Il settimanale tedesco scrive in tono polemico: "Il caso dei marittimi tedeschi arrestati ieri in India "finisce nel fronte di uno scambio di colpi diplomatici fra Italia e India", scrive oggi Spiegel on line. Il magazine tedesco cita il caso italiano dei marò "che sta sollevando molto clamore in India". "Una storia che dimostra come errori diplomatici - commenta Spiegel - possano distruggere i buoni rapporti fra due Paesi".
...pizza, mafia, mandolinen, erroren diplomatiken
I marinai tedeschi, marinai mercantili, almeno hanno tirato dritto... "Motoren avanti tutten, ja!"
Chi ha dato l'ordine ai due fucilieri di marina di scendere sul suolo dello Stato del Kerala, pur sapendo delle eventuali conseguenze? Se la si prenda con lui e con la sua incompetenza, e finiamola.
Non dimentichiamo che qualche mese fa (luglio 2012 credo) anche una unità statunitense ha accoppato un presunto pescatore indiano ferendone altri tre
quell'unità era militare, e questo cambia moltissimo le cose.
(se non erro) una nave militare è sempre territorio nazionale, mentre una nave mercantile è territorio nazionale solo in acque internazionali, e passa sotto giurisdizione del paese nelle cui acque territoriali si trova.
l'errore (di chi?) è stato entrare in un porto indiano con tutte le conseguenze che ne sono seguite.
bella domanda, a mio avviso si!
temo che la nostra sciagurata patria che sta perdendo tutti i suoi valori abbia bisogno di questi e altri "eroi" per cercare di trovare un ristoro!.
La Max Trid.
EX Gran Maestro delle Fortificazioni
(riciclato NATO)
Memento Audere Semper
In Mali i francesi hanno, per sbaglio o per troppa fretta, ucciso 2 indiani e ne hanno ferito 6 ad un posto di blocco, sembra non si siano fermati al primo alt.
Scuse, formali, di Hollande e buona notte.
- secondo alcuni 52 caduti italiani in missioni di pisschìping nell'ultima dozzina d'anni favorirebbero le trattative sul piano internazionale: benissimo, ma che c'azzecca con l'India? La NATO (la NATO!) dovrebbe muoversi in blocco per tutelare i nostri interessi? L'abbiamo visto bene come ha tutelato i nostri interessi in Libia, grazie, meglio se non intercede anche questa volta...
- sempre sui 52 caduti: al Cermis si contarono 20 morti, non tutti italiani, ad essere onesti, ma la teleferica era in Italia, mica in Austria, Olanda, Germania, Polonia o Belgio. Ustica registrò 81 vittime, eppure nessuno si è mai azzardato a chiedere chiarimenti a Parigi, Tripoli o Washington DC. Forse devo pensare che i Civili valgono meno dei Militari? Considerando cold chéis come questo, penso proprio di si!
Un'ultima considerazione: penso che la Francia (che non è l'Italia) se è libera di piazzare le proprie truppe in Mali come meglio crede sia anche capace di risolvere gli eventuali attriti diplomatici che un'occupazione militare può comportare, al di là della nazionalità dei malcapitati. Qui da noi diciamo "Chi sa farle, sa (anca) portarle".
Roma, 1.7.2013 – Il ministro della Difesa Mario Mauro sabato scorso, a Brindisi, nella caserma che è stata la caserma di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si è detto fiducioso della possibilità che i due fucilieri di marina possano scontare la pena in Italia.
Il ministro degli Esteri Emma Bonino, pochi giorni fa, ha parlato di una soluzione “rapida e giusta” alla vicenda che si protrae da un anno e mezzo.
Noi siamo in grado di dire che, al contrario, speriamo in un non luogo a procedere o in un’assoluzione piena per non aver commesso il fatto, sia pure davanti a una corte indiana, che in base al diritto internazionale non può essere il giudice naturale per un fatto avvenuto al di fuori delle acque territoriali indiane.
Lo diciamo in base a un paziente e caparbio lavoro di ricerca di documenti e di incrocio degli stessi, che ci consente di sostenere la piena innocenza dei nostri marò. Non è compito di chi ha a cuore la loro sorte, né compito di chi si occupa della difesa di un incriminato ricercare il vero colpevole, onere che spetta all’accusa. Basterebbe evidenziare i clamorosi e ripetuti errori dell’impianto accusatorio indiano, ma abbiamo voluto anche ipotizzare una plausibile dinamica dell’incidente del 15 febbraio 2012 che ha visto la morte di due innocenti pescatori indiani.
I fatti
Tra le 16 e le 16.30 – ora indiana – la Enrica Lexie è avvicinata da un’imbarcazione sospetta. Non ricevendo risposta a segnalazioni luminose e acustiche, il team dei fucilieri di marina a bordo spara dei colpi in acqua, mentre l’equipaggio viene fatto riparare nei locali blindati della cosiddetta “cittadella”. L’imbarcazione sospetta cambia rotta e si allontana. Nella circostanza il comandante Vitelli lancia l’allarme SSAS Alert, che avvisa in tempo reale, tra gli altri, anche la Guardia Costiera indiana.
Alle 19.16 il comandante Vitelli invia una mail riferendo l’accaduto allo MSCHOA del Corno d’Africa e all’UKMTO (UK Maritime Trade Operations). La Guardia Costiera indiana riceve copia della mail. Alle 23.20 il peschereccio St Anthony rientra nel porto di Neendankara. A bordo di sono due pescatori uccisi da colpi d’arma da fuoco. Il capitano e armatore Freddy Bosco dichiara alle televisioni che l’incidente di cui sono state vittime è avvenuto intorno alle 21.30. E conferma di aver allertato immediatamente, via radiotelefono la Guardia Costiera indiana.
Alle 21.36 la Guardia Costiera indiana si è messa per la prima volta in contatto con la Enrica Lexie, invitandola a rientrare a Kochi . Con tutta evidenza ha avuto notizia da pochi minuti dei due morti, e ha collegato il fatto con la notizia dell’incidente della Lexie.
Alle 22.20 la nave greca Olympic Flair comunica all’IMO (Organizzazione Marittima Internazionale) di aver subito un attacco da due imbarcazioni pirata, che desistono davanti all’allerta dell’equipaggio. Che non ha subito danni, specifica il messaggio. La Guardia Costiera indiana a questo punto ha sul tavolo tre fatti: un incidente avvenuto alle 16.30 – la Lexie – due pescatori uccisi alle 21.30, un altro incidente avvenuto prima delle 22.20. Ma ha anche a disposizione la Lexie che sta rientrando a Kochi, mentre la nave greca è ben lontana. E si getta sulla prima pista, nonostante una differenza di cinque ore tra i due primi incidenti, e la sovrapposizione degli ultimi due (Attacco alle 21.30 secondo Bosco, allarme Olympic Flair 50 minuti dopo).
Se si sia trattato di errore in buona fede, di accanimento su un teorema investigativo, di presunti colpevoli offerti sul piatto d’argento, di speculazione politica alla vigilia di una campagna elettorale, non sta a noi dirlo qui. Quello che è certo è che l’inchiesta indiana ha peccato da subito di un’omissione di indagini. Ed è altrettanto certo che poi gli orari sono stati piegati a confermare il teorema. Non conosciamo gli atti delle prime indagini, né l’andamento delle indagini in corso da parte della NIA. Ma è probabile che entrambe contengano una ricostruzione dei fatti simile a quella apparsa sulla rivista ufficiale della Guardia Costiera indiana. Che sposta nel tempo (alle 18.25) l’attenzione sulla Lexie (che in realtà come abbiamo visto comunica l’avvenuto alle 19.16). Che dichiara l’avvistamento della Lexie da parte di un aereo della Guardia Costiera alle 19.50, e l’intercettazione del mercantile italiano da parte di una motovedetta alle 20.45. In realtà – lo confermano i documenti in nostro possesso – tale mobilitazione avviene solo dopo le 21.36, dopo aver avuto notizia della morte dei due pescatori. Una tale manipolazione dei dati getta una luce obliqua su molti altri punti dell’inchiesta, dalla perizie balistiche all’analisi dei tracciati radar.
Un’ipotesi che possiamo avanzare è che intorno alle 21.30, in condizioni di oscurità, il mercantile greco venga attaccato da un’imbarcazione pirata. Nei pressi, sfortunatamente, c’è il St Anthony. I greci scambiano le due imbarcazione come parti di un unico attacco pirata. Il St Anthony viene preso nel mezzo (ciò che spiegherebbe la singolar inclinazione dei colpi finiti sul peschereccio, conficcatisi con traiettoria non inclinata, come i colpi che si sparano da una grande petroliera verso un barchino, ma quasi orizzontali). Chi potrebbe aver sparato dall’Olympic Flair ? A fatica i greci hanno ammesso che a bordo c’era un team di una security ellenica, la Diaplous. Secondo fonti greche, un team senza armi. Improbabile, e se fossero stati armati, avrebbero avuto armi con calibro Nato.
Ma è un’inchiesta che non tocca a noi. Quel che ci interessa è quel buco di cinque ore tra i due incidenti.La stessa distanza che passa tra la colpa e l’innocenza.
S’, i due fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno sparato, lo hanno sempre detto. Hanno sparato in acqua, dopo che le segnalazioni luminose e acustiche non avevano fermato la rotta di un’imbarcazione diretta contro la Lexie, con a bordo uomini armati. E’ successo alle 16 del 15 di febbraio del 2012, nelle acque dell’oceano Indiano, a una ventina di miglia dalla costa. Dopo gli spari in acqua, l’imbarcazione pirata ha desistito, e alle 17 l’allarme a bordo della Lexie è cessato, e il comandante e il team dei marò hanno comunicato quanto era successo. Una segnalazione rimasta senza reazioni, negli uffici della Guardia Costiera indiana, che solo alle 21.36 invita la Lexie a far rientro in porto. Cosa è successo nel frattempo ? Che un peschereccio indiano ha denunciato, via radiotelefono, di aver subito spari da una grossa nave mercantile, non identificata, e di avere a bordo due pescatori uccisi da quei proiettili. Il capitano del peschereccio sembra dichiarare, al ritorno in porto, che l’attacco è avvenuto alle 21.30, e dunque la Guardia Costiera indiana, unendo i due fatti, chiede alla Lexie di rientrare. Nella tarda serata giunge comunicazione di una nave greca, l’Olympic Flair, che denuncia, senza specificare l’ora, di aver subito un attacco di due imbarcazioni pirata. Potrebbe trattarsi di una imbarcazione pirata e del peschereccio, finito nel mezzo di uno scontro a fuoco (ciò che spiegherebbe come i proiettili abbiano lasciato il segno sui due lati dello scafo, e perché fossero probabilmente diversi i calibri dei proiettili). Ma la segnalazione finisce su un tavolo deserto, nel comando della Guardia Costiera, anche se la risulterebbe più logico collegare l’incidente della Olympic Flair alla morte dei due pescatori, non fosse altro che per il buco orario di cinque ore e mezzo tra quello avvenuto alla Lexie e quello che ha coinvolto il peschereccio. Ma la polizia indiana è impegnata a perquisire la Lexie, e a fermare i due marò. Il giorno dopo il premier del Kerala dichiarerà la loro colpevolezza, ad onta delle prove e all’ombra delle elezioni che si sarebbero tenute pochi giorni dopo. L’inchiesta del la magistratura del Kerala, poi, proverà ad aggiustare gli orari, ad addomesticare le dichiarazioni dei pescatori, a svolgere perizie balistiche poco più che dilettantesche, e lascerà che il peschereccio, restituito al proprietario, affondi accanto a una banchina, tirandolo poi a secco,ma ormai inutile per ogni altra perizia. In queste ore l’agenzia nazionale di Investigazioni indiana sta ricostruendo l’inchiesta. Poi ci sarà il processo davanti a un tribunale speciale della Corte Suprema a Dehli. L’insufficienza di prove restituirebbe la libertà, ma non l’onore a due professionisti innocenti, e lascerebbe senza giustizia anche i due pescatori morti. Ma l’inchiesta è partita male sin dall’inizio. E l’Italia, le sue autorità ? Questa è un’altra domanda, e forse la più cattiva.
axtolf ha scritto:Roma, 1.7.2013 – Il ministro della Difesa Mario Mauro sabato scorso, a Brindisi, nella caserma che è stata la caserma di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si è detto fiducioso della possibilità che i due fucilieri di marina possano scontare la pena in Italia.
Si evince quindi che il Governo si è chiaramente pronunciato sulla colpevolezza dei marò.
D'altronde, se non ricordo male, sempre il Governo italiano risarcì economicamente i parenti dei due pescatori uccisi. Ulteriore dimostrazione di volontà italiota di autocolpevolezza.
Eppure anche nei telefilm l'indagato rimane tale fino a pronunciamento della sentenza.
Le indagini indiane sono state scandalosamente grottesche. Ma la pubblica opinione voleva dei colpevoli.
E noi Italiani, animo buonista, abbiamo alzato la mano. E presentato i due marò su un piatto d'argento a pagar pegno.
Il comportamento delle Autorità italiane è stato miserabile sotto molti profili.
Ora massimo impegno alla salvaguardia delle coste dall'invasione. Scusate ho sbagliato i sinonimi: all'accoglimento sulle coste della migrazione.
Stefano
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«Oltre la morte, Fanteria d'Arresto»