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Luigi
Capitano
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Cento anni fa, il primo maggio del 1908...

... nasceva Giovannino Guareschi, il più grande scrittore italiano del Novecento, ultimo cantore di una terra che si chiamava Italia.
Con i film di Francesco de Robertis e le cante alpine, i suoi racconti del "Mondo Piccolo" sono salutare gesto di sfida all'intellettualità  nostrana e conforto sicuro in questi tempi nuovi.

Mi piace ricordarlo, ora che i "comunisti" paiono essere diventati abbronzata legione, con le parole dell'introduzione a "Il compagno don Camillo":

"Questo racconto - ultimo, in ordine di tempo, della serie "Mondo Piccolo-Don Camillo" - lo pubblicai a puntate negli ultimi quattordici numeri (annata 1959) di Candido, l'ebdomadario milanese da me fondato nel 1945, e che ebbe una riconosciuta funzione propagandistica nelle importantissime elezioni politiche italiane del 1948, contribuendo validamente alla sconfitta del partito comunista.
Candido non esiste più deceduto nell'ottobre del 1961, a causa soprattutto del totale disinteresse che gli italiani del miracolo economico e dell'apertura a sinistra hanno per tutto ciò che puzza di anticomunismo.
L'attuale generazione d'italiani è quella dei dritti, degli obiettori di coscienza, degli antinazionalisti, dei negristi ed è cresciuta alla scuola della corruzione politica, del cinema neorealista e della letteratura social-sessuale di sinistra.
Pertanto, più che una generazione, è una degenerazione.

(Com'era bella l'Italia pezzente del 1945!
Ritornavamo dalla lunga fame dei Lager e trovammo l'Italia ridotta a mucchi di macerie.
Ma, fra i mucchi di calcinacci, sotto i quali marcivano le ossa dei nostri morti innocenti, palpitava il vento fresco e pulito della speranza.
Quale differenza fra l'Italia povera del 1945 e la povera Italia miliardaria del 1963!
Tra i grattacieli del miracolo economico, soffia un vento caldo e polveroso che sa di cadavere, di sesso e di fogna.
Nell'Italia miliardaria della dolce vita, morta è ogni speranza in un mondo migliore. Questa è l'Italia che cerca di combinare un orrendo pastrocchio di diavolo e d'Acquasanta, mentre una folta schiera di giovani preti di sinistra (che non somigliano certo a don Camillo) si preparano a benedire, nel nome di Cristo, le rosse bandiere dell'Anticristo.)"

(per leggere il resto: http://www.fattisentire.net/modules.php ... e&sid=1937)

E infine una foto, con lo sguardo già  velato di tristezza e in testa il Cappello del figlio, ufficiale di complemento dell'Artiglieria da Montagna:
http://www.gruppovicenza.it/deart/guareschi2.jpg

Mandi.
Luigi
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)


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Von Kleist
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Re: Cento anni fa, il primo maggio del 1908...

E' impressionante notare come le parole di Guareschi trovino un riscontro ancora più evidente nella società  odierna.
E' da troppo tempo che mi sono ripromesso di cominciare a leggerlo, è giunta l'ora che inizi.
La nostra patria per noi sono i villaggi, i nostri altari, le nostre tombe. La nostra patria è la nostra Fede, il nostro Re. Ma la loro patria che cos’è per loro? Voi lo capite? Loro l’hanno in testa, noi la sentiamo sotto i nostri piedi.

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