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Lorenzo
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Forze di completamento

Su suggerimento di Axtolf, ripropongo il tema.

Ecco l'articolo che ho spedito tempo fa alla redazione dell'Alpino e che è in attesa di essere pubblicato.

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Aprite le porte...

Gentile Redazione,

Vi scriviamo in merito alla situazione attuale del nostro Esercito e, in particolare, alla situazione delle Truppe Alpine e dei loro congedati.
E' ormai palese che, con la soppressione del servizio di leva obbligatorio, i giovani italiani saranno sempre meno invogliati ad intraprendere la professione militare, che nel nostro paese è considerata (non proprio a torto, purtroppo) una scelta di serie B.
Ci si lamenta sempre più spesso della diminuzione cronica degli effettivi delle Truppe Alpine e si vocifera a torto della mentalità  “poco alpina” degli attuali professionisti provenienti per lo più dalle regioni meridionali, senza considerare che chiunque, se guidato nel modo giusto, può diventare un alpino al 100%.
Gli interrogativi sulla situazione attuale sono moltissimi ed è grande la sofferenza di noi “veci” nel vedere sparire piano piano i nostri cari, gloriosi Battaglioni, Reggimenti e Brigate.

Noi alpini abbiamo capito già  da un pezzo che la nostra classe politica non ha alcuna idea delle conseguenze future della riorganizzazione delle F.F.A.A.
Conseguenze in merito alla Difesa del paese, certo, ma a nostro avviso anche in campo sociale.
Stiamo parlando di un esercito “di mera rappresentanza” (checché ne dicano le alte sfere) che avrà  sempre più difficoltà  a far fronte ai contemporanei impegni in Italia e all'estero.
Stiamo anche parlando di una società  italiana futura in cui lo spirito di sacrificio, il senso del dovere e del rispetto verso il prossimo, inculcati volenti o nolenti anche dalla leva obbligatoria, diventeranno un optional.

In mezzo a tutto questo stiamo noi “veci” Alpini, a quanto vediamo gli unici sensibili e attenti al problema.
Noi cerchiamo di far sentire la nostra voce più in alto possibile, come tradizione.
Cerchiamo di far comprendere a tutti cosa significhi fare il servizio militare in un modo dignitoso e utile, che non implichi “un anno sprecato” o una “fastidiosa tassa”.
Cerchiamo di far comprendere che se è valido per gli Alpini, può esserlo per tutti.

E qui si arriva al tema.
L'anno scorso ci siamo recati, con un certo entusiasmo, al Distretto Militare di Padova per avere informazioni sulle “Forze di Completamento”, quella che dovrebbe essere la Riserva dell'Esercito Italiano.
La delusione è stata grande.
Ci aspettavamo un'iniziativa militarmente intelligente, sul modello svizzero o americano, invece ancora una volta ci siamo trovati di fronte ad un'iniziativa “all'italiana”.
In sostanza ci si chiede di dare la disponibilità  ad essere impegnati per mesi, e chissà  quando, come “Forze di Completamento”.
Come si può pensare razionalmente che una persona, per quanto disponibile, possa lasciare casa e lavoro per mesi?
Siamo realistici: senza parlare della famiglia, tornando dopo mesi di assenza, il datore di lavoro non mi aspetta a braccia aperte. Chi crede questo non ha mai lavorato in vita sua. E poco importa se il posto di lavoro mi è garantito per legge. Le cose che stavo facendo io sono passate ad un altro, io vengo messo a fare fotocopie, siccome licenziarmi non si può.
Qualsiasi lavoratore lo sa.

Inutile dire che noi non abbiamo firmato, nonostante l'impegno sia confermabile (o meno) di volta in volta. Per noi non lo sarebbe stato mai, tanto valeva rinunciare.

Questa delle “Forze di Completamento” sembra una cosa organizzata apposta per scoraggiare i congedati a rendersi disponibili. E per trovare ai datori di lavoro una discriminante all'assunzione. Mi conviene assumere uno che di punto in bianco se ne va per dei mesi?
Ci domandiamo: quali sono i dati ufficiali relativi a questa iniziativa? Di quante “Forze di Completamento” dispone ad oggi, dopo parecchi mesi, il nostro Esercito?
Non facciamo fatica ad immaginare che siano molto poche.

Quindi, vogliamo dare con forza qualche suggerimento, da parte di chi ha provato a fare questa “cosa”:
Un modo intelligente e semplice (aggettivi sconosciuti ai nostri burocrati) sarebbe stato copiare di sana pianta quello che fanno negli Stati Uniti o in Svizzera.
Quanti di noi tipicamente “veci” (del tempo di pace, s'intende) hanno detto almeno una volta “'O rifarìa anca subito”? Il nostro ricordo della naja è complessivamente molto buono. Non si spiegherebbero le Adunate, altrimenti.
Quanti di noi vorrebbero avere possibilità  di rivestire la mimetica, respirare l'atmosfera della caserma, rincontrare i vecchi commilitoni, riaffiatare i plotoni come dieci, quindici anni prima e perché no, confrontare la “pancetta” accumulata?
Potrebbe essere questa l'occasione di far rivivere i nomi dei gloriosi Battaglioni Alpini disciolti in passato (in un nostro caso il Pieve di Cadore), di ricostituirli inquadrati nella Riserva o Guardia Nazionale che dir si voglia, anche se solo una volta all'anno, anche se a organico ridotto. Un modo per trasmettere la memoria, e i valori, che agli Alpini non difettano mai.
Nell'ipotesi addestrativa di un paio di settimane all'anno per ogni reparto, crediamo che l'adesione degli alpini sarebbe sostanziosa (vogliamo azzardare un 5-10% dei congedati sotto i 40 anni? Quante riserve fanno?).
Non ce ne danno la possibilità .

Noi crediamo di essere molti, (esistono già  associazioni di riservisti ma non a livello istituzionale). Pensiamo che purtroppo a “qualcuno” fanno tuttora paura dei cittadini che vogliano proseguire ed aggiornare il loro addestramento militare. Questi “qualcuno” non hanno capito che scoraggiano una parte onesta e civile d'Italia dal fare ancora qualcosa per il proprio Paese, nonostante da esso, molto spesso, arrivi veramente poco (ricordate il famoso discorso di Kennedy?).
Noi “veci” trentenni congedati, nel nostro piccolo, ci siamo spesso chiesti cosa siamo ancora in grado di fare per le T.T.A.A. e le F.F.A.A. in questo periodo di crisi, solo che virtualmente ce lo impediscono o ci scoraggiano dal farlo.
Ci si lamenta dell'organico, e chi vuole aiutare resta fuori, incredibile.
E' giusto che la nostra Associazione si muova anche in questo senso. Chi vuole farlo, ha il diritto e il dovere di dare ancora il suo contributo alle Truppe Alpine!
Aprite le porte... dice una nostra canzone…

Saluti alpini.
Lorenzo
Treviso, Br. Cadore
Mauro
San Donà  di Piave, Br. Julia

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Gradirei sapere qual'è la vostra opinione in merito.
C.le Lorenzo
7°/92 | 51 mortaista, addetto al tiro/tavolettista | 167^ Cp. Mortai "La Signora" | Battaglione Pieve di Cadore | 12° Reggimento Alpini | Brigata Cadore

Europa risvegliati!
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Massimo
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Riporto ciò che avevo scritto in un altro topic:


E bravo Lorenzo! Anch'io tre anni fa appena uscita la storia delle forze di completamento sono stato colpito da una ventata di entusiasmo, ma avevo anche necessità  di informarmi meglio su questa proposta.
Così in occasione dell'Adunata Nazionale di Genova sono passato prima a Cuneo sede del 2° Rgt Alpini dove ho prestato servizio per parlare direttamente di questa cosa col mio Comandante di Compagnia.
Il Capitano mi ha riferito a malincuore che questi periodi di richiamo vanno da 2 a 6 mesi ed andrebbero bene solo a chi fa un lavoro stagionale o part-time, in pratica mi ha confermato che è una stronzata perchè gente veramente motivata sarebbe stata esclusa.
Per me andrebbero bene un paio di settimane l'anno, come fai ad assentarti dal lavoro per esempio per tre mesi? Al tuo ritorno anche se non ti possono licenziare di mandano a lavare i cessi o a scopare i magazzini.
Ciao

Massimo
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Io non sono Alpino ma sottoscrivo in pieno le "vedute" dell'articolo ... mi auguro venga pubblicato ... al più presto.

Cordialità  a tutti e, mi sia consentito, complimenti a Lorenzo per il suo sito che avevo, già  da tempo, "addocchiato" !!
Maurizio, fante d'arresto ("rottamato" NATO)
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motto del 120° btg. f.arr. Fornovo
http://fanteriadarresto.altervista.org/

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