Anni fa ho letto che, durante il periodo della guerra fredda, se il Patto di Varsavia avesse attacco il fronte italiano, questo sarebbe stato rinforzato da almeno un’unità americana e precisamente la 30^ Brigata, credo, Meccanizzata.
Si sa com’era composta quest’unità e quali armamenti aveva in dotazione?
Era previsto che operasse sotto comando italiano, magari nell’ambito del 5° Corpo di Armata, o che rimanesse sotto comando americano?
Era previsto, tempo e situazioni sugli altri fronti permettendo, l’arrivo di altre unità di rinforzo?
E’ mai stato previsto, sempre in quel periodo, che unità dell’Esercito Italiano, fossero, sempre a ostilità iniziate, magari in particolari situazioni tattiche, destinate fuori dai confini nazionali?
La 30^ Brigata era della Guardia Nazionale americana. In una vecchia foto di esercitazioni NATO mi par di ricordare di aver visto come mezzi i carri M60 e i VTT M113, penso fosse strutturata su un btg carri e due meccanizzati più supporti vari. In caso d'impiego sarebbe passata sotto il comando FTASE, retto da un generale italiano, che aveva competenza su tutte le forze alleate dello scacchiere. A questa brigata si sarebbe aggiunta la 1^ brigata mista indipendente portoghese. In possibili impieghi all'estero sarebbero stati interessati il Btg alpino Susa e il Btg San Marco della MM; negli anni 80 anche i reparti della FIR che però aveva soltanto il comando e si sarebbe costituita ad hoc, prelevando battaglioni dalla brigata paracadutisti Folgore e dalla motorizzata Friuli ai quali si sarebbe aggiunto il San Marco. Così almeno mi pare di ricordare con tutte le dovute cautele.
Di brigate dell GN USA con il numero 30 ce ne erano 2, una corazzata e l'altra meccanizzata. Quella destinata all'Italia doveva essere la prima che aveva la seguente struttura
30th Armored Brigade - Jackson, TN:
1) 3-109th Armor Bn – Lebanon, TN:
2) 4-109th Armor Bn – Trenton, TN:
3) 4-117th Mech Bn – Henderson, TN:
4) 3-115th Field Artillery – Memphis, TN: M109
5) Troop B, 230th Cavalry – Huntingdon, TN:
6) 890th Engineer Co – Oak Ridge, TN:
Quindi un centinaio di carri e 18/24 M109, più svariate decine di M113
Grazie a Wintergreen per la precisazione. Risulta effettivamente che fu la 30th armored a partecipare a diverse esercitazioni Display Determination nello scacchiere italiano e quindi sarebbe stata impiegata in caso di guerra. Tra le altre unità di possibile impiego da tener presenti anche i Marines della forza anfibia della VI Flotta; ricordo che erano spesso presenti nelle esercitazioni in alto Adriatico.
Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Reforger risulta che la 30 brigata è stata trasferita in Italia tre volte 84-86 e 92. Sarebbe interessante sapere se i materiali pesanti erano preposizionati.
Penso che, dati i tempi stretti d’intervento, è logico pensare che materiali pesanti fossero già stoccati in depositi americani sul suolo italiano, tenuti in efficienza in attesa dell’arrivo del personale, probabilmente per via aerea.
Per questione di distanza dalle probabili prime zone d’impiego potevano essere in deposito a Vicenza, dove so, esiste una base U.S.A.
In alternativa potevano essere a Livorno, dove c’è una base logistica americana.
Ovviamente sono ipotesi non suffragate da dati certi. Che ne pensate?
Sarebbe interessante conoscere anche in quanto tempo la 30^ Brigata Corazzata poteva essere operativa.
Per quanto riguarda la 1^ Brigata Indipendente Portoghese ho consultato Orbat 1989 e sperando di non aver commesso errori, era cosi composta:
1 Battaglione corazzato con 52 M48A5, 8 AML60, 2 M577, 6 M113 mortaio
1 Battaglione di fanteria meccanizzato con 42 M113, 2 M577, 4 M106, 9 M125, 18 TOW, probabilmente AML nel plotone di ricognizione
due Battaglioni di fanteria motorizzata con18 TOW, 9 mortai da 81 mm, 4 mortai da 106 mm, trasporto su camion
uno Squadrone di Cavalleria con 6 M48A5, 3 M106, TOW, M113
un Battaglione di artiglieria con 6 M109A, 18 M101 (4 batterie da 6 pezzi ciascuna)
un Battaglione antiaereo con 10 Vulcan, 5 Chaparral, 20 Blowpipe
una Compagnia del genio
una Compagnia di polizia militare
un Battaglione logistico
una Compagnia di trasmissioni
Ottima osservazione da parte di 1°San Giusto per quanto riguarda un eventuale utilizzo dei Marines Americani della VI flotta.
Avrebbero potuto dare una grossa mano ai Lagunari Italiani, che probabilmente sarebbero già stati aiutati dal Battaglione San Marco della Marina Militare, per coprire le spalle e il fianco destro delle truppe schierate sulla “Soglia di Gorizia” contro eventuali sbarchi di unità anfibie del Patto di Varsavia nell’alto Adriatico.
In passato ho letto, anche se non ricordo esattamente dove, che anche reparti francesi avrebbero potuto intervenire nella Pianura Padana per contrastare le forze del Patto di Varsavia per evitare che, passando dall’Italia settentrionale, potessero attaccare la Francia anche dal sud.
Che ne pensate?
I tempi di mobilitazione riportati da NATO Order of Battle 1989, da cui anch’io ho tratto i miei dati, parlano di un minimo di 25 giorni a circa 50, ma sono molto teorici.
Ultimamente per rendere nuovamente operativa un’unità rientrata dall’Irak o Afghanistan sono previsti almeno sei mesi!
Inoltre teoricamente a quei tempi i reparti erano già predisposti, ma è da vedere la loro qualità: ricordo che, per la prima Guerra del Golfo, si decise di non utilizzare mobilitare la 155 Corazzata, brigata round out della 1 Divisione di cavalleria, perché non ritenuta impiegabile.
Rimane quindi un gioco di ginnastica mentale fare ipotesi in merito all’utilizzo non solo della 30^ brigata in Italia, ma di tutte le unità previste di rinforzo alla 7 Armata USA in centro Europa.
Come ha detto Wintergreen è difficile valutare quali sarebbero stati in realtà i tempi di intervento per le unità americane di previsto impiego in Europa. In vari libri/romanzo pubblicati all'epoca sull'ipotesi di una terza guerra mondiale si parla di un possibile contrattacco della NATO, dopo l'arrivo dei rinforzi, nell'arco di 2 o 3 settimane dall'inizio delle ostilità, sempreché tutto andasse per il verso giusto ma poteva trattarsi anche di semplice propaganda. Sicuramente la precedenza sarebbe stata data alle unità da impiegare sul fronte principale in centro Europa. Bisogna comunque tener conto che un attacco in grande stile del Patto di Varsavia verso l'Europa non poteva avvenire di sorpresa con preparativi che passavano inosservati e ci sarebbe stato anche un acuirsi della tensione internazionale; in questo lasso di tempo anche la NATO avrebbe provveduto a iniziare le operazioni di mobilitazione, almeno dei reparti previsti come primi rinforzi.
Per quanto riguarda il possibile impiego di truppe francesi in Italia l'informazione io l'ho trovata riportata in un articolo di Filippo Cappellano sulle fortificazioni in Friuli negli anni 50 pubblicato su Storia Militare ( N° 114 marzo 2003). Secondo il Piano di Emergenza di FTASE del 1952 si prevedeva di costituire un corpo d'armata interalleato composto da truppe francesi e americane recuperate dall'Austria e da forze italiane, assieme al IV CdA alpino, per la difesa dei passi alla frontiera italo-austriaca e austro-tedesca. Le poche forze inglesi presenti in Austria, dopo aver garantito lo sgombero dei cittadini occidentali, avrebbero ripiegato fino a Tarvisio. Nel 1953 venne redatto uno schema di accordo italo-francese per il trasporto attraverso la Pianura Padana di civili evacuati dall'Austria e di complementi per le forze di ocupazione francesi in Austria.
Relativamente ad un possibile intervento di forze anfibie della VI Flotta, nei vari scenari ipotizzati, l'appoggio sarebbe potuto andare anche al Comando Truppe Trieste; andando a memoria e sempre con le dovute cautele del caso mi pare che negli anni a rotazione avessero operato nella VI Flotta la 22^, la 24^ e la 26^ MEU, ognuna forte di un contingente di circa 2200 marines basato su 1 battaglione rinforzato di fanteria di marina con un aliquota di carri armati, artiglieria, genio e una forte componente elicotteristica. In una delle ipotesi di impiego in appoggio alle Truppe Trieste vi era anche l'intervento della brigata portoghese. Personalmente ricordo durante le esercitazioni o gli allarmi NATO la presenza di ufficiali americani e le frequenti visite a Trieste delle squadre navali americane che incrociavano nell'alto Adriatico per esercitazioni, oltre alle portaerei, incrociatori e caccia c'erano anche le portaelicotteri e navi da assalto anfibio classe "Iwo Jijma" e "Tarawa".
Per un intervento via mare con unità di grandi dimensioni bisognava valutare che posizione avrebbero tenuto Jugoslavia e Albania. L’Adriatico non è un mare, è un budello, sarebbero bastate poche motosiluranti per affondare le navi da assalto anfibio [non dimentichiamoci di Premuda] e dubito che gli USA avrebbero rischiato delle portaerei. Per la copertura aerea bastavano le basi di aeree italiane, a partire da Cervia e Rimini in su.
Uno dei problemi di quel periodo era di sapere come si sarebbe comportato Tito. Se non ricordo male una delle ipotesi era che si sarebbe opposto al Patto di Varsavia frenando l’avanzata sovietico/ungherese. Analoga speranza riguardava l’azione frenante che avrebbe potuto avere l’esercito austriaco che disponeva di una serie di linee era
Questo avrebbe permesso alla NATO di rafforzarsi sia completando gli organici delle unità i Friuli, sia con l’arrivo dei rinforzi di cui si parla.
Per approfondire due interessanti articoli pubblicati nel 1988, ma reperibili in rete:
In quegli anni, e anche dopo, furono solo i radicali ad affrontare seriamente i problemi della difesa italiana. Gli altri partiti, con la scusa della segretezza, dicevano solo bubbole.
Grazie per gli articoli che avevo letto più volte ma che risultano sempre interessanti. E' vero che i radicali in quegli anni erano gli unici ad esprimersi con chiarezza ma bisogna anche dire che il contenuto degli studi era rivolto alla evidente promozione del pensiero di disarmo unilaterale. In tal senso il contenuto può essere in certi casi condivisibile e in altri meno; anche le informazioni non risultano tutte corrette anche se questo obiettivamente possiamo giudicarlo a posteriori. Ad esempio se è vero che le forze armate ungheresi erano le meno agguerrite del Patto di Varsavia non mi risulta che le divisioni sovietiche che avrebbero dovuto rincalzarle nell'attacco fossero tutte di seconda o terza categoria; ce ne erano almeno 4 della Guardia considerate di prima categoria.
Comunque negli studi viene riportato correttamente che a partire dai primi anni settanta, con la perdita della base navale di Alessandria, i sovietici si trovavano in gravi difficoltà con la loro flotta del Mediterraneo. Questo faceva sì che la NATO potesse operare con maggiore sicurezza, comprese le operazioni anfibie. L'Adriatico è un budello di mare? Certamente sì ma d'altra parte se lì si doveva agire bisognava correre anche determinati rischi. Durante la crisi italo-jugoslava del 1953 per la questione di Trieste la flotta italiana avrebbe dovuto agire nell'Adriatico, e parte di essa venne dislocata a Venezia, anche se per le navi più grandi il rischio di finire sotto attacco delle numerose motosiluranti Higgins in dotazione allora alla Jugoslavia era grande. Analogamente, anche se in circostanze diverse, nella guerra delle Falkland gli inglesi concentrarono le loro navi per lo sbarco nella Baia di San Carlos, divenendo facile preda degli attacchi aerei argentini, ma lì bisognava andare e con tutti i rischi conseguenti.
Sull'atteggiamento dei paesi non allineati, e in particolare della Jugoslavia, si è sempre parlato molto senza che si arrivasse mai ad un giudizio sicuro. L'opposizione della Jugoslavia ad un attacco da est era auspicabile, forse probabile ma mai completamente scontata; se, specialmente dopo la morte di Tito si fosse verificata una destabilizzazione interna ( anche provocata dai sovietici) la funzione di paese cuscinetto che ci garantiva un preavviso sufficiente sarebbe venuta a mancare, aumentando in tal modo il problema della difesa alla nostra frontiera orientale. In ogni caso, con la Jugoslavia consenziente o meno, l'opzione per delle operazioni in alto Adriatico rimaneva.