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Pierpa
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Riprendo anch'io questo passaggio:
Federico ha scritto: Una delle motivazioni addotte per il passaggio ai professionals (tutt'ora ribadita ossesivamente da molti uffiziali) era che in 12 mesi, figuriamoci in 10, non si poteva formare un buon soldato.
Gli ufficiali che pensano una cosa del genere potrebbero essere smentiti da due cose:
1. la mia compagnia, dopo 2 mesi di caserma si è trovata a fare un'esercitazione in ambito MLF (Multinational Land Force) in Slovenia con reparti Sloveni e Ungheresi e con il c.te della Julia a visionare il tutto (era il generale Primicerj). Bene, i ragazzi hanno tanto ben figurato da meritarsi i complimenti degli altri eserciti e di Primicerj. la cosa bella è che nessuno credeva che avevano alle spalle solo 2 mesi di naja!
2. Negli ultimi tre anni, il plotone dell'8° alpini è arrivato 2 volte primo e una secondo ai Ca.STA, che richiedono come tutti sanno delle prove in ambiente montano che dovrebbe essere proprio delle Truppe Alpine. In questi plotoni pochi erano i ragazzi alla fine della loro naja, la maggior parte era lì da 4-5 mesi (alcuni solo 3).
Questo per dire che dipende da come si vogliono addestrare le persone se poi si hanno risultati scadenti. Ci sono VFB che in 5 (!!!!!!!) anni non hanno mai messo un paio di sci.... e li chiamano alpini (minuscolo).
MAI DAÛR!
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Federico ha scritto:P.S.: invece i nonni, quando un amico dei miei che era sergente di Complemento al Bergamo a Silandro, aspettavano i rospi (compresi i Sergenti!) in fila sul muro di cinta della caserma, da cui facevano sporgere solo la testa con le lunghe barbe a penzoloni e ululando, da veri Lupi di Silandro Laughing
Concordo... Parecchi anni fa era così... e visto il posto... la caserma (un tempo era dipinta completamente di nero)... il paesello... l'ambiente... il Benvenuto non era dei migliori...

Invece in tempi recenti i Nipoti arriviavano (caso strano... :wink: ) durante la pausa spaccio... e allora il Benvenuto lo davamo dalla terrazza dello spaccio...
...Ma gli alpini non hanno paura

Art. Marco Zanetti
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Alberghi a... stellette.

Ieri, a casa dal lavoro per il periodo delle Festività , come tutti gli anni ho colto l'occasione dei giorni liberi per andare nella libreria del TCI della mia città , Verona, per confermare la mia adesione al suddetto sodalizio anche per il prossimo 2006.

Fra le varie cosette (libri, pubblicazioni e altro...) ho trovato un"qui TOURING" speciale dedicato al Friuli Venezia Giulia e l'ho comprato.

Ho cominciato a sfogliare la rivista e ho trovato un articolo che vi riporto.
L'argomento è quello della "vecchia e a noi cara naja", vista in un'ottica "turistica": mi sembrava giusto postarlo qui.

Con calma leggetelo, a me è piaciuto.



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BEI TEMPI

UNA REGIONE SCOPERTA DA MOLTI ITALIANI SU INVITO DELLO STATO (MAGGIORE)


CAMERATE CON VISTA

Le strutture ricettive di oggi arrivano a 4 stelle. Ieri erano piene, più che altro, di stellette

• di Paolo Madeddu



Fino a pochissimi anni fa, per un ingente numero di italiani il Friuli Venezia Giulia ha esercitato un richiamo irresistibile. In particolare, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, più di un milione di giovani maschi ha avuto modo di recarvisi, attratto da forze misteriose.
Che qualcuno, in modo un po' iperbolico, arrivava a definire Forze Armate.

Inizialmente i giovani di cui stiamo parlando, molti dei quali staranno leggendo questa pagina, rimanevano di sasso nel vedere che il destino aveva voluto premiarli regalandogli una vacanza di un anno in località  dal nome esotico: Giais, Comeglians, Verzegnis ("Mamma, è andata bene: mi mandano in Costa Azzurra"). Alcuni pregustavano un periodo di gozzoviglie presso strutture consacrate alla grappa o alla sambuca (la Julia, la Molinari), altri ancora si preparavano a un periodo di relax in località  palesemente dedite al benessere del corpo e dello spirito (Casarsa della Delizia, Villa Santìna, Latisana). C'era una minoranza di impressionabili che si faceva spaventare da strutture ricettive dotate di nomi vagamente intimidatori o asburgici (Spaccamela, Cavarzerani, Berghinz, Marussig, Sbaiz). Qualcuno sbagliava a leggere ed esultava, pensando di essere in ben altro luogo, vicino a casa (Pozzuolo, Pasian di Prato, Pavia di Udine o il subdolo Reggimento Genova a Palmanova).

Ma, in definitiva, la maggior parte prendeva l'assegnazione senza troppa rassegnazione. "C'è il mare, sarà  un po' come essere a casa", pensavano i siciliani. "È vicino a Milano", pensavano i romani, preoccupati ma allo stesso tempo incuriositi dalla eterna rivale. "Poteva andarmi peggio", pensavano i torinesi: "mio cugino è andato giù, lontano, a Pisa; Gorizia invece è quassù al Nord, mi pare sia un po' dopo Novara... saranno un paio d'ore". E ancora, al secondo cambio di treno non erano molto allarmati. Al terzo, finalmente realizzavano che, oltre che lunga, l'Italia - quando ci si mette - sa anche essere larga.

Appena arrivati, si registravano presso l'albergo diffuso che li avrebbe ospitati: quasi duecento palazzine sparse sul territorio, un'architettura con pochi fronzoli, camere molto capienti, tutte piene, a riprova della grande popolarità  dei luoghi. Nel giro di pochi giorni, anche loro venivano conquistati dalle impareggiabili notti di Tolmezzo e Sacile, Gemona e
Cividale, paragonabili per fascino alle notti arabe; e si ritrovavano a vegliare pensosi in tanta quiete, aspettando l'alba del nuovo giorno con un fucile in mano. Col passare del tempo, venivano a contatto con la benevolente popolazione locale, che li incoraggiava con espressioni come: "Di dulà  vegnitu?" o "Mòla il bevi!".

E naturalmente, essendo giovani maschi in vacanza, cercavano di fare colpo sulle creature alte e bionde che parlavano una misteriosa lingua nordica.
Malauguratamente, non si trattava di svedesi allo sbaraglio, ma di friulane dotate di padri desiderosi di introdurre i loro corteggiatori nel mondo dello sport, proprio come avevano fatto a loro tempo con gli imberbi Primo Camera, Nino Benvenuti, Stefano Zoff e Paolo Vidoz, cresciuti incassando i loro argomenti tra il mento e l'arcata sopracciliare. Tuttavia alla fine, forti anche delle nozioni strategiche apprese dai cordiali animatori di quel particolare villaggio vacanze (spesso battezzati con nomignoli spiritosi tipo Sergente maggiore o Tenente colonnello), molti riuscivano a vincere
la battaglia. O a perderla, a seconda dei punti di vista: qualcuno è stato fatto prigioniero, e si trova tuttora da quelle parti, guardato a vista dalla bionda nordica di cui si diceva.

Era un turismo avventuroso e gagliardo, ruspante: oggi il settore è diventato professionale e impeccabile, e molti di quegli hotel così essenziali e spartani hanno chiuso. Le nuove generazioni continuano a recarsi in Friuli Venezia Giulia, ma scelgono la vita comoda e le soluzioni più confortevoli. Dicono che si divertono, ma se le cose stessero davvero così, ci starebbero un anno intero, come succedeva una volta, invece che un weekend, due settimane, un mese al massimo. D'altra parte, è universalmente riconosciuto che i giovani d'oggi non sappiano più cos'è il divertimento. Allora, sì?


tratto da "qui TOURING speciale - Friuli Venezia Giulia - n. 12/2005 maggio 2005"
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p.s. = nella nominata caserma Berghinz, fra l'altro, ho piacevolmente soggiornato anch'io... agli albori della mia carriera militare :mrgreen: e proprio nel periodo natalizio!

Con i miei migliori auguri per uno splendido 2006!
Maurizio, fante d'arresto ("rottamato" NATO)
"Più forte del destino"
motto del 120° btg. f.arr. Fornovo
http://fanteriadarresto.altervista.org/
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Von Kleist
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:lol: :lol: :lol:
riso amaro... :cry:
La nostra patria per noi sono i villaggi, i nostri altari, le nostre tombe. La nostra patria è la nostra Fede, il nostro Re. Ma la loro patria che cos’è per loro? Voi lo capite? Loro l’hanno in testa, noi la sentiamo sotto i nostri piedi.
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Luigi
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Ho trovato questo breve passo su “L'alpino reggiano”, periodico della sezione ANA di Reggio Emilia. È tratto dal discorso tenuto dal Gen. Bertolini al momento di lasciare, dopo 32 anni, la “Folgore”. Dedicato a chi pensa che i nostri Caduti debbano essere dimenticati.
Buona lettura e buon anno.
Mandi.
Luigi, già  turista in Friuli :D

... ritengo, infatti, che in questo mondo di plastica, iperefficientista ed incomprensibile, nel quale la I si pronuncia A, la A si pronuncia E e la E si pronuncia I, in questo mondo nel quale se non sei spregiudicato, spietato e speciale non sei nessuno, il riferimento all'eredità  adamantina che ci è stata lasciata dai nostri padri sia essenziale per non ridurci a semplici contractors della mitragliatrice, buoni tutt'al più per essere prestati od affittati ad altri lasciando alla nostra Patria i soli problemi dello smaltimento dei rifiuti e della lotta ai peli superflui e agli inestetismi della cellulite (Gen. Marco Bertolini)
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)


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