«Herr Offizir, ich bin ein Mussolinijugend. Ich bin krank» [translation?]
Dovrebbe essere qualcosa del tipo "Signor ufficiale, faccio parte della Gioventù fascista [qui "mussoliniana", presumo sulla falsariga della Hitlerjugend per meglio spiegarsi al tenente tedesco]. Sono malato"
Correzioni gradite.
Si, la traduzione è esatta.
Un errore invece è presente nel testo in tedesco: non Offizir ma Offizier.
Ricollegandomi all'ultimo messaggio d Jolly, devo dire che il discorso del Presidente Napolitano del 10/02 è stato eccezzionale. Oserei dire paradigmatico. Una persona poco informata, ascoltandolo, avrebbe di sicuro pensato che, criticando le posizioni negazioniste dell'esodo e dei massacri, nonché i responsabili di questi ultimi, egli stesse parlando di qualche marziano, di qualcuno altro da sé stesso.
Invece lui, allora, faceva parte di quella nomenklatura del PCI che mandava i suoi iscritti a sputare e a tirar sassi addosso a quella povera gente e che, soprattutto, si sentiva ideologicamente vicina ai massacrtaori del Carso.
Egli parlava e facendolo accusava ideologie e politiche che erano le sue, senza mai chiamare le cose col loro nome, come seu il suo partito e la direzione dello stesso non abbiano avuto in queste vicende atteggiamenti che definire equivoci è fare, nel contempo, un ingiustizia alla storia e ai morti.
Davvero, lo ripeto: il discorso del Prez andrebbe stampato e distribuito a tutti nelle scuole.
(ANSA)
ROMA - "Abbiamo preso contatto con il primo ministro croato per esprimere il nostro sdegno per queste parole assolutamente ingiustificate". Lo ha detto Romano Prodi questa mattina a Calcutta interpellato sulla crisi apertasi tra Italia e Croazia dopo le parole di ieri del presidente della repubblica croato Stipe Mesic che accusava il presidente Napolitano, tra le altre cose, di "razzismo e revanscismo". Il presidente del Consiglio ha definito l'intervento croato un colpo basso, "quasi un colpo a sorpresa". Il premier, dopo aver annunciato che è stato già espresso al primo ministro croato lo "sdegno" dell'Italia, ha sottolineato che le parole del presidente della repubblica croato sono "assolutamente ingiustificate" anche perché "arrivano dopo un periodo di grande collaborazione dell'Italia con la Croazia". Il presidente del Consiglio ha ricordato di essersi personalmente speso nei mesi scorsi per aiutare la Croazia nel suo cammino di adesione verso l'Unione Europea. Una ragione in più quindi per essere "rimasto stupito per le parole del presidente della repubblica croata che, tra l'altro, non corrispondono allo spirito del popolo croato".
ANNULLATA MISSIONE CRAXI IN CROAZIA
Il sottosegretario al ministero per gli Affari Esteri Vittorio Craxi informa che la sua missione in Croazia prevista per la giornata di mercoledì è stata annullata su disposizione del ministro degli Affari Esteri Massimo D'Alema.
FOIBE: D'ALEMA; DA MESIC UNA REAZIONE IMMOTIVATA
Giorgio Napolitano è il presidente dell' Italia "democratica e antifascista" che ha "fatto i conti con il suo passato" e le sue parole riconoscono una "verità storica". Come Stipe Mesic "dovrebbe sapere". Massimo D'Alema pesa le parole con attenzione, ma sono parole chiare, nette che non prestano il fianco a equivoci quelle che pronuncia per schierarsi con forza al fianco del Capo dello Stato accusato dal presidente croato di "razzismo, revanscismo e revisionismo" per le sue parole di sabato sulle foibe. Quella croata è una reazione "immotivata che stupisce e addolora", dice il titolare della Farnesina ricevendo, a sua volta, l'immediato riconoscimento del presidente della Repubblica, con il Quirinale che fa sapere in tempo reale che Napolitano condivide "pienamente" le valutazioni di D'Alema. Intanto il capo della diplomazia italiana ha convocato per alla Farnesina l'ambasciatore di Zagabria in Italia ed è chiaro, al di là del formale auspicio che, malgrado le inopportune dichiarazioni del Presidente Mesic, Italia e Croazia possano proseguire sulla strada del dialogo e della collaborazione per rafforzare il rapporto bilaterale e risolvere con spirito costruttivo i problemi ancora in sospeso, il barometro delle relazioni tra Italia e Croazia si è spostato verso il temporale. E' il solito pomeriggio grigio a Bruxelles, quando D'Alema incontra i giornalisti in un pausa dei lavori della riunione dei ministri degli esteri Ue. Iran, Kosovo e Afghanistan sono nell'agenda. Ma le agenzie hanno appena rilanciato una dichiarazione quanto meno sorprendente del presidente croato che si dice "costernato" dalle dichiarazioni del presidente Giorgio Napolitano in occasione della Giornata del Ricordo delle Foibe e dell'Esodo "nelle quali - dice Mesic - è impossibile non intravedere elementi di aperto razzismo, revisionismo storico e revanscismo politico". Siamo chiaramente al di là di ogni possibile immaginazione per un Paese, come l'Italia, che si sta spendendo molto per la Croazia in sede europea spingendo per un'accelerazione dei tempi di avvicinamento di Zagabria all' Europa e ricevendone in cambio dichiarazioni come quella di ieri. Il titolare della Farnesina usa, quindi e necessariamente, parole chiare, formalmente ineccepibili, ma molto pesanti nella sostanza. "Credo - dice D'Alema - che ciò che ha detto Napolitano, e che ha raccolto l'unanime consenso delle forze politiche italiane, vadano innanzitutto nel senso del riconoscimento della verità storica". La reazione di Mesic è quindi "tanto più sorprendente perché non coglie il significato vero delle parole di Napolitano", spiega ancora il capo della diplomazia italiana perché "l' Italia democratica ha più volte riconosciuto ciò che il fascismo ha fatto nella ex Jugoslavia. E' un grande Paese, l'Italia, che ha denunciato gli orrori del regime fascista nei Balcani e ha condannato l'occupazione fascista" in quel Paese. D'altro canto, "come anche il presidente croato dovrebbe sapere, molti degli uomini che hanno poi dato vita alle forze politiche del nostro Paese, hanno combattuto a fianco dei partigiani jugoslavi a contro l'occupazione nazi-fascista". Insomma, una piccola lezione di storia, in pillole, ai croati. Napolitano, ripete D'Alema, è "il presidente dell'Italia democratica e antifascista che ha fatto i conti con il suo passato e che, allo stesso tempo, sente il bisogno di dire la verità storica anche sulle vittime innocenti italiane che vi furono in quel tragico momento conclusivo della guerra e dell' immediato dopoguerra". E il riconoscimento di questa verità storica è "una condizione", dice D'Alema, per un processo pieno di riconciliazioné. Come dire, l' Italia tende ancora la mano e non rinuncia al dialogo, ma la storia è una sola.
Lo scorso anno il Presidente Ciampi volle che si svolgesse qui la prima cerimonia di conferimento della medaglia del "Giorno del Ricordo" a famigliari delle vittime - come recita la legge dell'aprile 2004 - "delle foibe, dell'esodo e della più complessiva vicenda del confine orientale". Raccolgo l'esempio del mio predecessore a conferma del dovere che le istituzioni della Repubblica sentono come proprio, a tutti i livelli, di un riconoscimento troppo a lungo mancato. Nell'ascoltare le motivazioni che hanno questa mattina preceduto la consegna delle medaglie, abbiamo tutti potuto ripercorrere la tragedia di migliaia e migliaia di famiglie, i cui cari furono imprigionati, uccisi, gettati nelle foibe. E suscitano particolare impressione ed emozione le parole : "da allora non si ebbero di lui più notizie", "verosimilmente" fucilato, o infoibato. Fu la vicenda degli scomparsi nel nulla e dei morti rimasti insepolti.
Una miriade di tragedie e di orrori ; e una tragedia collettiva, quella dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, quella dunque di un intero popolo. A voi che siete figli di quella dura storia, voglio ancora dire, a nome di tutto il paese, una parola di affettuosa vicinanza e solidarietà .
Da un certo numero di anni a questa parte si sono intensificate le ricerche e le riflessioni degli storici sulle vicende cui è dedicato il "Giorno del Ricordo" : e si deve certamente farne tesoro per diffondere una memoria che ha già rischiato di esser cancellata, per trasmetterla alle generazioni più giovani, nello spirito della stessa legge del 2004. Così, si è scritto, in uno sforzo di analisi più distaccata, che già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento" della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica".
Quel che si può dire di certo è che si consumò - nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe - una delle barbarie del secolo scorso. Perché nel Novecento - l'ho ricordato proprio qui in altra, storica e pesante ricorrenza (il "Giorno della Shoah") - si intrecciarono in Europa cultura e barbarie. E non bisogna mai smarrire consapevolezza di ciò nel valorizzare i tratti più nobili della nostra tradizione storica e nel consolidare i lineamenti di civiltà , di pace, di libertà , di tolleranza, di solidarietà della nuova Europa che stiamo da oltre cinquant'anni costruendo. E' un'Europa nata dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espressosi nella guerra fascista a quello espressosi nell'ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia, un'Europa che esclude naturalmente anche ogni revanscismo..
Il caro amico Professor Paolo Barbi - figura esemplare di rappresentante di quelle terre, di quelle popolazioni e delle loro sofferenze - ha mirabilmente ripercorso la sua esperienza : specie quando ha parlato del "sogno" e del progetto europeo in cui egli ed altri cercarono in modo illuminato il risarcimento e il riscatto oltre l'incubo del passato e l'amarezza del silenzio.
Ed è giusto quel che egli ha detto : va ricordato l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l'odissea dell'esodo, e del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell'Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale. E va ricordata - torno alle parole del Professor Barbi - la "congiura del silenzio", "la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell'oblio".
Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali.
Oggi che in Italia abbiamo posto fine a un non giustificabile silenzio, e che siamo impegnati in Europa a riconoscere nella Slovenia un amichevole partner e nella Croazia un nuovo candidato all'ingresso nell'Unione, dobbiamo tuttavia ripetere con forza che dovunque, in seno al popolo italiano come nei rapporti tra i popoli, parte della riconciliazione, che fermamente vogliamo, è la verità . E quello del "Giorno del Ricordo" è precisamente, cari amici, un solenne impegno di ristabilimento della verità .
Sono senza parole per incapacità mia e per il groppo in gola che mi è venuto.
L'amicizia con triestini e parenti di esuli mi rende ancora più partecipe di sempre al loro dolore, soprattutto dopo le parole di Jolly anche perché non ho mai avuto il coraggio di chiedere tante spiegazioni a questi amici.
Esprimo naturalmente tutta la mia riprovazione per le parole del presidente croato, assolutamente inqualificabili.
Ten. Francesco Papi
5° a. mon.
Gr. Bergamo
32^ btr.
per la cronaca: in croazia un cittadino italiano NON può comperare immobili!
e poi vogliono entrare in europa!
dalla levatura dei politici nostrani non ci può aspettare di meglio!
La Max Trid.
EX Gran Maestro delle Fortificazioni
(riciclato NATO)
Memento Audere Semper
Federico ha scritto:
Invece lui, allora, faceva parte di quella nomenklatura del PCI che mandava i suoi iscritti a sputare e a tirar sassi addosso a quella povera gente e che, soprattutto, si sentiva ideologicamente vicina ai massacrtaori del Carso.
Egli parlava e facendolo accusava ideologie e politiche che erano le sue, senza mai chiamare le cose col loro nome, come seu il suo partito e la direzione dello stesso non abbiano avuto in queste vicende atteggiamenti che definire equivoci è fare, nel contempo, un ingiustizia alla storia e ai morti.
Davvero, lo ripeto: il discorso del Prez andrebbe stampato e distribuito a tutti nelle scuole.
Titolo: IPOCRISIA.
Ciao
concordo.
Napolitano ha abilmente spostato le responsabilita' su un generico "odio etnico" (in questo caso accusando semplicemente i popoli slavi) senza preoccuparsi di indicare i reali responsabili politici delle omertose omissioni.
Andreotti, piu' cauto, ha fatto ben capire anche in passato che il silenzio sulle foibe era servito a coprire anche le responsabilita' dei crimini commessi dal regio esercito nei balcani (ad esempio la yugoslavia richiese l'estradizione di una quarantina di criminali di guerra Italiani che naturalmente non furono mai consegnati...).
Se si fosse trattato di reale "pulizia etnica", allora non si spiega come mai in una citta' come Trieste (occupata dalle truppe titine) non fossero perpetrati sistematici massacri di tutti gli italiani ivin residenti (la maggioranza).
Inoltre colgo l'occasione per segnalare una curiosita' in merito alle foibe: 2 sono le foibe presenti ufficialmente sul territorio italiano: La ben nota Foiba di Basovizza e La Foiba di Monrupino (numero di catasto grotte VG 149). Ambedue sono state dichiarate monumento, con tanto di lapide ed epitaffi, sebbene la seconda (Foiba di Monrupino) non sia stata utilizzata per compiere eccidi, bensi' piuttosto come fossa comune per disfarsi di alcune centinaia di soldati caduti tedeschi morti nelle ultime battaglie attoreno a Trieste. La cavita' e' stata in seguito visitata e svuotata del suo contenuto (i cadaveri dei tedeschi furono trasferiti a Costermano sul Garda) , quindi l'azione fu documentata e non vennero trovati resti di civili...come si spiega dunque la presenza di un monumento dedicato alle "vittime innocenti barbaramente trucidate" in quel luogo?
E questo senza nulla togliere alla sofferenza di chi ha dovuto abbandonare la propria terra o perdere i cari.
Ogniqualvolta si riaccendono le polemiche sulle foibe e i balletti sulle stime dei numeri di trucidati in esse contenute, non posso fare a meno di chiedermi perche' non si esplori dette cavita' con tecniche forensiche, cercando di verificarne il contenuto e, possibilmente identificandone le vittime (dette ricerche sono tecnicamente possibili, ad es. in Slovenia). Si potrebbe cosi' soddisfare la logorante ricerca di qualche parente e fare luce su questi fatti. La mia impressione e' che l'argomento sia troppo appetitoso per alcune frange politiche che amano adoperarlo per il proprio tornaconto, e qualsiasi operazione di verita' in merito (che potrebbe sminuirne l'importanza)sia evitata. Altrimenti non si spiega perche' proprio coloro che a gran voce invocano chiarezza e verita' si rifiutano di andare a fondo all'argomento.
Saro' probabilmente in controtendenza, ma credo che l'aspetto storico debba essere valutato.
Lasciamo stare i nostri morti.
Non inventiamo ricerche, magari poi commissioni d'inchiesta e parlamentari.
La storia ha oramai già detto tutto compresi i numeri, lasciamo perdere chi blatera come l'innominabile ospite di Ferrara di qualche settimana fa'.
Esiste un'ampia documentazione storica, politica e memorialistica che da' piena luce alla vicenda, ai suoi responsabili occulti e palesi.
Stabilire che le vittime furono diecimila anzichè cinquemila non cambia i termini della questione.
Chi sono stati gli attori e le vittime ben lo sappiamo, e lo sappiamo sin dal primo giorno, c'è chi ha avuto il tornaconto di tacere, arrivare fino ad oggi ed improvvisamente svegliarsi meravigliato dello scempio accaduto.
C'è chi invece ha cercato di parlare e gli è stata fatta terra bruciata intorno, ricordi e memorie editi in tiratura limitata da piccolo editori e quindi forzatamente rimaste nell'ambito ristretto dei profughi, assoluto disinteresse dei media e quindi anche "morte civile" per le vittime infoibate od esuli.
Sono negli ultimi anni il crollo delle ideologie ha permesso studi approfonditi, corretti ed onesti da parte di firme importanti e popolari.
E quindi ecco i libri di Petacco e di Oliva, ma se leggete i loro riferimenti e le loro bibliografie vi accorgerete quanto già era stato detto in silenzio.
E non ci meravigliamo della lapide di Monrupino, l'Italia è piena di falsi storici confezionati ad uso del momento.
Ed infine, anche se magari sarò criticato, un'ultima considerazione.
Da 60 anni la destra viene incolpata di aver tenuta viva e presente la tragedia delle foibe e dell'esodo per puro tornaconto politico ..... e quindi giù dagli a questa destra utilitaristica!
Ma perchè il centro e la sinistra standosene zitte non hanno fatto anche loro del tornaconto politico sulla pelle degli istriani?
Anzi di più perchè li hanno vilipesi anche quando erano profughi nella loro Patria.
Senza voler parteggiare per gli uni o per gli altri, almeno l'operato della destra ha permesso di tenere in vita questo problema ed ha permesso quindi oggi di riconoscere gli errori del passato.
Altrimenti se nessuna voce si fosse levata oggi degli istriani e della loro sorte ancor meno si saprebbe e non ne sarebbe rimasta memoria alcuna se non di un fatto fastidioso da dimenticare.
mi trovi pienamente daccordo sul fatto che la sinistra abbia commesso un grosso errore (consapevolmente o no) nel non affrontare le proprie responsabilita' e scheletri nell'armadio.
Non sono invece daccordo che i fatti abbiano ricevuto la giusta esposizione al pubblico. Vi e' ancora molta ignoranza e semplificazione. Lo deduco dal semplice fatto che persino le piu' alte cariche dello stato(l'ultimo e' stato Napolitano) se ne escano con spropositi tipo "pulizia etnica", "espansionismo etnico" "odio razziale dei slavi nei confronti degli italiani" etc..etc... Tesi che non stanno in piedi (ma fanno facile presa data la loro carica populistica),dato che gli eccidi effettuati in quelle zone furono principalmente di carattere politico (tralasciando i casi di vendetta personale). Prova ne sono le ben piu' numerose foibe e fosse comuni in territorio jugoslavo (ora croato e sloveno) contenenti principalmente sloveni e croati che semplicemente non si allineavano con l'ideologia del regime di Tito.
E' vero, il crollo delle ideologie ha permesso studi piu' approfonditi in merito, ma curiosamente questi studi non vengono presi in considerazione (almeno in Italia). Vuoi un esempio? Nel 2000, se non vado errato una commissione di storici mista (italiani, croati e sloveni) ha affrontato la tematica confrontando dati, documenti di archivio e testimonianze accreditate, quindi producendo uno studio con tutti i crismi del metodo storico. Ma dato che i risultati non sono cosi' eclatanti come le tesi dei 10.000 no piu' infoibati, tali informazioni vengono accuratamente evitate.
Meglio affidarsi all'emozionalita' di un Petacco, o magari preparare una fiction sullo stile "un cuore nel pozzo", tanto sponsorizzata dall'allora ministro delle telecomunicazioni Gasparri, che tanto amava riempirsi la bocca dei spropositi sopra citati, piuttosto che preparare magari un documentario serio...
Dico cio' perche' anch'io ho parenti e conoscenti che in diversa misura hanno vissuto quelle tragiche vicende (alcuni hanno addirittura scelto di rimanere in Istria, scegliendo di accettare l'incerto futuro). In maggioranza sono concordi nel definirsi istriani, piuttosto che Italiani, sottolineando come l'essere istriani significhi un miscuglio culturale che comprende anche l'influenza "slava"piuttosto che un purismo di razza "italianissima".
per quel che riguarda le ricerche, secondo me andrebbero fatte. Non vedo perche' si debba temere la verita' dato che nelle grotte i resti animali ed umani a volte si conservano sorprendemente bene.
peraltro lo stabilisce anche la legge italiana(ma sappiamo come funziona l'interpretazione delle leggi..)..prova a dichiarare di avere una fossa comune in giardino e vedi un po' se non te lo rivoltano come un calzino.
Dato che si discute molto sul come presentare la faccenda nei libri di scuola, non trovi che sarebbe utile uscirsene con qualcosa di serio (nelle fonti a disposizione si trova di tutto ed il contrario di tutto)?
Il Presidente Napolitano non credo se ne sia uscito con “spropositi” quanto abbia coscientemente detto quelle cose perchè il suo era un intervento politico/diplomatico e non storico.
Detto brutalmente avrebbe dovuto altrimenti sputare nel piatto dove ha mangiato.
In Istria si trattò di un'operazione di “pulizia politico/nazionalistica” con il ben preciso scopo di far fuori le “strutture portanti” dell'italianità nella regione.
Il tutto per le mire espansionistiche del nazionalcomunismo locale, assecondato fino alla “strappo” da Mosca dalla dirigenza comunista italiana di Togliatti e compagni (che solo dopo l'uscita di Tito dal Comintern si accorsero che lì era Italia).
Il massiccio esodo fu tutto sommato una sconfitta anche per i titini, che pensavano che una volta messi a tacere i leader o le personalità più legate all'Italia, il resto della popolazione si sarebbe sottomessa ai loro voleri.
Il documento italo/sloveno del 2000 e rimasto nel limbo, mi sembra anch'esso un documento essenzialmente storico/diplomatico che tende a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, a parer mio ingigantendo oltremisura le pur conosciute “colpe” italiane.
Per quanto riguarda Petacco basta comparare il suo testo a quelli di Oliva, esaminare la bibliografia di riferimento di entrambi e trarne le conclusioni. Un'analisi attenta delle fonti, del modo di scrivere, di porre maggiore o minore attenzione su certe cose e su certi particolari consentono di arrivare ad avere un quadro generale il più imparziale possibile, non dobbiamo leggere a memoria o solo perchè quell'autore o quell'altro sono più vicini al nostro pensiero od alle nostre inclinazioni.
Per quanto riguarda invece le fiction aspettiamo che arrivi Caruso (Alfio) a scrivere la sceneggiatura, visto le “belle” prove su Cefalonia e la Russia.
Sulle ricerche e riesumazioni resto dell'idea che siano inutili ulteriori ricerche, non si tratta di cercare prove certe di qualche delitto o di qualche mistero, queste prove ci sono già per chi ha l'onestà intellettuale di capire e comprendere quel periodo, quegli anni.
A questo punto della storia si tratta solo di spiegare ed insegnare a chi questi fatti non conosce e soprattutto ai giovani cosa è successo e perchè è successo.
Soprattutto spiegare perchè in Italia fino a ieri non si è voluto deliberatamente spiegare.
Qualche anno fa' l'insegnante di mia figlia alle superiori organizzò una conferenza sull'argomento e venne duramente contestata e censurata dai suoi colleghi di altro pensiero.
E' questo che dobbiamo combattere, inutile andare a fare la conta dei morti.