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Quando ho detto che avrei indossato il cappello alpino in barba al regolamento indendevo dire in cima ad una montagna dove sarebbe stato di casa e nessuno avrebbe detto che sarebbe stato disdicevole.
Non c'è cosa più bella in montagna incontrare un vecchio alpino con in testa il suo cappello! Per il resto rispettiamo tutti tutte le leggi!
Non mi sognerei invece di indossare il mio da bersagliere se non nei luoghi deputati e nelle regole. Sarebbe quasi ridicolo. Non posso dire che siccome me ne vado a correre il cappello sarebbe nel suo contesto. Mentre quello da alpino lo è in montagna. E se ve lo dice un non alpino,probabilmente non so spiegarmi.
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Abbadia
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"Quando ho detto che avrei indossato il cappello alpino in barba al regolamento indendevo dire in cima ad una montagna dove sarebbe stato di casa "

E nn c'é nessun regolamento che lo dica, che dica dove é "di casa " e dove nn lo é ..solo il buon senso, e il rispetto per quello che si é e per quello che si porta in testa.

La mia esperienza mi dice che, almeno una volta, a trattare gli Alpini col codice in mano, si rischiava grosso, si badava al sodo...non alla forma, ma puo' essere che nel fratempo questa abitudine sia cambiata....

Ciau a Tuch

Abbadia
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Lele ha scritto:
Luigi ha scritto:
Abbadia ha scritto:Con Federico sono un po' piu' distante...
Io NON sono Militare In servizio attivo...
Il Cappello Alpino è capo di corredo militare, e come tale ne è normato l'uso; in particolare, per il personale in congedo già  appartenente alle TT.AA. vale quanto prescritto dallo statuto dell'Associazione Nazionale Alpini (che è regolarmente approvato dal Ministro della Difesa):

Art. 8 - I soci hanno diritto di:
- fregiarsi del distintivo sociale;
- portare il cappello alpino in occasione di raduni sociali,
- partecipare alle Assemblee di Gruppo e della Sezione cui appartengono, in conformità  al presente Statuto ed ai regolamenti sezionali,
- frequentare i locali sociali a norma dei relativi regolamenti;
- fruire in generale di tutti i vantaggi assicurati daIl'A.N.A. e dei servizi da essa organizzati;
- ricevere le pubblicazioni dell'A.N.A. alle condizioni stabilite dal Consiglio direttivo nazionale.

Ne consegue che tutti coloro che indossino il Cappello Alpino in altre situazioni siano in teoria perseguibili (come lo è, sempre in teoria, chi indossa Scbt con stellette e/o distintivi di reparto al di fuori delle occasioni autorizzate).
Mandi.
Luigi
Si, coem sempre accade in Italia questa e' solo teoria in quanto i ostesso mi reputo bacatore perche' in tutte le adunate nazionali avevo la scbt con le stellette.........e da civile non ero autorizzato ad un abbigliamento del genere.
Lo so lo so ma tirarle vie.....un poche tto mi dispiace e rincresce, e' bella e vissuta cosi'.
Per il cappello.....beh ,allora i ritrovi del sito dove vengono classificati?
Condivido l'affezione alle stellette.
Io le ho scucite dalla policroma e riattaccate con lo strep.
Così posso usare la giacca come mi pare. In alcune circostanze in cui possono esserci le stellete, le riattacco..
Quali circostanze? Determinate cerimonie, nelle quali è consentito l'uso dell'uniforme agli iscritti alle associazioni d'arma, previa comunicazione e non autorizzazione, al comando dell'ente organizzante.
La normativa sul sito dell'EI: norme sull'uso dell'uniforme.
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axtolf ha scritto:Il cappello alpino è un simbolo piuttosto pesante. Se crediamo in quello che esso rappresenta, sappiamo quante vite, quanti sacrifici, quante altre cose ci sono in quel cappello con la penna.

Usarlo a sproposito vuol dire utilizzarlo in cose che con il cappello alpino centrano poco, oppure in manifestazioni poco importanti.

Le manifestazioni politiche in questo rientrano e non mi dite che uno che se lo mette a una manifestazione politica lo fa perchè vuole ribadire la sua appartenenza agli alpini, ma vuole cercare di convincere gli altri che anche gli alpini sono d'accordo con la sua idea politica. Non tutti hanno l'intelligenza di capire che il cappello alpino alcune volte è simbolo, alcune volte è solo coperchio per non far volare fuori poche idee confuse.
Io cerco di usare il cappello con parsimonia. Alle manifestazioni in cui si onorano i caduti, all'adunata o quando mi incontro con altre persone in nome di quel cappello, sia che l'incontro sia di festa o sia per portare aiuto o conforto. Tutte le altre occasioni sono secondo me sconveniente per il cappello alpino.
Condivido in toto e sottoscrivo.
Mi piacciono le provocazioni e ho simpatia per i provocatori, ma temo che le considerazioni di Abbadia ci porterebbe sul piano della filosofia pura.

Credo si tratti di senso di responsabilità .
Un partito politico, quale che sia, ha interesse a mostrare che intere categorie sono da questo rappresentate e volentieri "militano", scusate il gioco di parole.
Soprattutto la Lega che ostenta più di altri l'attaccamento al territorio.

Non è giusto che chi appartiene a quella categoria possa, col suo comportamento, far comprendere tutti gli altri in quel determinato schieramento.
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Federico
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Bene, la discussione continua :)

Non credo di sbagliarmi di molto se affermo che così come per la Scbt anche il Cappello Alpino può essere portato tutti i giorni: basta togliere il Fregio. O, almeno, questo vale per la Norvegese. E' possibile indossarla da civili SOLO se le si è tolto il fregio, altrimenti essa è un capo da Uniforme Militare e come tale segue le regole che Luigi ha postato.

Avete mai visto un Carabiniere in congedo indossare il basco con la Fiamma, che so, allo stadio a vedere la partita, o mentre se na va a spasso con la ragazza oppure ancora mentre partecipa ad una manifestazione politica?

No. E non lo fa, sono certo, non solo perchè è vietato, ma anche perchè l'Arma, in quelle occasioni, non c'entra un piffero di niente.

Glielo vedete indossare quel basco, invece, in occasioni tipo servizi di sorveglianza durante eventi particolari, quando la loro Associazione, da man forte, come Protezione Civile, alle altre organizzazioni dello Stato. In quelle occasioni anche gli Alpini, sacrosantemente, indossano il loro Cappello. A questo dovrebbe essere limitato il suo uso.

Il Cappello Alpino non è nè leghista nè diessino nè forziatliota. E' ITALIANO. Sta, cioè, un bel po' di gradini più in alto delle "organizzazioni" che ho appena citato e con esse non dovrebbe abbassarsi a fare comunella. Dispiace solo che coloro che lo portatono in certe occasioni non abbiano sufficiente, seppur ne hanno, materia grigia per capirlo.

Saluti
Art. Federico
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Abbadia ha scritto:Quindi il mio cappello alpino ( molto...moderato rispetto alle porcherie che si vedono in giro ) portato sopra una camicia a scacchi, un paio di Jeans e scarpe da ginnastica, puo indurre quaolcuno a pensare che sono un militare in servizio ???? ma dai non diciamo fregnacce !!!
Le fregnacce che dico nascono dalla mia esperienza, visto che in almeno due occasioni, pur vestendo in borghese, per il solo fatto di portare il Cappello Alpino mi è stato chiesto se fossi in servizio. In ogni caso, come un ex sottufficiale delle TT.AA. può non distinguere la presenza o meno delle stellette sull'impermeabile da campagna di Casini, così, ad esempio, un pensionato di settant'anni (magari pure militesente) seppure "normodotato" può avere dubbi molto più semplici e terra-terra (a proposito: ma dei "non normodotati" che facciamo?).

Io ho espresso il mio pensiero (anche se scarsamente rispettato), e direi che il mio umile contributo alla discussione può terminare qui.
In ogni caso, poichè non in servizio, quando non autorizzato continuerò ingenuamente a non portare nè stellette, nè Cappello Alpino. Ed ovviamente, da cittadino e non da suddito, chiederò che questo valga anche per gli altri.
Mandi.
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Luigi
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Abbadia ha scritto:La mia esperienza mi dice che, almeno una volta, a trattare gli Alpini col codice in mano, si rischiava grosso, si badava al sodo...non alla forma, ma puo' essere che nel fratempo questa abitudine sia cambiata...
Ah, ecco, mancava giustamente la solita accusa di non essere un vero alpino.
Mandi.
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Abbadia
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Mi spiace Luigi, mi spiace veramente, ma il tuo ultimo intervento non ha proprio centrato il mio pensiero...
Assolutamente io nn mi permetto di giudicare una persona quando la conosco, immaginiamo quando non la conosco.
Ed in ogni caso, essendo la codifica di "vero alpino" un fatto molto opinabile, mai mi permetterei di dare giudizi sulla "alpinita' " o meno di una persona.
Quindi non volevo proprio dire che non sei un vero alpino, per quello che ne so potresti esserlo molto piu' di me, magari in modo diverso, ma molto piu' di me !
Ah gia' che ci siamo una piccola precisazione : io non mi ritengo affatto un ex sottufficiale delle TTAA, io sono da molti anni solo e unicamente un GA ( Geniere Alpino).

Ciao Luigi, qua la mano.
Ciau a tuch

Abbadia

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Lorenzo
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Personalmente trovo l'abitudine di portare il cappello alpino alle manifestazioni politiche quantomeno inopportuna.

Condivido l'opinione di chi a scritto che alcuni potrebbero essere indotti a pensare che gli alpini stanno da una parte piuttosto che da un'altra.
Secondo me, iniziative tipo questa, o le "penne verdi" o i manifesti della lega sull'arruolamento alpino che ho visto pochi giorni fa a PD credo siano corresponsabili della poca fiducia dei politici nelle TT.AA. e alla base dello sempre più vasto smantellamento dei reparti alpini.
Ho citato solo esempi leghisti perchè non mi risulta che in altri partiti si faccia uso del cappello alpino.

I leghisti non si rendono conto che strumentalizzando così le TT.AA. stanno contribuendo molto alla loro estinzione e alimentando la fiamma degli antimilitaristi sfegatati.

L'ignoranza, anche se con tutta la buona fede di questo mondo, purtroppo farà  danni molto gravi a lungo termine.

Sono solo mie opinioni... ma non credo di esserci andato tanto lontano...

Leggete qui: http://www.leganord.org/c_3_associazion ... alpini.htm

quando parlo di ignoranza intendo questo: questi qui si lavano la bocca con la gente del nord e le medaglie alpine, senza sapere che tra le oltre 200 medaglie d'oro, ce ne sono anche degli alpini del batt. L'Aquila della Julia, che "padani" non lo sono di sicuro...

E questa è la gente che ci vuole rappresentare? Questa gente che non conosce nemmeno le basi della storia che pretende di "difendere"?
La politica italiana (tutta) pur di ottenere i propri scopi è capace di calpestare pure i corpi degli eroi.

Mi viene da vomitare.
:cry:
C.le Lorenzo
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Massimo
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r

Lorenzo ha scritto
Ho citato solo esempi leghisti perchè non mi risulta che in altri partiti si faccia uso del cappello alpino.

I leghisti non si rendono conto che strumentalizzando così le TT.AA. stanno contribuendo molto alla loro estinzione e alimentando la fiamma degli antimilitaristi sfegatati.

L'ignoranza, anche se con tutta la buona fede di questo mondo, purtroppo farà  danni molto gravi a lungo termine.

Sono solo mie opinioni... ma non credo di esserci andato tanto lontano...

Leggete qui: http://www.leganord.org/c_3_associazion ... alpini.htm

quando parlo di ignoranza intendo questo: questi qui si lavano la bocca con la gente del nord e le medaglie alpine, senza sapere che tra le oltre 200 medaglie d'oro, ce ne sono anche degli alpini del batt. L'Aquila della Julia, che "padani" non lo sono di sicuro...

E questa è la gente che ci vuole rappresentare? Questa gente che non conosce nemmeno le basi della storia che pretende di "difendere"?
Sono andato a collegarmi al link da lui suggerito e questo è l'articolo correlato:

ALPINI

di Sergio Bosi e Pierluigi Scavino



Come tutte le belle storie anche questa potrebbe iniziare con il “C'era una volta……”.
C'erano una volta gli Alpini; ma come, direte voi, ed i ragazzi in Afghanistan, e i raduni, le sfilate? Manca qualcosa, non ve ne siete accorti? Manca la Tradizione, quella delle origini, del capitano Giuseppe Perrucchetti, 1872. Giuseppe Perrucchetti, nato a Cassano d'Adda, studiava da architetto nella Lombardia “austriaca”, precisamente a Pavia; successivamente riparò in Piemonte, a Custoza, si guadagnò la medaglia d'argento; continuò la sua carriera militare fino al grado di generale, successivamente senatore. Morì nel 1916 nella sua villa a Cuorgnè, nel Canavese, appena in tempo per leggere le rpime eroiche imprese delle sue Creature: con la Prima Guerra Mondiale nasceva la LEGGENDA DEGLI ALPINI; altri grandi capitoli furono scritti nel Secondo Conflitto. Una curiosità : Perrucchetti non è mai stato Alpino. Sicuramente fu tra i primi soci del Club Alpino di Torino, ma Alpino mai! Dettò per gli Alpini alcune regole, tra le quali, una delle principali, le modalità  di reclutamento e cioè tutti di aree montane e quindi Padane; questa condizione è uno dei motivi che da sempre ha segnato la differenza dalle altre Armi. Oggi questi soldati con la penna arrivano da ogni parte del Paese e solo una minoranza è reclutata in Padania.
La chiacchierata sugli Alpini inizia dal cappello. Il primo cappello alpino era di feltro nero, rigido, tipo bombetta a “tronco di cono”, aquila d'oro e penna nera. La penna piaceva agli Alpini, un simbolo semplice che ricorda la natura, gli spazi liberi, le montagne. Attorno a circa il 1912 il cappello prese la forma attuale. Nessuno avrebbe immaginato l'importanza che avrebbe assunto questo copricapo, simbolo di sacrifici, tribolazioni, fedeltà  ed appartenenza. La penna era di corvo. Io tutt'ora porto la penna di corvo che mi venne data in quella che fu la Scuola Militare Alpina.
Gli Alpini nacquero nel 1872 con quindici compagnie, ognuna aveva in dotazione un mulo ed una carretta; erano i tempi di Quintino Sella e non fu facile convincerlo a sborsare i quattrini per la nuova Arma. La differenza dagli altri Corpi è (come già  detto) che i reparti alpini erano formati da gente reclutata nei posti dove era nata, destinata a combattere e difendere quei luoghi a loro famigliari.
Il reclutamento ha continuato ad essere su base regionale, Regioni Padane, sino a qualche anno fa.
Gli Alpini sono sempre stati particolari, nelle varie guerre hanno scritto una storia a se; credo che nessuna altra Arma abbia avuto una letteratura così abbondante come gli Alpini, scritta da Alpini. Julia, Tridentina, Cuneense, Taurinense, Orobica, Cadore nomi di gloriose Brigate, tutti nomi di aree padane così come i nomi dei battaglioni; molte ormai soppresse.
Il medagliere degli Alpini conta 209 medaglie d'oro.
Noi veniamo da lontano, siamo antichi e nello zaino abbiamo portato le tradizioni delle nostre genti; le attuali trasformazioni hanno snaturato il Corpo degli Alpini e politici di modesto profilo, temendo l'abbinamento Nord ed Alpini hanno violato un patrimonio che un Paese con una classe dirigente più qualificata avrebbe mantenuto e valorizzato. Sì perché gli Alpini hanno un significato particolare: oltre ad Arma combattente hanno sempre rappresentato con dignità  la Gente del Nord, e forse è proprio questo che ha dato fastidio e preoccupazione, che ritengo del tutto ingiustificata visti i fiumi di sangue che hanno versato per un tricolore da qualcuno oggi molto amato. Con semplicità  e senza ombra di fanatismo (che non è una nostra caratteristica) chiediamo venga rispettata la Tradizione, battaglia che non è stata portata avanti con sufficiente impegno e convinzione da altre Associazioni e quindi siamo stati costretti a creare l'AL.PA. Alpini Padani, poiché riteniamo che gli Alpini possono essere solo Padani. Coloro che leggono e scrivono su questo Giornale si pensa siano vicini a quel Movimento del quale il Segretario Federale ha tracciato le linee guida, fissando obiettivi e punti di riferimento fondamentali per coloro che lo seguono. Tra questi non va dimenticata l'importanza che il nostro Movimento dà  alle Tradizioni delle Genti Padane: alle loro Radici, obiettivi sensibili in anni come gli attuali, nei quali imperversa l'idea di globalizzazione. Tutti uguali con il telefonino, l'automobilina super accessoriata, la televisione, molte ore di coda sulle autostrade per poche ore su una spiaggia super affollata e via di questo passo; e noi stiamo a scrivere di Tradizioni e di Alpini, ci prendono per matti. Ma noi abbiamo sottoscritto l'idea del Local non del Global ed è da ciò che nasce la nostra convinzione: che gli Alpini sono una delle più genuine manifestazioni della cultura locale padana.
Non voglio, anch'io, fare riferimenti botanici, ma per rendere meglio l'idea immaginiamo la Padania come un grande albero antico, con fronde ampissime come quelli sotto i quali si radunavano i popoli dei villaggi a discutere ed i re amministravano la giustizia. Questo albero ha radici robuste e profonde; ebbene una di queste radici dell'albero Padania, la più profonda e tenace (perché impastata con il popolo di queste terre) sono gli Alpini. Ne sono convinto e, per mia fortuna,sono in buona compagnia. E' con amarezza che dobbiamo constatare che molti Alpini che sostengono seguire con convinzione il Movimento, anziché seguire le nostre orme ed aiutarci in questa battaglia, preferiscono aderire ad altre Associazioni che, con la loro consistenza, avrebbero potuto incidere autorevolmente affinché le cose non venissero cambiate a nostro danno. Questi Alpini dovrebbero fare un pensiero, conoscere meglio gli Alpini Padani e stare da una parte sola, quella che si batte per mantenere intatte le nostre origini! Pensiamo di aver dato un contributo non indifferente, in questi anni, con scritti, trasmissioni e giornalini e come la pensiamo non dovrebbe più essere un mistero per nessuno; restiamo comunque a disposizione per ogni tipo di domanda.
Certo noi non possiamo (i mezzi sono quelli che sono) offrire spazi dove ci si può incontrare con gli amici a giocare a scopa o a bocce; noi proponiamo un ideale, non da poco.
Forse, per cercare il nostro passato non è neppure il caso di scomodare i Celti, basta voltarsi indietro e trovi gli Alpini.










Personalmente anch'io non sono d'accordo sull'uso del cappello Alpino nell'ambito di manifestazioni politiche, ma di questo mi pare che si sia abbondantemente discusso in precedenza.
Mi trovo però d'accordo sul contenuto di questo articolo riguardo il reclutamento Alpino prettamente nelle regioni del nord come da tradizione e cultura alpina.
Sarò accusato di razzismo, ma non è vero è la realtà  dei fatti anche da me
vissuti personalmente, non basta portare un cappello con la penna per essere Alpini bisogna anche sentirselo dentro per tradizione e storia, prova ne è che ai meridionali che ho conosciuto sotto le armi pur brave persone che siano (non lo metto asolutamente in dubbio) non fregava niente di appartenere alle truppe da montagna, ma non è colpa loro è la conseguenza di essere originari di una regione in cui il sentimento alpino è praticamente assente.
Prova di tutto questo lo posso riscontrare anche nel mio paese, tra i ragazzi miei coetanei di origine meridionale non c'è un iscritto all'Ana e di fronte alla mia domanda per quale motivo non si fossero iscritti mi è stato risposto che a loro non gliene fotteva niente.
Poi se si vuole fare del buonismo come va di moda oggi e citarmi di razzismo quello è un altro discorso, ma tra essere Alpino ed avere un cappello con la penna in testa secondo me c'è una bella differenza...
Se poi adesso vista l'imminente abolizione della leva ed il conseguente arruolamento di "impiegati" da regioni del sud tentino di darla da bere equiparando il medesimo sentimento alpino questa è una cosa che lascio bere agli altri perchè io mi rifiuto di farlo...
Alp. Massimo
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Non entro nel merito della tua risposta, ci sono anche considerazioni che condivido. Cmq io ho fatto la naja anche con pugliesi e ti assicuro che nel corso di un anno li ho visti cambiare da "terroni" ad alpini. Sarà  che ero in un reparto operativo, che si faticava (e imprecava) tutti assieme, ma in fondo, non è questo il modo in cui nasce lo spirito alpino?

Le mie osservazioni sul battaglione L'Aquila restano. Ci vogliamo rendere conto che questa gente non conosce la storia degli alpini? I caduti di quel battaglione (ad es. in Russia) non sono alpini perchè provenivano dal centro Italia?

Ma vedete o no che parlano a vanvera, che scrivono le cose che politicamente fanno comodo ai loro interessi?

Mah...
C.le Lorenzo
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Vediamo di non mischiare due argomenti.

Il reclutamento territoriale, la peculiarità  delle tradizioni alpine e tutto il resto è un argomento.

L'uso del cappello alpino in manifestazioni politiche o altro di poco conveniente è un altro argomento.

Sono due argomenti delicati e quindi penso che se si vogliono trattare, cosa che per il primo argomento sia stata in parte fatta, la cosa va fatta in maniera separata.
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Ciao, Ax.

A mio avviso le due cose sono legate. Era solo per far notare che la fonte della tesi sul reclutamento alpino, disinformata sulla storia degli alpini stessi, è la stessa che permette, anzi incoraggia, l'uso del cappello alpino durante le sue manifestazioni, facendo in modo che l'opinione pubblica creda che noi siamo tutti da quella parte politica.

Identificando gli alpini con un partito è logico che il resto degli italiani non simpatizzanti leghisti si metteranno contro gli alpini.

Se la lega avesse ben chiaro cos'è il regolamento dell'ANA e avesse a cuore il rispetto dei cittadini nei confronti degli alpini, non lo permetterebbe.

Non sono credibili. E questa poca credibilità  si riflette in tutto, compresa la tesi sul reclutamento regionale.

Es.: io cittadino non leghista e non alpino, che peso posso dare alle tesi sul reclutamento regionale, se gli alpini sono tutti leghisti? Perchè vogliono essere alpini solo loro? Che collegamento c'è con la guardia nazionale padana? Non saranno pericolosi? Meglio limitarli.

Questo ragionamento è già  stato fatto in passato e lo sarà  sempre di più finchè si vedranno cappelli alpini ai raduni leghisti. La scusa ufficiale è il riordino delle forze armate, ma non illudiamoci. Varie forze politiche già  antimilitariste da prima spingono per la riduzione dei reparti alpini, "leghisti quindi incontrollabili".

A me non frega niente dei partiti politici, anche se ho le mie idee.

Mi secca essere strumentalizzato e vedere estinguersi gli alpini anche (non solo) per colpa della lega.
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Come tutte le belle storie anche questa potrebbe iniziare con il “C'era una volta……”.
C'erano una volta gli Alpini; ma come, direte voi, ed i ragazzi in Afghanistan, e i raduni, le sfilate? Manca qualcosa, non ve ne siete accorti? Manca la Tradizione, quella delle origini, del capitano Giuseppe Perrucchetti, 1872. Giuseppe Perrucchetti, nato a Cassano d'Adda, studiava da architetto nella Lombardia “austriaca”, precisamente a Pavia; successivamente riparò in Piemonte, a Custoza, si guadagnò la medaglia d'argento; continuò la sua carriera militare fino al grado di generale, successivamente senatore. Morì nel 1916 nella sua villa a Cuorgnè, nel Canavese, appena in tempo per leggere le rpime eroiche imprese delle sue Creature: con la Prima Guerra Mondiale nasceva la LEGGENDA DEGLI ALPINI; altri grandi capitoli furono scritti nel Secondo Conflitto. Una curiosità : Perrucchetti non è mai stato Alpino. Sicuramente fu tra i primi soci del Club Alpino di Torino, ma Alpino mai! Dettò per gli Alpini alcune regole, tra le quali, una delle principali, le modalità  di reclutamento e cioè tutti di aree montane e quindi Padane; questa condizione è uno dei motivi che da sempre ha segnato la differenza dalle altre Armi. Oggi questi soldati con la penna arrivano da ogni parte del Paese e solo una minoranza è reclutata in Padania.
La chiacchierata sugli Alpini inizia dal cappello. Il primo cappello alpino era di feltro nero, rigido, tipo bombetta a “tronco di cono”, aquila d'oro e penna nera. La penna piaceva agli Alpini, un simbolo semplice che ricorda la natura, gli spazi liberi, le montagne. Attorno a circa il 1912 il cappello prese la forma attuale. Nessuno avrebbe immaginato l'importanza che avrebbe assunto questo copricapo, simbolo di sacrifici, tribolazioni, fedeltà  ed appartenenza. La penna era di corvo. Io tutt'ora porto la penna di corvo che mi venne data in quella che fu la Scuola Militare Alpina.
Gli Alpini nacquero nel 1872 con quindici compagnie, ognuna aveva in dotazione un mulo ed una carretta; erano i tempi di Quintino Sella e non fu facile convincerlo a sborsare i quattrini per la nuova Arma. La differenza dagli altri Corpi è (come già  detto) che i reparti alpini erano formati da gente reclutata nei posti dove era nata, destinata a combattere e difendere quei luoghi a loro famigliari.
Il reclutamento ha continuato ad essere su base regionale, Regioni Padane, sino a qualche anno fa.
Gli Alpini sono sempre stati particolari, nelle varie guerre hanno scritto una storia a se; credo che nessuna altra Arma abbia avuto una letteratura così abbondante come gli Alpini, scritta da Alpini. Julia, Tridentina, Cuneense, Taurinense, Orobica, Cadore nomi di gloriose Brigate, tutti nomi di aree padane così come i nomi dei battaglioni; molte ormai soppresse.
Il medagliere degli Alpini conta 209 medaglie d'oro.
Noi veniamo da lontano, siamo antichi e nello zaino abbiamo portato le tradizioni delle nostre genti; le attuali trasformazioni hanno snaturato il Corpo degli Alpini e politici di modesto profilo, temendo l'abbinamento Nord ed Alpini hanno violato un patrimonio che un Paese con una classe dirigente più qualificata avrebbe mantenuto e valorizzato. Sì perché gli Alpini hanno un significato particolare: oltre ad Arma combattente hanno sempre rappresentato con dignità  la Gente del Nord, e forse è proprio questo che ha dato fastidio e preoccupazione, che ritengo del tutto ingiustificata visti i fiumi di sangue che hanno versato per un tricolore da qualcuno oggi molto amato. Con semplicità  e senza ombra di fanatismo (che non è una nostra caratteristica) chiediamo venga rispettata la Tradizione, battaglia che non è stata portata avanti con sufficiente impegno e convinzione da altre Associazioni e quindi siamo stati costretti a creare l'AL.PA. Alpini Padani, poiché riteniamo che gli Alpini possono essere solo Padani. Coloro che leggono e scrivono su questo Giornale si pensa siano vicini a quel Movimento del quale il Segretario Federale ha tracciato le linee guida, fissando obiettivi e punti di riferimento fondamentali per coloro che lo seguono. Tra questi non va dimenticata l'importanza che il nostro Movimento dà  alle Tradizioni delle Genti Padane: alle loro Radici, obiettivi sensibili in anni come gli attuali, nei quali imperversa l'idea di globalizzazione. Tutti uguali con il telefonino, l'automobilina super accessoriata, la televisione, molte ore di coda sulle autostrade per poche ore su una spiaggia super affollata e via di questo passo; e noi stiamo a scrivere di Tradizioni e di Alpini, ci prendono per matti. Ma noi abbiamo sottoscritto l'idea del Local non del Global ed è da ciò che nasce la nostra convinzione: che gli Alpini sono una delle più genuine manifestazioni della cultura locale padana.
Non voglio, anch'io, fare riferimenti botanici, ma per rendere meglio l'idea immaginiamo la Padania come un grande albero antico, con fronde ampissime come quelli sotto i quali si radunavano i popoli dei villaggi a discutere ed i re amministravano la giustizia. Questo albero ha radici robuste e profonde; ebbene una di queste radici dell'albero Padania, la più profonda e tenace (perché impastata con il popolo di queste terre) sono gli Alpini. Ne sono convinto e, per mia fortuna,sono in buona compagnia. E' con amarezza che dobbiamo constatare che molti Alpini che sostengono seguire con convinzione il Movimento, anziché seguire le nostre orme ed aiutarci in questa battaglia, preferiscono aderire ad altre Associazioni che, con la loro consistenza, avrebbero potuto incidere autorevolmente affinché le cose non venissero cambiate a nostro danno. Questi Alpini dovrebbero fare un pensiero, conoscere meglio gli Alpini Padani e stare da una parte sola, quella che si batte per mantenere intatte le nostre origini! Pensiamo di aver dato un contributo non indifferente, in questi anni, con scritti, trasmissioni e giornalini e come la pensiamo non dovrebbe più essere un mistero per nessuno; restiamo comunque a disposizione per ogni tipo di domanda.
Certo noi non possiamo (i mezzi sono quelli che sono) offrire spazi dove ci si può incontrare con gli amici a giocare a scopa o a bocce; noi proponiamo un ideale, non da poco.
Forse, per cercare il nostro passato non è neppure il caso di scomodare i Celti, basta voltarsi indietro e trovi gli Alpini.
:D :D :D ... Grasse risate ... :D :D :D

Volete sapere cosa mi fa venire in mente tutto questo? Una parola sola: ignoranza.
Del resto è la stessa parola che mi viene in mente ogni volta che sento qualche discorso di qualche padano... ignoranza.

A cominciare dalle cose più terra-terra tipo questa:
le modalità  di reclutamento e cioè tutti di aree montane e quindi Padane
Bella! Allora, o che la padania si è improvvisamente estesa fino all'Etna (se non è montagna quella!), o che da una certa latitudine in giù l'Italia è diventata tutta pianura!

Ma dai, è ogni volta così, come si può dare credibilità  a certa gente?
Come si può non prendere per STUPIDA certa gente che insegna ai loro figli che se metà  della loro classe è a casa con l'influenza è colpa del marocchino che hanno in classe perchè porta le malattie!!
STUPIDI e IGNORANTI!!!
Ma stiamo scherzando?

E io sotto naja avevo due "alpini", un friulano puro di Tarcento e un bergamasco doc che non facevano altro che ripetere quanto odiassero "questa merda di cappello" che "appena arrivo a casa lo brucio"; in compenso c'erano un siciliano di Agrigento e un calabrese che non solo venivano con noi in osteria e si commuovevano a cantare le canzoni degli alpini, ma si informavano sui fatti storici, leggevano libri sugli alpini e spesso quando eravamo in montagna mi chiedevano informazioni sulle battaglie su determinate cime, trincee, mine ecc...
Questo tanto per dire.
E scommetto che chiunque qui dentro ha i suoi esempi da citare.
Che non si tratta della provenienza, si tratta della testa!
E come mai, allora in questo veneto così attaccato alla sua terra e ai suoi alpini, nel mio paese (diecimila abitanti circa) di nuovi iscritti all'ANA negli ultimi 4 anni ce ne sono stati ben DUE di cui uno sono io?
Forse che con il venir meno della leva improvvisamente viene meno anche tutto il nostro "padano" amore per la terra, le penne nere figlie di questa terra ecc... ?
Guarda caso!
Andate un po' a vedere quanti tra i volontari che compongono adesso le truppe alpine provengono dalla "gloriosa padania"!

Ma fatemi ridere... :D :D :D
"I monti sono maestri muti
e fanno discepoli silenziosi"
(Goethe)
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Da http://www.alpini.it

SPIRITO DI CORPO
Uno dei più grandi valori degli Alpini.
Dello spirito di corpo ha dato una bella descrizione lo scrittore e alpino Generale Giulio Primicerj, in una pagima scritta per l'editoria e la stampa specializzata.
“....Spirito di Corpo: strana denominazione con definizioni non sempre comprensibili riportate nelle varie "librette". Bristot porta la sua mula lungo un sentiero che sembra aver dimenticato il concetto di curva, dritto filato su per un bosco fino a perdersi fra i baranci sotto le crode.
E poi... poi Bristot lo conosce bene, perchè è la seconda volta che oggi lo percorre per far arrivare il rancio al plotone che bivacca sulla forcella e sa che bisogna attraversare una specie di cengia, comoda per lui, ma non per la Gigia, can de l'os'cje, alla quale dovrà  togliere di nuovo i "laterali" e caricarseli sulle spalle.
Ogni passo un respiro, ogni respiro... un moccolo, a volte vero, altre volte annacquato, come quelli che tollera anche il Cappellano oltre i duemila... Bristot è stanco e non sa quando potrà  arrivare lassù.
Ma proprio là  doveva cacciarsi il plotone? Si siede, cerca di asciugare il sudore, ma si accorge che non gli basterebbero tutti i fazzoletti segnati sulla "scheda corredo". Un sospiro, con tutti gli annessi e connessi e poi via fino al limite del bosco. Un'altra sosta... voci che si avvicinano... sta scendendo verso di lui una squadra dei cosiddetti Raggruppamenti di frontiera. Bristot stacca il cappello appeso al carico centrale, se lo caccia in testa, riprende a camminare, incrocia il piccolo reparto... Gli urla: "Buffaaa!" e sparisce dietro un albero per sedersi nuovamente e togliersi quel cappello che lo fa tanto sudare. Ma episodi simili non verranno mai descritti nelle "librette....."



COS'E' UN ALPINO !
Ritratto di uomini non comuni.

"Va l'Alpin su l'alte cime." Così il Generale Giulio Primicerj, scrittore e uomo di montagna descrive in una bella pagina, la figura dell'alpino.
“....Insomma, mi si potrebbe chiedere, non è dunque vero che gli alpini passano il tempo a bere e a giocare alla "morra"? E che una volta smesso di bere vanno a montare di sentinella sotto la tormenta, restando immobili nonostante il gelo, il vento e la neve?
Perché hai narrato episodi che nulla hanno di veramente epico e grandioso? Perché in ogni tipo di esaltazione allignano i germi di quell'orribile male che è il "luogo comune" e la vita degli alpini non è fatta di luoghi comuni. Né ho avuto l'onore, come tanti colleghi più anziani, di comandare reparti alpini in combattimento e le gesta degli alpini in guerra sono state descritte da autori che hanno condiviso con i loro uomini sacrifici, pericoli, sudore e sangue.La vita dell'alpino in tempo di pace si sostanzia di sensazioni, di fatti, di piccoli episodi che riflettono lo stato d'animo di chi deve pagare il suo tributo di disagi e fatiche alla "naja", alla stessa "naja" del tempo di pace ben nota - anche se spesso interrotta da eventi bellici - al nonno, al padre, al fratello maggiore. Una vita forse meno dura di quella trascorsa da borghesi fra i boschi carnici e cadorini o nelle miniere di molti stati stranieri e accettata con spirito sereno, perché "in famiglia si è sempre fatto così".
L'alpino - almeno quello che ho conosciuto nell'immediato dopoguerra e sarebbe errato disconoscere o addirittura condannare il continuo evolversi di mentalità  e abitudini proprio delle classi più giovani - a volte beveva, perché il buon vino toglie la sete, rallegra lo spirito e invoglia al canto, perché il paese offriva solo l'osteria per trascorrere le ore di libera uscita o perché la razione arrivava tutta in una volta dopo giorni di cinghia e di manovre. Ascoltava le parole del vecio dell'A.N.A. che ricordava i mortai greci o di quello ancora più anziano che aveva provato cosa fossero le bombarde del primo conflitto mondiale. Ma in servizio cercava sempre di compiere nel migliore dei modi il proprio dovere fra marce, tiri, esercitazioni tattiche e "servizi meno nobili" di caserma, tenendo comunque e costantemente il conto dei giorni che lo separavano dal congedo. Allora mamma Rosa e la Nina non sarebbero andate più sole a lavorare nei campi o in malga e se la sposa stava per fare "zaino a terra" non avrebbe dovuto chiedere una licenza. In tutto questo non esiste retorica, perché i Tait, gli Ongaro, i Faoro, i Bristot e i montanari in genere ignoravano il significato di tale parola e, se la sentivano pronunciare, non chiedevano neppure spiegazioni al sottufficiale di fureria, perché l'istinto suggeriva loro di non preoccuparsi di ciò che non riguardava direttamente la propria vita. L'alpino era per natura contrario - ma penso lo sia anche adesso - ai discorsi accademici e prolissi, a particolari tipi di aggettivi, alle lunghe cerimonie che lo costringevano ad alzarsi due ore prima della "sveglia". Gli sfuggiva il significato delle canzoni sature di astratto patriottismo. Camminava col suo enorme zaino su per il sentiero, dicendo a se stesso "la va a pochi per i veci", si consolava al pensiero di non essere né il primo né l'ultimo a fare quella vita e ricordava talvolta una specie di predica che gli aveva fatto suo padre il giorno della visita al Distretto Militare: "Non dimenticare, Bepi, che il buon Dio ha creato l'alpino, lo ha scagliato nel mondo e gli ha detto arrangiati!". Ma non sarà  per caso anche questo uno dei tanti deprecati luoghi comuni?
Alp. Malaguti Daniele
Anzola dell'Emilia (Bo)
8/97
Gente che vedo........
........Pioppa che lascio!!!

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