Naja! di nuovo!!!


così è per la caserma Trieste di Casarsa dove metà Italia è passata
Aquila ha scritto:che tristezza!!! purtroppo adesso esistono solo gli alpini siciliani.... che gran tristezza!!
Naja! di nuovo!!!![]()
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così è per la caserma Trieste di Casarsa dove metà Italia è passata
cavalli ha scritto:tanto per scassare la m.....chia (espressione sicula) da montagna non vuol dire alpina, avevamo anche le divisione di fanteria da montagna eppure non portavano la penna!
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ciao
Grazie Winter...wintergreen ha scritto:Tratto da"
L'ALPINO
- Adunata: I montagnini delle batterie siciliane eroi senza pari della battaglia di Adua
Giovedì, 11 Aprile 2002 - 07:04 (1430 Letture)
Una pagina di storia rievoca l'eroismo degli isolani nella guerra d'Etiopia.
Ce l'aveva già Garibaldi l'artiglieria da montagna, non sui Nebrodi e le Madonie di Sicilia, ma qualche anno dopo in Trentino, quando fu messo a capo del Corpo Volontari, durante la terza guerra d'indipendenza, conclusa poi col telegrafico "Obbedisco". Erano 6 bocche da fuoco da 75, a canna rigata, ad avancarica, peso 92 chili, con le quali i serventi si esibivano già a fare il presentat'arm.(*) La chiamavano "artiglieria leggera", un eufemismo se mancavano i muli e si doveva someggiare a spalla.
Poi nel 1885 ci fu la spedizione in Eritrea, che è sul mare, ma il retroterra è montuoso e, oltre agli alpini, ci mandarono i montagnini. Il vero connubio fra i due sarà celebrato una decina d'anni dopo ad Adua e costerà tanto sangue. Non avevano ancora la penna gli artiglieri (aspetteranno fino al 1910), la nappina era gialla e stava sulla destra del casco coloniale. Se ci pioveva sopra per un po' di tempo capitava come agli stivaletti, accusati di essere opera "non di scarpari, ma di librari" che, quand'era possibile, lasciavano il posto alle artigianali "cioce" di pelle di bue: ai mandriani dell'altopiano la trovata non andava però molto a fagiolo.
E non ci si poteva nemmeno confortare con un bicchiere di vino, malamente sostituito, e non troppo spesso, con rum o marsala. Scarseggiavano anche caffè e zucchero. Ai trasporti ci pensava lo zaino, detto "armadio": quello del soldato italiano era il più pesante fra tutti gli eserciti europei: gli indigeni, che giocavano in casa, rimanevano doverosamente impressionati, ma per i nostri non costituiva né vanto né privilegio.
Anche i bravi ascari ebbero la loro batteria da montagna: furono perfino studiati calibri inferiori, alla portata dei muletti abissini.
Il pezzo, calibro 75, a retrocarica, pesava 250 kg e sparava 8 colpi al minuto: a granata, con gittata massima 3 km, a shrapnel e a mitraglia.
Era servito da 6 muli: tre per il someggio e tre portamunizioni; l'affusto, rigido, rinculava da 6 a 8 metri. Le batterie indigene erano su 4 pezzi, le nazionali o, bianche, su 6. La maggior parte proveniva dal 22° rgt. artiglieria di Palermo, e il personale era costituito da montanari isolani: furono perciò battezzate "Batterie Siciliane", e con questo nome passeranno alla storia.
*****
(*) Classico passatempo degli artiglieri alpini (Nota mia)
Vero... però erano autorizzati a portare le "pipe" dei Bersaglieri sul retro del bavero e a metterle in vista in libera uscita...che magnanimi, eh?cavalli ha scritto:l'atiglieria nostra sorella senza la penna buffa anche quella.......![]()
non vi ricordate dei bersalpini? un cp. c/c dei bersaglieri che detto fatto fu trasformata in cp. c/c alpina, per mandarla in russia?
cari miei lo SME è veramente diabolico!