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BAGHDAD - Cadono, assieme al regime di Baghdad, i suoi simboli. E' stata buttata giu' dalla folla la statua di Saddam Hussein in piazza al Ferdous. Gli americani sono nel centro della citta' ma la guerra non e' finita, avverte il segretario alla Difesa Usa Rumsfeld. E soprattutto nessuno sa che fine abbia fatto Saddam Hussein.

CADONO BAGHDAD E STATUA SADDAM - Scene di giubilo nella capitale, ma anche nel Nord Iraq. Le tv mostrano gruppi di iracheni che tentano di abbattono una gigantografia e una statua di Saddam. Quest'ultima cade solo con l'intervento dei carri armati americani che pattugliano la citta' e stazionano anche davanti all'Hotel Palestine. Quando la statua di Saddam Hussein e' crollata, la folla si e' scatenata e ha cominciato a colpirla con sassi e bastoni. I Marines hanno occupato anche il quartier generale della polizia segreta. In fiamme numerosi edifici, tra cui il ministero delle Finanze.

COMANDO USA: CONTROLLIAMO LA MAGGIOR PARTE DI BAGHDAD - In contemporanea, un comandante Usa ha detto che le forze americane controllano la maggior parte di Baghdad. Il generale Buford Blount, comandante della terza divisione di fanteria, ha detto che ''non tutte le aree di Baghdad sono sicure, ma la parte centrale della citta', il cuore della citta' e' sicuro''.

CENTCOM: PRESTO PER CELEBRARE - Intanto, nella capitale si continuano a udire colpi di cannone e si sentono rumori di combattimenti dal quartiere di Mansur, sulla riva ovest del Tigri. Da un punto di vista strategico - ha detto una portavoce del comando centrale in Qatar - ''il regime ha perso il controllo di Baghdad''. La capitale irachena e' caduta e 'gran parte dell'Iraq e' ora libero dall'oppressione', ma il gen. Vincent Brooks avverte che restano ancora 'sacche di resistenza' nella città  e nel nord. Le immagini televisive da Baghdad ''sono belle scene'', ma e' ancora ''troppo presto per celebrare'': lo ha detto un portavoce del Comando centrale: 'Abbiamo ancora molto lavoro da fare''.

BAGHDAD, NEGLI OSPEDALI ARRIVANO 100 FERITI ALL'ORA - Lo ha detto un medico iracheno spiegando alla tv tedesca N-tv che il personale sanitario e' in servizio 24 ore su 24 e che spesso arrivano persone che hanno perso tutto, casa e parenti. E' morto il delegato canadese della Croce rossa (Cicr) scomparso ieri a Baghdad dopo che il suo veicolo era stato colpito da colpi di armi da fuoco in un quartiere orientale.
09/04/2003 20:35 ANSA
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jolly46
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Scene di giubilo da Bagdad ed in tutto il mondo per la conquista del centro della città  da parte degli Americani.
Il bagno di sangue casa per casa non c'è stato (personalmente penso che c'è da stare ancora abbastanza attenti, manipoli di fanatici sono certamente ancora in giro sebbene non in grado di influire sul corso delle vicende), anzi mi pare che i cittadini di Bagdad e delle altre città  abbiano tirato un bel sospiro di sollievo (ho visto delle immagini fotocopia del 25 luglio 1943).
Ora siamo tutti contenti che finalmente gli iraqeni si siano liberati del "tiranno" di turno (ho anche notato un improvviso "cambiamento" di tono delle cronache di alcuni "corrispondenti di guerra").
Passando oltre alle discussioni fatte sinora pro e contro guerra, pongo una domanda a coloro che su questa guerra avevano una posizione diversa dalla mia: ma siete veramente convinti che, invece di scegliere l'opzione guerra, ma continuando a discutere con Saddam si fosse trovata una via d'uscita per evitare questa guerra? E Saddam, in base alle sue convinzioni ampiamente verificate negli anni, avrebbe ceduto ad una mera trattativa diplomatica? O avrebbe più facilmente continuato a prendere in giro tutti, ad iniziare dai suoi sfortunati "sudditi", e continuato a farsi i comodacci suoi e dei suoi fedeli accoliti?
Io resto convinto che queste persone cedano solo di fronte ad una "forza" superiore alla loro, dei bei discorsi non gliene importa nulla.
E se fosse rimasto sul trono ancora per anni grazie alle "trattative" che avrebbe abilmente dilatato nel tempo, quanto avrebbe sofferto la gente a lui sottomessa? In misura maggiore o minore di quello che ha dovuto soffrire in questa guerra?
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Mauro
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Ho visto ora in TV la statua che hanno fatto cadere...aspetto che venga trovato il topolino, e poi sarò più tranquillo. Ma non voleva sconfiggere il nemico fino all'ultimo? E' proprio Salam....prima dice dice e poi scappa....a volte è vero, bisogna essere scienziati per capire certe cose. :?:
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Ho sentito anch'io queste notizie in Tv ma sono convinto che il difficile sia adesso, realizzare un nuovo mondo politico.

La gente esulta perche' si e' liberata di un dittatore che temeva moltissimo e non penso sia facile intervenire politicamente adesso sopratutto alla luce del fatto che ognuno di loro possiede un'arma e la carestia sta regnando sovrana.

I motivi di questa guerra?
beh, onestamente dopo aver visto esultare la popolazione irachena non mi interessano + di tanto, sono contento per loro anche se, come ho detto prima, sara' difficilissimo.

A proposito............tanto per fare un po' di polemica........dove sono quelli che manistano per strada.........


Ps: La cosa che mi fa + paura e' che a mio avviso molti pensano che ormai il + sia fatto.....brrrrr che brividi
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Hellis
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Che la guerra fosse già  vinta in partenza lo sapevamo tutti.
Per fortuna, vedendo le scene in televisione, penso e spero di essermi sbagliato circa l'opnione irachena verso questa guerra.
Però bisogna prestare attenzione, i media sono media nel bene e nel male.
Le difficoltà  inizieranno ora ragazzi. Come si porranno gli americani? da conquistatori o da tutori? si riuscirà  a creare veramente un nuovo stato democratico e veramente libero in mano agli iracheni?
Le brutture della dittaura e della guerra appartengono oramai al passato. Qualcuno porterà  cicatrici a vita, ma tant'è le cose sono andate così.
Se, e dico se perchè sinceramente le "aperture" della Condoleza mi fanno paura, saranno gettate le fondamenta per uno stato democratico, probabilmente sarà  il preludio ad una stabilizzazione del medioriente (se anche Israele però ci mette del suo, vedi bomba nella scuola palestinese di ieri, questione acqua libanese come citavo in un altro post).
Ieri sera vedevo il maialone di Ferrara che si gongolava perchè aveva "predetto" la vittoria degli Alleati... beh.. anche mia nonna lo sapeva che avrebbero vinto. Il bello viene ora. Se ne riparlerà  fra due/tre anni e magari allora sarò contento di sentirmi dire che da buon vecchio sclerotico avevo preso fischi per fiaschi, perchè vorrà  dire che i morti di oggi sono serviti a stabilizzare una reale polveriera. Ripeto la mia ossessione per la quale Bush non ha la caratura per portare avanti un progetto simile; ricordiamoci che siamo solo all'inizio e per il momento ha portato avanti solo il lavoro che indubbiamente sapeva fare.
La Condoleza ha già  sbottato mettendo in guardia tutti quanti che l'Iraq è loro e comandano loro... più che libertà  si parlerebbe di cambio di padrone. Per contro non avrebbe senso che chi condannava questa guerra ora volesse partecipare agli utili, e d'altro canto se parliamo in questi termini confermiamo che il petrolio era un buon motivo per combattere questa guerra, sia per i pro che per i contro.
Abbiamo tutti esultato ieri. Il terrorismo è morto? io lo spero, e vedendo gli iracheni "televisivi" potrei anche crederlo, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
:D Ciao a tutti ragazzi, vado a combinare qualcosa
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Hellis ha scritto:Se ne riparlerà  fra due/tre anni
A mio avviso avremo gia' dimenticato tutto.....noi occidentali ovviamente.
Hellis ha scritto: Il terrorismo è morto?
direi proprio di no, il terrorismo non e' una persona o 1 regime ..... :cry:
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Come si porranno gli americani? da conquistatori o da tutori? si riuscirà  a creare veramente un nuovo stato democratico e veramente libero in mano agli iracheni?

Sicuramente non si porranno conquistatori, le bandiere americane tirate su se uno ci rilfette bene (solo in questo caso), non è per conquista di terreno vera e proria, lo hanno fatto ma subito dopo le hanno tirate giù senza problemi e storie. Il marine che si sbraca sulla poltrona del rais è stato un grande.
Io credo che hanno risolto un loro problema (che poi non si sa perchè ricade su tutto il pianeta come per magia) e hanno messo fine ad un regime che fomentava una manica di esaltati, cercando di placare il terrorismo internazionale; in mano agli iracheni....per me si, e a chi altrimenti, ma ce li vedi con la loro mentalità  mischiati insieme agli arabi?, "ma de' chè, aho!!!". Vorranno prendersi qualche pozzetto di petrolio rimasto (visto che ancora si narra questa bella novella)? Forse per quello che hanno fatto, non credo gli si possa negare.
Il terrorismo non è che lo finisci dall'oggi al domani seppure con una guerra ad un Paese, ma sicuramente gli hai dato un bella frenata e forse, e dico forse, si starà  un po' più tranquilli; certo rimane da trovare l'altro topolone del mullah (che gioca a nascondino)...allora forse andrà  meglio, ma sicuramente non peggio.
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A mio parere, in questo articolo di Zucconi ci sono degli spunti veramente belli.

NEL GROVIGLIO di emozioni che scorrono nella mattina del grande sollievo, l'immagine della Storia sarà  per sempre l'impiccagione simbolica del colosso vuoto di Bagdad. Ma è un'altra inquadratura che ci racconta la storia di questa guerra e ci ricorda perché continuiamo a sentirci un po' americani, anche in questo loro tempo così prepotente e arcigno.

È la scena di sette fanti della Terza Divisione, ancora con elmetto e giubbotto di kevlar addosso, seduti sul cordolo di cemento di una mezzeria stradale accanto alla piazza conquistata, esausti, senza le armi a braccio, quasi poggiati l'uno all'altro, ragazzi che un bambino piccolo in canottiera passa e sfiora uno per uno, come per sincerarsi che siano veri e umani come lui. Torneremo, quando Bush e i suoi ideologhi avranno finalmente il coraggio di proclamare il V-Day anche senza l'esecuzione pubblica di quel Saddam che Bush tanto gradirebbe, a dibattere di strategia e di futuro, per questa operazione militare che sembra finita ieri e comincia soltanto domani.

Ma l'America dei fanti stracchi, senza retorica e senza arroganza, ci dice che nonostante i neo conservatori e i post atlantici che oggi spadroneggiano, questo rimane un popolo profondamente non militarista. Un'America ancora di cittadini e non di caste prussiane. Poiché la vittoria ha sempre molti padri, molti hanno già  cominciato a sgomitarsi per attribuirsi il "ve l'avevo detto", a cominciare da quel Donald Rumsfeld che ha ritrovato ieri tutta la sua boria dopo lo spavento dell'avanzata insabbiata.

L'imminente "victory speech" di Bush ci dirà  se questo presidente che aveva promesso una politica estera "saggia, umile e prudente", saprà  gestire con saggezza, umiltà  e prudenza il suo momento di gloria e il popolo sconfitto che da ieri gli appartiene. Ma il vero vincitore è lui, il soldato, o la soldatessa, che si è sorbito una marcia di 500 chilometri in 20 giorni, che ha "succhiato sabbia", come dicono nel gergo dei reparti, notte e giorno, che ha dormito nell'interno dei blindati Bradley per il trasporto truppe dove il condizionamento d'aria, racconta il sergente Frank Aquillo del Rhode Island, è "un portello aperto", che non ha mangiato un pasto caldo per tre settimane.

Questi uomini e queste donne, a volte riservisti, come 173 mila dei 350 mila in campo, hanno confermato che sotto le tecnologie e le brochures dei fornitori di armi, anche nel 2003 la vittoria arriva soltanto quando un soldato entra nella città  nemica e si accampa nelle sue piazze. Il piano del generale Franks, la corsa a Bagdad, la classica "blitzkrieg" ispirata alle tattiche del maresciallo Guderian, ha funzionato perché una piccola forza combattente, non più di 145 mila uomini in una nazione grande una volta e mezza l'Italia, ha mangiato sabbia a chili, senza mai fermarsi.

Chi ha il timore che la vertigine del trionfo militare possa dare alla testa di Bush e dei suoi falchi che oggi volano altissimi, può ascoltare le invariabili dichiarazioni fatte finalmente senza timore di prendersi un cicchettone come si è preso il marine che ha coperto la faccia del Saddam di bronzo con una bandiera Usa, dimenticando gli ordini del servizio guerra psicologica. "Voglio una doccia, quel carro era diventato una fogna", (carrista del Settimo cavalleria, III Divisione), "Non voglio più neanche vedere una spiaggia" (Lance Corporal, della Forza Rapida dei marines), "Sono contento di avere liberato questa povera gente, ma io non ricordo più la faccia di mio figlio" (sergente della Military Police, 101esima divisione, poliziotto nel Bronx e in Iraq da 16 mesi). "Non avevo mai ammazzato nessuno e non mi sono divertito a far saltare i carri irakeni con chi c'era dentro" (pilota di F 16, nella vita civile impiegato della Delta Airlines).

E senza dimenticare Jessica, la prigioniera, che si era arruolata in fanteria a 18 anni per potersi permettere di studiare da maestra, un privilegio che evidentemente il sistema scolastico di una potenza che spende 474 miliardi di dollari l'anno per le armi non le poteva concedere gratis. Le voci dei cittadini soldati dicono che sono loro il limite alle tentazioni e alle ideologie che si intravvedono dietro il successo della spedizione punitiva contro Saddam e quelle, per ora fantomatiche, armi di distruzione di massa.

L'immensa superiorità  delle armate americane non sta soltanto nei loro congegni, ma nella convinzione e nella motivazione civile dei militari che si sono spinti fino a quel surreale piazzale Loreto di Bagdad, senza che nessun "zampolit", commissario politico sovietico, li spingesse. Ma proprio loro sono il freno democratico alle prepotenze e alle dottrine imperiose, perché senza la libera disponibilità  al sacrificio in cambio di un salario da cameriere, le bombe "intelligenti" non avrebbero mai demolito il regime.

Saddam e i suoi orridi cloni sono spariti, chissà  dove e fino a quando, soltanto quando il soldato Johnny è arrivato in piazza con la sua stanchezza mortale. Lui, e lei, sono stati l'arma segreta della presa di Bagdad e sono la promessa (la speranza?) che neppure l'America di Bush e del suo maresciallo Rumsfeld diventi mai la Prussia di Federico il Grande.
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Zucconi scrive sempre degli articoli che fanno riflettere....
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jolly46
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L'articolo di Zucconi è veramente significativo, ci ridà  l'immagine dei soldati americani che conoscevamo, quelli che oltre 50 anni fa' risalivano la nostra penisola per liberarci.
Questi soldati, la maggior parte figli minori della società  americana che nelle Forze Armate trovano la "casa" dove migliorare la propria esistenza e condizione sociale (come d'altronde in tutti gli eserciti di "volontari" del mondo, quello inglese ed ora anche quello italiano), sono il miglior esempio dell'essenza democratica degli Stati Uniti, al di là  delle innumerevoli contraddizioni socioeconomiche della loro società .
Comunque avrete notato che tre fra i maggiori protagonisti delle scene televisive sono di colore (Powell, la Rice ed il gen. Brooks), credo che tutto sommato sia un bel segno!!
Così come la forte connotazione ispanica di molti soldati americani, questa la scommessa per il futuro: l'integrazione pacifica fra razze e credi diversi!

Ma il mio pensiero va anche ai soldati iraqeni, costretti a combattere e morire sotto il vile ricatto del loro dittatore, poveracci praticamente inermi, ragazzi cresciuti sotto il regime e magari convinti che il mondo fosse solo Saddam e che gli Americani fossero solo degli infedeli "trinariciuti".
Speriamo che d'ora in poi, anche se rimango convinto chè c'è ancora da fare, per loro la vita si apra a nuove prospettive. Spero infine che siano loro a decidere quale sarà  il loro destino, senza che noi occidentali imponiamo la nostra visione della vita e della cultura.
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Nicola
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jolly46 ha scritto: (ho anche notato un improvviso "cambiamento" di tono delle cronache di alcuni "corrispondenti di guerra").
Il giornalismo vive giorni molto tristi.
Sentite questa: l'altra sera stavo cenando e "ascoltando" il TG in onda nella stanza a fianco (non so nemmeno di quale Tg di trattasse, comunque erano da poco passate le 20).
Va in onda un servizio sul Congo, la motivazione è che il giorno prima ci sono stati 1000 morti durante un assalto ad un centro abitato. Triste, il giornalista ci fa notare che LUI (SOLO LUI?) si ricorda bene di questa guerra africana che coinvolge 6 nazioni e che negli ultimi 6 anni ha causato 2 milioni di morti. Quattro parole in croce per ricordare che non c'è solo l'Iraq, e questo dovrebbe andare bene. Il problema sorge quando sostiene che la questione congolese è così sotterranea che si tira in ballo solo quando succedono enormità  come questa: 1000 morti in un colpo solo. Allora mi chiedo: in 6 anni ci sono poco più di 2000 giorni. Ci vuole un matematico tipo Liebniz per vedere che per arrivare a 2000000 di vittime ci vogliono una media di 1000 morti al giorno?
Ma questa è solo una delle perle che ci regala l'inflazione di
(dis)informazione, quotidianamente.
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il problema è che per raccontare tutti i fatti del giorno ci vorrebbe un telegiornale della durata di qualche ora e si predilige informare delle notizie più importanti e di quelle che ci fa comodo sapere :shock: eh eh
sai di quante cose siamo all'oscuro!
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Sperate Demoplutocratici che la guerra sia quasi finita, sperate.
Se credete davvero che hanno preso Bagdad siete pazzi, hanno fatto tutto a holliwood.
Mi doete spiegare come fate a credere a queste panzane per parte mia credo solo al Misistro dell'Informazione Al Saad Cotechin El Giupin, gli americani sono a 150 miglia e si stanno per suicidare sulle mura(???) di Bagdad.
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linzen ha scritto: Se credete davvero che hanno preso Bagdad siete pazzi, hanno fatto tutto a holliwood.
Mi doete spiegare come fate a credere a queste panzane per parte mia credo solo al Misistro dell'Informazione Al Saad Cotechin El Giupin, gli americani sono a 150 miglia e si stanno per suicidare sulle mura(???) di Bagdad.
Posso far uso anch'io delle tue sostanze?
Beh, spero tu stia scherzando.
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WASHINGTON - Il brivido della notizia della morte di Saddam Hussein accompagna l'alba del 24/esimo giorno della Guerra del Golfo 2. Ma in attesa che l'intelligence accerti l'attendibilita' delle telefonate fra gerarchi del regime intercettate, in cui si parla della morte del rais, il conflitto va avanti nel Nord dell'Iraq, dove le forze della coalizione sperano di indurre alla resa le forze a difesa di Tikrit, la roccaforte del clan di Saddam.
A questo punto, a chi chiede se Saddam sia vivo o morto, il presidente George W. Bush e il segretario alla difesa Donald Rumsfeld rispondono che non lo sanno, ma che, in fondo, non importa molto, perche' il regime e' smantellato (''se n'e' andato'', e' la formula) e non controlla piu' il Paese.
Fra gli obiettivi della guerra, c'e' anche la cattura, o l'eliminazione, di Saddam e dei suoi accoliti. Alle truppe, sono stati distribuiti mazzi di 55 carte con i personaggi del regime cui dare la caccia: il rais e' l'asso di picche, la carta piu' importante nella gerarchia americana.
Intanto, la Cia lavora con i suoi sistemi piu' sofisticati e, per la prima volta dall'inizio della Guerra del Golfo 2, coglie conversazioni fra gerarchi che parlano della morte di Saddam. Ma non si puo' escludere che si tratti di un trucco degli iracheni per depistare le forze della coalizione e indurle a credere che il rais sia stato ucciso, facilitandone cosi' la fuga.
Come, d'altro canto, la diffusione delle notizie potrebbe essere a sua volta un trucco per indurre Saddam a compiere un'imprudenza, credendo che i nemici lo diano per spacciato. L'ipotesi che Saddam fosse morto era stata avanzata fin dopo l'attacco del 20 marzo: s'era parlato di foto dei rais adagiato su una barella, s'era detto che era stato ferito e che a morire era stato un figlio o dei gerarchi del regime, s'erano messe in dubbio tutte le presunte apparizioni successive in tv. Poi, l'intelligence americana aveva dovuto convincersi che Saddam era vivo, visto che, l'8 aprile, e' stato lanciato contro di lui un nuovo attacco, dopo il quale sono fiorite nuove voci di tutti i tipi. C'e' chi l'ha visto fuggire tra le macerie del palazzo devastato, chi lo da' per cadavere sotto le macerie, chi lo considera al sicuro altrove. Quale sia la vera, se ce n'e' una vera, fra queste ipotesi, non si sa. Ma il mistero del rais, come quello delle armi di distruzione di massa bio-chimiche, che non sono state finora trovate, potrebbe sciogliersi da un momento all'altro. O mai.
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