Da Congedati Folgore
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GLI ALPINI AFFITTANO MULI IN AFGHANISTAN PER RAGGIUNGERE LE ZONE PIU' IMPERVIE
KABUL- A Surobi, un distretto a est di Kabul dove gli Alpini paracadutisti del Montecervino hanno la loro piccola base che condividono con i paracadutisti del 185° reggimento della Folgore, le cime dell'Afghanistan - paese il cui territorio è per oltre tre quarti montuoso, con picchi che superano i 7000 metri - hanno visto nuovamente Alpini e muli lavorare insieme.
La loro missione è di garantire sicurezza e assistenza al governo ed alla popolazione locale. La zona in cui sono chiamati ad operare è aspra ed impervia, numerosi villaggi sono tagliati fuori dagli assi di comunicazione e gli abitanti si arrangiano lavorando la poca terra fertile che possiedono e con la pastorizia. Non c'è elettricità , non esistono strade, fogne, acqua corrente. I bambini non vanno a scuola, perché è troppo lontano, ed anche ammalarsi è un lusso poiché non ci sono medici condotti ed il presidio sanitario più vicino è a 30 chilometri da percorrere a dorso di mulo.
Così il maggiore che comanda il distaccamento degli Alpini paracadutisti «visto che andremo in ricognizione in aree poco battute, porteremo anche qualcosa di tangibile per gli abitanti della zona e lo trasporteremo a dorso di mulo». Pochi giorni prima, in una visita in un villaggio poco distante dalla base, aveva fatto la conoscenza del Malek (il capo della comunità ), il quale possiede giustappunto dei muli. L'affare viene concluso in fretta: per poche centinaia di Euro - tratte dai fondi donati alla Brigata "Taurinense" dai 'Veci' dell'Associazione Nazionale Alpini di Pinerolo - vengono affittati sei muli con conducenti e acquistati due quintali di riso.
Abbastanza, per due villaggi che si trovano a tre ore di marcia e 1700 metri di quota.
Appuntamento alle 6 del mattino di Capodanno per caricare i muli con il riso, i medicinali, le coperte e altro materiale da portare ai villaggi. Inizia l'ascensione e da lontano pare un'immagine d'altri tempi. I conducenti afgani conoscono il territorio e ad arrivare a destinazione si impiega meno del previsto. Meglio così: ci sarà più tempo da dedicare agli abitanti del villaggio. Come di consueto, ci si ferma all'ingresso dell'abitato e si cerca il Malek del luogo.
Il maggiore che comanda la spedizione riferisce di avere con sé anche un dottore e due infermieri che mette a disposizione del villaggio. È il Malek stesso ad avvisare le dieci famiglie che vi abitano ed a gestire la collaborazione coi militari italiani. Intanto i basti dei muli vengono alleggeriti del carico ed inizia la distribuzione, che avviene ordinatamente ed equamente con l'aiuto degli anziani del villaggio. Il tenente medico si mette presto all'opera visitando vecchi e bambini innanzitutto e distribuendo medicinali; anche le donne si affidano alle sue cure, cosa rara da queste parti: è una testimonianza della fiducia che molta gente nutre da queste parti per i nostri soldati. Si ritorna alla base.
L'esperimento è stato positivo, i locali ricorderanno a lungo questa visita inaspettata che non sarà l'ultima, mentre gli Alpini hanno riscoperto i muli, la loro forza e la loro utilità . Si preannuncia una lunga collaborazione, sulle montagne afgane.
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