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Luigi
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4 Novembre

Ricorre domani l'85° anniversario della vittoria italiana nella Grande Guerra.
Una guerra che vide il sacrificio di oltre 700.000 Caduti, con milioni di mutilati, feriti, invalidi.
Di fronte alla tragedia senza fine racchiusa in questi numeri sono più che mai opportuni la riflessione ed il silenzio.
E, sopra tutto, il ricordo di chi soffrì fino al sacrificio della vita per compiere quello che con espressione antiquata si chiama il proprio dovere.

La lettera che segue venne scritta ai genitori dal S. Ten. Adolfo Ferrero, del 3° reggimento Alpini, poche ore prima della ripresa dell'offensiva sull'Altipiano dei Sette Comuni nel giugno 1917.



Ore 24 - 18 giugno 1917

Cari Genitori

scrivo questo foglio nella speranza che non vi sia bisogno di farvelo pervenire.
Non ne posso però farne a meno. Il pericolo è grave, imminente. Avrei un rimorso se non dedicassi a voi questi istanti di libertà , per darvi un ultimo saluto. Voi sapete che io odio la retorica... no, no, non è retorica quella che sto facendo. Sento in me la vita che reclama la sua parte di sole, sento le mie ore contate, presagisco una morte gloriosa, ma orrenda. Fra cinque ore qui sarà  un Inferno. Tremerà  la terra, s'oscurerà  il cielo; una densa caligine coprirà  ogni cosa, e rombi, e tuoni e boati risuoneranno fra questi monti cupi come le esplosioni che in questo istante medesimo odo in lontananza. Il cielo si è fatto nuvoloso: piove.
Vorrei dirvi tante cose... tante... ma voi ve l'immaginate. Vi amo. Vi amo tutti tutti.
Darei un tesoro per potervi rivedere,... ma non posso... Il mio cieco destino non vuole.
Penso, in queste ultime ore di calma apparente, a Te Papà , a Te Mamma, che occupate il primo posto nel mio cuore, a Te beppe, fanciullo innocente, a Te o Adelina... addio... che vi debbo dire?
Mi manca la parola: un cozzare di idee, una ridda di lieti, tristi fantasie, un presentimento atroce mi tolgono l'espressione. No, no, non è paura. Io non ho paura. Mi sento ora commosso pensando a voi, a quanto lascio; ma so dimostrarmi forte d'innanzi ai miei soldati, calmo e sorridente. Del resto anche essi hanno un morale elevatissimo.
Quando riceverete questo scritto fattovi recapitare da un'anima buona, non piangete e siate forti, come avrò saputo esserlo io. Un figlio morto per la Patria non è mai morto. Il mio nome resti scolpito indelebilemente nell'animo dei miei fratelli. Il mio abito militare, la mia fidata pistola (se vi verrà  recapitata) gelosamente conservati stiano a testimonianza della mia fine gloriosa. E se per ventura mi sarò guadagnata una medaglia, resti quella a Giuseppe...
O Genitori, parlate, parlate, fra qualche anno, quando saranno in grado di capirvi, ai miei fratellini di me, morto a vent'anni per la Patria. Parlate loro di me, sforzatevi a risvegliare in loro il ricordo di me... m'è doloroso il pensiero di venire dimenticato da essi... fra dieci, vent'anni forse non sapranno nemmeno più di avermi avuto fratello...
A voi poi mi rivolgo. Perdono, perdono vi chiedo, se v'ò fatto soffrire, se v'ò dato dispiaceri. Credetelo, non fu per malizia, se la mia inesperta giovinezza vi à  fatti sopportare degli affanni, vi prego volermene perdonare. Spoglio di questa vita terrena, andrò a godere di quel bene che credo essermi meritato.
A voi Babbo e Mamma un bacio, un bacio solo che dica tutto il mio affetto, a Beppe, a Nina un altro. Avrei un monito: ricordatevi di vostro fratello. Sacra è la religione dei morti. Siate buoni. Il mio spirito sarà  con voi sempre.
A voi lascio ogni mia sostanza. E' poca cosa. Voglio però che sia da voi gelosamente conservata. A Mamma, a Papà  lascio il mio affetto immenso. E' il ricordo più stimabile che possa loro lasciare. Alla mia zia Eugenia il Crocefisso d'argento, al mio zio Giulio la mia Madonnina d'oro. La porterà  certamente. La mia divisa a Beppe, come le mie armi e le mie robe. Il portafoglio (L. 100) lo lascio all'attendente.

Vi bacio.

Un bacio ardente di affetto dal vostro aff.mo Alfredo.

Saluti a zia Amalia e Adele e ai parenti tutti.




Alle 06.00 del 19 giugno gli Alpini della 52^ Divisione scattavano all'assalto di quota 2.105 di Monte Ortigara.
Il S. Ten. Ferrero, nato a Torino il 3 gennaio 1893, risultò fra i caduti nell'attacco.
La lettera venne ritrovata anni dopo sul corpo dell'attendente, anch'egli rimasto quel giorno con "le scarpe al sole".

Domani idealmente sarò anch'io sull'Ortigara, calvario degli Alpini.
E sul Grappa.
E sul Carso.
E sul Piave.
E ...

Mandi.
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Re: 4 Novembre

Luigi ha scritto:Ricorre domani l'85° anniversario della vittoria italiana nella Grande Guerra.
Una guerra che vide il sacrificio di oltre 700.000 Caduti, con milioni di mutilati, feriti, invalidi.
Di fronte alla tragedia senza fine racchiusa in questi numeri sono più che mai opportuni la riflessione ed il silenzio.
E, sopra tutto, il ricordo di chi soffrì fino al sacrificio della vita per compiere quello che con espressione antiquata si chiama il proprio dovere.

La lettera che segue venne scritta ai genitori dal S. Ten. Adolfo Ferrero, del 3° reggimento Alpini, poche ore prima della ripresa dell'offensiva sull'Altipiano dei Sette Comuni nel giugno 1917.



Ore 24 - 18 giugno 1917

Cari Genitori

scrivo questo foglio nella speranza che non vi sia bisogno di farvelo pervenire.
Non ne posso però farne a meno. Il pericolo è grave, imminente. Avrei un rimorso se non dedicassi a voi questi istanti di libertà , per darvi un ultimo saluto. Voi sapete che io odio la retorica... no, no, non è retorica quella che sto facendo. Sento in me la vita che reclama la sua parte di sole, sento le mie ore contate, presagisco una morte gloriosa, ma orrenda. Fra cinque ore qui sarà  un Inferno. Tremerà  la terra, s'oscurerà  il cielo; una densa caligine coprirà  ogni cosa, e rombi, e tuoni e boati risuoneranno fra questi monti cupi come le esplosioni che in questo istante medesimo odo in lontananza. Il cielo si è fatto nuvoloso: piove.
Vorrei dirvi tante cose... tante... ma voi ve l'immaginate. Vi amo. Vi amo tutti tutti.
Darei un tesoro per potervi rivedere,... ma non posso... Il mio cieco destino non vuole.
Penso, in queste ultime ore di calma apparente, a Te Papà , a Te Mamma, che occupate il primo posto nel mio cuore, a Te beppe, fanciullo innocente, a Te o Adelina... addio... che vi debbo dire?
Mi manca la parola: un cozzare di idee, una ridda di lieti, tristi fantasie, un presentimento atroce mi tolgono l'espressione. No, no, non è paura. Io non ho paura. Mi sento ora commosso pensando a voi, a quanto lascio; ma so dimostrarmi forte d'innanzi ai miei soldati, calmo e sorridente. Del resto anche essi hanno un morale elevatissimo.
Quando riceverete questo scritto fattovi recapitare da un'anima buona, non piangete e siate forti, come avrò saputo esserlo io. Un figlio morto per la Patria non è mai morto. Il mio nome resti scolpito indelebilemente nell'animo dei miei fratelli. Il mio abito militare, la mia fidata pistola (se vi verrà  recapitata) gelosamente conservati stiano a testimonianza della mia fine gloriosa. E se per ventura mi sarò guadagnata una medaglia, resti quella a Giuseppe...
O Genitori, parlate, parlate, fra qualche anno, quando saranno in grado di capirvi, ai miei fratellini di me, morto a vent'anni per la Patria. Parlate loro di me, sforzatevi a risvegliare in loro il ricordo di me... m'è doloroso il pensiero di venire dimenticato da essi... fra dieci, vent'anni forse non sapranno nemmeno più di avermi avuto fratello...
A voi poi mi rivolgo. Perdono, perdono vi chiedo, se v'ò fatto soffrire, se v'ò dato dispiaceri. Credetelo, non fu per malizia, se la mia inesperta giovinezza vi à  fatti sopportare degli affanni, vi prego volermene perdonare. Spoglio di questa vita terrena, andrò a godere di quel bene che credo essermi meritato.
A voi Babbo e Mamma un bacio, un bacio solo che dica tutto il mio affetto, a Beppe, a Nina un altro. Avrei un monito: ricordatevi di vostro fratello. Sacra è la religione dei morti. Siate buoni. Il mio spirito sarà  con voi sempre.
A voi lascio ogni mia sostanza. E' poca cosa. Voglio però che sia da voi gelosamente conservata. A Mamma, a Papà  lascio il mio affetto immenso. E' il ricordo più stimabile che possa loro lasciare. Alla mia zia Eugenia il Crocefisso d'argento, al mio zio Giulio la mia Madonnina d'oro. La porterà  certamente. La mia divisa a Beppe, come le mie armi e le mie robe. Il portafoglio (L. 100) lo lascio all'attendente.

Vi bacio.

Un bacio ardente di affetto dal vostro aff.mo Alfredo.

Saluti a zia Amalia e Adele e ai parenti tutti.




Alle 06.00 del 19 giugno gli Alpini della 52^ Divisione scattavano all'assalto di quota 2.105 di Monte Ortigara.
Il S. Ten. Ferrero, nato a Torino il 3 gennaio 1893, risultò fra i caduti nell'attacco.
La lettera venne ritrovata anni dopo sul corpo dell'attendente, anch'egli rimasto quel giorno con "le scarpe al sole".

Domani idealmente sarò anch'io sull'Ortigara, calvario degli Alpini.
E sul Grappa.
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Grazie Luigi, domani ci sarò anch'io assieme a te.
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Credo che tutti dovremo unirci a Luigi, domani, nel ricordare l'85° anniversario della Vittoria.
Domani, a scuola, ho disposto che i bambini, a classi unite, assistano alla proiezione di un documentario sulla Grande Guerra, combattuta proprio sui nostri posti e che, tra le altre cose, ha visto anche la nostra scuola adibita ad ospedale da campo; in secondo luogo, in cortile, sul pennone storico del plesso, faremo l'alzabandiera al canto dell'Inno Nazionale dopo aver letto il Bollettino della Vittoria di Diaz ed aver accolto la Bandiera dell'Istituto conservata in Presidenza.
Quindi, darò lettura del Messaggio del Presidente della Repubblica alle Forze Armate in questo giorno di festa a loro dedicato, commentandone opportunamente le varie parti.
Quanto prima, nei prossimi giorni, ci recheremo alla Caserma Monte Grappa di Bassano per far visita agli alpini (nostri rappresentanti locali dei Reparti in armi di tutta Italia) e con loro condivideremo l'alzabandiera.
Sono piccole cose nelle quali credo fermamente e che aiutano i bambini ad amare e scoprire i valori, oggi tanto accantonati, della nostra Patria.
Buon 4 novembre a tutti.
Omar Busbani
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Mi unisco a voi tutti nel ricordare il 4 novembre e lo faccio ricordando questi versi del poeta gradese Biagio Marin:

Ma guai a noi se dimenticheremo.
Guai a noi se nel nostro cuore non fiorirà ,
almeno di tanto in tanto, col ricordo,
l’amorosa parola:
siate benedetti in eterno.
..... E PER RINCALZO IL CUORE!
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Non so se augurare anch'io Buon 4 novembre perche' il termine buon non lo vedo appropriato.
Saro' anch'io spiritualmente con tutti voi lassu'
Alp. Malaguti Daniele
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E' già  da qualche giorno che pensavo a questa data. Pensavo anche a che cosa scrivere a riguardo su questo forum, quale testo avrei potuto riportare, quale cosa avrebbe reso migliore omaggio ai caduti, migliore memoria a tutti coloro sono morti con ogni divisa.

Alla fine avrei voluto tirare fuori la "solita" polemica sul fatto che non si fa piu' nulla, che una volta era diverso, che si visitavano le caserme, che la festività  era sentita.

Poi ho lasciato perdere e ho pensato che la risposta giusta a tutto questo è il ricordo, come ha ben ricordato Carlo e altri.

Poi mentre scrivevo questo messaggio mi è venuta voglia di vedere cosa il nostro presidente aveva scritto:

""""""""""""""""""""""""
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in occasione del 4 novembre, Giorno dell'Unità  Nazionale e Festa delle Forze Armate, ha inviato alle Forze Armate il seguente messaggio:

"Nella ricorrenza storica del 4 novembre, Giorno dell'Unita Nazionale e Festa delle Forze Armate, desidero rivolgere il mio beneaugurante saluto alle donne ed agli uomini che servono in armi la Patria.
"Un deferente pensiero va a quanti caddero nell'adempimento del dovere. A questi, nella giornata odierna, tributo sentito omaggio presso il Monumento del Vittoriano, che custodisce le spoglie del Milite Ignoto; presso il sacrario militare di Redipuglia e presso il sacrario militare dei Caduti d'Oltremare di Bari.
"La Patria è grata a coloro che si sono sacrificati per l'Italia. Essi parteciparono alla realizzazione dell'Unità  d'Italia, nelle campagne di guerra risorgimentali. Combatterono sui campi di battaglia del secondo conflitto mondiale, servendo con onore e disciplina. Riscattarono il sacro suolo della Patria, mantenendo vivo l'onore militare, nel corso della Guerra di Liberazione.
"L'Italia, custode di un'antica tradizione di civiltà  e di cultura, divenuta Stato unitario e conquistata la libertà  e la democrazia, nella realtà  dell'Unione Europea, possiede oggi Forze Armate aggiornate negli scopi e ben preparate. Queste Forze Armate, negli ultimi venti anni, hanno operato per portare la pace nel mondo. Libano, Somalia, Mozambico, Bosnia, Kosovo, Macedonia, Albania, Timor, Afghanistan ed Iraq sono alcuni dei luoghi in cui esse hanno generosamente contribuito e contribuiscono alla pace.
"Ai soldati di oggi desidero dunque rivolgere il mio vivo apprezzamento. Voi svolgete un'opera necessaria ed imprescindibile, comportandovi con competenza ed umanità .
"Queste qualità  vi consentono di riscuotere ovunque consenso e apprezzamenti.
"Vi addestrate duramente per esprimere la necessaria competenza nei nuovi complessi e differenziati ruoli che comportano le missioni di pace ed operate in teatri di crisi dove talvolta correte rischi elevati.
"Sentitevi orgogliosi di ciò che siete e per l'appartenenza ai gloriosi corpi militari, che custodiscono nelle loro bandiere la storia della Patria.
"Viva le Forze Armate.
"Viva l'Unione Europea, viva l'Italia."
"""""""""""""""

E per caso mi sono imbattuto in quest'altro discorso:

"""""""""""""""

UFFICIALI, SOTTUFFICIALI, GRADUATI E SOLDATI
DI OGNI ARMA, CORPO E SPECIALITà€!

IN QUESTO GIORNO DEDICATO ALLE FORZE ARMATE ED AL COMBATTENTE MI È CARO, IN NOME DELLA NAZIONE RIVOLGERE A VOI IL PIà™ CALOROSO SALUTO.

LA DIFESA DELLA PATRIA È SACRO DOVERE DEL CITTADINO, COME SANCISCE LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA, CHE HA RIPUDIATO LA GUERRA COME STRUMENTO DI OFFESA ALLA LIBERTà€ DEGLI ALTRI POPOLI E COME MEZZO DI RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE INTERNAZIONALI.

VOI, ADDESTRANDOVI NELLE ARMI, QUESTO DOVERE COMPITE ALLA LUCE DELLE NOSTRE GLORIOSE TRADIZIONI, NEL RICORDO DI UN PASSATO NEL QUALE SONO STATE SCRITTE TANTE PAGINE DI CORAGGIO E DI EROISMO, NEL QUADRO DELL'IMPEGNO DI PACE DEL NOSTRO PAESE.

LA RICORRENZA CHE OGGI CELEBRIAMO E CHE COINCIDE CON LA FESTA DELLE FORZE ARMATE, RIEVOCA UN MOMENTO FONDAMENTALE DELLA NOSTRA STORIA: IL COMPIMENTO DELL'UNITà€ NAZIONALE. DI QUELL'UNITà€ CHE CON QUELLI. DELLA LIBERTà€ E DELL'INDIPENDENZA DALLO STRANIERO, FU L'IDEALE. CHE ANIMà’ LA LOTTA DI LIBERAZIONE.

A QUESTA TRADIZIONE DI FEDE PATRIOTTICA E DI SENSO DEL DOVERE DETTERO, NEL SUCCEDERSI DELLE. GENERAZIONI, IL LORO CONTRIBUTO DI SOFFERENZA, DI SANGUE, DI EROISMO COMBATTENTI DI TUTTI I TEMPI.

ONORANDO QUESTA TRADIZIONE E INCHINANDOCI ALLA MEMORIA DI TUTTI I CADUTI, VOLGIAMO IL NOSTRO PENSIERO ALLA PERENNITà€.DE1LA PATRIA E CI STRINGIAMO CON AFFETTO A VOI, EREDI SPIRITUALI DEL VALORE E DELL'AMOR DI PATRIA DEI COMBATTENTI DEL PASSATO.



UFFICIALI, SOTTUFFICIALI, GRADUATI E. SOLDATI
DI OGNI ARMA, CORPO E SPECIALITà€!

ABBIATE LA FIEREZZA DEL COMPITO CHE LA PATRIA VI AFFIDA. RINSALDATE IL VOSTRO ANIMO NELL 'ESERCIZIO DELLE ARDUE VIRTà™ MILITARI E RINNOVATE NEI VOSTRI CUORI IL PRESTATO GIURAMENTO DI FEDELTà€ ALL'ITALIA.

VIVA L'ITALIA!

VIVA LA REPUBBLICA!

""""""""""""""""

Giovanni Leone, 4 novembre 1972, scelto assolutamente a caso, sia il presidente che l'anno.

Non voglio commentare, se vi piace fatelo voi, ma io voglio solo pensare a quanto sia importante ricordare perchè tutto intorno cambia e piu' andiamo avanti le cose diventano veloci, il tempo passa velocissimo e lascia indietro tutte le cose che un attimo prima sembravano moderne. A noi tutti spetta il ricordo di queste persone, di queste vite, di questi eventi, a noi spetta il difficile compito di non lasciare che la nostra vita frenetica, superficiale, irrispettosa certe volte, faccia cadere nell'oblio coloro che non ci sono piu'.
Inutile analizzare, fare la storia con i se, cercare una ragione politica, un orientamento ideologico per poter corollare su questi passati eventi. Solo ricordiamo chi in questi terribili eventi ha lasciato la sua esistenza, facciamo passare davanti agli occhi i nomi che tante volte abbiamo letto nei sacrari e nei monumenti e pensiamo che dietro al nome e alla lastra di marmo c'era un giovane, un uomo, un eroe la cui vita si è fermata in quell'istante. Se li dimentichiamo saranno morti per sempre, se li ricordiamo, sempre sapremo ricordarci perchè sono morti.
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Ieri sera su Rai Tre ho visto un bellissimo documentario con il titolo:
4 Novembre la vittoria.

Mi rincresce non aver visto la prima parte in quanto ero fuori.

qualcuno di voi ha avuto l'onore, l'intelletto e la fortuna di vederlo?
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C.le Busbani ha scritto:Credo che tutti dovremo unirci a Luigi, domani, nel ricordare l'85° anniversario della Vittoria.
Domani, a scuola, ho disposto che i bambini, a classi unite, assistano alla proiezione di un documentario sulla Grande Guerra, combattuta proprio sui nostri posti e che, tra le altre cose, ha visto anche la nostra scuola adibita ad ospedale da campo; in secondo luogo, in cortile, sul pennone storico del plesso, faremo l'alzabandiera al canto dell'Inno Nazionale dopo aver letto il Bollettino della Vittoria di Diaz ed aver accolto la Bandiera dell'Istituto conservata in Presidenza.
Quindi, darò lettura del Messaggio del Presidente della Repubblica alle Forze Armate in questo giorno di festa a loro dedicato, commentandone opportunamente le varie parti.
Quanto prima, nei prossimi giorni, ci recheremo alla Caserma Monte Grappa di Bassano per far visita agli alpini (nostri rappresentanti locali dei Reparti in armi di tutta Italia) e con loro condivideremo l'alzabandiera.
Sono piccole cose nelle quali credo fermamente e che aiutano i bambini ad amare e scoprire i valori, oggi tanto accantonati, della nostra Patria.
Buon 4 novembre a tutti.
Omar Busbani
Caro Omar se avessi un figlio lo manderei a scuola da te. Mi auguro che anche nelle altre scuole venga ricordato questo giorno, da noi si faceva, eravamo piccoli non capivamo, ma più avanti siamo cresciuti e abbiamo capito (per chi lo ha voluto)...e non fisicamente.
Ma non si puo' rieleggere il Nostro Presidente?
No, non credo, peccato.
Un saluto.
Dio creò l'alpino, lo mise sulla montagna e poi gli disse arrangiati.
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Mauro ha scritto: Ma non si puo' rieleggere il Nostro Presidente?
No, non credo, peccato.
Un saluto.
La cosa brutta e' che non vedo nemmeno un possibile sostituto :cry:
Pensa hai nostri politici di oggi come possibili presidenti della Repubblica....che tristezza.
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ROMA - Carlo Azeglio Ciampi celebra al Quirinale il 4 Novembre consegnando le onorificenze dell' Ordine Militare Italiano e nel sottolineare l'importanza di questa ricorrenza che ''deve rimanere, anzi rafforzarsi come solennita' civile della Repubblica'', sottolinea la crescita di fiducia, negli ultimi anni, nelle forze armate della Repubblica. ''Esse - dice - hanno ritrovato negli ultimi anni una profonda sintonia con la nostra societa' civile e cio' e' avvenuto grazie alle missioni di pace, di tutela della sicurezza, contro il terrorismo e - aggiunge rivolgendosi ai militari presenti - grazie a come voi le avete svolte. Le missioni internazionali di pace hanno costituito una vera e propria nuova fonte di legittimazione sociale per le forze armate della Repubblica. Hanno reso possibile il ritorno della sfilata del 2 Giugno in un contesto di concordia civile, di simpatia, di affetto, di orgoglio''.

A questo proposito, Ciampi cita i risultati di una ricerca dell'Archivio del Disarmo, ''una autorevole organizzazione pacifista'', sottolinea. Dal 1994 a oggi, dicono questi risultati, la fiducia nelle nostre forze armate e' salita dal 36 a oltre il 67%; in particolare, l'87% dell' opinione pubblica ritiene che i militari italiani sono bravi soprattutto nei rapporti umani. ''Questi dati - commenta il capo dello stato, rivolgendosi ancora ai militari - attestano una realta' importante: il capitale di fiducia che e' affidato nelle vostre mani dall'intera nazione e che va alimentato e consolidato''. Del resto, aggiunge Ciampi, l'umanita' dei nostri soldati e' riconosciuta da tutti. ''In tutte le missioni internazionali - ricorda - anche nelle piu' difficili, al militare italiano vengono riconosciute da tutti, insieme con la professionalita', la flessibilita', la capacita' di comprensione, di dialogo dei nostri ragazzi; in una parola, la nostra umanita'''. Il capo dello stato ricorda che l'Italia e' uno stato ''fondatore della Nato e suo convinto sostenitore anche nella nuova realta' politica mondiale''. Oggi, sottolinea, ''in un quadro di complementarita' con la Nato, si va sviluppando una politica di difesa europea ed e' un elemento essenziale la messa a punto di strutture e capacita' militari adeguate: ho fiducia che le difficolta' nel reclutamento dei volontari saranno superate''. Infine, Ciampi ha detto che gli italiani si sentono ''fiduciosi in un futuro nel quale l'Italia sapra' sempre piu' contare sulla dignita' e l'onore delle forze armate della Repubblica e le sosterra' sempre piu' con il suo consenso''.

L'OMAGGIO AL MILITE IGNOTO ROMA - Omaggio del presidente della Repubblica alla tomba del Milite Ignoto, a Roma, nel giorno dell' Unita' nazionale, festa delle Forze Armate. Carlo Azeglio Ciampi - che ieri aveva parlato del 4 novembre come di ''una delle date fondamentali della nostra Patria'' - e' giunto al Vittoriano pochi minuti prima delle 9. A Piazza Venezia, a riceverlo, c' erano le piu' alte cariche dello Stato, tra cui il presidente del Senato, Marcello Pera; della Camera, Pier Ferdinando Casini; il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini.

Il presidente della Repubblica, accompagnato dal ministro della Difesa, Antonio Martino e dal capo di Stato Maggiore della Difesa, Rolando Mosca Moschini, ha quindi deposto la corona d' alloro sul sacello del Milite Ignoto, alla presenza dei vertici di tutte le Forze Armate. Gli onori militari sono stati resi da un battaglione di formazione interforze con la bandiera del 1.Reggimento Granatieri di Sardegna e la banda dell' Esercito. Quindi Ciampi ha lasciato Piazza Venezia, tra gli applausi di una piccola folla che si era assiepata intorno al Vittoriano.

Tra poco nel Palazzo del Quirinale, Ciampi consegnera' le insegne dell' Ordine Militare d' Italia a 22 militari di tutte le Forze Armate che si sono distinti nelle operazioni di assistenza umanitaria, di ristabilimento della pace e della sicurezza nei fronti caldi di tutto il mondo negli ultimi 20 anni. Sara' presente anche il ministro della Difesa, in qualita' di Cancelliere dell' Ordine. Il programma della festa delle Forze Armate proseguira' nel pomeriggio. Alle 15:30 in Piazza del Quirinale, ci sara' la cerimonia del cambio della guardia solenne con il Reggimento dei Corazzieri e la fanfara dei carabinieri a cavallo. Alle 18, invece, Carlo Azeglio Ciampi interverra' all' inaugurazione della mostra ''Orizzonti di pace'' organizzata dalla Camera dei Deputati. Si tratta di una rassegna dedicata alle missioni di pace svolte dalle Forze Armate negli ultimi dieci anni. Saranno presenti, tra gli altri, anche il presidente della Camera, Casini, e il ministro della Difesa, Martino.
04/11/2003 11:50
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"Soldato ignoto ...
che t'importa il mio nome?
Grida al vento Fante d'Italia
e dormirò contento"


La scritta si trova a Redipuglia.

Onore ai Caduti di tutte le guerre.
Maurizio, fante d'arresto ("rottamato" NATO)
"Più forte del destino"
motto del 120° btg. f.arr. Fornovo
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Brevemente...si ho visto il documentario su Rai 3....sarebbe da far vedere e nn solo nelle scuole...forse i giovani e meno giovani che non l'hanno fatta, potrebbe ro in parte capire che cosa é la guerra....
Riflessione anche sul terzo capoverso del discorso di leone del 1972...ricordiamocelo, é ancora in vigore ....

Per il resto niente...niete parole per commentare la fine di una tragedia che nn puo' essere una festa...il ricordo per quei ragazzi..morti a 20 anni, qualunque divisa indossassero, merita solo rispetto e ricordo...non uccidiamoli una seconda volta...grazie !
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Richiamo la vostra attenzione sul Milite Ignoto, che oggi Ciampi ha visitato. Penso che la conosciamo tutti la storia, ma la ripropongo copiandola dal sito dell'esercito, in modo da poterla rileggerla e ricordare ancora.



"""""""""""""""""""""
Dopo la 1^ Guerra Mondiale, le Nazioni che vi avevano partecipato vollero onorare i sacrifici e gli eroismi delle collettività  nella salma di un anonimo combattente caduto con le armi in pugno.
L'idea di onorare una salma sconosciuta risale in Italia al 1920 e fu propugnata dal Generale Giulio Douhet. Il relativo disegno di legge fu presentato alla camera italiana nel 1921. Approvata la legge, il Ministero della guerra diede incarico ad una commissione che esplorò attentamente tutti i luoghi nei quali si era combattuto, dal Carso agli Altipiani, dalle foci del Piace al Montello; e l'opera fu condotta in modo che fra i resti raccolti ve ne potessero anche essere di reparti di sbarco della Marina. Fu scelta una salma per ognuna delle seguenti zone: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare.

Le undici salme, una sola delle quali sarebbe stata tumulata a Roma al Vittoriano, ebbero ricovero, in un primo tempo, a Gorizia, da dove furono poi trasportate nella Basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921. Qui si procedette alla scelta della salma destinata a rappresentare il sacrificio di seicentomila italiani.

La scelta fu fatta da una popolana, Maria Bergamas di Trieste, il cui figlio Antonio aveva disertato dall'esercito austriaco per arruolarsi nelle file italiane, ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato. La bara prescelta fu collocata sull'affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti, fu deposta in un carro ferroviario appositamente disegnato.

Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono tumulate nel cimitero di guerra che circonda il tempio romano.

Il viaggio si compì sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma a velocità  moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione ebbe modo di onorare il caduto simbolo.



La cerimonia ebbe il suo epilogo nella capitale. Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, con il Re in testa, e le bandiere di tutti i reggimenti mossero incontro al Milite Ignoto, che da un gruppo di decorati di medaglia d'oro fu portato a S. Maria degli Angeli.



Il 4 novembre 1921 il Milite Ignoto veniva tumulato nel sacello posto sull'Altare della Patria.

Al Milite Ignoto fu concessa la medaglia d'oro con questa motivazione:

"Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà , resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria."
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Pochi forse sono a conoscenza delle circostanze che condussero alla designazione degl'ignoto caduto da far assurgere a simbolo di tutti i caduti e dispersi in guerra. L'esigenza di avere, quale punto di riferimento per tutte le generazioni future, un simbolo di virtù e gloria, era particolarmente sentito al termine della Prima Guerra Mondiale. L'Italia infatti era tra i pochi paesi europei a non avere un mausoleo dedicato alla figura di un eroe sublime e puro che racchiudesse in sè tute le migliori virtù del soldato italiano. Si arrivò così al 20 Agosto 1921, data nella quale il ministro della guerra, on.Gasparotto, emanò le prime disposizioni per la pianificazione ed organizzazione delle " solenni onoranze alla salma senza nome di un soldato caduto in combattimento alla fronte italiana nella guerra italo-austriaca 1915-1918". Il ministro dispose la costituzione di una commissione, presieduta dal Ten.Gen. Paolini (ispettore per le onoranze alle salme dei caduti) e della quale dovevano far parte il col. Paladini (capo ufficio dell'ispettorato stesso), un ufficiale superiore medico designato dall'ispettore e quattro ex combattenti (un ufficiale, un sottufficiale, un caporale e un soldato) designati dal sindaco di Udine. Circa l'esumazione della salma, le disposizioni prescrivevano che le ricerche dovessero essere effettuate nei tratti più avanzati dei principali campi di battaglia: Monfalcone, S.Michele, Gorizia, Alto Isonzo, Cadore, Asiago, Pasubio, Tonale, Monte Grappa, Montello, Capo Sile, designando, per ciascuna zona, una salma di esumarsi alla presenza della commissione. Le salme doevano essere collocate in bare di legno grezzo, di forma e dimensioni identiche, fatte allestire a Gorizia. Per ogni esumazione doveva redigersi un processo verbale per evidenziare tutte le cautele adottate. Le operazioni dovevano concludersi entro il 27 Ottobre e, per la stessa data, dovevano essere fatte giungere alla cattedrale di Aquileia; la cerimonia era fissata per il successivo giorno 28 e prevedeva, dopo la benedizione di tutte le salme, che la madre di un caduto non riconosciuto avrebbe designato la bara da prescegliere. Per questo triste compito fu designata una popolana di Trieste, Maria Bergamas, il cui figlio Antonio aveva disertato dall'esercito austriaco per arruolarsi volontario in quello italiano, cadendo in combattimento senza che il suo corpo fosse identificato. Al termine, la cassa con il " Milite Ignoto" doveva essere collocata in una cassa di zinco e quindi racchiusa in una bara speciale fatta allestire dal ministero della guerra ed inviata, per l'occasione, ad Aquileia. Quanto alle salme dei rimanenti dieci soldati ignoti veniva disposto che rimanessero fino al 4 Novembre nella cattedrale di Aquileia, vegliate da un picchetto d'onore e quindi tumulate, in forma solenne, nel cimitero retrostante la cattedrale stessa. Per il trasferimento a Roma del feretro, si dispose l'allestimento di un treno con in testa un carro speciale sul quale doveva essere collocato un affusto di cannone, e su questo la bara.



Il sindaco di Udine, cav. Luigi Spezzotti, in virtù della delega conferitagli dal ministro della guerra,designò quali membri della commissione presieduta dal te. gen. Paolini, il ten Tognasso cav.Augusto di Milano, mutilato con 36 ferite, il sergente Giuseppe de Carli di Tiezzo di Azzano, medaglia d'oro, il caporal maggiore Giuseppe Sartori di Zuliano, medaglia d'argento e medaglia di bronzo, il soldato Massimiliano Moro di santa Maria di Sclaunicco, medaglia d'argento. A latere di questi membri effettivi il sindaco designò quattro membri supplenti, col. Carlo Trivulzio e serg. Ivanoe Vaccaroni, entrambi di Udine, caporal maggiore Luigi Marano di Persearano e soldato Ludovica Duca di Pozzuolo, per assicurare l'ininterotto funzionamento della commisione. Per l'attuazione del compito, la commissione si riunì il 2 Ottobre nella sede dell'ufficio per le onoranze ai caduti in guerra a Udine (via Palladio, palazzo Caiselli).

Al termine della riunione, la commissione, attraverso il ponte della Priula, Bassano e percorrendo tutta la Val Sugana, giunse a Trento. Non avendo trovate salme insepolte sui monti circostanti Rovereto, la commissione decise di designare una delle salme dei soldati senza nome già  tumulate in un cimitero di guerra trentino. Il lavoro di esumazione fu lungo e delicato. Agli occhi della commissione apparve un fante "in atto di tranquillo e sereno riposo", composto nella sua divisa e con indosso le giberne. Avvolto nel tricolore, i resti del caduto furono deposti entro una delle undici bare e il capo fu poggiato su un cuscino di rami di pino.

Attraverso il Pian delle Fugazze, e le Porte del Pasubio, la commissione raggiunse un grazioso cimitero allestito nelle vicinanze delle preesistenti trincee. Con le stesse modalità  venne riesumata una salma che, su richiesta del sindaco di Schio, fu trasportata nella chiesa parrocchiale affinchè la cittadinanza potesse tributarle onori. In particolare gli onori di quelle spose che "...con il cuore straziato accarrezzavano con infinito amore le teste dei bimbi, che negli ochhi portavano l'immagine del padre defunto". Da Porte del Pasubio a Bassano. Qui le salme furono sistemate nella Casa del Soldato che per la circostanza venne trasformata in camera ardente.

Le ricerche successive furono compiute sulla'Altopiano di Asiago. La ricognizione del campo di battaglia rivelò l'esistenza di una croce seminascosta da una parete di roccia. Per la prima volta la commissione rinvenne i resti di un caduto sfuggiti alle pur capillari ricerche dei funzionari addetti alle onoranze dei caduti. I poveri resti erano completamente vestiti e il corpo avvolto in una mantellina quasi a proteggerlo dal deturpante contatto con la terra. L'uniforme ad una prima osservazione non rivelò segni atti all'identificazione ma, ad un più attento esame, evidenziarono la presenza di una piastrina cucita all'interno della giubba. Il tempo e le intemperie avevavno già  iniziato l'opera di corrosione del metallo, tuttavia venne inviata ad un laboratorio per accertare se, con taluni processi chimici, fosse possibile deifrarne le scritte. Dietro un albero crivellato di colpi, un'altra croce e sotto di essa altri resti. L'esame la fece identificare come appartenente ad un soldato austriaco e poichè la morte non poteva creare barriere, ne venne tentata l'identificazione con la speranza che il ritrovamento potesse essere di conforto ad una madre. La ricerca fu inutile e i miseri resti furono inumati accanto ad altri caduti austriaci.




Un groviglio di filo spinato fece presumere che in origine fosse ststa allestita la difesa di un tratto di trincea probabilmente presidiato. In un crepaccio di roccia due cadaveri con a fianco le armi e nelle giberne ancora le cartucce. L'esame dei resti e delle uniformi non rivelò nessun elemento che potesse condurre alla loro identificazione. Alla sorte fu affidato il compito di designare quale delle due dovesse essere traslata ad Aquileia.

Il Grappa fu la successiva tappa. In una valletta fu rinvenuta una croce e la relativa salma non presentò segni di identificazione.


Sul Montello non venne rinvenuta nessuna salma essendo state tutte già  recuperate e collocatein un cimitero di guerra. Venne perciò nuovamente affidato alla sorte il compito di desegnare una fossa tra quelle dei caduti senza nome già  tumulati. Fu recuperata una cassa corrosa dal tempo e dalle intemperie. Il cadavere, pietosamente ricomposto nella bara di legno, fu trasportato, unitamente agli altri, a Conegliano. Qui vegliati dalla cittadinanza, trascorsero la notte in un piccolo antico tempio cittadino.

Nel Basso Piave ove fanti e marinai fianco a fianco operarono per la difesa dalle insidie provenienti dal mare, la commissione esumò una salma che raggiunse le altre in attesa nel tempietto di Conegliano.

Successiva meta della commissione: Udine. All'ingresso della città  le bare furono collocate su affusti di cannone e, attraverso due ali di popolo, furono sistemate nel tempio della storica torre che, dall'alto del colle da cui si erge, domina tutta la città .

Successiva tappa della commissione fu l'Ampezzano, raggiunto da Tolmezzo attraverso il Passo della Mauria, Pieve di Cadore e Cortina. i campi di battaglia delle Tofane e del Falzarego furono ricogniti inutilmente. Il commissariato onoranze ai caduti aveva già  fatto un ottimo lavoro di recupero e sepoltura.. Da un grazioso e pittoresco cimitero di guerra, costruito all'ombra degli abeti, fu esumata una nuova salma che, dopo la benedizione nella parrocchia di Cortina, raggiunse a Udine gli altri commilitoni.


Da Udine a Gorizia. Come anni prima fu ripercorsa dai caduti ignoti la strada che dalle retrovie portava alle località  più avanzate del campo di battaglia. Le salme fecero il loro ingresso nella chiesa di Sant'Ignazio e lì ricevettero l'omaggio della popolazione e attesero l'arrivo dei nuovi compagni.

La commissione, risalendo l'Isonzo, raggiunse la cima del Rombon e, dopo lunghe ricerche, dietro una parete di roccia rinvenne una croce senza nome. Rimossa poca terra e pochi sassi, un cranio. si continuò a scavare nella direzione indicata dalla posizione del viso e apparvero subito le ossa disarticolate di un fante ancora rivestito della sua uniforme. nessun elemento lasciò pesumere una possibilità  di identificazione. Era soltanto un soldato d'Italia. Pietosamente ricomposto, fu portato a Gorizia. Mancavano ancora tre salme per completare l'opera.

Le successive ricerche vennero condotte su quel colle che fu un vero calvario per i fanti: il Monte S.Michele. Alle falde del S.Marco fu rinvenuta una rozza croce di legno senza scritte e sotto di essa riposava sereno un fante che impugnava ancora la sua arma. nessun indizio per l'identificazione e una nuova bara andò ad aggiungersi alle altre già  affidate alla pietà  dei goriziani.

Castagnevizza fu la successiva tappa della commissione e proprio a Castagnevizza un palo di legno spezzato e del filo spinato suggerirono l'ipotesi dell'esistenza di resti sepolti sotto zolle di terra smossa perchè sottoposta a bombardamento. E mentre il maggiore medico Nicola Fabrizi procedeva alla ricomposizione dei poveri resti, ci si accorse delle diverse dimensione di due arti. Fu scavato ancora e venne alla luce la salma di un altro caduto. La chiesa di Sant'Ignazio accolse la nuova bara alla quale tributò fiori e riconoscenza.

Ultima tappa, il tratto di campo di battaglia da Castagnevizza al mare. Quale punto di riferimento fu preso il corso del Timavo. Le ricerche portarono alla scoperta di una croce di legno quasi completamente distrutta dal tempo e l'ultimo degli eroi senza nome fu traslato a Gorizia.
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jolly46
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Sebbene la storiografia corrente ricordi Maria Maddalena Bergamas come "Madre triestina", mi piace ricordare che essa in realtà  era nativa di Gradisca d'Isonzo, cittadina proprio di fronte al Carso ed in particolare al Monte San Michele.
A Gradisca la via dove si trova la casa dove nacque (di fronte al Duomo)porta il suo nome ed una delle due caserme oramai vuote era intitolata a Lei ed ad Enrico Toti.
Maria Bergamas riposa nel cimitero sul retro della Basilica di Aquileia accanto alle Salme degli altri 10 "Militi Ignoti".

Scusate la precisazione ma è un ricordo dei miei anni d'infanzia a Gradisca d'Isonzo!
..... E PER RINCALZO IL CUORE!

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