarto Potere. «Chiaro
che non ci faceva piacere questo assalto delle televisioni. Ma non
avevamo certo la possibilità  di impedirlo», dice una fonte politica
ben addentro alle questioni militari.

Sentiva in agguato, Arturo Parisi, la polemica sull'eccesso di
enfasi. Nei giorni scorsi, il ministro s'era seccato non poco
all'annuncio delle dirette tv dalla spiaggia di Tiro per
immortalare, minuto dopo minuto, la scesa a terra del contingente.
Ma evidentemente non ci poteva fare nulla. Lo staff comunque, da
parte sua, ha frenato nei limiti del possibile l'afflusso di
giornalisti in Libano. E quindi non è stato un caso, ma una scelta
precisa all'insegna dell'understatement, l'aver fatto cadere l'idea
(molto caldeggiata fino all'ultimo dai vertici militari) d'inviare
in Libano un aereo carico di giornalisti a spese del ministero.

Non si sono portati dietro i giornalisti a costo anche di beccarsi
una polemica sgradevole con il generale Franco Angioni. E ne è
venuta fuori una replica puntuta all'Unità . «Bisogna rimediare -
hanno sostenuto fonti anonime dello staff di Parisi - all'anarchia
informativa che ha regnato alla Difesa negli ultimi cinque anni.
Abbiamo invitato lo stato maggiore a coordinare meglio la
comunicazione per evitare che si parlino lingue diverse e singoli
ufficiali risultino mediaticamente sovraesposti».

Dai responsabili politici della Difesa, intimoriti che quest'arrivo
in Libano fosse «cavalcato» dai media con effetti per loro
indesiderati, s'era addirittura sondata la possibilità  di non
sbarcare proprio sulla spiaggia, ma di utilizzare i porti libanesi.
E insistevano, ministro e sottosegretari, che non era il momento di
muoversi in modo sguaiato. Avrebbero preferito che le navi da
trasporto entrassero una alla volta in porto e scaricassero sulla
banchina i mezzi militari. Ma uno sbarco del genere, quasi fossero
vacanzieri di ritorno dalla Sardegna, è stato impossibile.

«Nel porto di Tiro - hanno risposto i tecnici militari dopo le
opportune ricognizioni - c'è un pescaggio di quattro o cinque metri
al massimo. Le nostre navi non possono entrare. A Naqura c'è un
porticciolo turistico: va bene per i motoscafi, non certo per le
nostre esigenze. Nel porto di Beirut, al limite, si potrebbe. Ma si
rischia un grande affollamento di automezzi sulla banchina. E'
invece, quello dello sbarco, un passaggio delicatissimo e
pericoloso».

Al Comando operativo interforze hanno fatto anche presente che gli
ottanta chilometri di strada che congiungono Beirut a Tiro sono
stati letteralmente massacrati dall'aviazione israeliana con i
bombardamenti a tappeto delle ultime settimane. Ponti rotti e buche
in mezzo alla carreggiata non avrebbero permesso un facile passaggio
per i pesanti mezzi militari.

Alla fine, insomma, il ministro Parisi ha dato il suo «via libera»
allo sbarco dal mare. Ma a malincuore. Se ne ritrova traccia, di
questa sua contrarietà , anche nel comunicato ufficiale diffuso
ieri: «Le operazioni di sbarco - è scritto nella nota - sono
proseguite con le procedure tipiche della presa di terra di
carattere amministrativo (che nel gergo militare significa: non è un
assalto dal mare, ndr). Lo sbarco sulla spiaggia si è reso
necessario per l'assenza di idonee banchine e di fondali adeguati
nell'area del porto di Tiro».
IN ogni caso non mi pare che ci sia stata una cornice di sicurezza su quella carnevalata!






__._,_.___

Scrivi i tuoi messaggi a: smalp@eGroups. :D
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Sono contento di essermi 'perso' quest'altra perla di italico giornalismo, fatto solo ormai di sensazionalismo sguaiato e ridicolo, sia che si tratti di reportage da qualche fronte di guerra piuttosto che sull'aumento dei broccoli al mercato sotto casa!
Saluti Alpini
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Altra perla sullo "sbarco" del 7°, cavalleggeri naturalmente. :wink:

Pe-pe, pe-pe, pe-pe pe-pe pe-pe! (:so:)

Oggi al TG3 dell 14,30.

"Primo ferito italiano in Libano" (mi auguro che sia anche l'ultimo)
colpito da una scheggia al pollicione destro, o sinistro? (:w:)

A Vicenza queste schegge le chiamiamo: "SGREZENDE". (:-x)

Se non esistesse un reale pericolo per gli "impiegati" che sono stati colà  inviati, ci sarebbe da "scompisciarsi dalle risate", come direbbe il buon Totò. :))) :))) :)))

A proposito di operatività  dei reparti, rimpiangere la Naja è poca cosa, bisognerebbe urlare a squarciagola: ripristinate la leva.
Se dei nostri SOLDATI si fossero affacendati in qualsiasi attività  con la professionalità  degli "impiegati" ecco cosa succedeva:
1) l'ufficiale responsabile sarebbe stato invitato al Comando e consigliato a rimanere agli arresti per qualche giorno;
2) il cazzietone ai ragazzi sarebbe stato così intenso che l'uragano Caterina al confronto si sarebbe potuto definire: leggera brezza.


Puah, puah, puah, che schifo. :twisted:

La responsabilità  del lassimo esposto alle riprese televisive secondo me va ascritta a tutti: dal comandante all'ultimo caporal maggiore scelto, che mi sembra sia il minimo grado ora previsto nelle FF.AA. professional.

Rimpiango i miei GENIERI ALPINI di LEVA che: "i ostiava e i te mandava in mona" ma portavano a compimento con bravura, attenzione, e velocemente, quanto avevi loro ordinato.
:-)(-:
gnaca na piega
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...Non nominiamo il nome del 7° invano (:c:) :lol:...
Saluti Alpini
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Aggiungo all'intervento di Rinaldo:

ma tutto quel fiorire di Oakley, Ray Ban eccetera, fa parte dell'Uniforme?

A noi era espressamente vietato portare occhiali da sole. Ci venne accordata una deroga solo in occasione dei campi estivi, visto che si andava in quota a pestare la neve e quindi c'era da proteggere gli occhi. Ci diedero gli occhiali Naja (identici a quelli da deserto che si vedono in foto e filmati della IIGM in Libia e Tunisia sui caschetti dei Bersaglieri, ad esempio) ma fu consentito a chi li possedeva di portarsi i suoi da civile, se erano attrezzi specializzati (da ghiacciaio ad esempio). Lo stesso dicasi per i ramponi - ci diedero quelli Naja, ma chi li possedeva poteva portarsi i suoi da casa - e per gli scarponi: ai Vibram si potevano sostituire quelli civili, semre che, in ogni caso e comunque, questi attrezzi civili fossero di colore idoneo ad essere indossati su di un'Uniforme. Niente pacchianate e solo colori tattici (nero, grigio scuro, verde ecc.).

Li in Libano (ma anche in ogni altra occasione in Italia ed all'Estero in cui sono mostrati i nostri soldati), essi sfoggiano occhialature che nulla hanno a che fare con un Uniforme e molto, ad esempio, col beach volley, il ciclismo, la maratona, il triathlon moderno eccetera.

Ci sono disposizioni ufficiali in materia, oppure è, come sempre, Caserma che vai, usanza che trovi?

Ciao
Art. Federico
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Federico ora i professional fanno che ca.......zzo vogliono, oltre che la fortuna dei vari negozi di articoli militari. (:ink:)
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cavalli ha scritto:Federico ora i professional fanno che ca.......zzo vogliono,
Ecco, è questo quello che non concepisco e che secondo me ha contribuito a creare l'odierna situazione delle nostre FFAA.
Ma la colpa non è loro se non gli si impartisce un minimo di disciplina e marzialità .
Che siano miei paesani o meno non me ne può fregar di meno, sono soldati italiani e questo per me basta.
La nostra patria per noi sono i villaggi, i nostri altari, le nostre tombe. La nostra patria è la nostra Fede, il nostro Re. Ma la loro patria che cos’è per loro? Voi lo capite? Loro l’hanno in testa, noi la sentiamo sotto i nostri piedi.
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Von Kleist ha scritto:
cavalli ha scritto:Federico ora i professional fanno che ca.......zzo vogliono,
Ecco, è questo quello che non concepisco e che secondo me ha contribuito a creare l'odierna situazione delle nostre FFAA.
Ma la colpa non è loro se non gli si impartisce un minimo di disciplina e marzialità .
Che siano miei paesani o meno non me ne può fregar di meno, sono soldati italiani e questo per me basta.
come dice un vecchio provebio napoletano: "il pesce puzza sempre dalla testa".
penso che questo chiarisca molti dubbi.
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cavalli ha scritto:
Von Kleist ha scritto:
cavalli ha scritto:Federico ora i professional fanno che ca.......zzo vogliono,
Ecco, è questo quello che non concepisco e che secondo me ha contribuito a creare l'odierna situazione delle nostre FFAA.
Ma la colpa non è loro se non gli si impartisce un minimo di disciplina e marzialità .
Che siano miei paesani o meno non me ne può fregar di meno, sono soldati italiani e questo per me basta.
come dice un vecchio provebio napoletano: "il pesce puzza sempre dalla testa".
penso che questo chiarisca molti dubbi.


:lol:

Iperbole:

stante il fatto che in Italia, come in ogni democrazia, il popolo è sovrano, se ne potrebbe dedurre che la testa del pesce di cui parli siamo tu, io e gli altri che scrivono qui, per limitarci a Vecio.it.

Sappiamo entrambi che così non è: non credo che possano sussistere dubbi in merito alle nostre opinioni in merito a certi andazzi che l'E.I. è andato mostrando negli ultimi anni.

Ma allora: dov'è il trucco? :D

Ciao
Art. Federico
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il trucco c'è e non si vede :D
sinceramente ho delle opinioni che però per non scatenare altre "guerre" mi tengo per me! al limite ne parlo di persona!
Federico sei troppo in gamba per non capire quello che voglio dire!
ciao :D
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7°Alpini ha scritto:...Non nominiamo il nome del 7° invano (:c:) :lol:...
Saluti Alpini
Max :twisted: Diable 7/84
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L'ho fatto apposta per vedere la reazione.

:wink:
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Sul confronto leva/professional ne abbiamo parlato tante volte, per quanto riguarda l'esperienza italiana indubbiamente meglio la leva, non perchè è una mia opinione, basta parlare con qualunque quadro che abbia vissuto entrambe le esperienze! Su chi sia la colpa dell'attuale andazzo resto dell'idea che esista una tacita direttiva del tipo "non rompete le balle ai volontari altrimenti non si arruola più nessuno", i comandanti si adeguano anche se in cuor loro rimpiangono la leva, la truppa ne aprofitta (e sbaglia).

Tornando al tema principale mi pare siamo tutti d'accordo su quanto ridicolo sia stato lo sbarco! Tutto studiato a tavolino, eppure non hanno pensato alla magra figura dei soldati armati di tutto punto tra gli ombrelloni e le sdraio. Addirittura gli sminatori che bonificano la spiaggia, dove già  li attendevano i giornalisti. Mi domando quali fossero le intenzioni di chi ha deciso lo sbarco, se si sperava in pubblicità  o in un ritorno di immagine, questo è stato pessimo.

Comunque sempre più perplesso per lo sperpero di denaro pubblico! Se eravamo tanto critici verso gli interventi in Iraq e Afghanistan, a maggior ragione lo dovremmo essere verso il Libano, invece apprendo da fonti governative che tutti sono favorevoli alla missioni (quindi me compreso, ne prendo atto). Il tornaconto quale sarebbe? forse la famosa multilateralità  che entusiasma tanto Baffino-Cavour? La vana speranza di un posto permanente al consiglio di sicurezza dell'Onu?
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copio e incollo dal forum di militari.it, per quanto puo essere d'intresse:
«Sono passate due settimane da quando, sul ponte di volo di Nave Garibaldi, ho rivolto il saluto al contingente che aveva iniziato a muoversi alla volta delle coste libanesi»: così ha ricordato il ministro della difesa Parisi nella visita in Libano il 12 settembre. Non ha però detto agli italiani che in queste due settimane, solo per tenere in navigazione la portaerei Garibaldi, si è speso oltre un milione e mezzo di euro. Il suo costo mensile di esercizio ammonta a 3.080.650 euro, equivalenti a 5,8 miliardi delle vecchie lire. Questo e altri dati sulla spesa per la missione sono contenuti nel disegno di legge, presentato dal governo e approvato dalle commissioni esteri e difesa della Camera.

Solo come «costo esercizio mezzi» si prevede in settembre-ottobre, oltre a quella per la Garibaldi, una spesa mensile di 1,2 milioni per i mezzi blindati e 1,8 per gli aerei che, insieme ad altre voci, portano il totale mensile a 12,6 milioni di euro. Aggiungendo le spese per alloggiamento, viveri e servizi, il «totale spese funzionamento» supera i 14 milioni di euro mensili. Vi sono poi gli «oneri una tantum», soprattutto per l'«approntamento in patria della marina militare», che ammontano a 15,5 milioni.

Molto maggiori sono le spese per il personale. La «Early entry force» conta 295 ufficiali, 1.250 sottufficiali e 951 volontari. Essa è quindi composta per circa il 62% da ufficiali e sottufficiali, ossia dal personale meglio pagato. Ad esempio un maresciallo capo, la cui retribuzione mensile ammonta a circa 2.900 euro, costa quale «trattamento economico aggiuntivo» per la missione in Libano 9.450 euro al mese. Questo sottufficiale costa quindi allo Stato oltre 12mila euro al mese. Complessivamente, solo per il «trattamento di missione» dei 2.496 militari in Libano, si prevede una spesa mensile di 22,3 milioni.

Il costo mensile della missione, nel periodo settembre-ottobre, sfiora quindi i 52 milioni di euro. Salirà  ancora quando, a novembre, subentrerà  la «Follow on force», composta da 2.680 militari: 335 ufficiali, 1.290 sottufficiali e 1.055 volontari. Solo per il loro «trattamento di missione» si spenderanno circa 24 milioni di euro al mese che, con gli oltre 14 del «costo esercizio mezzi», porteranno il totale a oltre 38 milioni mensili. Si aggiungeranno 18,4 milioni per gli oneri, inspiegabilmente definiti anche in questo caso «una tantum». Il costo della missione salirà  così in novembre di 4,6 milioni, arrivando a 56,6 milioni mensili. Per dicembre invece, abolita l'«una tantum», dovrebbe scendere a circa 35 milioni mensili. Questo nelle previsioni. Ma se la situazione dovesse complicarsi, il costo sarebbe sicuramente maggiore.

La missione in Libano e le altre (soprattutto in Afghanistan) comportano, oltre alla spesa immediata, un costo indotto. L'Italia impegna all'estero nell'arco di un anno oltre 30mila militari su base rotazionale, più 3mila pronti a intervenire. Ma per mantenere e potenziare tale capacità  occorre assumersi ulteriori oneri anche in termini di bilancio: come ha sottolineato Parisi, vi è una «carenza di risorse» che può incidere sulle capacità  operative delle forze armate, il cui personale assorbe oltre il 70% del bilancio della difesa. Ciò può portare a «inaccettabili situazioni debitorie nei programmi internazionali», come quello del caccia statunitense Jsf cui partecipa l'Italia. Occorre quindi «un flusso di risorse costante e coerente con gli obiettivi», che farà  crescere la spesa militare italiana, già  al 7° posto mondiale con oltre 27 miliardi di dollari annui in valore corrente e 30 a parità  di potere d'acquisto.

Sommando la spesa militare al costo delle missioni si raggiunge una cifra annua equivalente a quella della finanziaria 2006. E poiché i soldi (denaro pubblico) da qualche parte devono venir fuori, occorre «tagliare» in altri settori. Come hanno documentato Cgil Cisl e Uil, la finanziaria 2006 prevede tagli alle spese sociali di 12,7 miliardi, che colpiscono soprattutto sanità  ed enti locali. Si mettono così a rischio i servizi erogati ai cittadini nonché posti di lavoro. Sono previsti inoltre tagli per 27 miliardi per la costruzione e l'ammodernamento delle reti metropolitane, tranvie e passanti ferroviari. Nella finanziaria si propone inoltre, per il 2006, un drastico taglio dei fondi destinati agli aiuti per i paesi in via di sviluppo, 152 milioni di euro in meno rispetto ai 552 stanziati nel 2005. Siamo così intorno allo 0,1% del pil rispetto a un obiettivo dell'1%. E mentre nella finanziaria 2006 si destina un miliardo di euro per la «proroga» delle missioni militari all'estero, si stanziano nientemeno che 30 milioni annui per la cancellazione del debito dei paesi poveri altamente indebitati. Quanto si spende in due settimane e mezzo per la missione militare in Libano.

Parafrasanto il mitico Totò. e io (noi) pago(paghiamo)!
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copio e incollo dal forum di militari.it, per quanto puo essere d'intresse:
«Sono passate due settimane da quando, sul ponte di volo di Nave Garibaldi, ho rivolto il saluto al contingente che aveva iniziato a muoversi alla volta delle coste libanesi»: così ha ricordato il ministro della difesa Parisi nella visita in Libano il 12 settembre. Non ha però detto agli italiani che in queste due settimane, solo per tenere in navigazione la portaerei Garibaldi, si è speso oltre un milione e mezzo di euro. Il suo costo mensile di esercizio ammonta a 3.080.650 euro, equivalenti a 5,8 miliardi delle vecchie lire. Questo e altri dati sulla spesa per la missione sono contenuti nel disegno di legge, presentato dal governo e approvato dalle commissioni esteri e difesa della Camera.

Solo come «costo esercizio mezzi» si prevede in settembre-ottobre, oltre a quella per la Garibaldi, una spesa mensile di 1,2 milioni per i mezzi blindati e 1,8 per gli aerei che, insieme ad altre voci, portano il totale mensile a 12,6 milioni di euro. Aggiungendo le spese per alloggiamento, viveri e servizi, il «totale spese funzionamento» supera i 14 milioni di euro mensili. Vi sono poi gli «oneri una tantum», soprattutto per l'«approntamento in patria della marina militare», che ammontano a 15,5 milioni.

Molto maggiori sono le spese per il personale. La «Early entry force» conta 295 ufficiali, 1.250 sottufficiali e 951 volontari. Essa è quindi composta per circa il 62% da ufficiali e sottufficiali, ossia dal personale meglio pagato. Ad esempio un maresciallo capo, la cui retribuzione mensile ammonta a circa 2.900 euro, costa quale «trattamento economico aggiuntivo» per la missione in Libano 9.450 euro al mese. Questo sottufficiale costa quindi allo Stato oltre 12mila euro al mese. Complessivamente, solo per il «trattamento di missione» dei 2.496 militari in Libano, si prevede una spesa mensile di 22,3 milioni.

Il costo mensile della missione, nel periodo settembre-ottobre, sfiora quindi i 52 milioni di euro. Salirà  ancora quando, a novembre, subentrerà  la «Follow on force», composta da 2.680 militari: 335 ufficiali, 1.290 sottufficiali e 1.055 volontari. Solo per il loro «trattamento di missione» si spenderanno circa 24 milioni di euro al mese che, con gli oltre 14 del «costo esercizio mezzi», porteranno il totale a oltre 38 milioni mensili. Si aggiungeranno 18,4 milioni per gli oneri, inspiegabilmente definiti anche in questo caso «una tantum». Il costo della missione salirà  così in novembre di 4,6 milioni, arrivando a 56,6 milioni mensili. Per dicembre invece, abolita l'«una tantum», dovrebbe scendere a circa 35 milioni mensili. Questo nelle previsioni. Ma se la situazione dovesse complicarsi, il costo sarebbe sicuramente maggiore.

La missione in Libano e le altre (soprattutto in Afghanistan) comportano, oltre alla spesa immediata, un costo indotto. L'Italia impegna all'estero nell'arco di un anno oltre 30mila militari su base rotazionale, più 3mila pronti a intervenire. Ma per mantenere e potenziare tale capacità  occorre assumersi ulteriori oneri anche in termini di bilancio: come ha sottolineato Parisi, vi è una «carenza di risorse» che può incidere sulle capacità  operative delle forze armate, il cui personale assorbe oltre il 70% del bilancio della difesa. Ciò può portare a «inaccettabili situazioni debitorie nei programmi internazionali», come quello del caccia statunitense Jsf cui partecipa l'Italia. Occorre quindi «un flusso di risorse costante e coerente con gli obiettivi», che farà  crescere la spesa militare italiana, già  al 7° posto mondiale con oltre 27 miliardi di dollari annui in valore corrente e 30 a parità  di potere d'acquisto.

Sommando la spesa militare al costo delle missioni si raggiunge una cifra annua equivalente a quella della finanziaria 2006. E poiché i soldi (denaro pubblico) da qualche parte devono venir fuori, occorre «tagliare» in altri settori. Come hanno documentato Cgil Cisl e Uil, la finanziaria 2006 prevede tagli alle spese sociali di 12,7 miliardi, che colpiscono soprattutto sanità  ed enti locali. Si mettono così a rischio i servizi erogati ai cittadini nonché posti di lavoro. Sono previsti inoltre tagli per 27 miliardi per la costruzione e l'ammodernamento delle reti metropolitane, tranvie e passanti ferroviari. Nella finanziaria si propone inoltre, per il 2006, un drastico taglio dei fondi destinati agli aiuti per i paesi in via di sviluppo, 152 milioni di euro in meno rispetto ai 552 stanziati nel 2005. Siamo così intorno allo 0,1% del pil rispetto a un obiettivo dell'1%. E mentre nella finanziaria 2006 si destina un miliardo di euro per la «proroga» delle missioni militari all'estero, si stanziano nientemeno che 30 milioni annui per la cancellazione del debito dei paesi poveri altamente indebitati. Quanto si spende in due settimane e mezzo per la missione militare in Libano.

Parafrasando il mitico Totò. e io (noi) pago(paghiamo)!
La Max Trid.
EX Gran Maestro delle Fortificazioni

(riciclato NATO)
Memento Audere Semper

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