La scorsa settimana leggevo su Parmalpina un articolo di tal Elio Anghinetti in cui raccontava di una famiglia che ha ritrovato le spoglie di un congiunto alpino Caduto in Russia.
La cosa mi ha rimandato a quelle circostanze in cui da bimbo sentivo parlare dello 'zio Dante' disperso in Russia.
Lo zio Dante era il fratello di mio nonno materno, un omone di più di 2 metri, tipico Compiani da cui io e mio fratello evidentemente discendiamo, che non ha mai più fatto ritorno.
Poco meno di una ventina d'anni fa, qualche lustro dopo la caduta del muro, i Carabinieri informarono la famiglia (mia madre, mia zia e mio zio) che le sue spoglie giacevano in una fossa comune.
Solleticato dal racconto di Elio, ho provato a cercare.
Dante Compiani, di Alberto (mio bisnonno), nato a San Lazzaro (Q.re di Parma) il 06-04-1913.
Inquadrato nei Granatieri di Sardegna, 121 Cp Cannoni Controcarro 47/32.
Morto nel campo di prigionia di Suzdal il 31-03-1943.
Ho trovato il racconto di un granatiere appartenente alla sua compagnia, sopravvissuto a quei giorni (Bruno Berini - Ricordi di guerra).
Il fatto d'arma in cui sono stati fatti prigionieri sul Don dovrebbe risalire al 25 Gennaio 1943 (ci sono dispersi della sua compagnia in cui la data presunta di morte è fatta coincidere col fatto d'arma). La zona dovrebbe essere in corrispondenza del punto di ripiegamento della Sforzesca.
Credo che la 121^ Cp in quel periodo abbia contato 179 granatieri caduti in combattimento o successivamente in prigionia.
Da quanto ho letto in quei due mesi arrivarono a Suzdal (campo di prigionia Nr. 160) circa 2800 italiani, e circa 2600 morirono entro aprile.
Molti morirono in seguito ad una epidemia di tifo petecchiale.
Queste dovrebbero essere le coordinate del luogo di sepoltura:
56°25'47.88"N
40°27'40.36"E
Sono informazioni molto sommarie, ma i periodi coincidono.
Ho stampato quel racconto che ho trovato dove, a margine, riporta i caduti della 121^CP e in cui figura anche mio prozio Dante.
L'ho fatto avere a mia madre e a mio zio, che ricorda vagamente lo zio Dante... e che dire... chissà se avessi potuto darlo a mio nonno Emilio, che ogni tanto mi parlava di suo fratello Dante.