Si avvicina la gioranta di lutto Nazionale e la domanda viene spontanea.......che fare?
Continuare a lavorare pensando a cio' che sta accadendo......
sospendere per qualche minuto il lavoro per.....andare a fare 4 chiacchiere con un caffe in mano.....
onestamente non lo so ma pensavo d icollegarmi a questo sito e......niente, non scrivere assolutamente niente ma solamnete far presenza.
Alp. Malaguti Daniele
Anzola dell'Emilia (Bo)
8/97
Gente che vedo........
........Pioppa che lascio!!!
Vorrei fare una proposta a tutti noi..
fare quello che mi sembra stia gia' accadento:
Evitiamo interventi sull'argomento Irak finoa tutto domani...fino a che quei copri martoriati avranno la loro collocazione...
Poi discuteremo, criticheremo, proporremo....fino ad allora mi sembrerebbe giusto il silenzio... mi sembra che sia dovuto...irrinunciabile e io lo faro'.
Solo una piccola nota: ho trovato molto significativo che la Camera Ardente sia stata allestita all'Altare della Patria, nel Sacrario delle Bandiere, la più alta espressione simbolica del Dovere.
Vorrei che leggeste cosa i miei alunni hanno scritto in questi giorni pensando all'Iraq e a cosa è successo...mi hanno stupito.
Per rispetto professionale non posso pubblicare nulla, ma ho trovato addirittura una poesia scritta osservando le bandiere a mezz'asta sui pennoni della scuola e pensando ai nostri Caduti..."i nostri figli migliori", come li ha definiti un mio alunno.
Bisognerebbe dar più voce ai bambini...hanno davvero molto da insegnarci.
Omar Busbani.
REPARTO COMANDO
E SUPPORTI TATTICI "CADORE"
"FORZA ED INGEGNO"
STORIA DI TONI, SILVIO E BEPI, CHE NON SAPEVANO DOV'ERA LA RUSSIA.
Racconto scritto dai ragazzi di una terza media di Recoaro Terme sul tema : La memoria del nostro passato é la vita del nostro presente e laforza del nostro futuro. Descrivi i sentimenti e le impressioni che hanno destato in te le testimonianze dei reduci della vallata dell'Agno ed esponi quale messaggio universale, a pare tuo, se ne puo' ricavare"
Il concorso era stato indetto dalla Sezione ANA di Valdagno, é stato premiato e pubblicato sull'ultimo numero dell'Alpino.
*******************
Chissà se Toni, Silvio e Bepi sapevano dov'era la Russia; chissà se il loro maestro in quella angusta scuola dei Parlati l'aveva nominata.
Di certo conoscevano la neve:Ricordavano una neve soffice, una neve resa allegra dai tanti schiamazzi di ragazzi che "bogavano" (slittavano) lungo la strada con la "scaliera"(slitta).
Mai avrebbero pensato allora, di dover stramaledire quella che calpestavano da giorni. Era una neve diversa, molto leggera, che il vento prima ammucchiava e poi trasportava velocemente da un posto all'altro, entrandoti fino alle ossa.
I bambini non giocavano con la neve in quella piana vicino al Don.
Nell'anno 1943, in un mese di neve, camminavano, guardando avanti, con il gelo addosso e l'anima in cerca di casa.
Erano partiti ragazzi arruolati nella Divisione Julia, per combattere in un paese lontano, nessuno di loro sapeva chi, e soprattutto perché, era il nemico.
Erano mal vestitie mal equipaggiati; al loro confronto i tedeschi sembravano usciti da una rivista di moda militare.
Fu lungo il cammino per arrivare alla meta destinata, come fu lunga quella campagna che doveva durare il tempo di un lampo. Era quella la gloriosa impresa voluta da Mussolini.
Migliaia di giovani, centinaia della nostra valle, furono obbligati a concretizzare una pazzia, a lasciare tutto e ad andare verso la sofferenza e la morte.
Toni, Silvio e Bepi erano diventati uomini in fretta, niente sarebbe piu' stato come prima, una volta a casa....avrebbero raccontato, gridato, cos'era stato.
Avevano persino conficcato un ago in un mulo per berne il sangue caldo e riscaldarsi un po'. Il gelo era penetrato anche dentro.
Dov'é finita la loro amicizia? Il farsi forza l'uno con l'altro. Rimaneva solo l'indifferenza verso tutto e tutti.
Camminavano, non sentivano piu' ne' il naso ne' i piedi. Vedevano paesaggi che si ripetevano all'infinito, povere case, vecchie con il fazzoletto in testa, si proprio come le vecchie dei Parlati (frazione val dell'Agno ), donne, bambini.
" Italianski caroso' " ! Tra povera gente ci si intende.
L'alpino reduce racconta a noi ragazzi con vove rotta di chi non puo' dimenticare:
" Andare in guerra vuol dire andare a caccia di un essere umano che non conosci e che non ti ha fatto nulla "
I suoi occhi brillano, parlano da soli, le parole si inceppano, ci rende tutti partecipi dei terribili momenti documentati dalle foto.
La sua memoria é diventata la nostra. Quella lunga fila di sofferenza che si snoda nella pianura russa diventa ai nostri occhi una marcia per la pace. Le vecchie coperte che coprono le spalle dei soldati si trasformano in badiere colorate.
Non é facile; si affonda nella neve, ogni passo richiede un grande sforzo, ma sono i passi della nostra ritirata dai pensieri di guerra.
Ogni passo é un passo verso la pace.
Toni, Silvio e Bepi, non sono ritornati a casa. Hanno fatto miliardi di passi, uno era per l'Italia, uno era per il proprio paese, uno era per la famiglia, uno per loro stessi per sperare di sopravvivere, altri cento passi, uno, il piu' faticoso, era per la pace.
Spero che i questo momento triste, con una guerra in corso, che Toni, Silvio e Bepi, nn abbiano camminato giorni e giorni per niente.
Nient'altro...da leggere e meditare...chi vuole!!!
...
Anzi, sai che ti dico, caro Westmoreland?
Va' a proclamare per tutti i reparti
che se ci sia qualcuno in mezzo a loro
che non si senta di prendere parte
a questo scontro, se ne vada a casa:
riceverà il suo bel lasciapassare
e gli sarà messo nella borsa
molto denaro per il viaggio di ritorno
affinché acceleri la sua partenza.
Non vogliamo morire con nessuno
ch'abbia paura di morir con noi.
Da noi in Inghilterra questo giorno
è la festa di Santo Crispiniano;
chi a questo giorno sopravviverà
ed avrà la fortuna d'invecchiare,
ogni anno, alla vigilia della festa,
radunerà i vicini intorno a sé:
"Domani è San Crispino e Crispiniano",
dirà e, rimboccandosi le maniche
ed esibendo le sue cicatrici,
"Queste son le ferite
che ho toccate nel dì di San Crispino".
I vecchi sono facili all'oblio,
ma lui avrà obliato tutto il resto,
non però la memoria di quel giorno,
anzi infiorando un poco quel ricordo
per quel che ha fatto lui personalmente.
E allora i nostri nomi, alle sue labbra
già stati famigliari - Enrico Re,
e Bedford, Warwick, Talbot, Gloucester, Exeter,
e Salisbury - gli ritorneranno
vivi alla mente tra i boccali colmi,
e il brav'uomo tramanderà a suo figlio
questa nostra vicenda;
ed i Santi Crispino e Crispiniano,
da questo giorno alla fine del mondo
non passeranno più la loro festa
senza che insieme a loro
non s'abbia a ricordarsi anche di noi;
di questi noi felicemente pochi,
di questa nostra banda di fratelli:
perché chi oggi verserà il suo sangue
sarà per me per sempre mio fratello
e, per quanto sia umile di nascita,
questo giorno lo nobiliterà ;
e quei nobili che in Inghilterra
ora dormon ancor nei loro letti,
malediranno il giorno in cui sono nati
per non essere stati qui quest'oggi,
e si dovran sentire sminuiti
perfino nella essenza d'uomini
quando si troveranno ad ascoltare
alcuno ch'abbia con noi combattuto
il dì di San Crispino.
...
Ecco presentato il rispetto dei politici. Leggo ora da Il Nuovo:
"Sono il padre di Andrea. La prima fila ai politici"
Una donna: "Non voglio nessuno". Un padre solo, a lungo sulla bara del figlio. Troppi in piedi per far spazio alle autorità . Ora la polemica del genitore del carabiniere Filippa che ringrazia l'Arma.
ROMA- La polemica era nell'aria. Qualche momento di sconcerto c'era stato quando anche i feriti, arrivati dal Celio, erano rimasti senza posto a sedere. Poi una donna aveva gridato: "Non voglio nessuno". Ma esplode alla fine, quando il padre di un giovane carabiniere morto a Nassiriya grida "Questo funerale è una vergogna". "Chi sono io? Il padre di Andrea. Basta questo. Vengo da Rivolta in provincia di Torino. Mio figlio è tra quelle 19 salme", dice indicando i feretri che sfilano lontano.
La "vergogna" sta nel fatto che la prima fila sia stata riservata ai politici. Così spiega il genitore del carabiniere Andrea Filippa, che prestava servizio al 13/o Reggimento Fanteria Friuli Venezia Giulia, con sede a Gorizia.
L' uomo indica le sedie riservate a politici e autorità militari. "Vede tutti questi nomi? - afferma - sono quelle dei politici, non sono i nostri. Ma è a noi che hanno ammazzato i figli, non a loro. Invece per noi non c'era posto. L'hanno dovuto aggiungere in fretta e furia all'ultimo momento perché l'Arma dei carabinieri ha fatto il suo dovere fino in fondo. Si è impuntata e ha difeso i suoi ragazzi pretendendo che le sedie di familiari fossero messe davanti alle bare".
Il padre di Andrea è affranto. Esce dalla Basilica abbracciato dalla moglie e dalla figlia più piccola. "Sono orgoglioso che mio figlio abbia fatto parte dell'Arma dei carabinieri. Quando mi diceva che l'Arma è una famiglia diceva la verità . Non ci hanno mollato per un attimo, sono stati meravigliosi".
PS.: Non vi ha fatto impressione vedere l'inquadratura dell'Onorevole Bossi che "col Ticolore ci si pulisce il culo", e pochi istanti dopo vedere persone che nel Tricolore ci hanno avvolto i propri figli morti?
Hellis ha scritto:Ecco presentato il rispetto dei politici. Leggo ora da Il Nuovo:
"Sono il padre di Andrea. La prima fila ai politici"
Una donna: "Non voglio nessuno". Un padre solo, a lungo sulla bara del figlio. Troppi in piedi per far spazio alle autorità . Ora la polemica del genitore del carabiniere Filippa che ringrazia l'Arma.
ROMA- La polemica era nell'aria. Qualche momento di sconcerto c'era stato quando anche i feriti, arrivati dal Celio, erano rimasti senza posto a sedere. Poi una donna aveva gridato: "Non voglio nessuno". Ma esplode alla fine, quando il padre di un giovane carabiniere morto a Nassiriya grida "Questo funerale è una vergogna". "Chi sono io? Il padre di Andrea. Basta questo. Vengo da Rivolta in provincia di Torino. Mio figlio è tra quelle 19 salme", dice indicando i feretri che sfilano lontano.
La "vergogna" sta nel fatto che la prima fila sia stata riservata ai politici. Così spiega il genitore del carabiniere Andrea Filippa, che prestava servizio al 13/o Reggimento Fanteria Friuli Venezia Giulia, con sede a Gorizia.
L' uomo indica le sedie riservate a politici e autorità militari. "Vede tutti questi nomi? - afferma - sono quelle dei politici, non sono i nostri. Ma è a noi che hanno ammazzato i figli, non a loro. Invece per noi non c'era posto. L'hanno dovuto aggiungere in fretta e furia all'ultimo momento perché l'Arma dei carabinieri ha fatto il suo dovere fino in fondo. Si è impuntata e ha difeso i suoi ragazzi pretendendo che le sedie di familiari fossero messe davanti alle bare".
Il padre di Andrea è affranto. Esce dalla Basilica abbracciato dalla moglie e dalla figlia più piccola. "Sono orgoglioso che mio figlio abbia fatto parte dell'Arma dei carabinieri. Quando mi diceva che l'Arma è una famiglia diceva la verità . Non ci hanno mollato per un attimo, sono stati meravigliosi".
PS.: Non vi ha fatto impressione vedere l'inquadratura dell'Onorevole Bossi che "col Ticolore ci si pulisce il culo", e pochi istanti dopo vedere persone che nel Tricolore ci hanno avvolto i propri figli morti?
Sono desolato.
Stamani, in attesa di uscire con mia figlia Giulia che mi ha aiutato ad eseguire un rilievo, ho acceso il televisore e ho notato anch'io la protervia delle sedie rosse poste d'innanzi al tappeto rosso. Al rientro ho visto che in prima fila c'erano i famigliari dei Caduti, ed ho pensato che i Potenti della Repubblica avessero provveduto da se per l'arretramento.
Ora mi duole di aver pensato bene dell'operato dei suddetti, ma sono contento della "PRETESA" dell'Arma.
In quanto all'uomo di Ponte di legno: NO COMMENT; i fatti commentano.
Nota di lealtà : ho appreso, e lo scrivo con un pò di "invidia buona", che l'unico che ha ceduto il posto ai famigliari è stato l'On Berlusconi.
Pertanto va da se che in questa occasione la mia innata avversione deve essere stemprata con la stima per il gesto.
Ho lasciato un piccolo commento sulla "prima fila" in altra discussione:
ribadisco che i servili "segretari" addetti ai protocolli, più realisti del Re, sono una razza che non sarà mai estinta e salterà da una bandiera all'altra senza mai arrossire!
Per il "verdone padano" il mio giudizio personale l'ho già dato tanti anni fa' e vedo che non si è modificato di un centesimo di millimetro!
Per l'Arma che dire, pur nei suoi feroci dibattiti interni (che ci sono comunque, d'altronde i Carabinieri sono persone come noi) rimane un tassello fondamentale ed insostituibile della nostra Repubblica e della nostra Democrazia.
Il senso di appartenenza ed il senso dello Stato che li contraddistingue dovrebbero essere mutuati da tante altre Istituzioni di questo Paese.
Stamattina, con i miei alunni di quarta e di quinta, mi sono recato presso il Comando dei Carabinieri di Bassano, che sta a 5 minuti dalla scuola dove insegno.
Con i bambini avevamo confezionato una raccolta di lettere e disegni da inviare ai militari dell'Arma; sui contenuti non posso dire niente se non che erano emozionantissimi.
Al nostro arrivo ci ha accolto il Comandante, mi ha abbracciato ed emozionato ha espresso parole di ringraziamento ai bambini a nome di tutta l'Arma e delle Forze Armate Ialiane.
La nostra doveva essere una visita di cinque minuti ed invece lo è stata di due ore; il Comandante ha voluto che visitassimo tutta la stazione, ha ascoltato le preoccupazioni degli alunni verso la "rischiosa missione dei carabinieri" (uso parole dei bambini); ha risposto alle loro domande in merito al servizio, alle maggiori infrazioni, alle preoccupazioni dei familiari, alle missioni umanitarie ed infine ha regalato loro una visita alle auto nel garage, facendoli salire e scoprendo con sorpresa come i bambini imparassero subito l'uso ed il significato dei vari pulsanti presenti in esse, sorbendosi il rumore assordante delle sirene, la cosa più bella! Ed era divertito nel vedere l'entusiasmo e la sensibilità inaspettata di questi ragazzini.
Prima di andare via ci ha invitato più volte a tornare a trovarlo ancora, ritenendo "queste visite una scuola di valori, oggi calpestati e sepolti dall'individualismo e da altri fattori...".
"Torneremo, non si preoccupi, vero maestro?" ha detto qualcuno di loro stringendo la mano al Carabiniere...ed io ho annuito guardano il sottufficiale nel suo volto raggiante che nel stringermi la mano per l'ultima volta mi ha detto: "Grazie per non lasciarci soli attraverso il vostro insegnamento".
Omar.
REPARTO COMANDO
E SUPPORTI TATTICI "CADORE"
"FORZA ED INGEGNO"