
Leggendo l'intervento di redlion nella cartella del Quinto da montagna (in 33 avevi come sten il mio compagno di corso Bonollo, giusto?) mi è venuto in mente un episodio ricollegato al Ten. Unterkircher.
Il Ten Unterkircher era un eccellente sottocomandante di batteria.
Una sola volta l'ho visto sorridere, ecco la storia.
Anticipo che è il giorno in cui passai uno dei più brutti quarti d'ora della mia naia.
Ero ufficiale di picchetto, non so a chi diedi il cambio; beh, presi i colpi della beretta dallo smontante, li conto e ci sono tutti.
Li metto nella tasca dei pantaloni della mimetica e penso "dopo li metto nel caricatore"
Bene, comincio il servizio, su e giù come spesso succede, il Banelon è già arrivato, nessun problema; in un momento tranquillo prendo i colpi, li infilo nel caricatore e....
Manca un colpo.
In un microsecondo ho visto tutto nero, l'inferno, sono passato dallo scazzo per il servizio alla depressione più totale, nera, un malessere diffuso, una stretta alle budella, facevo fatica a respirare, ero un mostro deambulante; mi sono tastato la tasca della mimetica in cui avevo messo i colpi e....c'era un piccolo buco.
Mi sono autoinsultato per dieci minuti, non riuscivo a connettere, a ragionare; non sapevo cosa fare, era una storia troppo più grande di me.
Mi vedevo alla gogna nel piazzale alzabandiera, giravo col naso per terra come un segugio, rifacendo al contrario i percorsi che avevo fatto fino a quel momento, maledicendo la mia infinita coglioneria, la mia immane nipotaggine, la mia vergognosa approssimazione.
Niente, il colpo non lo trovavo nonostante avessi girato in lungo e in largo.
Comincio a pensare alle soluzioni, la prima delle quali era autodenunciarmi, la seconda era chiamare il Cata, Maresciallo Cataudella, che si sapeva che aveva dei colpi di un po' tutti calibri; solo che il Cata era della mia batteria e la sputtanata era assicurata ma sempre meglio dell'autodenuncia;
Chiamo il Cata.
Quel giorno non era in caserma.
E' panico.
Mi sento fottuto, sono fottuto, mi fotteranno.
Poi, inaspettatamente, suona il telefono: era Lorenzo Quaglierini, mio anziano di corso, bravissimo genovese, responsabile radio, conosceva molto bene Unterkircher:
- Ufficiale di Picchetto.
- Gian Luca.
- Si.
- Sono Lorenzo.
- Ciao. (quel ciao che significa "non sai che cosa mi sta succedendo, che c**** vuoi non mi puoi essere utile in NESSUN modo)
- Senti....quanti colpi hai nella Beretta?
E in quel momento ho capito tutto e ho avuto una illuminazione tipo Lourdes, stavo per mettermi in ginocchio: non so perchè e per come ma il mio vècio del 167 aveva il colpo e io ero ringiovanito di 50 anni in tre secondi.
- (fingendo clamorosamente) mmmm mah… dovrei averli tutti, perchè??
- Uno dei miei ragazzi, uscendo dal corpo di guardia ha trovato il colpo ed è venuto a portarmelo, controlla un po'.....
- IL TUO RAGAZZO DOVEVA PORTARLO A ME, * biiiiiip. Senti, ora li conto (come se non lo sapessi già ) e...........*biiiip me ne manca uno, è il mio.
- Adesso te lo porto, stordito di un pistro.
- Hai vinto duemila cene.
- Direi.
Passa il servizio, nelle ore non facevo che ripetermi “guarda deficiente d'un nipote, ti lamentavi perché ti avevano messo di picchetto, ti sei scagazzato nelle mutande per la tua idiozia e adesso sei felice; rifletti”.
Passa la notte, arriva il mattino, arriva il Banelon, mi svernicia per vibram sporchi (a suo dire, beninteso), io quasi gli rido in faccia tale era il mio disinteresse, tanto avevo tutti i colpi.
E poi arriva il cambio, il Ten Unteralpenkircher.
- Sono il montante.
- Buongiorno Signor tenente.
- (bestemmione) buonciorno un kazo, dimmi le nofità e andiamo in riserveta.
Riservetta, fra un improperio e l'altro arriviamo al momento fatidico, la consegna dei colpi.
- Tenente, se li vuole contare....
- **** ***** certo che li konto, ci sono tutti??
Sbianco, salivazione azzerata, groppo in gola.
- si…….cioè…..penso…. ecco....tenga.
- Sei proprio sikuro che ci sono tutti??
E in quell'attimo, il primo, unico, irripetibile, l'altoatesino Unterkircher mi ha sorriso e in quel sorriso c'era un mondo intero e in quel mondo c'era anche che non mi avrebbe sputtanato.
Dopo quel fatto, incredibile ma vero, si fermava a parlarmi, lui che era molto chiuso. Gli dicevo sempre:”Tenente deve venire in riviera da noi, lei con le tedesche è avvantaggiato, per lei è come tirare un calcio di rigore”.
Tirava un po' gli occhi di ghiaccio, nascosti dietro gli occhialini da intellettuale.
Ma quel sorriso in riservetta non gliel'ho più rivisto.
In tutti i servizi successivi, poi, spaccavo il capello in quattro, tale era lo spaghetto che avevo passato.
Avanti il prossimo
