Luigi ha scritto:Nicola ha scritto:
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Comunque Calderoli è passato. Visti gli interessanti spunti nati dall'ex ministro, si potrebbe tentare una discussione a più ampio raggio.
Mi ricollego a questa tua chiosa ed al fatto che secondo te, ed io concordo, essi abbiano già vinto (essendo, come da me affermato, più forti di noi).
A monte della loro vittoria/forza, corrispondente ad una nostra sconfitta/debolezza, c'è che loro vivono di pensiero forte. Quello della loro religione mediata da Imam, Ulema e arruffpopoli vari. Il pensiero religioso è forte per definizione. Anche quello, anzi: forse anche di più, di religioni che paiono, e così si presentano, come pacifiche ed inoffensive. Esempio tipico: il Buddismo.
A questo pensiero forte, vero motore ed anima condivisa da centinaia di milioni di persone, noi che cosa possiamo non dico opporre, termine che oramai da noi, pacifinti a tutti i costi, è fin troppo categorico ed estremista (orrore!), ma almeno proporre a livello di discussione (cioè l'unica attività che sembra si sia in grado di portare avanti)?
Da un civiltà , la nostra, che a partire dal
cogito ergo sum in avanti ha fatto del pensiero la sua base fondante, ci si aspetterebbe ben di più e di meglio dello starnazzare odierno. Perchè, quindi, non si assiste a nulla di meglio o, quantomeno, avente maggiore efficacia? Una cosa la si può dire subito: che l'uomo non è solo pensiero, come suggerito da Monsieur Descartes e come supinamente accettato da quasi tutti da allora in poi. L'equazione pensiero=uomo è estremamente riduttiva, per non dire falsa. La condizione pensiero non è sufficiente a definire l'uomo, la sua esistenza. Si dimenticano (volutamente?) almeno altre due "dimensioni", anima e spirito, che fanno comunque parte dell'essere. E' chiaro che da qui il discorso si addentrerebbe in discorsi di filosofia ed ontologia che ben poco hanno luogo qui. Basti dire che loro queste due altre caratteristiche non solo non le hanno dimenticate, ma le hanno ben presenti. E quindi, se si deve avere a che fare con una persona che ritiene anzi: basa la sua esistenza sulla certezza assoluta che senza anima e spirito non esiste il pensiero, e quindi l'uomo, si dovrebbe quantomeno armarsi di questa consapevolezza prima di intavolare discussioni. Per almeno due motivi: che si può in questo modo discutere ad armi pari e per capire, nel vero e completo senso della parola, da dove viene il discorso che l'altro ci sta facendo.
Bollare come retrograde, retrive e figlie della superstizione le posizioni dei nostri avversari, chè questo sono, e lo diventano sempre di più, proporzionalmente a quanto noi si cerchi di apparire "laici", "liberi pensatori" e "tolleranti", e cioè le nostre posizioni costantemente starnazzate da quasi tutti, è suicida.
Se vogliamo, almeno, avere il loro rispetto, si dovrebbe essere, almeno, consci del fatto che la nostra posizione, figlia del pensiero debole (ovvia e naturale evoluzione della premessa cartesiana), è non solo totalmente errata, ma pure irrisa e sbeffeggiata dalla controparte. Che cosa volete discutere in queste condizioni?
Rimangono due soluzioni per me: o noi si torna ad essere forti, cioè si torna a vivere all'interno di un sistema in cui un pensiero forte faccia da guida (e da quanto ho detto prima si capisce che il pensiero, in questo caso, è più effetto che causa), oppure si fa ciò che alcuni hanno capito, o meglio applicato alla perfezione, almeno a ppartire da 300 anni fa e che fanno tuttora: li si "travia" col bengodi (sorta di paradiso terrestre) di cui anche noi godiamo. Ma un bengodi diffuso capillarmente, tipo quello di cui anche noi "godiamo" dal dopoguerra. In fondo si sa che la "pancia piena" rammolisce, no? Quando il bisogno di avere l'ultimo gioco della pleistescion supera e cancella quello di seguire determinate regole il gioco è fatto. Non dovrebbe essere necessario, credo, specificare che il mezzo perfetto per ottenere il risultato passa attraverso la democrazia (quella odierna, non quella dei Greci antichi, che era ben altro), unico strumento in gradi di diffondere il bengodi. E che questa democrazia sia, possibilmente, multipartitica.
Da che parte si sia giocando la partita mi pare evidente: è il secondo approccio quello seguito. Per intraprendere la prima strada bisognerebbe rivoluzionare per prima cosa il nostro modo di essere, cosa che ritengo quantomeno imporbabile.
Che almeno, però, in attesa di "riempire" qualche centinaio di milioni di "pance" si segua, pararafrasandolo per adattarlo alle circostanze, il verso del Vate: uomini siate e non pecore matte, sì che'l musulmano tra voi di voi non rida.
Ciao
Art. Federico
40a Btr, AMF(L)
Gr.A.Mon. "Pinerolo"
(4° Rgt. A. Mon.)
Brigata Alpina Taurinense
3°/86