Belle foto, sia quella in tema artiglieria sia quella paesaggistica (p.s. ma è vera o è ritoccata, se è vera è veramente stupenda!).
Vado un po' OT - il periodo è natalizio e Ax, ovviamente vestito da Babbo Natale

, me lo concederà benevolmente - ma mi sembra bello condividere quanto segue con voi.
Ieri, a casa dal lavoro per il periodo delle Festività , come tutti gli anni ho colto l'occasione dei giorni liberi per andare nella libreria del TCI della mia città , Verona, per confermare la mia adesione al suddetto sodalizio anche per il prossimo 2006.
Fra le varie cosette (libri, pubblicazioni e altro...) ho trovato un"qui TOURING" speciale dedicato al Friuli Venezia Giulia e l'ho comprato.
Ho cominciato a sfogliare la rivista e ho trovato un articolo che vi riporto.
L'argomento è quello della "vecchia e a noi cara naja", vista in un'ottica "turistica": mi sembrava giusto postarlo qui.
Con calma leggetelo, a me è piaciuto.
Ma prima una breve notizia, trovata sempre nella rivista e sul tema fortificazioni/vino/cantine

:
(...) Il castello di Spessa, a Manzano, ospita l'azienda agricola Filipputti (tel. 0432/759429) dove i vini maturano in un bunker militare degli anni Trenta (

).
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BEI TEMPI
UNA REGIONE SCOPERTA DA MOLTI ITALIANI SU INVITO DELLO STATO (MAGGIORE)
CAMERATE CON VISTA
Le strutture ricettive di oggi arrivano a 4 stelle. Ieri erano piene, più che altro, di stellette
• di Paolo Madeddu
Fino a pochissimi anni fa, per un ingente numero di italiani il Friuli Venezia Giulia ha esercitato un richiamo irresistibile. In particolare, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, più di un milione di giovani maschi ha avuto modo di recarvisi, attratto da forze misteriose.
Che qualcuno, in modo un po' iperbolico, arrivava a definire Forze Armate.
Inizialmente i giovani di cui stiamo parlando, molti dei quali staranno leggendo questa pagina, rimanevano di sasso nel vedere che il destino aveva voluto premiarli regalandogli una vacanza di un anno in località dal nome esotico: Giais, Comeglians, Verzegnis ("Mamma, è andata bene: mi mandano in Costa Azzurra"). Alcuni pregustavano un periodo di gozzoviglie presso strutture consacrate alla grappa o alla sambuca (la Julia, la Molinari), altri ancora si preparavano a un periodo di relax in località palesemente dedite al benessere del corpo e dello spirito (Casarsa della Delizia, Villa Santìna, Latisana). C'era una minoranza di impressionabili che si faceva spaventare da strutture ricettive dotate di nomi vagamente intimidatori o asburgici (Spaccamela, Cavarzerani, Berghinz, Marussig, Sbaiz). Qualcuno sbagliava a leggere ed esultava, pensando di essere in ben altro luogo, vicino a casa (Pozzuolo, Pasian di Prato, Pavia di Udine o il subdolo Reggimento Genova a Palmanova).
Ma, in definitiva, la maggior parte prendeva l'assegnazione senza troppa rassegnazione. "C'è il mare, sarà un po' come essere a casa", pensavano i siciliani. "È vicino a Milano", pensavano i romani, preoccupati ma allo stesso tempo incuriositi dalla eterna rivale. "Poteva andarmi peggio", pensavano i torinesi: "mio cugino è andato giù, lontano, a Pisa; Gorizia invece è quassù al Nord, mi pare sia un po' dopo Novara... saranno un paio d'ore". E ancora, al secondo cambio di treno non erano molto allarmati. Al terzo, finalmente realizzavano che, oltre che lunga, l'Italia - quando ci si mette - sa anche essere larga.
Appena arrivati, si registravano presso l'albergo diffuso che li avrebbe ospitati: quasi duecento palazzine sparse sul territorio, un'architettura con pochi fronzoli, camere molto capienti, tutte piene, a riprova della grande popolarità dei luoghi. Nel giro di pochi giorni, anche loro venivano conquistati dalle impareggiabili notti di Tolmezzo e Sacile, Gemona e
Cividale, paragonabili per fascino alle notti arabe; e si ritrovavano a vegliare pensosi in tanta quiete, aspettando l'alba del nuovo giorno con un fucile in mano. Col passare del tempo, venivano a contatto con la benevolente popolazione locale, che li incoraggiava con espressioni come: "Di dulà vegnitu?" o "Mòla il bevi!".
E naturalmente, essendo giovani maschi in vacanza, cercavano di fare colpo sulle creature alte e bionde che parlavano una misteriosa lingua nordica.
Malauguratamente, non si trattava di svedesi allo sbaraglio, ma di friulane dotate di padri desiderosi di introdurre i loro corteggiatori nel mondo dello sport, proprio come avevano fatto a loro tempo con gli imberbi Primo Camera, Nino Benvenuti, Stefano Zoff e Paolo Vidoz, cresciuti incassando i loro argomenti tra il mento e l'arcata sopracciliare. Tuttavia alla fine, forti anche delle nozioni strategiche apprese dai cordiali animatori di quel particolare villaggio vacanze (spesso battezzati con nomignoli spiritosi tipo Sergente maggiore o Tenente colonnello), molti riuscivano a vincere
la battaglia. O a perderla, a seconda dei punti di vista: qualcuno è stato fatto prigioniero, e si trova tuttora da quelle parti, guardato a vista dalla bionda nordica di cui si diceva.
Era un turismo avventuroso e gagliardo, ruspante: oggi il settore è diventato professionale e impeccabile, e molti di quegli hotel così essenziali e spartani hanno chiuso. Le nuove generazioni continuano a recarsi in Friuli Venezia Giulia, ma scelgono la vita comoda e le soluzioni più confortevoli. Dicono che si divertono, ma se le cose stessero davvero così, ci starebbero un anno intero, come succedeva una volta, invece che un weekend, due settimane, un mese al massimo. D'altra parte, è universalmente riconosciuto che i giovani d'oggi non sappiano più cos'è il divertimento. Allora, sì?
tratto da "qui TOURING speciale - Friuli Venezia Giulia - n. 12/2005 maggio 2005"
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p.s. = nella nominata caserma Berghinz, fra l'altro, ho piacevolmente soggiornato anch'io... agli albori della mia carriera militare
e proprio nel periodo natalizio!
Con i miei migliori auguri per uno splendido 2006!