Ho trovato nel gruppo Facebook "veci e boce Brigata Cadore" questo interessantissimo intervento di tale Luca Brachi, già artigliere del 4° Artiglieria Pesante Campale, che ha tratto queste informazioni - così scrive - durante due esercitazioni Nato del 1983.
Sono cose che già conoscevamo, ma solo a grandi linee; questo intervento invece scende nel dettaglio arrivando a trattare dell'impiego dei singoli battaglioni. Ci sono anche delle informazioni, almeno per me, inedite, a cominciare dall'impiego dell'Orobica in aiuto alle truppe tedesche.
Questo il link diretto: https://www.facebook.com/groups/brigata ... 982568438/
Qui di seguito incollo l'intervento:
Piani strategici in caso di guerra:
Dopo la ristrutturazione dell'Esercito italiano del 1975, il 4º Corpo d'armata alpino divenne responsabile della difesa del confine italiano lungo la catena principale delle Alpi dal confine con Svizzera e Austria a ovest fino al confine orientale con la Jugoslavia.
In caso di guerra con il Patto di Varsavia, il 4º Corpo d'armata alpino aveva due piani di guerra: uno nel caso in cui le forze sovietiche e l'esercito ungherese avessero marciato attraverso la Jugoslavia e l'altro nel caso il patto di Varsavia avesse violato la neutralità austriaca e marciato attraverso l'Austria. Nel caso in cui le forze nemiche arrivassero attraversato la Jugoslavia, la "Julia" avrebbe coperto il fianco sinistro montuoso del 5º Corpo d'armata, che, con le sue quattro brigate corazzate e cinque meccanizzate, avrebbe cercato di logorare il nemico prima che potesse dilagare nel Nord Italia. attraverso la Pianura padana, mentre le altre brigate alpini sarebbero rimaste statiche.
In caso di conflitto con la Jugoslavia, il 4º Corpo d'armata alpino sarebbe rimasto statico nella sua posizione a guardia del fianco sinistro del 5º Corpo d'armata, che avrebbe affrontato le forze nemiche nelle pianure del Friuli-Venezia Giulia. L'unica brigata che sarebbe stata coinvolta nei combattimento in questo caso sarebbe stata la "Julia" con il Gruppo artiglieria da montagna "Gemona", dislocato proprio al confine a Tarvisio, con il Battaglione alpini "Cividale" a Chiusaforte e il Gruppo artiglieria da montagna "Belluno" stanziato a Pontebba. Il Gruppo alpini "Gemona" avrebbe avuto il compito di bloccare la Val Canale proprio al confine, mentre il Battaglione alpini "Cividale" abrebbe avuto il compito di difendere il Passo di Pramollo e quindi di proteggere il fianco sinistro del battaglione "Gemona". Il più grande battaglione dell'Esercito Italiano il battaglione alpini d'arresto "Val Tagliamento", che aveva sede a Tolmezzo, schierava 16 compagnie a piena forza e, con un organico di oltre 2.500 uomini era l'ultima linea di difesa in montana prima della pianura del Friuli-Venezia Giulia dove il 5º Corpo d'armata sarebbe stato pronto in attesa in caso di sfondamento del nemico. Il battaglione "Val Tagliamento" sarebbe stato sostenuto dal Gruppo artiglieria da montagna "Conegliano" di Udine. Il battaglione alpini "Tolmezzo" di stanza a Paluzza, aveva il compito di difendere il Passo di Monte Croce Carnico, che se violato, avrebbe consentito alle forze nemiche di marciare attraverso la Valle del But alle spalle delle altre unità della "Julia".
Nel caso più probabile che le divisioni sovietiche e ungheresi avessero invaso l'Austria, marciando attraverso la Stiria meridionale e, attraverso la valle della Drava in Carinzia, le brigate alpine sarebbero state le prime unità di prima linea dell'Esercito Italiano. La "Julia" avrebbe difeso la Val Canale, il Cadore e con l'appoggio dellaa brigata "Cadore", la valle del Piave, mentre la "Orobica" avrebbe avuto una missione speciale, e la "Taurinense" sarebbe rimasta in riserva e la "Tridetina" sarebbe stata incaricata di difendere a tutti i costi la Val Pusteria. Essendo considerato un attacco attraverso la val Canale uno dei più probabili scenari, la brigata "Julia" era di gran lunga quella di maggiori dimensioni, potendo schierare 10000 uomini. La Val Pusteria, collegata da un valico alla valle della Drava, se fosse finita sotto il controllo delle truppe del Patto di Varsavia avrebbe tagliato l'importante linea di comunicazione tra l'Esercito Italiano e il Gruppo di armate della NATO che stazionavano nella Germania meridionale; inoltre, da Bressanone le forze sovietiche avrebbero potuto dirigersi verso nord o verso sud attraverso la valle dell'Adige per raggiungere Verona e colpire il 5º Corpo d'armata alle spalle.
La "Tridetina" avrebbe organizzato quattro linee di difesa nella Val Pusteria e il 4º Corpo d'armata alpino aveva un battaglione blindato e meccanizzato, oltre al 4º Reggimento artiglieria pesante campale e un gruppo di artiglieria semovente in riserva per sostenere la "Tridetina" e inoltre, nel villaggio di Elvas vicino a Bressanone si trovava il 1º Gruppo artiglieria pesante "Adige", armato di obici M115 inquadrato nella 3ª Brigata missili "Aquileia". In caso di guerra il gruppo avrebbe sostenuto la "Tridentina" con il fuoco di artiglieria, ma se fosse stato imminente un attacco sovietico l'"Adige" avrebbe fatto ricorso in Val Pusteria a proiettili di artiglieria nucleare W33, che erano stati immagazzinati nel villaggio di Naz nel "Sito Rigel" dell'11º Distaccamento di artiglieria campale dell'Esercito americano. Il gruppo aveva due batterie di fuoco con quattro sistemi di artiglieria per batteria e 140 proiettili di artiglieria nucleare per adempiere al suo compito. Dopo l'introduzione del sistema missilistico tattico superficie-superficie Lance MGM-52 negli anni ottanta, il 1º gruppo artiglieria pesante "Adige" venne sciolto il 31 luglio 1982 con la 8ª batteria che venne inquadrata nel 9º Gruppo artiglieria pesante "Rovigo" come 3ª batteria "lupi di Elvas". Lo stesso "Rovigo" perse la sua capacità nucleare nel 1986 e nello stesso anno l'esercito americano lasciò il "Sito Rigel".
La brigata "Cadore" era di stanza tra le brigate "Julia" e '"Tridentina" e aveva il compito di difendere la valle del Piave. Se le forze sovietiche si fossero dirette a sud dopo aver attraversato il confine avrebbero potuto raggiungere la valle del Piave attraverso la Valle di Sesto e oltre il Passo di Monte Croce di Comelico o attraverso la Val di Landro, il battaglione alpini "Pieve di Cadore", che aveva la sua sede a Pieve di Cadore, aveva il compito di tenere il Passo di Monte Croce di Comelico e il passo Cimabanche. Il battaglione "Pieve di Cadore" sarebbe stato appoggiato dal Gruppo di artiglieria di montagna "Lanzo" di Belluno. Il secondo battaglione alpino della brigata, il battaglione alpino Feltre stanziato a Feltre, insieme al Gruppo artiglieria di montagna "Agordo" di Bassano del Grappa era incaricato di coprire i passi dolomitici sul fianco sinistro del battaglione alpini "Pieve di Cadore".
L'"Orobica", con i suoi due battaglioni alpini e due gruppi di artiglieria di montagna, era incaricata di difendere i vitali passi di Resia e del Brennero. Tuttavia il vero compito dell'"Orobica" sarebbe stato quello di avanzare nella neutrale Austria e unirsi con la 23ª Gebirgsjäger Brigade tedesca nella Germania meridionale e stabilire una linea di comunicazione vitale tra l'Esercito Italiano e gli eserciti alleati stanziati in Germania. Pertanto, il battaglione alpini "Morbegno" e il Gruppo artiglieria da montagna "Sondrio" con sede a Vipiteno sarebbero avanzati sul Brennero e lungo l'Alta valle Isarco fino a Innsbruck, dove si sarebbero collegati con le forze tedesche e americane provenienti da Mittenwald e attraverso la bassa valle dell'Inn, mentre il battaglione alpini "Tirano" con sede a Malles e il Gruppo artiglieria da montagna "Bergamo", con sede a Silandro avrebbero attraversato il passo di Resia e avanzato fino a Landeck, dove si sarebbero collegati con le unità tedesche provenienti dal Passo di Fern. Sebbene i piani di difesa militare austriaca prevedessero una forte difesa intorno a Innsbruck per negare a una forza d'invasione l'uso delle molte strade importanti che attraversavano la città, c'era una tacita intesa che non si sarebbero opposte alle forze della NATO se le forze del Patto di Varsavia avessero invaso per primi l'Austria.
Per una migliore difesa delle strette valli montane, il 4º Corpo d'armata riattivò alcune fortificazioni del Vallo Alpino risalenti alla seconda guerra mondiale. Nell'area di operatività della "Tridentina" il compito di mantenere e presidiare le fortificazioni cadde sul battaglione alpini "Val Brenta"