allora prima di tutto HO LA CODA DI PAGLIA Sì e ALLORA?
non c'è nessuno del 1/2006
1) gli scaglioni non esistono più
2)il riservista e lo scaglione del richiamo sono due accoppiate che non c'incastrano niente.
casomai c'incastra il primo scaglione, non quello dei successivi richiami, sennò facciamo davvero come idioziasticamente dico che ho fatto 3 volte la naja!
Beppe ha scritto:allora prima di tutto HO LA CODA DI PAGLIA Sì e ALLORA?
non c'è nessuno del 1/2006
1) gli scaglioni non esistono più [...]
In realtà esistono ancora, sotto forma di blocchi VFP1. Non è proprio la stessa cosa, ma nemmeno tanto lontana.
Solo come informazione, non per accreditare o meno la leggenda del 1°/2006.
Mandi.
Luigi
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)
Questa lo trovata sul sito dell' ANA ci sono io e quelli della sezione ANA Val Giudicarie e Rendena in trentino. Bestia che lavata ho preso quel giorno.
Allegati
Sfilata sotto la pioggia.jpg (39.68 KiB) Visto 1093 volte
Ultima modifica di JOLLY ROGER il lun giu 12, 2006 9:09 pm, modificato 4 volte in totale.
A.A 4/00
C.A.R al 18° Edolo 50° CP la Balda.
24° RGT Dolomiti Merano
Compagnia Mant Rif
Io avevo appena finito di sfilare... quando ha iniziato a piovere...
Vi ho visto sfilare... mi trovavo alla fine del percorso della sfilata... più o meno al riparo...
Ho visto anche alcuni di voi cantare mentre sfilavano sotto la pioggia e la grandine...
Vedendovi sfilare mi é venuta in mente la lavata che ho preso scendendo dal Monte Bruffione durante il Pellegrinaggio in Adamello del 2004...
...Ma gli alpini non hanno paura
Art. Marco Zanetti
Gavardo (BS)
12/93 - 63D
5° Rgt. da Mont.
51° Batteria C/A Stinger
Silandro (BZ)
JOLLY ROGER ha scritto:Questa lo trovata sul sito dell' ANA ci sono io e quelli della sezione ANA Val Giudicarie e Rendena in trentino. Bestia che lavata ho preso quel giorno.
si pero' e' stupenda.....
Alp. Malaguti Daniele
Anzola dell'Emilia (Bo)
8/97
Gente che vedo........
........Pioppa che lascio!!!
L'alpino indugiò per un istante sulla soglia del Sacrario, come temendo chissà quale benvenuto. La luce del sole all'esterno era così forte che solo un metro all'interno sembrava buio pesto.
Appena gli occhi si abituarono alla penombra comparve l'interno dell'edificio, in tutta la sua dimensione.
Corridoi lunghissimi, pareti ricoperte di lapidi poco più grandi di un foglio di carta tutte identiche tranne...
un grado, un cognome, un nome.
Pareti intere, decine di pareti lunghissime. Persone.
Giovani di 89 anni fa.
L'alpino cominciò a passeggiare distrattamente all'interno dei corridoi.
Dovevano forse dirgli qualcosa, tutti quei nomi? Quelle lapidi giganti in mezzo a quelle più piccole? Quelle lapidi giganti con una scritta semplice e null'altro?
Qui sono sepolti 2000, 3000 soldati ignoti
Quali emozioni tardavano a venire?
Tristezza?
Compassione?
Le emozioni non venivano.
L'alpino camminava tra le pareti coperte di nomi, come i tanti che l'avevano già fatto prima di lui. Vivi e non più vivi, insieme. Era solo uno qualsiasi in quei giorni, tutti passeggiavano tra quelle fredde pareti, soli, o con i compagni d'armi, o con la fidanzata un po' annoiata un po' incuriosita, o con la famiglia, o con un ignaro bimbo sulle spalle.
Ma le emozioni non uscivano.
L'alpino si trovò nel settore dove i cognomi erano uguali al suo, senza sapere se uno di quei giovani fosse mai stato suo antenato, suo parente.
89 anni fa quei giovani con lo stesso suo cognome morivano, in terrificanti, innaturali modi, non certo di una morte silenziosa, indolore, pulita, non di una morte di celluloide.
Morivano, invece, della Morte.
Dolore e paura e putridume e solitudine e freddo.
Raramente il conforto di un'ultima, pietosa carezza... amica o nemica che fosse, basta che fosse... non muori solo....
Poi fango e carne e neve e stoffa e ossa e metallo e sangue. E pace. Niente più.
Le emozioni non arrivavano. Possibile? Il cuore umano così abituato alla sofferenza altrui da non poterla capire a fondo, nemmeno in mezzo a tanto dolore, inciso nella pietra?
Decine di migliaia di nomi.
54286 Persone
ma emozioni? Dov'erano le Emozioni?
E mentre camminava tra quei nomi, un suono.
Una musica già sentita, più e più volte ascoltata come si può ascoltare una musica alla radio, un po' distrattamente.
Ma questa volta la musica non era fatta di sole note. Questa volta era viva, tra così tanta Morte.
L'alpino si incamminò verso quella musica, attraversò i corridoi di marmo, tra quei Caduti che lo osservavano dal loro giaciglio. Vai, alpino distratto, vai.
Apparve all'ennesimo corridoio e vide in fondo altri alpini, cinque, sei. Si fermò subito, lontano da loro.
Non si erano disposti a coro, non avevano cercato la posizione migliore, non l'acustica perfetta. A loro bastava cantare l'omaggio spontaneo dei vivi ai Morti.
La canzone nasceva dal cuore, così come si erano fermati sotto l'aura giallastra di un lucernario e si spargeva tra le sale di marmo.
Dio del cielo
Signore delle cime
un nostro amico
hai chiesto alla montagna
Ma ti preghiamo
su nel paradiso
lascialo andare
per le Tue montagne
Santa Maria
signora della neve
copri col bianco
soffice mantello
il nostro amico
il nostro fratello
Su nel paradiso
lascialo andare
per le Tue montagne
La musica viaggiava per le sale del Sacrario.
L'alpino osservava, ascoltava e... piangeva.
Piangeva ascoltando quelle parole, quei suoni, pensando a coloro che lo circondavano rinchiusi nel marmo. Piangeva proprio.
Piangeva con gli occhi, piangeva con il cuore. Piangeva come se non avesse aspettato altro da quando aveva varcato la soglia di quel Luogo Sacro.
E mai musica gli sembrò più vicina al Sacro. E gli sembrò che coloro che abitavano quel luogo lo consolassero. Loro, morti con dolore e solitudine e paura e freddo... loro consolavano lui.
L'alpino piangeva e piangevano tutti i presenti, attirati in quel luogo speciale di quel giorno speciale, da quella musica veramente speciale.
Piangevano i presenti, in silenzo, mentre ascoltavano quella musica. Piangevano quelli che cantavano, versavano lacrime con le loro parole, dal cuore dentro le sale di marmo.
L'alpino piangeva grazie al potere di quella musica, il potere di evocare la sofferenza altrui. Piangeva pensando ai suoi veci fratelli in armi e al loro Calvario. Piangeva, finalmente, come se i dubbi di prima non ci fossero mai stati, perchè piangere era la cosa più giusta e spontanea e bella da fare in quel Luogo, con un Cappello Alpino in testa.
L'alpino piangeva, finalmente.
C.le Lorenzo
7°/92 | 51 mortaista, addetto al tiro/tavolettista | 167^ Cp. Mortai "La Signora" | Battaglione Pieve di Cadore | 12° Reggimento Alpini | Brigata Cadore
Ci avevo pensato, ma sfortunatamente non ho aneddoti di naja che valga la pena di raccontare, per o meno così su due piedi non me ne vengono in mente. Ci dovrei pensare.
C.le Lorenzo
7°/92 | 51 mortaista, addetto al tiro/tavolettista | 167^ Cp. Mortai "La Signora" | Battaglione Pieve di Cadore | 12° Reggimento Alpini | Brigata Cadore