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Ortigara

Tra il 10 e il 25 di giugno 1917 si consumava la battaglia sull'Ortigara.

Giù il parapetto delle trincee. Ecco i nostri petti saldi e compatti, che rimpiazzano le trincee. Ancora tre minuti. Via i reticolati! Eccoci pronti per la corsa alla gloria. Un bacio al Maggiore, un bacio agli altri ufficiali, un augurio; e gli aquilotti spiccano il volo. Ho come un fremito in tutta la persona... Cominciano a mitragliarci. Avanti, e la seconda ondata ci porta sotto i roccioni a pochi metri dai reticolati. Giù una seconda volta; giù fra i sassi; giù col capo fra i piedi di quelli che sono avanti, giù e fermi, anzi, rigidi, senza respiro. Il nostro corpo deve confondersi col granito. Il nostro destino è formare un piedistallo eterno alla grandezza della Patria. Intanto l'ondata di nebbia che aveva ricoperta la valle sparisce. Ecco il sole ed ecco i camminamenti non più ricoperti da zaini ma da cadaveri... Impossibile?! Tutto il bombardamento è stato vano? Le mitragliatrici in caverna! Le mitragliatrici in caverna sono intatte e falciano le nostre ondate... Qualcuno si agita, qualcuno tenta di alzarsi, qualcuno si strascina per tornare indietro, qualcuno ricade, qualcuno è nuovamente travolto, qualcuno tende invano le mani: le tende alla morte.

(da un racconto del Ten Don Luigi Sbaragli, Cappellano del Btg Sette Comuni)
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Abbadia
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...

scusate , ma non ho mail letto niente di piu' disgustosamente retorico, un autentico insulto a quei ragazzi morti sull'Ortigara e per di piu' scritto da un uomo di Dio.
Che il suo Dio lo perdoni !
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Federico
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Io invece lo trovo un pesantissimo atto di accusa verso l'azione e il come ed il perchè fu ideata e preparata, nonchè un attestato di profonda stima per chi vi partecipò, nonostante tutto e suo malgrado.

Ciao
Art. Federico
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scusate , ma non ho mail letto niente di piu' disgustosamente retorico, un autentico insulto a quei ragazzi morti sull'Ortigara e per di piu' scritto da un uomo di Dio.
L'ho inserito apposta. Potevo scegliere tra moltissimi testi e questo mi ha lasciato un po' ... così, diciamo, perplesso.
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Federico
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Ma voi lo prendete letteralmente?

No perchè io ho cercato di andare un po' più in là  e mi pare che il senso che l'autore voleva dare sia l'opposto di quello che, volutamente, ha dato nelle prime righe. La interpreterei in senso obliquo cioè.

Ad esempio: non notate il cambiamento di tono tra qui, dove è glorificante e tronfio:
Giù il parapetto delle trincee. Ecco i nostri petti saldi e compatti, che rimpiazzano le trincee. Ancora tre minuti. Via i reticolati! Eccoci pronti per la corsa alla gloria. Un bacio al Maggiore, un bacio agli altri ufficiali, un augurio; e gli aquilotti spiccano il volo. Ho come un fremito in tutta la persona... Cominciano a mitragliarci. Avanti, e la seconda ondata ci porta sotto i roccioni a pochi metri dai reticolati. Giù una seconda volta; giù fra i sassi; giù col capo fra i piedi di quelli che sono avanti, giù e fermi, anzi, rigidi, senza respiro. Il nostro corpo deve confondersi col granito. Il nostro destino è formare un piedistallo eterno alla grandezza della Patria. ...
segue poi il fulcro del pezzo postato da Axtolf, attorno al quale si attua il ribaltamento di tono del pezzo. E' piatto, scarno e telegrafico:
...Intanto l'ondata di nebbia che aveva ricoperta la valle sparisce. ...
Segue una constatazione di un dato di fatto, gelida e raggelante:
... Ecco il sole ed ecco i camminamenti non più ricoperti da zaini ma da cadaveri... ...
Si finisce con la descrizione di quello che è successo nella realtà , opposta alle intenzioni originarie e opposta nel tono usato. Qui è dapprima stupito, pare rivolto al lettore con la prima domanda, quasi a dire: non ci credi?! La spiegazione del perchè, esclamata in un'altra frase lapidaria, poi ripetuta quasi a confermare l'orrore della prima constatazione e lasciata in un orrifico sospeso (...) e si finisce con un'agghiacciante esposizione di ciò che accadde:
... Impossibile?! Tutto il bombardamento è stato vano? Le mitragliatrici in caverna! Le mitragliatrici in caverna sono intatte e falciano le nostre ondate... Qualcuno si agita, qualcuno tenta di alzarsi, qualcuno si strascina per tornare indietro, qualcuno ricade, qualcuno è nuovamente travolto, qualcuno tende invano le mani: le tende alla morte.
Ora: vista così io la trovo assolutamente magnifica nella sua tragicità . Non un insulto ma un atto d'amore. Non retorico ma disperato. Non tronfio ma accusatorio.

Ciao

Edit: corretto un errore di ortografia da fucilazione alle spalle :oops:
Ultima modifica di Federico il ven giu 15, 2007 7:29 am, modificato 2 volte in totale.
Art. Federico
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Quando si tratta di queste cose sono tremendamente terra terra......la cosa che mi fa male é che , secondo me , é l'esatto svolgersi degli avvenimenti...pompato da una retorica e senza assolutamente ironia.....
Abbiate pazienza...sento troppo il discorso delle stragi legali per accettare di leggere una cosa del genere .... senza provare disgusto.
Non riesco proprio materialmente a fare analisi e distinguo su quelle dieci righe....ma forse sono io che la vedo cosi'.....
E vedere chi l'ha scritto mi fa incazzare ancora di piu'....scusate ...
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Uhm...io per l'esame sto facendo una tesina sul rapporto tra uomo e montagna, inutile dire che gli Alpini e la loro storia saranno i protagonisti, in particolare mi occuperò della battaglia dell'Ortigara, che, devo dire la verità , prima conoscevo molto poco.
Se lo si interpreta come ha fatto Federico, il brano in questione secondo me può diventare una efficace sintesi di tutti e 15 i giorni in cui si è svolta quella carneficina...
La nostra patria per noi sono i villaggi, i nostri altari, le nostre tombe. La nostra patria è la nostra Fede, il nostro Re. Ma la loro patria che cos’è per loro? Voi lo capite? Loro l’hanno in testa, noi la sentiamo sotto i nostri piedi.
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si rammenta che se un battaglione tornava dall'assalto sotto l'80% di perdite veniva taccioato di scaso spirito combattivo, questo da prodi generali di allora.
La stessa cosa succedeva anche dai francesi,
tanto la guerra vera l'hanno fatta i contadini e operai
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Federico
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Era la guerra scientifica di allora.

Tutto calcolato: le mitragliatrici sparavano x colpi al minuto e ce n'erano y. Per conquistare la posizione nemica, posta ad una distanza si doveva percorrere una distanza certa allo scoperto e si sapeva che all'incirca ci si sarebbe messo z minuti di tempo.

Così sapevi (x per y per z) = k quante pallottole sarebbero state sparate contro di te nel tempo che ti serviva per arrivare alla trincea nemica.

La soluzione? Farci andare all'assalto un numero maggiore di uomini: qualcuno sarebbe arrivato vivo e pronto per l'a corpo a corpo nella trincea.

Al k potevi sottrarre delle stime su quanto la tua preparazione d'artiglieria avrebbe potuto nuocere al "peso di bordata" del nemico e comunque aggiustare il tutto secondo stime del caso/momento.

Ma la base della teoria era questa: far avanzare un numero di uomini maggiore di quello che i nemici sarebbero riusciti a far fuori nella terra di nessuno.

I primi a usare tattiche più moderne (cioè che risparmiassero gli uomini), usando la manovra furono i germanici.

Da qui poi discendeva il fatto segnalato da Cavalli: se ritornavi indietro con più del 20% della forza partita all'assalto, significava che ti eri nascosto al tiro nemico e quindi eri tacciato di viltà .

Ripeto: il badoglificio (© Luigi :D ) nostrano (ma quello Inglese e Francese era forse peggio) non aveva saputo inventarsi una tattica migliore di questa.

Ciao
Art. Federico
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Federico ha scritto: La soluzione? Farci andare all'assalto un numero maggiore di uomini: qualcuno sarebbe arrivato vivo e pronto per l'a corpo a corpo nella trincea.
La presa di quota 2.105 dell'Ortigara, novant'anni oggi, è la controprova di tutto ciò.

Ottima preparazione di artiglieria, buon coordinamento fra questa e lo scatto delle fanterie, e la cima venne presa con scarse perdite, quando pochi giorni prima le cose erano andare come descritto dalle parole del Tenente Sbaragli (che, a margine, osservo essere uomo di un secolo fa, non di oggi. E comunque c'era lui lassù, fra le rocce ed il piombo).
Poichè si parla di guerra e non di videogiochi, è utile non dimenticare che la riuscita dell'attacco delle quattro colonne della 52^ divisione significò la pressochè totale distruzione del II/4° Kaiserjà¤ger.

Ma chiunque abbia visitato la regione è cosciente di come, se per gli austriaci la presa di quella posizione fosse un arrivo, per gli italiani poteva essere solo una partenza, per quanto buona. E invece no, a obiettivo raggiunto ci si ferma lì, e quelli che per intuito comprendono e tentano di andare avanti sono richiamati indietro.
Da qui la tragedia del 25 giugno.

"Sulla pietraia sinistramente illuminata dalle vampe dei lanciafiamme e dai bagliori degli scoppi, tra urla e invocazioni, si fondono rabbia e terrore, valore e disperazione. Al vertice dell'umana sofferenza si consuma il sacrificio delle truppe italiane in linea sull'Ortigara.
I rari alpini e artiglieri superstiti
[nota: il testo venne scritto all'inizio degli anni '70] che ancora è dato incontrare conservano di quei minuti un ricordo confuso, che molto risente dell'atmosfera di tregenda in cui precipitarono repentinamente come se un'infernale voragine li avesse inghiottiti..."
(da Gianni Pieropan, "Ortigara 1917. Il sacrificio della 6^ Armata")

Proprio nei giorni in cui si consuma la tragedia dell'Ortigara, in altra zona dell'Altopiano si mette in luce il comandante della 29^ divisione di fanteria, Generale Enrico Caviglia. Avuto il comando di un corpo d'armata poco dopo, si comporterà  ottimamente nella battaglia della Bainsizza, poi ancora a Caporetto, ed infine sarà  il vincitore di Vittorio Veneto.
Nei giorni oscuri dell'ottobre '17 la sua azione si incrocierà  con quella di Badoglio, visto che fu solo grazie al suo operato che il corpo d'armata di quest'ultimo verrà  almeno in parte portato in salvo, praticamente sfilandolo dalle mani del suo inetto comandante.
Ma naturalmente il punto più alto nella carriera militare non spetterà  al primo, ma a quest'ultimo, che Montanelli - confermando così le sue scarse qualità  di storico - descriverà  in seguito come uno dei meno peggiori fra i generali italiani, che nelle armate tedesche sarebbe potuto arrivare perfino al grado di colonnello.
Evidentemente, oltre a quello italiano, non conosceva nemmeno quello tedesco, di esercito.

"... Qui non vi è pietra non sacrata dal crisma del sangue; non vi è roccia che sulle lastre più sensibili non abbia fissata l'ombra di esseri che volavano e non avevano ali; vere api di acciaio e di terra, attratte non da un pulviscolo di fiori e di sole, ma da un velo di piombo più fitto della neve, tessuto da una scienza asservita ad un sinistro disegno di universale distruzione. Una tomba sola, ma agitata, ma vivente!
E piena di ribelli alle tre spanne di terra che la pietà  nostra vi pose. Sono decisi a dirigere la vita. Per diritto divino! Per chiodare noi dell'angusta bara della nostra indegnità  se la volontà  dei morti non sarà  fatta sulla terra, così come Dio volle nel cielo...
Chi rifiuta di morire per vivere, muore per indegnità  di vivere! È la stessa solitudine quassù, è lo stesso silenzio. Solo qui potevamo celebrare il nostro rito di passione. Qui dove tutto è stato dato e nulla è stato chiesto.

Alpini! Superstiti sbandati del gregge di morti! Sentite! Da l'Ortigara abbiamo cominciato la glorificazione del sacrificio alpino. Perché l'Ortigara non è una sconfitta. Lo fu per chi vide dal basso e da vicino; e l'oggetto troppo addossato a l'occhio ostruisce, accieca. Lo fu come episodio; come momento isolato di un fatto immenso. Non lo è più nell' oggi che non tramonta, nel tessuto definitivo della civiltà . Dove il cronista segnava disfatta e supplicava oblio, Colui che vede dall'alto pronunciò: "Vittoria!" e scrisse, primo: "Per non dimenticare".
Maledetto chi gioca con la parola, con la metafora tronfia e teatrale.
Maledetto chi tenta di strozzare, sia pure con cordoni d'oro, la verità .
Maledetto chi costruisce castelli di frasi su la grande tomba.
Ma l'Ortigara non è una sconfitta. Non vi è sconfitta se non quando qualcosa di umano è stato smarrito, impoverito, soppresso. La notte alpina non conosce questa oscurità  perché ignora il disonore. Per sedici giorni tenemmo testa all'inferno!...

Per sedici giorni strisciammo sul ferro e nel fango le nostre carni sbrindellate, rodendo il pane sul ventre dei morti, respirando il loro alito, attirati sempre più in alto, verso le spire più strette, verso il rogo infinito... L'Ortigara non è un ammazzatoio di pecore, è un altare di anime. L'Ortigara ha un senso umano, un perché il cui limite è l'infinito! Per questo l'Ortigara non è una sconfitta! È l'ossessione alpina: meglio ultima sentinella dell'Ortigara che primo vincitore dovunque! [...]"

(dall'allocuzione che don Giulio Bevilaqua, già  Tenente del Monte Stelvio, tenne nel 1920 in occasione del primo convegno-congresso della neonata Associazione Nazionale Alpini).

"È l'ossessione alpina: meglio ultima sentinella dell'Ortigara che primo vincitore dovunque!"
Per ricordare uomini di tale tempra, non abbiamo trovato di meglio che cancellare il IV novembre.
Che Dio abbia pietà  di noi.
Mandi.
Luigi

P.S.: aggiunta del 24 giugno.
Nella foto, pur sgranata, una vaga idea di cosa dovessero affrontare gli alpini della 52^ divisione solo per quanto riguarda la natura.
Poi, ovviamente, c'erano gli austriaci.
Allegati
Da quota 2.105 del M.te Ortigara
Da quota 2.105 del M.te Ortigara
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"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)


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Gian Luca
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Qualcuno è andato su domenica scorsa?
E siccome aveva un fisico forte, ed era alto e ben fatto, lo assegnarono all'artiglieria alpina... (M. Rigoni Stern)
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Gian Luca
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Non vedo neanche un mezzo articolo sul portale ANA :cry:

Comunque segnalo un libro appena acquistato, del maggio di quest'anno:

Pozzato - Volpato - Dal Molin
NEMICI SULL'ORTIGARA
La verità  sulla battaglia a novant'anni dalla sua conclusione

Introduzione di A. Massignani
Editore Itinera Progetti
€ 22,00
con album fotografico di oltre 100 pagine - diverse fotografie indedite - che da solo vale il prezzo del libro.
E siccome aveva un fisico forte, ed era alto e ben fatto, lo assegnarono all'artiglieria alpina... (M. Rigoni Stern)
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Giamberto
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E' vero nessun articolo, solamente due video della giornata.

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Sono un po' lenti su ANA.it a pubblicare certi eventi, forse non gli arrivano le segnalazioni in tempo.

Mi ripropongo ogni anno di partecipare, ma ogni volta c'è qualche menata.
Dovrei imparare a venire sull'Ortigara e saltare l'adunata tanto per inziare.
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Non vedo neanche un mezzo articolo sul portale ANA
Adesso si che rimango perplesso. C'è una paginetta sul pellegrinaggio in Adamello ma sull'Ortigara ancora nulla. Bizzarro
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